Gli scrittori possono essere amici
Da poco più di un anno sono stato catapultato nel mondo dei libri non solo da fruitore (in quanto lettore) e mediatore (in quanto insegnante), ma da scrittore. Questo mi ha portato a vedere con maggiore chiarezza le luci e le ombre che ci sono in ogni settore professionale: cattiverie, invidie, sotterfugi da un lato, stima, amicizie, condivisione dell’altro.
Duro a morire tra il pubblico è il mito romantico dello scrittore eroe solitario, che si chiude nella sua stanza e, lontano da un mondo che sottilmente disprezza, crea e concepisce messaggi salvifici per i poveri illetterati. Lo scrittore è vero scrittore, oggi più che mai, se è inserito in una comunità che, a cerchi concentrici, va dal radicamento primario nel suo luogo d’origine alla comunità i cui confini geografici sono la carne e le ossa delle persone che stanno dentro quel pezzo di mondo: gli altri scrittori e i lettori. Senza queste relazioni lo scrittore è perso nelle sue fantasmagorie. Se non avessi la scuola, con le relazioni spesso burrascose con famiglie e alunni, non avrei nessuno sguardo sul mondo. La realtà penetra nel cuore solo attraverso un limite, l’ambito ristretto e concretissimo che ci è dato guardare ogni giorno. Il ruscello canta solo quando trova un ostacolo, dice il saggio orientale, e credo valga anche per chi canta con le parole.
Ma spesso la “comunità” degli scrittori invece di cantare strilla, simile ad un pollaio in cui ci si fa la guerra a colpi di invidie e maldicenze, dettate da un “celolunghismo” molto in voga di questi tempi. Il capo di una nota casa editrice italiana dopo avermi ascoltato durante un festival letterario mi ha detto: “Pensavo che tu fossi finto, una creazione della Mondadori, credevo che non fosse vero che insegnassi”. Un amico mi ha raccontato che un altro scrittore, cordiale nei rapporti a tu per tu con me, in mia assenza dice peste e corna. In mia assenza possono anche bastonarmi, ma non è di questo piccolezze che voglio parlare, ma di ciò che resta: le amicizie.
Puskin un giorno incontrò Gogol e gli confidò di aver avuto una grande idea per un romanzo, ma quel soggetto non era nella sue corde e nel suo stile e aveva quindi deciso di regalare l’idea all’amico. Così è nato quel capolavoro di ironia noto come “Le anime morte”. Dono di uno scrittore ad un altro, suo amico, e attraverso di lui al mondo intero.
Mi piace poter cominciare a pensare alla comunità degli scrittori in questi termini. Non nemici di vendite, di classifiche, di premi più o meno finti, ma amici con i quali condurre, ciascuno con i propri mezzi, la ricerca della bellezza. Io ne ho incontrati alcuni.
Sono diventato amico di Silvia Avallone, donna autentica. I quotidiani ci hanno messo l’uno contro l’altro armati. Mi sembrava quasi di conoscerla tanto eravamo vicini nelle foto e negli articoli sulle pagine dei giornali. Quando ci siamo conosciuti veramente è stato un ri-conoscersi, ma le maschere che la carta stampata aveva costruito per noi sono cadute subito. Abbiamo affrontato insieme incontri a due voci, durante i quali si è creato un clima più unico che raro. Ogni tanto ci telefoniamo, ci aggiorniamo sui rispettivi obiettivi e progetti, paure e sconfitte.
Sono diventato amico di Fabio Genovesi, dotato di rara gentilezza. Ci siamo trovati in sintonia, come capita tra persone che si parlano davvero, ci sentiamo e scriviamo periodicamente per condividere interessi molto diversi: lui traduce gli scrittori americani del sud e io il latino e il greco per i miei alunni, lui ama la pesca, e io non la sopporto. Ma cosa ne sarebbe di noi se non avessimo e condividessimo queste passioni così forti come punto di leva per guardare il mondo, e magari un po’ anche sollevarlo?
Ho fatto amicizia con Michela Murgia (meglio averla amica), donna di incandescente schiettezza. Durante un premio nel quale eravamo coinvolti, mi ha simpaticamente difeso da un presentatore al quale avevo osato dire che non sopporto le domande che non sono domande. Insomma avevo detto la verità e mi ero reso antipatico, e lei mi è venuta dietro, non perché sia antipatica, ma perché ama la verità come me, o almeno come me la cerca.
