I ragazzi se ne fregano
“Cosa pensano o dicono i ragazzi di tutto quello che sta succedendo in Italia in questo momento?”. Suona così la domanda che i giornalisti spesso mi pongono, dal momento che ho la fortuna di entrare in contatto con molti giovani. Così mi è stato chiesto anche per quest’articolo.
Vi deludo subito: “I ragazzi non dicono niente”. I ragazzi con cui sto in classe, i ragazzi che mi scrivono dopo aver letto il mio romanzo o seguono il mio blog, se ne fregano di questo paese centocinquantenario. Sì se ne fregano. La caduta delle ideologie ha portato ad un profondo distacco tra giovani e cosa politica, ma il baratro ora è ampliato da una cosa politica ridotta a grande fratello da giornali e tv.
I ragazzi che mi scrivono pongono domande sul senso della vita: per cosa valga la pena giocarsi quegli anni che hanno a disposizione, se esista qualche speranza di futuro, se amare per sempre sia possibile, se Dio esista, se il dolore abbia un senso… Insomma i ragazzi chiedono e cercano quello che veramente conta: il senso delle cose. Se ne fregano delle ruby, perché ancora sono in quell’età in cui ci si illude che si possa essere sé stessi e che per farsi strada nella vita non sia necessario darla via. E io contribuisco, da prof, a questa grande illusione, a mille euro al mese. Loro, ingenui, si illudono che ci sia qualcosa per cui giocarsi la vita e, impauriti, chiedono se ancora esista, disposti anche a mettersi in viaggio per cercarlo. E io li illudo dicendo loro che sì, esiste.
Alcuni parenti delle ruby coinvolte nelle vicende incoraggiano le loro figlie o sorelle a darsi via pur di avere un futuro garantito, pur di tirare su qualche migliaio di euro. Le colpe dei padri ricadono sui figli, diceva qualcuno, e aveva ragione. Se la vedranno loro, non mi riguarda.
I ragazzi se ne fregano del mondo piccolo e brutto che stiamo costruendo loro. Se ne fregano per due motivi: o perché ormai ne fanno parte o perché vogliono qualcosa di diverso. I primi non vogliono futuro ma sicurezza e si vendono; i secondi sono disposti a rischiare pur di avere futuro, rinunciando anche alle sicurezze a buon mercato…
Calvino diceva che ci sono due modi di per non soffrire l’inferno in cui siamo immersi: “il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”.
Ecco i nuovi eroi da sostenere, gli illusi da finanziare, quelli disposti a non lasciarsi raccomandare, quelli disposti a non darla via, quelli disposti a faticare. Li trovi soprattutto tra coloro che si affacciano alla vita con speranza: i giovani. Però più entrano nel mondo adulto più rinunciano alla loro eroica speranza di illusi, persino i loro padri li incoraggiano a imboccare la via facile. Ma qualcuno ha detto che “il cielo è dei violenti”, non certo degli ignavi. E io aggiungo: anche la terra appartiene a quelli che hanno il coraggio di far violenza contro sé stessi, pur di non scendere a patti con la mediocrità di chi si vende. Ai ragazzi dobbiamo questo coraggio, costi quel che costi. Forse così non salveremo il paese, ma la dignità sì, almeno quella.
Il Giorno, Il Resto del Carlino, La Nazione, martedì 25 gennaio 2010
…”Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni!”…questa è una famosissima frase di Eleanor Roosevelt e credo che sia l’essenza che spinge le persone VERE a non cadere nella spirale di questo mondo corrotto!Serve molto coraggio a distinguersi dagli altri, a non prendere scorciatoie per arrivare alla vetta ma non si può, non si deve arrivare al successo senza sudore! a che pro? Mantenere questo coraggio è veramente faticoso, spesso ci isola, ma questo coraggio ripaga e ripaga con qualcosa che è inestimabile: il potersi guardare allo specchio, il mantenere la STIMA di sè stessi e l’essere un tutt’uno con la propria coscienza!
Gli illusi da finanziare…
Mi sento parte di questo mondo, e per questo ho la presunzione, nel mio piccolo, di “poterlo lasciare un po’ migliore di come l’ho trovato”.
Credo di non essere l’unica giovane che si stia spendendo per questo, ci credo, e voglio continuare ad illudermi di poterlo fare!
Grazie Alessandro..sai sempre trovare le parole giuste!
🙂
l’articolo mi è piaciuto e sono d’accordo, ma non è un’illusione la possibilità di costruire un mondo migliore, e non è illusorio farlo credere ai giovani!non c’è illusione nello spendere o nel dare la propria vita per l'”altro da sè”ad esempio; tutto il contrario è un’illusione credere che non valga la pena a essere se stessi e a vivere per Amore ad esempio, anche se ciò è impegnativo, l’illusione di una vita egoistica sarà ancora più dolorosa.
