11 maggio 2010
Il libro che manderei a memoria: Dante
Speciale Salone del libro di Torino – 2010 – Tuttolibri – p.16
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Incontri al Salone del Libro di Torino
sabato 15 maggio – ore 11.30 firma libri allo stand Mondadori
sabato 15 maggio – ore 12.00 diretta su Radio24 su giovani e libri
sabato 15 maggio – ore 16.30 incontro con l’autore al Caffè Letterario, modera Maurizio Bono
“..Aldilà di funzioni “consolatorie” che molti,non a torto,le attribuiscono,davanti a nuovi orrori che avanzano, l’ esperienza estetica è un dispositivo necessario per affacciarsi al mondo,in certi casi la materia stessa per acquisire le capacità potenziali di sentire e di pensare..
Un’esperienza che, talvolta, illumina, rivelando meandri e recessi della propria vita psichica, a conferma di quanto la vicenda umana possa essere estesa.” (G.B.)
Cara Alessandra,
grazie per questa citazione! Cercavo le parole giuste per sintetizzare le reazioni di tanti ragazzi alla lettura del libro. Molti dicono: mi ha cambiato la vita. Rimango perplesso. Come può accadere una cosa del genere? E credo che la risposta sia in quella “materia stessa per acquisire capacità potenziali di sentire e pensare”. Insomma una disposizione nuova al reale, che si rende visibile nella conversazione interiore dell’io con sè stesso. Fino a che non ha quelle parole il dialogo è impossibile e il mondo con le sue possibilità resta muto. Grazie!
ci sarò domani, alla fiera del libro 🙂
bellissime le tue parole dell’intervista, “non sono io che leggo Dante, è lui che legge me” ..come per i grandi autori come Dante,pilastro portante della letteratura, così come per tutti i romanzi che hanno lasciato una traccia indelebile nella nostra vita, quelli che ci leggono dentro, i nostri sentimenti e le nostre paure, provocando emozioni, desideri e speranza.. un po’ come il tuo:) see you tomorrow
Quello che dici della Divina lo condivido pienamente…solo che non avevo mai trovato le parole giuste per esprimerlo.Lo so che è banale, ma grazie per quello che scrivi… l’esperienza estetica aiuta a sopravvivere attraverso l’inferno quotidiano, e speriamo che alla fine un Paradiso ci sarà…
(mi permetto di darti del tu, visto che potrei essere tua mamma..
🙂 anche se i miei figli sono ancora adolescenti…)
Mari
Poche cose impressionano un lettore quanto il primo libro capace di toccargli il cuore. L’eco di parole che crediamo dimenticate ci accompagna per tutta la vita ed erge nella nostra menoria un palazzo al quale – non importa quanti altri libri leggeremo, quante cose impareremo o dimenticheremo – prima o poi faremo ritorno.
Carlos Ruiz Zafón
Il bambino gioca. “…l’adolescente – scrive Freud – invece di giocare fantastica”. E prosegue: “….il poeta addolcisce il carattere della sua fantasticheria egoistica alterandola e velandola; e ci seduce con una profitto di piacere puramente formale, e cioè estetico, che egli ci offre nella presentazione delle sue fantasie. (……) Io sono convinto (…) che il vero godimento dell’opera poetica provenga dalla liberazione di tensioni nella nostra psiche” (Freud 1907, p381).
Gettando il germe che verrà poi raccolto da Winnicott, ne Il poeta e la fantasia del 1907, Freud enuncia le prime intuizioni sulla genesi, il senso, la funzione dell’arte e della poesia per l’essere umano: rendere la vita sopportabile. Lacan dirà che la vita in sè ha qualcosa di “ripugnante”, e questo “ripugnante” lo chiama reale. Se nell’ars poetica, da un lato, noi reinvestiamo le tracce, ritroviamo in altra forma il desiderio infantile, dall’altro la Poesia non si limita a rappresentare il bello, “l’arte attraversa la bella immagine, toglie il velo e ci permette di incontrare il reale, ma al tempo stesso fa sì che il nostro rapporto col reale sia schermato, filtrato, mediato dal linguaggio e dunque che noi possiamo superare la nostra ripugnanza verso la vita “. ( Recalcati 2007, p 81)
Avevamo detto che non avremmo chiamato in causa la psicoanalisi; infatti questo cenno è solo per ribardirne ciò che Freud ha sempre sostenuto. E’ la Poesia, non la psicoanalisi, a capire prima. 😉 La Poesia ci precede; il poeta accede, senza sapere come e perchè, a quello cui noi arriviamo, quando abbiamo fortuna, con tanto tempo e fatica. Se dunque accenniamo alla psicoanalisi, è per ribardirne freudianamente l’inevitabile ‘inferiorità’ rispetto alla Poesia.
(tratto da R. Valdrè)