14 aprile 2009

Io da grande voglio fare il prof

Perché ho deciso di diventare prof?

Grazie a due storie: una reale l’altra inventata.La prima è la storia del mio professore di italiano del liceo. Insegna ancora. Avrà almeno 90 anni. Ma io sono sicuro che insegna ancora con gli occhi che gli brillano, con la passione che gli si trasforma in gocce di sudore sulla fronte spaziosa, con l’entusiasmo che lo portava a momenti di afasia o di creazione verbale che ci faceva sbellicare dalle risate. Ecco io lo guardavo e dicevo: quest’uomo ama ciò che fa, ancora adesso, dopo tanti anni. Anche io voglio essere come lui, con la stessa passione da trasmettere, con gli stessi occhi e la stessa afasia da entusiasmo.

La seconda storia è quella di un film: L’attimo fuggente. Era una sera. Avevo 16 anni. Cambiando canale mi sono imbattuto in quel film, sono rimasto incollato allo schermo. Alla fine sono rimasto in silenzio a guardare i titoli di coda. La notte non ho dormito. E mi ripetevo: io voglio essere come quello lì, io voglio fare questo nella vita.

Quelle due storie mi hanno offerto un’immagine del mio futuro. Dovevo verificare se ero fatto per quel futuro. Mi sono messo alla prova e ho scoperto che quella era la mia strada (sul piano del fare, che è solo un piano della vita).

Quel futuro ha innescato in me il presente. Il mio presente di 16enne diventò il laboratorio di quel futuro: letture, discorsi, scrittura, letteratura, bellezza, critica, arte…
Mi ricordo ancore che quel prof mi prestava i libri e mi prestò una copia di un libro di un poeta insopportabile, ma anche quello mi aiutò, mi inseriva in qualcosa di grande, di misterioso, che io non capivo ed un adulto si fidava di me, mi sfidava, pensava che io ce la potessi fare. E ce la feci.

Il presente mi si riempì di futuro e divenne mio.
Senza storie siamo privi di futuro.
E chi è privo di futuro si priva del presente.

E tu che storia sei?

18 risposte a “Io da grande voglio fare il prof”

  1. 1+1=2? ha detto:

    La mia storia di prof è ben diversa e non ve la racconterò, perché non è cominciata per me come passione (complicato da spiegare). Voglio però raccontarvi un’altra storia: poco tempo fa viaggiando in treno ho conosciuto un ragazzo che studiava su uno spartito (sul sedile accanto c’era una custodia enorme che conteneva il suo violoncello); la prima volta che ha sollevato lo sguardo verso di me ne ho approfittato per chiedergli “lavoro o passione?” e la sua risposta è stata “lavoro e passione”; poi ha aggiunto una cosa del tipo “sono tra i pochi fortunati che possono vivere le due cose contemporaneamente” (non ha usato proprio questa espressione, ma il succo era quello). Abbiamo così cominciato a parlare dei suoi studi, i suoi concerti, i suoi spostamenti, … e ad un tratto ecco la sua domanda: “e tu? cosa fai?”… “L’insegnante” ho risposto io; e subito dopo mi sono sorpresa ad aggiungere: “lavoro.. e PASSIONE!”.
    La mia storia di prof non è cominciata per me come passione, ma è incredibile come lo diventi sempre più ogni giorno che passa!
    E blog come questo mi aiutano a riscoprire e alimentare questa passione… thanks!

  2. Anonymous ha detto:

    Bravo prof per il post,
    io credo che insegnare sia principalmente una vocazione, perchè non tutti sono in grado di farlo! E’ essenziale avere la passione per qualsiasi mestiere, ma l’insegnamento richiede necessariamente un’altra passione: quella per l’essere umano.
    Siamo in continuo rapporto con Persone che hanno i loro vissuti, i loro sogni e le proprie idee. A noi spetta il compito di fare emergere in loro ciò che già possiedono, e trasformare le loro qualità in competenze, che potranno sfruttare in futuro. Ma per far ciò, sono indispensabili due cose, sia per i prof che per le maestre/i, la prima è provare amore per il sapere e per quello che si fa ogni giorno, la seconda, che è più sul piano affettivo, bisogna saper infondere fiducia ai propri alunni.
    Solo così si lascia una grande eredità…
    L’unica cosa che posso dire della mia storia è che ho fatto tutto quello che occorre per poter realizzare il mio sogno.
    Ciao prof