Penso che i giovani che pensano al senso della vita sono quelli che costruiranno un mondo migliore.
a volte sono i genitori stessi a “tagliare le gambe” ai sogni di un figlio…ma perchè!??!continuano a dire che la realtà è ben diversa, loro hanno esperienza..e sanno come vanno le cose…ti devono già dare il libretto di istruzioni!?!? ma perchè??..io non voglio alcun foglietto illustrativo per guarire dalla mia malattia di sognatrice…
Noi abbiamo bisogno di credere e sognare…ma non ci aiuta nessuno in questo…
Non respingere i sogni perché sono sogni.
Tutti i sogni possono
essere realtà, se il sogno non finisce.
La realtà è un sogno. Se sogniamo
che la pietra è pietra, questo è la pietra.
Ciò che scorre nei fiumi non è acqua,
è un sognare, l’acqua, cristallina.
La realtà traveste
il sogno, e dice:
“Io sono il sole, i cieli, l’amore”.
Ma mai si dilegua, mai passa,
se fingiamo di credere che è più che un sogno.
E viviamo sognandola.
Sognare è il mezzo che l’anima ha
perché non le fugga mai
ciò che fuggirebbe se smettessimo
di sognare che è realtà ciò che non esiste.
Muore solo
un amore che ha smesso di essere sognato
fatto materia e che si cerca sulla terra.
Pedro Salinas
…..
Ciao Ale, la tua futura collega di sogni, Virginia!
Mio figlio va per i 14, e non se ne frega. Segue il telegiornale, che insieme commentiamo durante la cena, discute in classe con la prof. di lettere (un tantino filogovernativa), si appassiona alla Storia e fa le 23.30 con me a seguire Marco Paolini su La7 (forse l’unica guardabile..) che affabula e svela gli incredibili prodromi dell’Olocausto. Eppure è un ragazzo normale, che gioca all’XBox, sperimenta i primi amori, va al cinema con gli amici, frequenta la Parrocchia…. credo che dovremmo coltivare nei nostri figli non solo la capacità di sognare, ma anche quella di guardare con occhio critico alla realtà, per comprendere chi siamo e da dove veniamo, e per puntare la barra un po’ più dritta verso un futuro migliore.
La verità è che da ragazzi è più facile illudersi e sperare. Io sono una di quelle persone che nonostante le sconfitte continua a sognare, ma non posso fare a meno di svegliarmi ogni giorno chiedendomi quanto possa durare. Prima o poi scenderò dalla mai nuvoletta e metterò i piedi a terra, come tutti gli adulti. Per fortuna posso ancora viaggiare fra due binari, quello dei giovani e quello degli adulti. Posso permettermi di rincorrere la mia piccola illusione…forse un giorno sarò qualcuno. Al momento son contenta di essere “nessuno” e se dovesse cambiare sarà solo grazie a me stessa, ai miei sforzi e al mio continuo insistere.
Hai ragione Alessandro: su tutto. Noi giovani ormai non badiamo quasi più a quello che succede…certo un minimo di informazione sull’attualità politica, economica e sociale del mondo in cui viviamo è necessaria. Ma per il resto, non ci interessa; lasciamo che siano i vari talk televisivi a parlare di ruby. A noi questa situazione ci scivola addosso. Certo, ci vergognamo per un’Italia che, nell’anno del suo centocinquantesimo, deve farsi pubblicità in questo modo. Ma ci passiamo sopra. Questi scandali, purtroppo, sono la quotidianità. E’ giusto, è sbagliato il nostro “fregarcene”?…Non lo so. Ma per chi, come me, non da’ peso a questo gossip forse è perchè cerca di dar peso ai fatti. Vuole essere superiore rispetto agli stereotipi. Noi reagiamo a queste situazioni cercando di essere migliori e di realizzare i nostri sogni innanzitutto per noi stessi e poi per la comunità in cui viviamo.
Spero che molti leggano il tuo commento, Marta. Grazie!
“…Loro, ingenui, si illudono che ci sia qualcosa per cui giocarsi la vita e, impauriti, chiedono se ancora esista, disposti anche a mettersi in viaggio per cercarlo. E io li illudo dicendo loro che sì, esiste…”
non capisco il perchè di queste tue parole. Di solito mi ritrovo sempre a condividere i tuoi pensieri, il tuo fare e il tuo dire eppure da qui esprimi una disillusione, un pessimismo… una resa.
Non può essere così. Non puoi illudere i ragazzi dicendo di sì, e poi non crederci. Perchè se non ci credi, i ragazzi se ne accorgono e prima o poi non ci crederanno manco loro, se nessun altro lo fa.
Ho 34 anni, sono disoccupata da due anni eppure continuo a credere e a sperare che qualcosa cambierà. E non a illudermi.
Mah, non saprei se i giovani se ne fregano della ruby SPA. Mi piace pure poco questa divisione in due nette categorie, i venduti-ignavi da un lato, gli illusi-eroi dall’altro. In mezzo al bianco e al nero c’è tanto grigio.
