Ultimo banco 153. Fare un capolavoro
“Sono un’intelligenza artificiale e non ho la capacità di scrivere un capolavoro in modo autonomo. Tuttavia posso fornirti dei consigli su come scriverlo”. Questo è quanto ha risposto ChatGPT, potente […]
“Sono un’intelligenza artificiale e non ho la capacità di scrivere un capolavoro in modo autonomo. Tuttavia posso fornirti dei consigli su come scriverlo”. Questo è quanto ha risposto ChatGPT, potente […]
Qualche giorno fa lo scrittore e amico Daniele Mencarelli è venuto a dialogare con gli studenti della mia scuola. Daniele appartiene agli autori che non scrivono della “realtà” ma del […]
Di recente ho visto due film che ruotano attorno all’amicizia dei protagonisti: Gli spiriti dell’isola (The Banshees of Inisherin, spiriti di vendetta, simili alle Arpie greche, di un’immaginaria isola irlandese) di Martin McDonagh (regista del bellissimo Tre manifesti a Ebbing) e Le otto montagne di Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch, tratto dal bel libro di Paolo Cognetti.
Qualche giorno fa una ex studentessa è venuta a trovarmi. Avevo davanti una donna luminosa che, ripercorrendo il sentiero dei ricordi, mi ha raccontato un episodio per lei fondamentale e di cui non avevo memoria. Aveva cambiato scuola dopo un primo anno di superiori molto doloroso: la sua timidezza, che non era stata accolta o capita dagli insegnanti, l’aveva portata a sentirsi un’incapace.
La vita è grande, buona, attraente ed eterna. Lo scrive nel suo Diario una ragazza ebrea morta ad Auschwitz a 29 anni: Esther (Etty) Hillesum, che voglio ricordare in vista della prossima giornata della Memoria. La scrittrice Elisabetta Rasy le ha dedicato un’intensa biografia (Dio ci vuole felici. Etty Hillesum o della giovinezza) come gesto di gratitudine per averle fatto scoprire, in momenti oscuri, che vivere è trovare la propria forma, in qualsiasi circostanza.
Quando Franco Battiato canta La cura, legittimamente interpretata dai più come canzone indirizzata a qualcuno, si rivolge innanzitutto alla propria anima, da anemos, vento, il soffio che rende “viventi” tutti gli esseri “animati”, ma che in noi uomini è qualcosa di più. A noi non basta essere viventi, noi vogliamo essere vivi. Se i viventi hanno il fiato, noi abbiamo il respiro, che è quel di più: in italiano è lo spirito o spiro, da cui vengono parole come respiro, ispirazione, spirare… che racchiudono il senso della vita “animata” e non solo “animale”.
Un’amicizia cominciata con uno sgambetto. Mi trovavo nello spogliatoio del centro sportivo che frequento e un uomo vestito di tutto punto era fermo immobile, in piedi. Con uno sguardo fragile […]
“Sei stata una delusione, non hai ascoltato un secondo, hai sempre la testa tra le nuvole”. Così una madre rimprovera la figlia di 5 anni dopo una lezione sportiva. La […]
Che cosa fareste se trovaste un anello capace di rendervi invisibili? È ciò che accadde al pastore Gige, che se ne servì per entrare nel palazzo regale, sedurre la regina […]
Le feste creano una fessura nel tempo uniforme degli orologi (chronos) perché entri l’eternità, cioè il tempo che non trascorre ma resta come memoria sempre viva: la chiacchierata con un […]