  3. Anonymous ha detto:

    Io, invece, sono una soria un pò complicata, e come tutte le storie complicate, si fa fatica a tenere il filo del discorso, ma se si riesce a scavare nel profondo, si capiscono gli intrecci.
    La mia storia, fino all’età di 14 anni, aveva come protagonista una bambina/ragazza che voleva fare la ballerinae e che, come
    il ragazzo musicista di cui ci racconta 1+1=2, voleva unire lavoro e passione.
    Poi, per uno strano scherzo del destino, quella ragazza appese le scarpette al chiodo. Comincia
    a scrivere, guardando dalla finestra di casa quella scuola di danza dove passava le sue interminabili ore fino a poco tempo prima. Scrivendo comincia ad imparare l’arte del voler scoprirsi e scoprire gli altri: i sentimenti, le paure, le passioni, i giochi misteriosi dell’inconscio, i bisogni, i comportamenti.
    Comincia ad incontrare l’altro in modo diverso, con profondità di pensiero e di vedute.
    Ed è così, che all’ultimo anno di liceo, decise d’iscriversi a Psicologia, meravigliando tutti quelli che pensavano volesse fare lingue, tanto era brava nelle tre lingue che conosceva e che sapeva armonizzare.
    Lavoro e passione, anche per me.
    Credo che amare quello che si fa, sia l’ingrediente migliore per fare sì che la ricetta riesca al meglio.
    E sia gradita, a chi l’ha preparata e a chi la gusta.
    Carmen

  4. Prof 2.0 ha detto:

    Grazie per le vostre storie! Insomma sembra che la vita non sia così male come ce la dipingono i telegiornali…

  5. 1+1=2? ha detto:

    Direi proprio di no! Anzi.. (Sarà per questo che non guardo mai il telegiornale?!)
    Volevo solo precisare che fare la prof per me non è stato un ripiego (forse dal mio intervento poteva sembrare): semplicemente non sono partita da un “da grande voglio fare la prof” e ho percorso vie ‘traverse’… però sono molto contenta del mio lavoro e ogni giorno ringrazio Dio che in maniera così strana ma sapientemente pensata, mi ha portato qui e mi ha donato questo presente!

    “Ieri è storia.
    Domani è mistero.
    Oggi è un dono: per questo si chiama presente.”
    (Kung Fu Panda)

    E’ vero Carmen!! Amare quello che si fa è l’ingrediente migliore! Ed è anche ciò che permette di rendere il lavoro, usando un’espressione di un grande santo, una “malattia contagiosa”: è attraverso il nostro lavoro fatto al meglio che possiamo trasmettere fiducia, gioia, serenità, pace, grazia, … agli adolescenti così come agli adulti…
    1sorriso!

  6. giada ha detto:

    prof oliva, se legge, mi racconta la sua storia?

  7. Prof 2.0 ha detto:

    Tutti i prof dovrebbero guardare Kung Fu Panda…

  8. G. ha detto:

    Ciao a tutti 🙂
    Sono capitata qui quasi per caso… Ho letto il libro del prof 2.0 e l’ho trovato bellissimo!!
    Comunque, dato che qui ci sono molti prof, vorrei che qualcuno mi consigliasse un libro adatto ad una 13enne…
    Grazie mille!
    G.

  9. Ariel ha detto:

    Anch’io ho sedici anni, e molti mi dicono che da grande dovrei fare l’insegnate. Al primo anno c’era con noi un ragazzo cinese, lui già avevo 18 anni, ed era in Italia da poco. Lo aiutavo ogni giorno, rinunciavo alla mia ricreazione per spiegargli la Storia, l’Italiano, e addirittura leggevamo insieme dei testi.. Lui ha rinunciato a metà dell’anno scorso, perché i suoi genitori preferivano che desse loro una mano con il negozio.. I miei insegnanti mi ripetevano sempre, quando ero con lui, che avrei potuto fare il loro mestiere, proprio perché mettevo passione e avevo tutte le carte in regola.. Io rispondevo che l’Architettura era la mia grande passione, e al massimo avrei potuto fare come il mio caro Prof. Laurearmi, insegnare e fare la libera professione. Ma lo dicevo così, tanto per rispondere, non capivo quanto questo mestiere potesse riempire di gioia una vita. Poi quest’anno, quando la mia insegnante di lettere mi ha fatto sedere alla cattedra per spiegare “Chiare, fresche et dolci acque” o dopo “La canzona di Bacco”, e ho aiutato i miei compagni in altre occasioni, ho capito davvero quanto questa possa essere la mia vocazione. E’ da un po’ allora che penso di potermi laureare in Architettura, insegnare e fare la libere professione. Un po’ come quel prof che mi ritrovo, che riesce a comunicare l’amore di un quadro o di un disegno ai suoi alunni, sperando che anch’io possa diventare un giorno come lui.