Io voglio credere ancora e nonostante tutto nella politica,voglio continuare a informarmi e soprattutto a partecipare perchè,come diceva Gaber,”la libertà è partecipazione”. So che è molto più facile non andare a fondo nell’analisi dei problemi e dire “tanto questa classe dirigente fa schifo e non cambierà mai nulla”,ma penso sia un atteggiamento sbagliato. Ho voglia di sperare ancora nella politica come utopia volta alla realizzazione del bene comune. Quando dico “utopia” non mi riferisco a un sogno impossibile e a ciò che non ha luogo,ma a quello che non ha ancora luogo;citando Ernst Bloch(di cui ho letto un brano tratto da “Spirito dell’utopia” in classe),trovo che sia necessario “l’impiego del concetto utopico come principio” perchè così “costruiamo nell’azzurro e cerchiamo il vero ed il reale là dove scompare il semplice dato – incipit vita nova”.Insomma,non dobbiamo avere paura di iniziare a costruire dove non c’è ancora nulla,in modo da poter almeno provare a realizzare i nostri sogni.
Appena sveglia mi hanno ricordato che oggi è la Giornata della Memoria.Ricordiamo un abominio,ne ricordiamo l’inizio,il culmine e la fine.
I ricordi non servono solo a fare onore alle vittime,servono a ricordarci il disgusto,a riassaporare l’ingiustizia,a tenere i piedi piantati al suolo,perchè niente di simile avvenga più.
Parliamo di oggi:la situazione è gravissima, ma perdonatemi,non li capisco gli sconvolti e i meravigliati.
Adesso è espolosa: ma quando è iniziata?
Questa costante allergia alla realtà e ,tutto sommato,alla storia,mi lascia più sgomenta dei fatti stessi.Sono decenni che va così,abbiamo solo subìto un peggioramento.
I ragazzi se ne devono fregare eccome,questa impalcatura crollerà e sarà la memoria di tutto questo a “salvare” le generazioni future.
Non c’è bisogno di un Dio punitivo che faccia ricadere le colpe per generazioni,sarà la memoria a vincere,perchè ha dato supporto a temi più seri.
Non sono d’accordo sul fatto che i ragazzi se ne devono fregare,perchè è sporcandosi le mani in questa realtà che bisogna provare a cambiarla.Concordo però sull’importanza della memoria.Domani partirò con altri 600 ragazzi per Cracovia,e visiteremo Auschwitz…Sento di avere come un debito con la storia,e non voglio dimenticare,voglio tenere viva la memoria nella speranza che la storia insegni qualcosa agli uomini,perchè in fondo “la storia siamo noi”;non è vero che non contiamo nulla,nel nostro piccolo siamo gli scrittori del nostro tempo e possiamo impedire che una tragedia del genere si ripeta.
Bianca,
avevo più o meno l’età degli alunni del professore D’Avenia,quando un gruppo di magistrati zelanti fecero cadere la prima Repubblica ma, soprattutto,scoperchiarono “il calderone” di quella che adesso ricordiamo come la “Milano da bere”.
Chiesi a mio padre cosa stesse succedendo,essendo lui non solo un padre ma anche uno storico,mi rispose:”Chiedo a te e a tuo fratello di fare uno sforzo,analizzate i fatti con raziocinio e con saggezza e poi staccatevene,non voglio costituiscano motivo di disillusione o di impoverimento, per nessuno dei due”.Era questo,più o meno,quello che intendevo.
Buon viaggio,sono stata ad Auschwitz, è un posto che cambia e ti lega a filo doppio alla vita!
Grazie,anche io penso sia un posto che non può lasciare indifferenti.Credo di aver capito quello che intendevi,quindi ti ringrazio anche per lo spunto di riflessione.
Un “abominio” al quale nessuno si può opporre perchè altrimenti ti arrestano.Tutto è opinabile,ma non la oloreligione di stato.Credo che ci siano ben altre cose da vedere,ma che vengono oscurate da sempre:parlate di abominio solo per sentito dire,per quello che i vincitori hanno raccontato,un’ autentica propaganda incessante,che riesce ad annebbiare le menti già circoncise.
Meglio vivere nella nostra grande illusione, e sperare ancora in qualcosa, piuttosto che accettare tutto questo ed entrare a farne parte. O forse conoscere qualcosa di più, l’informazione che ci manca, ci aiuterebbe a decidere cosa fare, cosa scegliere. Perchè davvero, a noi non interessa tutto questo scandalo. A noi serve qualcuno che ci offra sicurezza per il nostro futuro. Perchè tra un pò i giovani saranno altri.
Grazie Prof, per il libro e un pò per tutto!