Ho conosciuto Christian Frascella, provvisto di una qualità rara tra gli scrittori: il senso dell’umorismo, cioè della realtà. Ad un intervistatore che in modo saccente gli chiedeva perché nei suoi libri parla sempre di giovani ha risposto: “Perché non mi piacciono gli adulti, compresi lei e me”. Qualche giorno fa mi ha detto che apprezza quello che faccio con e per i ragazzi e mi ha chiesto di leggere in anteprima il suo romanzo di prossima uscita, dal momento che parla di scuola. L’ho ritenuto un privilegio e un dono.
Vi ho parlato di una fascia di scrittori dai 30 ai 40 anni, consapevole che, in questa congiuntura storica, il fare rete è qualcosa di più profondo di connettersi a internet, che le relazioni sono più importanti dei principi e delle partigianerie, delle copie vendute e dei premi.
Non propongo un insipido irenismo, perché spesso non sono d’accordo con le idee di questi colleghi e amici, ma l’inserire il dibattito culturale all’interno di una cosa più grande che si chiama vita, che è fatta di relazioni tra persone che cercano il meglio per la propria opera e per i lettori. Poco mi importa di vincere su di loro a colpi di premi e classifiche, a me interessa avere amici. Di vita ne ho una sola e non è certo il numero di copie vendute che me la riempie, ma i miei alunni, i miei amori, le mie amicizie.
Diceva D.F. Wallace che la grande arte “ha qualcosa a che fare con l’amore. Con la disciplina che ti permette di far parlare la parte di te che ama, invece che quella che vuole soltanto essere amata”. Mi sembra che in questi mesi l’avventura legata al mio libro mi abbia fatto toccare dentro e fuori di me queste due dimensioni: da un lato la narcisistica ricerca di consenso, che porta a farsi la guerra, a parlar male degli altri senza conoscerli, dall’altro la più difficile arte del conoscere e stimare le persone che scrivono. Il primo atteggiamento è facile ed è una prigione, il secondo è difficile ma costruttivo per la propria vita, per i lettori e per i propri libri.
Quando ho scelto il primo ho perso, il mio cuore si è rabbuiato e appesantito, quando ho scelto il secondo ho sempre trovato compagni di viaggio e la gioia liberante di pensare ciò che pensano gli uni degli altri gli amici: “Che bravo, che brava! Porterà un po’ di bellezza al cuore dei lettori”. E Dio solo sa quanto ne abbiamo bisogno.
La Stampa, 2 agosto 2011
Ciao, prof! Conosci Giovanni Ricciardi, giallista romano e insegnante “vero” come te? E’ un mio vecchio amico.
Ho ascoltato, secondo il tuo consiglio, il ragazzo bocciato. Avrei preferito non farlo. A scuola non tornerà, almeno che io non lo rinchiuda in un collegio. E non mi pare il caso. Ora è a Firenze a tagliare vetri colorati per farne farfalle e specchi e insegue notti baluginanti con gli amici, un po di birra e Dio sa cos’altro. Ho il cuore (e lo stomaco)aggrovigliati. Non è solo colpa della scuola, in ogni caso. Si sa, a 16 anni basta meno di una goccia per far tracimare il vaso (se è già bello pieno). Vorrei fidarmi ma non ci riesco.
quanto hai ragione! spero allora che in un futuro prossimo diventeremo scrittori-amici
Caro Alessandro,
Che ci vuoi fare? La vita dello scrittore, e in generale la vita di chi diventa una “celebrità”, ha le sue difficoltà. Amplificate dal cosiddetto tritacarne mediatico (brutta bestia!).
Coraggio!
Conosci “Il Profumo dei Limoni” di J. Lynch (Ed. Lindau)? Ne possiamo parlare?
Un forte abbraccio.
Salvatore
Caro Salvatore, non ho letto ancora quel libro. Me lo consigli?
Bravo Alessandro!
Condivido il fatto che le guerre fra scrittori sono materiale per i giornali che a volte non sanno proprio cosa scrivere.