  10. Mary C. ha detto:

    Il mio sogno è insegnare letteratura inglese.
    Mia madre mi ha obbligato ad iscrivermi a medicina.

    • unsat ha detto:

      come ti capisco… il mio sogno era insegnare matematica, mio padre mi voleva fisico a tutti i costi e mi ha vietato in modo poco diplomatico di iscrivermi a matematica. così ho ripiegato sull’ingegneria poiché allora si poteva insegnare matematica anche con questa laurea. adesso le cose son cambiate e sono disperato, ma non mollo

  11. Gabriele ha detto:

    Ho sedici anni e da grande farò l’insegnante. L’ho capito già da qualche anno. Mi piace molto l’ambiente scolastico. Anche con tutti i suoi difetti la scuola resta un punto saldo per molti noi. Voglio diventare insegnante delle superiori perché lì c’è un rapporto diverso con i professori e perché vorrei relazionarmi con ragazzi che necessitano di una formazione ben delineata. Voglio diventare insegnate anche perché vorrei migliorare, oltre che gli alunni, anche la scuola in sé. So che non sarà facile, infatti una rondine non fa primavera, ma sento che ce la potrò fare.
    Voglio diventare insegnante anche perché vorrei migliorare quegli atteggiamenti, quei modi di fare, sia di ragazzi che di insegnanti, ritenuti da me sbagliati o troppo superficiali. Vorrei infatti essere un professore severo quanto basta, autorevole ma anche comprensivo e disponibile. Sento che ciò sarà quasi impossibile da realizzare, ma non credo lo sia totalmente come molti educatori di oggi e di ieri ancora pensano.
    I miei genitori vorrebbero che trovassi un lavoro subito dopo il diploma, ma io non ci penso nemmeno. Loro pensano alla crisi. Diventare insegnanti richiederà tempo e fatica (concorsi, bandi, studi..) ma non ho alcuna intenzione di mollare. PER NESSUN MOTIVO
    Voglio un lavoro che mi appassioni e non uno dove si guadagna. E questo credo sia quel lavoro. 🙂

  12. Greta ha detto:

    Ho 16 anni e ho realizzato ieri che mi piacerebbe fare la professoressa. Amo da sempre ballare e scerivere, per molti anni ho fatto danza contemporanea a livelli altissimi e ho sempre saputo che in me prevaleva il senso artistico, nonostante stia allo scientifico. Ma quella è un’altra storia. Sapevo di non avere abbastanza talento ma mi allenavo costantemente fino a 6 ore a giornata. C’era qualcosa che non andava. Capivo più dell’insegnante stessa le emozioni che traspiravano dalle sue coreografie e ancora oggi mentre ‘monta’ guarda me e sono io a spiegare dal lato emotivo come eseguire il passo. Ma se manca il talento, dove si può andare? quante lacrime che ci ho speso, è un amore non corrisposto quello che provo per la danza, un amore forte che bruciava e brucia ancora. Quest’anno però è cambiato un pò tutto. Ho capito che amo la danza perchè è arte, la capisco perchè sono sensibile. Un ballerino scrive con il corpo ciò che uno scrittore scrive con una penna; l’azione era giusta, sbagliavo lo strumento. Ho talento per la scrittura? Non so e ho paura a scoprirlo, ho paura di trovare ancora una volta, alla mia confessione, un amore non corrisposto. Mi sono resa conto di chiedermi cose che ai miei compagni non passano nemmeno lontanamente per la testa e, che bella botta che ho preso, mi sono resa conto che loro mi vedevano diversa e sbagliata. Sono sbagliata perchè amo veramente leggere e scrivere e credo fermamente che i libri siano una delle armi più potenti al mondo. Ho iniziato a odiare tutti, a non voler più andare a scuola perché a me quest’indifferenza verso i libri, verso il sapere, da parte degli altri fa un male cane. Ieri in parte, ma del tutto oggi, i libri mi hanno dimostrato, ancora una volta, il loro immenso potere: dovevo andare dal dentista e quindi prendere la metro, non mi andava di portarmi un libro grande quindi Pirandello l’ho lasciato sul comodino e mi sono presa un libro che ho letto già altre volte ma che continuo a leggere per coglierne il più possibile: il gabbiano Jonathan Livingston. Scendevo dalla metro e indovinate un po’ che parte leggo? Jonathan capisce che è nato per fare l’insegnante, per perdonare quelli che lo avevano esiliato per la sua voglia di sapere, di volare.
    Mi sono quindi chiesta: e se invece che odiare gli altri, iniziassi ad amarli? Se iniziassi a capire che tutti hanno un qualcosa dentro, che va solo tirato fuori?
    A scout danno i totem, un animale e un aggettivo, e io sono volpe travolgente. Se usassi il mio essere travolgente per far scoprire a qualche ragazzo o ragazza la bellezza del mondo che ci circonda proprio nella sua verità nascosta e tanto fragile quanto forte?
    Un mio amico oggi ha pubblicato un libro e sul post di Facebook ha scritto, citando non ricordo chi, che i libri sono il mezzo per divenire immortali. Sbaglia. I libri si perdono nell’infinità del tempo. Sapete come si diventa immortali? Insegnando. Un po’ degli insegnanti dei miei insegnanti ora sta in me, e io lo riverserò nei miei forse alunni, ai miei figli, ai miei amici. La scuola è un fattore tanto forte quanto sottovalutato. I libri sono un’arma potentissima e l’insegnamento l’arma letale.