E’ vero che i ragazzi se ne fregano della politica e delle varie Ruby che la tv ci infligge, questo perchè i problemi a 16/17 anni sono altri. Mio nipote ha 19 anni e se gli chiedi che cosa pensa dei nostri politici ti risponde “Chi sono???”…Sinceramente me ne frego anch’io di quello che combinano nel privato i ns governanti; penso anche che più o meno sono tutti uguali e che quello che succede adesso è sempre successo ma si sapeva meno perchè ora con tv e internet, intercettazioni telefoniche ecc. si viene a sapere anche più del dovuto…magari più cose frivole che importanti! E allora coraggio ragazzi, continuate a lasciar perdere quello che succede in Italia e non dovete rinunciate alle “vostre speranze da illusi” anche se vivere è faticoso e a volte farebbe gola raggiungere in un modo facile i propri obiettivi…io più o meno ci sono riuscita!
Caro Alessandro, hai perfettamente ragione..il 90% dei miei alunni di 2° e 4° I.T.I.S. se ne fregano di tutto ciò che tu hai menzionato… e hanno idee, sogni e domande profonde che esigono risposte altrettanto profonde!!! Che dire: diamoci da fare e trasmettiamo i valori e gli ideali nei quali crediamo..prima o poi qualche seme germoglierà!!
ho apprezzato davvero tantissimo la citazione di flannery o’connor
non dobbiamo pensare di illudere i nostri giovani.
ci sono molti giovani che non si interessano neanche a quello che accade al vicino di casa.
ma non per questo non bisogna insegnare a lottare per raggiungere degli obiettivi, per dare il vero senso alla vita.
anche se sarano pochi a ricordarsene nel futuro, sempre meglio che gli venga insegnato da noi e non dall’inferno del sistema in cui viviamo.
I ragazzi se ne fregano, è vero.
I ragazzi hanno bisogno di qualcuno che gli apra gli occhi, di qualcosa. Abbiamo bisogno di soffrire, di sperare, di amare, di sognare per capire.
I fatti ci lasciano il segno e abbiamo bisogno di provarli. O di qualcuno che, come lei, cerca di aprirci la strada verso la realtà, con tutti i suoi scomodi problemi che non vorremmo mai incontrare.
Mia sorella ha 18 anni, e quando gli ho detto qual era il mio sogno, mi ha subito detto che era impossibile realizzarlo in un paese come l’Italia.
O imbocchi la strada delle veline, o ti ammazzi di lavoro senza poter urlare al mondo quello che pensi.
Io ho visto la morte in faccia, e con quello che ho provato so cosa vuol dire quanto è dura guardare in faccia la realtà, il dolore, i sogni che ti si sgretolano davanti agli occhi.
Vivevo nel mio piccolo mondo, lontana dai problemi del nostro paese, ma adesso capisco in che situazione siamo grazie “ai fatti” che ho provato.
Io rimarrò per combattere, come i nostri antenati, per l’Italia, io credo in lei e realizzerò il mio sogno in questo paese.
Un giorno o l’altro tutti i giovani diventeranno consapevoli, chi prima e chi dopo.
Se il nostro Presidente del Consiglio fa apparire l’Italia un paese in cui a diciassette anni o sei una “dama da compagnia” per non dire il peggio, o te ne freghi e non ti fai sentire, come si può pretendere che i giovani credano nel nostro paese, sognino? Noi seguiamo l’esempio, ma se l’esempio è questo…
Spero che qualcosa cambierà.
Violetta.
In quanto giovane, mi sento di dire che noi giovani abbiamo paura. Tanta paura. Paura che il mondo fuori dalle quattro mura della scuola sia brutto e cattivo, paura che tutti gli uomini e tutte le donne fuori dalla stretta cerchia dei nostri rapporti siano brutti o cattivi. Paura di avere un futuro mediocre.
Credo che sia proprio perché ho paura che ogni sera passo da questo blog, e prendo una boccata di vita.
io penso che noi ragazzi dovremmo iniziare a cercare un criterio di giuduzio che sia adeguato alla situazione che ci si presentata, non possiamo giudicare i fatti solo secondo un criterio morale, come vogliono i media, perchè non basta.
E ‘ vero che, quando hai 18 anni, ti alimenti di sogni, e ci credi , anche , di potere portare avanti le tue idee e i valori che costruisci . Il paradosso e’ che , in questo mondo di raccomandazioni, al contrario di ciò che credevo , avere ciò che si ha solo con i propri mezzi ti si ritorce contro. Strano , vero? Questo e’ il
mondo dell’ Italia, finora. Finora, perché c’è sempre speranza .
Non tutti, non sempre se ne fregano. Vogliono le ali per volare la loro vita come gli pare, su questo condivido se possibile al quadrato. Ma non se ne fregano. Anzi. Da me chiedono. Si informano. Arrivano a scuola con domande puntuali e motivate. Intelligenti. La voglia di capire. La voglia di conoscere la storia di questo paese (il loro) e del mondo. Recentemente, nel cineforum auto-organizzato, mi hanno chiesto di guardare e commentare prima Good Night and Good Luck e poi La meglio gioventù.