Io stesso, pur avendo scritto solo racconti e impegnato nella stesura di un romanzo, ho ricevuto un grande aiuto da Ivan Cotroneo che, seppure tratti di tematiche difficili come l’omosessualità e la diversità, mi ha sempre stimato e incoraggiato a continuare. E così tanti giornalisti ai quali ho fatto leggere i miei racconti. La comunità degli scrittori è possibile, se uno smette di pavoneggiarsi per confrontarsi. Un po’ come capita ai cantanti.
Chissà, forse un giorno potremo scambiare quattro chiacchiere. In fondo, ho solo 29 anni…
Ogni mondo ha le sue sfacettature.
Ovunque c’è il male e ovunque c’è il bene.
Molte persone sono invidiose delle qualità degli altri perchè vorrebbero entrare nel loro mondo, vorrebbero le loro attenzioni o vorrebbero capire meglio la vita e hanno bisogno che qualcuno li aiuti.
Caro Prof, le difficoltà sono dappertutto, ma il regalo più grande credo sia la riconoscenza che noi lettori abbiamo per lei. Per noi è diventato uno di famiglia! Non ci perdiamo nessun articolo e, leggendo il suo romanzo, abbiamo capito meglio noi stessi, ciò e chi ci circonda, ma soprattutto, abbiamo conosciuto un compagno di viaggio (lei) che, con l’aiuto delle parole, ha saputo compiere imprese.
E per questo la ringrazieremo sempre, leggendo il nuovo romanzo, guardando il film di Bianca come il latte, rossa come il sangue e stimandola con la naturalezza e la semplicità che la caratterizzano.
Grazie Professore!!
Geniale e reale come sempre. 🙂
Molti dicono che la vita è una faccenda complicata; se eliminassimo l’odio, l’invidia, se si cercasse di vedere di più il lato buono delle cose, di prestare più attenzione a quello che si ha e non a quello che manca, scopriremmo invece che non è poi così difficile vivere. La scrittura e gli scrittori mi hanno aperto gli occhi. O loro – a voi – devo tutto.
Grazie di <3
Che bella cosa che hai detto Ale! GLi scrittori aprono gli occhi anche a me!
Tutti i grandi di oggi sono stati gli incompresi di ieri. Pensiamo ad Edison, migliaia di tentativi per inventare una lampadina. Se si fosse fermato al terzo perché deriso, oggi non avremmo la lampadina o l’ avrebbe creata qualcun altro. A Picasso era stato detto che non sapeva disegnare (dipingere). Einstein non era bravo in matematica. Io credo che chi è dotato e abbia come ingediente aggiuntivo, la passione, non devve rinunciare, ma anzi andare avanti per la propria strada. La cosa più bella è essere felici. E’ essere felici per chi si è veramente. Sono tutti bravi a criticare e a mettere una persona contro l’ altra, ma pochi sanno “fare”. Coraggio!!!
errata corrige: ingrediente. Deve.
Ciao Prof! Anche io da scrittore, per quanto più giovane (ho 22 anni) mi ritrovo un po’ in quello che dici. Mi colpiscono molto le ultime frasi. Anche io, devo ammettere, mi ritrovo da un lato tra una narcisistica ricerca di consenso, a cui si unisce la mia voglia di farmi pubblicità, sperando che molti arrivino a leggere quello che ho scritto. Dall’altro lato, invece, ogni volta che qualcuno mi dice di aver letto il mio libro e di averlo apprezzato, di averlo trovato davvero bello, e sentire il loro entusiasmo nel darmi giudizi, beh, in quei casi penso che anche se non vendessi nessun’altra copia sarei comunque contento! Già, perché quelle poche persone sono state colpite dalle mie parole. Magari le dimenticheranno, però so di aver regalato qualche emozione. E spesso non me ne rendo conto, ma penso sia un dono immenso e che ripaga tutte le fatiche e gli sforzi.
Sai, prof, a volte ti penso un po’ con invidia perché faranno un film dal tuo libro, perché hai un blog con moltissimi lettori e stai per pubblicare un secondo romanzo. Poi, però, anche dopo aver letto questo articolo, mi dico che è sciocco invidiarti così, e penso che di soddisfazioni ne ho anche io e che sono davvero fortunato a poter leggere quello che scrivi, traendone spunti, idee o ispirazione, non per copiare, ma per allargare il mio orizzonte. Che dire, grazie per quello che scrivi!