  13. Luca ha detto:

    Ciao prof!

    Sono al primo anno di università e vorrei tanto fare il professore liceale, ma tutti mi remano contro! Sarai poco pagato, incompreso e un insoddisfatto a vita sono le critiche più frequenti. Allora perchè sento questa voce dentro? Mi voglio male da solo?
    Stare tra i ragazzi a vita non è una cosa bellissima? Gioire con loro e sognare con loro?

  14. elena ha detto:

    Ciao a tutti!
    Sono una studentessa del terzo anno di Economia.. Devo essere sincera: vorrei diventare prof di economia aziendale, sento questa forte vocazione dai tempi delle superiori: una volta andai alla lavagna per fare un esercizio di economia aziendale, finito questo la prof mi disse: “sei proprio portata per insegnare!”.. Da questa frase sto capendo che ho voglia di insegnare, trasmettere questa grande passione agli alunni; per me si realizzerebbe un sogno!

  15. Elena ha detto:

    Ho diciotto anni ed il mio sogno sarebbe diventare insegnante di Italiano. Sono anni che covo questo desiderio. Fin da quando sono entrata al classico, a dir la verità.
    Avete presente quelle persone che dicono di avere una “vocazione” e quindi vanno a fare Medicina? Perfetto, io ho una vocazione per la Letteratura.
    Trascorrerei ore ad ascoltare la mia professoressa che spiega Dante, la mia copia del “Giardino dei Finzi-Contini” è ormai consumata, vorrei scrivere un romanzo storico.
    Il mio cuore, le mie passioni mi gridano di andare a fare Lettere, aggiungendo che sarei davvero stupida a fare Giurisprudenza se quello che veramente mi piace è un’altra cosa. Molte persone mi hanno detto che sono nata per fare l’insegnante.
    D’altra parte però, sono frenata dalle mie paure. Troppe volte ho sentito persone sconsigliarmi la professione di insegnante “perché rimarrai precaria tutta la vita”, troppe volte i miei stessi insegnanti mi hanno detto “per carità non farlo!”. Fare l’avvocato sarebbe un ottimo compromesso e la letteratura potrebbe rimanere un hobby. Ma la verità è che non la voglio relegare ad una sfera privata.
    Voglio trasmettere alla gente tutta la mia ammirazione, passione, tutte le emozioni che la letteratura provoca.
    Vorrei far capire ad una classe di ragazzi del 2030 quanto struggenti siano le poesie di Cavalcanti, quanto moderno fosse Parini, quanto rivoluzionario sia stato Saba.
    Vorrei poter seguire le mie passioni.
    Forse ci riuscirò.
    Sicuramente questo post mi ha spinto un po’ di più verso la realizzazione dei miei sogni.

    • Prof 2.0 ha detto:

      Trasformare in hobby le nostre passioni è solo un’illusione. Non funziona. Sei hai talento, se ti piace studiare e porgere agli altri ciò che studi, se ti appassiona accompagnare il cammino di chi chi è in formazione: laciati!

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