Sono d’accordo sul fatto che esistano le due categorie di giovani di cui parli: quelli disposti a darla via e quelli disposti a faticare. Però mi chiedo: qual è la proporzione? Non è solo un problema quantitativo, la quantità ad un certo punto diventa qualità…. Io non sono più tanto certa che i primi siano i più numerosi; questo non certo per colpa loro (con dei padri così…) Però se vogliamo davvero tirare fuori i nostri giovani da questo infermno occorre avere il coraggio del realismo…
Caro prof.,ti scrive una ragazza di 23 anni che si trova,in questi giorni che oramai si protraggono da molto tempo,nel bel mezzo dello scenario che conosci bene.
La televisione,i giornali,e,da ultimo anche alcuni libri,per me,fin ad ora,ultima roccaforte cui aggrapparmi,si affannano a dirci,da diversi mesi ormai,che siamo una generazione di semi perdenti,senza futuro e senza ambizioni.Fin qui,mi potrebbe anche stare bene,in fondo,penso,io non mi sento tra quelli.Poi,però,precisano che questa non è la condizione in cui “noi giovani” sentiamo di essere,ma quella in cui effettivamente ci troviamo e,aggiungono,dalla quale è molto difficile riuscire ad uscire.Se sono giornalisti,poi,chiosano in particolare sulle colpe delle varie classi dirigenti di turno,colpevoli di aver creato un sistema di scatole cinesi che impediscono una qualsiasi presa d’aria alla nostra generezione.
Io condivido molte delle cose che vengono dette e/o scritte;amo la verità,e,perciò,credo che sia giustissimo descrivere quale sia la realtà delle cose nel nostro paese,anche se,molto spesso,come vanno le cose in Italia,lo sappiamo senza leggere la carta stampata.Ma,mi chiedo,se quello che ci viene dipinto è un quadro apocalittico,senza possibilità di riuscita,e tutto quello che vien fatto è criticarlo senza provare a modificarlo,cosa può venircene di buono?
“Se i tempi non chiedono la tua parte migliore,inventa altri tempi”,scrive il mio amato Stefano Benni,e io,pertanto mi chiedo: ma stiamo facendo tutto il possibile per inventare i nostri tempi migliori,quelli che ci facciano guardare al domani con il curioso timore di sapere chi diventeremo e non con la amara rassegnazione di chi accetta un destino già scritto,e per di più precario?Non sarà che,a furia di criticare,ci siamo tanti abituati a convivere con la nostra parte peggiore?
Ciao,Freccia.
Ciao prof. mi chiamo Mariacarmela e ho quasi 18 anni e vivo in provincia di Reggio Calabria… ho letto il tuo articolo e mi sono detta: “lui ha capito tutto!!!” …è vero tu hai capito tutto… noi ragazzi non abbiamo interesse politico(la politica ormai è una sfilata a chi conquista più donne, oinventa l’offesa migliore..),però allo stesso tempo siamo stanchi di vedere quella massa di quaquaraqua che si riempiono la bocca di belle parole,ma che alla fine non fanno niente per cambiare l’Italia. L’Italia, paese bellissimo, pieno di arte,di amore, ma priva di vita…volendo fare un paragone la definirei priva di sangue… le sanguisughe che sono i politici lo hanno succhiato tutto… e i giovani sono impotenti, non sanno cosa fare…hanno paura di restare soli… L’Italia è un paese x vecchi fatto da vecchi,non c’è spazio x i giovani… Studio logopedia, parlo 2 lingue e mezzo (italiano,francese e sto imparando il linguaggio dei segni) ma ho paura di diplomarmi e restare a piedi, ho il terrore di finire come quei laureati sbiaditi che rispondono al telefono di call-center o che passano la loro vita fra un ufficio e l’altro aspettando di trovare il loro posto nel mondo… e chissà perchè questo posto è sempre lontano dall’Italia, lontano dal nostro bellissimo paese… perchè?? Il mio futuro sarà lontanissima da casa? O cambierà mai qualcosa?
“Buongiorno”, disse il piccolo principe.
“Buongiorno”, disse l’uomo addetto agli scambi.
“Cosa stai facendo?”, chiese il piccolo principe.
“Suddivido i viaggiatori per migliaia”, rispose il manovratore. “Mando i treni che li portano a destra o a sinistra.”.
Un rapido illuminato, che rombava come il tuono, fece tremare la cabina del manovratore.
“Hanno molta fretta”, disse il piccolo principe. “Che cosa cercano?”.
“Anche il guidatore lo ignora”, disse il manovratore.
Un secondo rapido illuminato passò rombando in senso contrario.
“Sono già di ritorno?”, chiese il piccolo principe.
“Non sono gli stessi di prima”, disse il manovratore. “E’ uno scambio.”.
“Ma non erano contenti dove si trovavano prima?”
“NON SI E’ MAI CONTENTI DOVE SI E'”, disse il manovratore.
Un terzo rapido passò rumoreggiando.