Wow…! sono arrivata alla fine dell’articolo senza fiato! Adesso ho finalmente la certezza che sei un essere umano, anch’io dopo il gran parlare che si fa di te e del tuo libro pensavo che ormai appartenessi ad una schiera di scrittori intellettuali che ormai vivono nel loro mondo letterario e di letterati escludendo il modo fuori. Per foruna ho avuto la prova che non è così. Grazie.
Caro Alessandro, bentornato sul blog..
Mi piace molto, perché ho lo stesso desiderio, la tua frase “a me interessa avere amici”.
Ma penso resterà tale, un desiderio.
Tempo fa, parlando con il Don, gli espressi il mio pensiero: un desiderio esaudito e’ un miracolo. E oggi, i miracoli, sono sempre più rari, proprio come gli amici.
Buona estate!
Forse non ti ha detto che i miracoli succedono ogni singolo istante. Basta guardare nella direzione giusta! In bocca al lupo Angela.
Quello che hai scritto mi ha colpito molto, ancora una volta da queste tue parole fai capire che sei un grande scrittore ,una persona dai valori veri non costruiti. Buone vacanze.
Grazie, posso permettermi di dirti che stai crescendo in profondità sulla strada del desiderio di Verità, Bellezza, Giustizia, Amore? In continuazione.
Grazie
Rossana
Quando si parla di arte, fa male vedere gente (che quest’arte la crea, facendo atterrare sul pianeta “foglio bianco” idee provenienti da universi sconosciuti) trasformarsi in cinica e invidiosa chiudendo nel più nascosto cassetto del nostro pianeta la sensibilità d’animo che sicuramente caratterizza l’Artista.
Grazie per la tua positiva testimonianza, a quanto pare c’è un po’ d’acqua anche nel più aridi deserti.
Complimenti ancora, per il tuo libro e per come se presente tra i lettori.
Buona estate!
Buona estate anche a te Anto!
Penso sia molto bello coltivare amicizie nel proprio mondo lavorativo,ma per me, è anche terribilmente noioso.
Perchè in fondo, un amico, o un ottimo conoscente chi è?
E’ uno che ti lascia esprimere il tuo parere anche se non è d’accordo,è uno che intercetta, il campo in cui ti muovi meglio di lui e ha il coraggio di dirtelo.
Nella comunità degli scrittori e in moltissime altre,un amico fa questo.
Lo so, magari poi si corre il rischio di perdere il distintivo di boy-scout, ma io mi diverto con i “politicamente scorretti”, con quelli pronti a pugnalarti appena giri le spalle.
Dagli amici si impara di meno.
Tutto questo non diminuisce l’afflusso di bellezza nel mondo,non tappa il processo di crescita.
Semplicemente lo fa emergere ad onde scomposte.
Non solo ne viene fuori qualcosa di più reale, ma anche di più fertile per la creatività di ciascuno.
Sono in parte d’accordo con te. Io mi innervosisco con chi é accondiscendente con tutti, con chi non esprime un pensiero che non sia sulla stessa lunghezza d’onda dell’idea del momento…insomma, con chi fa il gregario o tratta il prossimo come fa un venditore col suo cliente. Diffido e, ribadisco, mi innervosisco. Ma ciò non mi fa preferire chi si comporta scorrettamente rispetto a chi, forse noiosamente, é persona amica…ma amica sul serio!
Noiosi gli amici come li intendi tu…
Ciao Alessandro. Se il tuo commento é rivolto a me, cerco di spiegarmi meglio. Non intendevo dire che tutti gli amici sono noiosi e gregari, anzi, bellissime le amicizie “visquar”, magari anche contrastate e proprio per questo stimolanti. Ciò non toglie che io preferisca una persona noiosa ma amica a coloro che ti accoltellano alle spalle, a differenza di quanto afferma Afavordialibi.
P.S. per il significato di “visquar”, consultare il dizionario meneghino italiano, italiano meneghino…
Cara Maria Teresa, scusa l’equivoco, ma il commento era rivolto a Afavordialibi. La tua posizione mi sembra piena di realismo e di esperienza. La ricetta di Afavordialibi può andar bene quando lavori da solo: vorrei vedere in ambienti come la scuola…
Per tutti e due: non intendevo dire che i miei amici sono noiosi, nè tanto meno che li preferisco ai nemici.
