Lettera di un’alunna alla ricerca dell’anima (della scuola)
Quando si parla di scuola i ragazzi sono i grandi assenti. Vorrei allora dar voce alle loro lettere. Scrive una ragazza di un liceo toscano:
“Suona la sveglia. No! La scuola no! E invece sì. Faccio colazione, anzi no, sono talmente stufa che non ho neanche fame. Prendo l’autobus. L’ipod nelle orecchie per vedere se riesco a ritrovare un po’ di carica, ma è una causa persa in partenza perché so quello che mi aspetta. Sono a scuola e penso a come erano divertenti le lezioni quando ancora era tutto da imparare. Adesso, invece, so che non mi aspetta nulla di nuovo. Nessun professore mi hai mai stupito o fatto qualcosa che mi abbia spinto a studiare volentieri. Se sono brava è solo perché ho paura di deludere i miei genitori. Faccio sempre quello che c’è da fare, ma mai una volta che abbia il desiderio di approfondire un argomento. A che scopo? Da come ne ha parlato la prof. dev’essere una noia mortale. Le lezioni sono sempre uguali, di qualsiasi materia si tratti. Provo ad ascoltare, ad appassionarmi, ma è inevitabile: mi annoio. Se almeno facessimo qualche attività ogni tanto. Ma hanno tagliato i fondi. La scuola non ha più un’anima. E, di conseguenza, come potrebbero averla gli alunni?”
Questa ragazza sente la sua anima prosciugarsi. La molla che la spinge a studiare è la paura di non deludere i genitori, ma manca lo slancio per andare oltre. Manca, sulle carte geografiche del desiderio, una meta segnalata da adulti vivi, capaci di suscitare il fascino della navigazione: a che scopo? Senza un porto da raggiungere è inutile costruire una nave, un sapere che non aiuti a leggere la propria esistenza non interessa.
Il poeta Claudel diceva: “i giovani sono fatti per l’eroismo non per il piacere”, ma dietro ogni eroe che si rispetti c’è una ricerca: Ulisse, Enea, Dante, Amleto… La mancanza di eroismo nei giovani dipende dall’incapacità della cultura di indicare una meta oltre l’orizzonte ristretto del piacere, che forse è ciò di cui ci accontentiamo troppo spesso noi adulti, confondendo la felicità con il benessere, stranamente compatibile con il consumo di antidepressivi, alcool, droghe… Ogni uomo “è creato per essere un nuovo inizio”, così un filosofo definiva la libertà: ai maestri è affidato il compito di far sì che quell’inizio venga varato e non si esaurisca prima ancora di aver cominciato.
La Nazione, Il Giorno, Il resto del Carlino – 17 ottobre 2010
Purtroppo questa è la realtà che tutti noi studenti dobbiamo affrontare ogni giorno. I fortunati che hanno a scuola un punto di riferimento sono troppo pochi. Un puntino minuscolo di luce in mezzo a un tunnel immerso nella più completa oscurità.
Lettere come questa mi mettono in crisi. La ragazza ha ragione, intendiamoci. Magari fossero tutti così espliciti e puntuali nel denunciare la situazione. Ma il problema resta. Io, come prof., che devo fare? Vivo di due passioni: quella per le discipline che “professo” e quella per ciascuno degli adolescenti che mi sono affidati. Qual è il colore dell’adolescenza? Dovrebbe essere rosso-travolgente, giallo-festoso, azzurro-infinito: mai e poi mai grigio-noia. Ma vedo che i miei ragazzi, spesso, mentre parlo, si spengono. Eppure non posso dire di non metterci passione! Cerco sempre di far percepire loro che quegli strani tipi che studiamo sono persone come loro, che avevano addosso la loro stessa inquietudine ed erano spinti dalla loro stessa domanda di senso. Cerco di coinvolgerli in una lettura “vissuta” dei testi, ma solo a tratti rispondono, e lo vedi dallo sguardo che vibra. Vorrei chiederlo a te, Alessandro: che fare? Leggo i commenti di molti che rimpiangono di non averti come prof. Non posso che dar loro ragione, ma confesso che ci rimango un po’ male. Qual è il segreto? E vorrei chiederlo pure a voi, ragazzi che passerete da questo blog: oltre alla nostra passione nel condurvi per i sentieri della conoscenza, cosa possiamo donarvi? Come deve essere o cosa deve fare un prof. per dare alla scuola un’anima e alle vostre ore spese lì un po’ di senso?
Chi è il filosofo che ha detto ogni uomo “è creato per essere un nuovo inizio”?
Complimenti per tutto quello che scrivi o pubblichi sul blog: lo trovo davvero ispirante!
In che modo un maestro può far si che questo “nuovo inizio” non si esaurisca?
Cara Myriam il segreto non so quale possa essere, cosa si possa donare…forse testimoniare la propria gioia di vivere e la propria autenticità attraverso l’insegnamento, attraverso la passione per la propria professione!Senza farsi scivolare le cose addosso, cercando di capire cosa siamo dentro, cosa sentiamo, cercando di vivere il tempo presente nell’accoglienza dell’altro, vivendo il proprio lavoro come servizio e come dono! Comunicando veramente con l’altro!
Quando riesco ad essere su questa lunghezza d’onda vivo dei momenti intensi, momenti di condivisione….e mi sento VIVA, e, anche se stanca, appagata e felice!
Tutto questo non può NON arrivare a chi ci sta di fronte! Qualche reazione dovrà pur provocarla! =)
e forse…il “nuovo inizio” sta nel ricominciare ogni giorno, sta nel sapersi rinnovare, alimentando le proprie conoscenze ed esperienze!