“Inseguono forse i viaggiatori del primo treno?”, chiese il piccolo principe.
“Non inseguono un bel niente”, rispose il manovratore. “Dormono o sbadigliano. SOLTANTO I BAMBINI SCHIACCIANO IL NASO CONTRO I VETRI.”
“SOLO I BAMBINI SANNO CHE COSA CERCARE”, disse il piccolo principe. “PERDONO TEMPO CON UNA BAMBOLA DI STOFFA ED ESSA DIVENTA IMPORTANTISSIMA E SE GLIELA TOGLIAMO PIANGONO”.
“Sono fortunati”, disse il manovratore…
Antoine de Saint-Exupéry
Prendo atto, che le cose succedono, sotto gli occhi. Che vengono sbandierate dai media, enfatizzate. Finché ne perdi il contatto in seguito all’esasperazione. Finché ti rendi conto di quanto siano futili rispetto ad altre.
Inseguo anche io quel futuro senza direzione, dove l’amore e la passione per quello che fai viene dopo tutto, dove la parola domani fa paura. Perché non riesci a vedere dove ti porterà, nonostante gli sforzi. Ho smesso di chiedermi dove finirò. Non voglio cercare una strada più facile per arrivarci.
Allora voglio continuare ad illudermi che ci sia un futuro per chi si aggrappa ai sogni, alle passioni, all’amore, che questi possano portare avanti l’Italia. Per questo mi fermo qui a leggere, perché in queste pagine c’è speranza. Perché i ragazzi in fondo dei fatti politici dell’Italia se ne fregano, ma del senso delle cose no. Perché dare un senso a quello che si fa è il segreto per andare avanti.
Secondo me, nella mia esperienza di giovane e di educatrice…ma anche politica…c’è veremante qualcosa per cui valga la pena di giocarsi la vita, qualcosa per alzarsi al mattino, qualcosa che valga la pena di impegnarsi e sognare. Non è illudersi. Le persone che credono che sia un illusione sono persone già morte, morte dentro. Mi fa piacere che lei risponda si ai ragazzi..ma allo steso tempo crede che i suoi ragazzi siano così scemi da credere a una persona che scrive sul suo blog “io gli dico di sì ma in realtà li illudo” se ama i suoi rgazzi non li prenda in giro e soprattutto la sua opinione non è una verità assoluta…quindi per lei è un illusione e rispettiamo la sua idea…si vede che non crede in Dio, che..non lo so che escpoerienze negative ha fatto nella sua vita per arrivare a pensare ciò…i ragazzi se ne fregano..e dimostrano di essere più intelligenti degli adulti… pensano alle vere domande al vero senso della vita..e soprattutto un insignante mai dovrebbe fare politica…invece di perdere tempo su ruby & co..aiuti i suoi ragzzi a scoprire il talento di ciscuno..a scoprire le passioni a farle fruttificare… Bravi ragazzi continuate a fregarvene di tutte queste cavolate e continuate a cercare le risposte alle vostre domande…ma attenzione alle guide che scegliete a chi ponete le domande…non tutti purtroppo sono maestri e profeti.
Ma guarda che io faccio esattamente quello che dici. Hai interpretato l’articolo al contrario di quello che dice…
Ciao Alessandro, ho 21 anni e ho frequentato il liceo classico. Un giorno di prima liceo, nel mezzo di una discussione sul perchè di tante cose che non funzionano nel mondo, la mia prof. di lettere tira fuori dalla borsa “Le città invisibili” e comincia a leggere il passo sull’inferno. Ricordo che quelle parole hanno riecheggiato nella mia testa per tutta la giornata…mi sono sembrate la migliore risposta che qualcuno potesse dare ai miei interrogativi.
Non so se quello che intendevi tu fosse proprio questo, forse non ho capito nulla, ma è comunque quello che mi piace pensare: non credo che, quando voi bravi professori “illudete” giovani ragazzi che si possa essere se stessi anche in un mondo marcio, lo facciate per creare in loro attese e sogni in cui nemmeno voi stessi credete più. Lo fate proprio perchè non crescano già nella disillusione che i sogni non si possono realizare. La scuola non deve avere la pretesa di imporre una visione della realtà, speranzosa o disincantata che sia, piuttosto ha il compito di insegfnarci quanto di più grande la nostra cultura ci ha regalato e gli strumenti per vedere CON I NOSTRI OCCHI cosa c’è di bello e di brutto nel mondo.
Cara Megghy, è proprio come dici tu. Ma ti pare che io illuda i miei alunni? L’articolo è volutamente provocatorio, gioca sul termine “illudere”, ma se uno legge la frase di Calvino il senso è chiaro. Non ti pare?
Chiarissimo!! Trovare nell’inferno ciò che inferno non è, non è impresa da poco…ma, come tutte le grandi imprese, è tale solo se non ammette scorciatoie.
Dovrebbero poter avere tutti la fortuna che ho avuto io a mio tempo e che hanno i tuoi studenti nell’aver trovato insegnanti capaci di trasmettere tutto ciò!