Il concetto che volevo esprimere è di natura diversa:nel mondo lavorativo, perchè è di questo che si parlava,spesso chi non ti è propriamente amico,ti costringe ad uno sforzo produttivo che ti sfianca, ma che alla fine(se i nervi reggono)accresce la qualità del tuo lavoro e ti accorgi che ha fatto bene solo a te,perchè capita che l’altro,troppo preso dal dimostrare di valere di più, perde di vista l’obiettivo.
Ritengo che valga sia per chi lavora da solo come me, che per tutti gli altri.
E’ per questo che ho usato l’aggettivo”divertente”, perchè,se sei adulto abbastanza,finisci per riderci sù!
Consigli di lettura:”L’arte della guerra” di Sun Tsu
Ringraziare e condividere.
Cambia il mondo!
Sui libri: ho imparato che figata è ringraziare gli scrittori i cui libri hanno arricchito la tua vita (quasi tutti hanno un indirizzo mail rintracciabile). A volte ricevi una ricevuta di ritorno, alcune altre stringi amicizie…ma non è importante quanto tempo ti dedica il tal scrittore, quanto il fatto che tu hai reso per te (e per lui) reale la fatica dello scrivere.
Mi dispiace solo che certe volte lo scrittore sia morto da qualche secolo 😉
In queste righe sto beato e contento come una rana sulla ninfea.
Con mano sul cuore,
f
Caro Fabio, ti ringrazio. Spero a presto!
“Perchè nello scrivere un libro, mi domandavo, la maggior parte degli scrittori pensa il più sovente ai colleghi e ai critici, che leggono un centinaio di libri all’annom e non agli sconosciuti per i quali il libro può avere un’importanza personale?[…] forse non avevo mai sentito, in un modo così preciso e diretto, il privilegio e la responsabilità del mestiere di scrivere. Mi tornò alla mente l’imbarazzo in cui mi aveva gettato, un anno prima, la lettera di un operaio italiano, a nome di un gruppo di suoi compagni di lavoro, come lui emigrati in Svizzera. Essi stavano discutendo una certa frase di un mio libro, e, non essendo d’accordo sul modo di intenderla, avevano deciso di rivolgersi all’autore. Ma io avevo scritto quella frase del tutto distrattamente…” (Ignazio Silone, dall’introduzione a “Vino e Pane”).
Mi piace!
Se non ricordo male (sono laureato in Lingua e Letteratura Russa e mi espongo a una figuraccia), anche l’idea di base dell'”Ispettore Generale”, o “Il Revisore” che dir si voglia, fu passata da Puskin a Gogol’… Alla base c’era un fatto realmente accaduto, perché “la vita ha il miglior copyright”…
“la vita ha il miglior copyright”…
Grandiosa. Me la segno!
Guarda che la frase è di Alessandro… E’ tra i ringraziamenti del libro
Ognuno è nel cuore un po’ scrittore, anche a me piace immergermi nel mare delle parole per poi risalire a galla accanto a chi mi legge, ma sono anche mendicante di vita vera e questa la ritrovo in molti scrittori, passati e presenti ; per questo ho letto con immenso piacere il libro di M. Calabresi: è autentico e si offre a quei giovani di oggi che hanno tanta positività ed entusiasmo, esattamente come quella delle generazioni passate, solo che siamo noi ultracinquantenni ad aver perso ora i nostri sogni: non sarebbe opportuno allora lasciarci guidare dai nostri ragazzi per ritrovarli?
Cara Maria Rita, ho 24 anni e ho appena finito di leggere l’ultimo di Calabresi. Uomo (prima che scrittore) che mi piace assai perchè è un Uomo Adulto che testimonia il guardare in alto. Credo che faccia veramente bene avere testimonianze così, perchè se uno ha maestri che volano, impara a desiderare e impara a volare. Grazie, allora!
A chi mi diceva che ti dai troppe arie, ho sempre risposto che nel caso ti fossi “montato la testa”, ci avrebbero pensato i tuoi alunni a ridimensionarti…ma non è il tuo caso…essere umili e pazienti è un dono grande, conservalo! Quando cresci in una famiglia numerosa, io sono la numero 4, impari a condividere e a gioire dei successi degli altri! Questa è un’ottima scuola per chi vuole trovare un suo spazio e la libertà di espressione…senza limitare o soffocare chi ti è accanto.