Complimenti davvero per tutto ciò che fai.
giovani speranzosi di un futuro che sia così denominabile. Ma questa speranza che va alimentata avrà frutti? Molti hanno speranza ma paura di lottare per questa, ma quelli che trovano il coraggio di provare a far sentire la propria voce per dar vita alla realtà che vogliono hanno la benchè minima possibilità di essere ascoltati? Perchè la speranza non muore mai, ma ad un certo punto si mette un cuscino sulla bocca pur di riuscire a vedere la realtà come veramente è
Leggendo questo post, il mio prof d’inglese del liceo ha avuto una crisi mistica e mi ha scritto una mail…
Il contenuto lo trovate qui:
http://kriticadellaragione.blogspot.com/2011/02/dovere-allo-studio.html?spref=fb
Sno una mamma…
Penso che i ragazzi di oggi “se ne fregano” se “se ne frega” chi vive con loro ogni giorno…genitori, insegnanti e amici di cui si circondano.
Credo che l’ “I CARE” possa essere insegnato fornendo ai ragazzi gli strumenti necessari per essere in grado di “criticare”, “discernere”, “dare valore”, “giudicare”…
E non c’è posto migliore della scuola per imparare questo…
Impegnamoci dunque…tutti e al più presto…
per rendere la scuola più forte della televisione!
Solo allora, i nostri ragazzi, sapranno dire: “I Care”!
Stefania, mamma e insegnante.
Grazie Stefania! Collega di Sogni “possibili”.
Ho temporeggiato molto prima di scrivere quanto (spero) stia per leggere. Beh, alla fine ho deciso di inserire questo mio commento proprio qui. Bene, mi chiamo Giulia, ho 13 anni e adoro sognare, sogno di fare qualcosa di bello della mia vita: scrivere. Sì, esatto, proprio scrivere. Fino ad ora ho avuto l’immensa fortuna di incontrare persone che mi hanno aiutato a crescere e a maturare in modo, sano, bello, fiero. Con la scrittura, da sempre mia grande passione, desidero trasmettere quanto ho scoperto sulla vita, quanto sto scoprendo e quanto scoprirò, a chi sarà desideroso di ascoltarmi. Però ho anche paura, o meglio, terrore, mi atterrisce il terrore di rimanere delusa da me stessa e dalla vita. Questo sentimento di inquietudine è nato da quando ho iniziato ad interessarmi di quello che succede nel mondo, al di là di quello che vivo in prima persona; così ho iniziato a seguire giornali e telegiornali, notizie fresche e più datate. E sono arrivata ad una conclusione, la stessa di cui lei ha appena scritto: è tutto un’illusione. Quello che vivo io è una dolce illusione. La cosa che più mi ha fatto male è che interessandomi al mondo ho scoperto come in realtà sia orribile. Fino a quando sono a contatto con persone vere sto bene e sono felice, ma il solo pensiero che queste rappresentino una minima percentuale della realtà mi spiazza e non mi dà il coraggio per provare a realizzare il mio sogno. Se quell’enorme percentuale di menefreghisti ed ignoranti rappresentano il mondo, io per chi dovrei scrivere? Sono troppo giovane per investire un mio sogno su una piattaforma traballante…
Cara Giulia, non ti attaccare a quello che i media fanno vedere. C’è molto più bene in giro di quello che sembra. Tu ne sei una dimostrazione. Non puoi farti rubare i tuoi sogni. Mantieni forti i tuoi sogni e la realtà risponderà!
credo che illudersi di poter vivere in un mondo in cui si può essere se stessi sia l’unica possibilità per fare in modo che prima o poi questo non sia più un’illusione.
Forse questo pensiero è troppo pessimistico ma credo renda l’idea…
sono mamma di 2 ragazzi che ” se ne fregano” nel senso che non vogliono pensare a cose tristi(così dicono)IO PARLO spiego FACCIO L’ADULTO INSOMMA E COME TUTTI GLI ADULTI SONO pallosa lo so! voglio che sognino che godano appieno della vita(quale genitore non lo vuole) salvo poi nel momento della scelta consigliargli la via più sicura (più anonima)ho paura che soffrano questo è il problema.eppure nonostante l’età(44)io dentro ho ancora 15 anni!! non credo sia la vita che ti frega è il tempo,e quando ci accorgiamo che il nostro è passato vogliamo viverlo tramite i nostri ragazzi per questo rompiamo..ma voi non dateci retta sognate rischiate e godetene il frutto comunque vada sarà un successo
Baden Powell diceva di lasciare il mondo un po’ migliore di come l’abbiamo trovato (da scout non posso non citarlo!) e io ci credo ancora, anche se in effetti diventa davvero difficile. Nella mia classe mi sto rendendo conto, anno dopo anno, che i giovani se ne fregano davvero, e parecchio. Con certi compagni (anzi, quasi tutti) non posso fare discorsi sulla politica, sulla società, sul nostro pianeta, sono troppo impegnati a scegliere il vestito da mettere in discoteca oppure a parlare delle avventure del sabato prima da ubriachi… Cerco di tenermi informata il più possibile, ma per informarti devi fare una serie di selezioni tra giornali, telegiornali e internet che non tutti considerano utili e per cui non tutti hanno voglia di spendere del tempo. Per fortuna, i miei genitori mi hanno educata bene sotto questo punto di vista e ogni tanto ci penso, e vorrei ringraziarli.. un giorno lo farò. E, sempre per fortuna, ci sono anche altri genitori come i miei, che non danno nulla per scontato e fanno sì che altri giovani come me crescano sapendo cosa è importante e cosa no, e così non mi sento sola. Illusi? Sì, certo che lo siamo! Quelli che ci credevano quando noi sedicenni non c’eravamo ancora sono rimasti delusi, perchè a noi non dovrebbe succedere lo stesso? Però almeno saremo certi che, nel nostro piccolo, qualcosa abbiamo fatto: la nostra goccia nel mare!
Ci sono alcuni miei coetanei che si interessano a ciò che sta accadendo al loro paese, ma devo ammettere che sono in netta minoranza. Io nel mio piccolo cerco di farmi un’ opinione su tutto, senza pretese, solo un punto di vista, per non lasciarmi trascinare dalla maggioranza di quei ragazzi che mi fanno tanto schifo e tanta rabbia: gli indifferenti. Quegli esseri non pensanti che passano la loro esistenza nel loro mondo dove è tutto a posto, tutto ok. Comodo, facile fare finta di non vedere. No. Io questo non lo accetto. Io non ci sto. Io non voglio vivere in un paese che mi da la nausea. Io voglio cambiarlo, voglio fare la differenza.
“CHI VUOL MUOVERE IL MONDO PRIMA MUOVA SE STESSO”
(Seneca)
“Dobbiamo diventare il cambiamento che vogliamo vedere”
Mahatma Gandhi (politico indiano)
Ho letto questa frase su un muro, verso il centro di Milano. Tram che passavano sferragliando, signori eleganti che camminavano veloci per chissà quali megaappuntamenti, pensionati che immancabilmente commentavano il tempo o i lavori in corso…e questa scritta; su un muro. Silenziosa. Aspettando che qualcuno la facesse vivere leggendola. “Dobbiamo essere il cambiamento che vogliamo vedere”; mi ci sono riconosciuto e vi ho riconosciuto tante persone che conosco. Ci arrabbiamo, ci indigniamo per la piega che il presente ha preso e che si sta propagando al nostro futuro. La mafia, i tagli alla scuola, i licenziamenti, ingiustizie varie…ci indigniamo, commentiamo, ci poniamo domande sul perché di tutto ciò. E basta. Cosa provate davanti alla prospettiva di un futuro grigio, anonimo, svuotato di tutto? Io provo rabbia. E basta.
Quelle parole, scritte su un muro, sono il contrario del mio “E basta”. Sono la risposta, il suggerimento che aspettavo.
Con la rabbia, con l’indignazione e con le domande non cambia nulla. Dobbiamo essere il cambiamento. Materialmente, concretamente, in ogni ambito.
Dobbiamo mostrare e dimostrare quanto a cuore ci stiano le cose. “I care”; era il motto di un giovane sacerdote; mi sta a cuore, ci tengo; mi interesso.
Il nemico più crudele per i ragazzi come me è l’indifferenza, quel grigiore che avvolge tutto e che poi precipita nell’apatia, quel sopravvivere che s’impone sul vivere. Indifferenza, questo è il male di noi ragazzi, di troppo ragazzi.
Quanti s’informano sulla politica?
Sulle nuove leggi? Sulle riforme scolastiche? Sembrano cose lontane anni luce da noi; a volte mi chiedo perchè debba pensare a queste cose, così distanti, così…incasinate.
Poi però la risposta la trovo. Perchè sono cose che mi riguardano, sono cose che andranno ad influire sul mio futuro, sulla mia vita. E non è poco. Anzi…
Quante volte si sente dire “I giovani sono il futuro”?
E’ vero, siamo il futuro, ma dobbiamo essere un futuro attivo, vivo. Non dobbiamo accettare il futuro che ci viene dato, dobbiamo esserlo.
Forza, sta a noi,è il nostro compito, non possiamo tirarci indietro. Non fermiamoci, non freghiamocene.
Gridate quello a cui tenete, quello che vi sta a cuore, quella è la pietra sui cui costruire, quello è il motivo per cui dobbiamo interessarci e attivarci per creare un domani migliore. Tutto questo è un’illusione? Non credo, il vero illuso è chi ha smesso di provarci, di sognarlo.
Come volete essere il cambiamento che volete vedere?
Perchè impegnarsi? Perchè darsi da fare? Tanto non cambia nulla. Perchè illudersi?