Anche io sono atterrata a Maggio sul pianeta editoriale con Avagliano e trovo bellissimo questo tuo pezzo, per me è tutto nuovo e favoloso ma anche da gestire (lo Yoga aiuta! La cosa più bella è vegliarsi la mattina e aprire le mail di sconosciuti che ti dicono di aver divorato il tuo libro e di essersi emozionati..Ti faccio i miei complimenti ti seguo con ammirazione a stima. Spero verrai a leggermi sul mio blog!
bravo!!!
mi piace come scrivi. ho letto “bianca come,,,,,,,,” e mi è piaciuto tanto: è profondo, lettura semplice, fa sorridere, fa emozionare.
J.
Bello far sorridere… Grazie!
in questo mondo che sembra più un circo pieno di belve feroci,il mondo degli scrittori non poteva certo uscirne incolume.caro prof. la invito a credere sempre e comunque nella bontà e nelle amicizie vere,rare,ma che bisogna saper coltivare.aspetto con fiducia che lei ci regali al più presto un suo nuovo libro pieno delle sue parole e verità.buon lavoro prof.
Buon lavoro anche a te, Laura.
Le ho scritto alexdavenia@gmail.com e non mi ha risposto nulla. Quindi ancora non ho compreso se lei è uno scrittore vero, o solo un fenomeno editoriale della mondadori… per intendersi uno alla Fabio Volo.
Che simpatico si, ma forse ha un po’ stufato…
Rilanciare un giovane, biondo, che assomiglia al piccolo principe farà sicuramente presa sul pubblico femminile.
Oppure sto sbagliando ?? E lei e’ uno scrittore serio che passa ore ed ore ed ore…a scrivere ?…
Se e’ cosi … il tempo dara’ i suoi frutti..
Saluti
Ciao Silvia, non ho ricevuto nessuna mail a tuo nome. Vieni a trovarmi a scuola e vedrai in carne (poca) e ossa l’ectoplasma editorial commerciale che tanto temi. Mamma mia che noia il cinismo…
Ciao,
ti ho scoperto solo ora, attraverso un depliant che ho trovato al Libraccio… Mi è piaciuto quello che hai scritto, ovviamente. Credo che, normalmente, ognuno di noi vorrebbe trovare amicizia e calore umano, superare le barriere dell’invidia e della pura convenienza, o almeno credere di preferire un vero rapporto ad una finzione, seppur a volte “dorata”. Purtroppo è difficile. Nell’ambiente degli scrittori, o più in generale negli ambienti delle persone famose, ma anche altrove. L’importante è crederci e non smettere di sperare, o sognare.
D’altronde, è bello sognare no? Io non potrei farne a meno.
Comunque piacere, sono Sabina e… scrivo anch’io, quando riesco a trovare il tempo 🙂
Leggerò il tuo nuovo libro e anche il precedente “Bianca come il latte, rossa come il sangue”. Se non ho capito male, parla di quello che ho scritto anch’io, nell’unico libro che ho pubblicato: “Reazioni” (esperienza quasi personale)…
Sono contenta di aver trovato questo blog, mi piace.
Sabina
Grazie, cara Sabina. Ti auguro di continuare a cercare la bellezza tra le righe delle cose e delle pagine.
La vita, gli ambiti, le professioni come vere ed autentiche comunità: un’intuizione geniale, caro Alessandro, come credo anche una necessità quanto mai impellente per salvarsi da ogni tipo di odierna “giungla”… e non credo che sia tutto utopico finchè c’è gente, come noi, che ci scommette di persona! In piena sintonia con te!
Gentile professore,
mi trovo del tutto d’accordo con lei e vorrei condividere la mia esperienza.
Ho ventun anni e ho esordito il mese scorso per Rizzoli. Le confesso che mi aspettavo, a causa della mia giovane età, un’esplosione di scetticismo. Sono, invece, piacevolmente sorpresa nel vedere che il mio lavoro viene letto con passione anche da adulti, e che grazie al mio romanzo ho avuto la fortuna di conoscere lettori e scrittori aperti, interessanti, stimolanti.
Mi sono imbattuta solo ora nel suo blog (anche se ho letto il suo libro l’anno scorso), ma credo (e spero) che non sia mai troppo tardi per fare nuove conoscenze.
A rileggerci!
Sei la benvenuta e sono felice per il tuo esordio.