Non so come fare: qualche ideuzza
Ieri ho incontrato un bel gruppo di genitori per parlare con loro del tema “media ed educazione”. Come sempre una bella occasione per sondare insieme i problemi educativi della MTV generation. Spesso devo provare a rispondere a domande molto specifiche: Come posso fare per…? E mi ritrovo a dire che le mie risposte non rispondono, perché sono generiche: ogni figlio, ogni alunno richiedono una soluzione diversa e specifica, che solo la creatività dell’amore saprà trovare. A volte nelle situazioni di crisi con un figlio adolescente la soluzione non esiste neanche, ma è sostenere la crisi senza alzare il volume, affiancando la difficoltà del figlio, facendo il percorso insieme con una presenza forte, sicura, anche se silenziosa. Senza drammatizzare.
Professori, genitori e figli vogliono tutti la stessa cosa: la felicità. Ma ciascuno cerca di ottenerla con i modi che ritiene più giusti e lì nascono i conflitti. Perché non provare a trovarsi su un territorio comune e cercare di raggiungere insieme obiettivi condivisibili? Come?Spegnendo la TV durante i pasti e raccontando la giornata anche se si è stanchi.
Fermandosi a parlare dopo cena a tavola.
Facendosi spiegare dai propri figli come funzionino MSN, l’ipod, o facebook…
Commentando insieme una puntata dei Simpson.
Leggendo un libro che sta leggendo mia figlia e confrontandosi sui personaggi.
Scegliendo un film da vedere insieme magari con qualcosa di speciale da mangiare nel frattempo.
Giocando insieme alla playstation.
Gurdando qualche video di mtv insieme.
Raccontando cosa piaceva “ai miei tempi” e confrontandolo con quello che piace a loro.
Mettendo in gioco la vita tutta intera e lasciando a volte da parte stanchezza, risentimenti, incomprensioni.
Non è facile, ma dedicare qualche minuto ad “inventare” i rapporti con i propri figli giorno per giorno forse è il segreto per partecipare alla loro vita, senza essere falsamente invadenti.
E voi ragazzi smettetela di rifiutare l’aiuto di chi non vuole altro che vedervi felici.
C’ero anch’io al magnifico incontro con Prof2.0, a cui sono profondamente grata, e sono rimasta colpita dall’incertezza, dalla paura, dal senso di smarrimento quasi, che traspariva dalle domande di tante mamme (i papà presenti stavano zitti): “come fare?…”
Sono andata a casa riflettendo sulla paura che intride questa Shit City, questa mia gente, genitori e figli, maestri ed allievi… Da dove venga tanta paura è abbastanza chiaro, ma non m’importa dirlo qui.
M’importa invece, e tantissimo, la possibilità di dare sollievo e sostegno; m’importa che i cuori trovino conforto e fiducia. Come?
L’unica risposta mi sembra possa venire dall’amicizia. Per favore, gente, tutti! approssimiamoci a chi ci sta a fianco. Condividiamo il buono che siamo ed abbiamo, aiutiamoci a vivere, appoggiamoci l’uno all’altro! Non è un appello moralistico, il mio, non è volemose bbène. Non c’è, semplicemente, un altro modo di essere umani!
Io stessa ero arrivata alla serata, piena d’interesse e curiosità, ma col cuore gravato da un problema personale molto doloroso. E lì ho trovato per caso un’amica che – senza fare niente di particolare: solo col suo ascolto -, mi ha lasciato sfogare, e mi ha mostrato affetto e appoggio. Quanto coraggio mi ha infuso!
E quando a fine serata quelle mamme tempestavano Prof2.0 coi loro “…come?”, io fremevo e scalpitavo, pensando: io questa sua difficoltà l’ho già incontrata!, e l’ho affrontata così e così… se quella signora fosse mia amica potrei aiutarla…
E’ solo la solitudine, questo maledetto individualismo, a rendere la vita così tremendamente difficile!
Pokankuni: grazie veramente di tutto. Questo tuo commento è meraviglioso. Grazie anche per il pronto soccorso linguistico di ieri sera.
Potremmo fare gli incontri insieme così mi dai una mano con le risposte!
Quanto è vero che parlare, confrontarsi, trovarsi insieme spezza la paura del futuro, degli errori, di non farcela e soprattutto offre consigli, sostegno, soluzioni.
Grazie!
Caro Prof da piccoli tu e i tuoi fratelli chiedevate a me e a mamma con curiosità mista a timore se il mestiere di Orientatore Familiare
si ereditasse. La lettura di questo
avvincente post mi ha dato la certezza che la risposta a quella domanda non poteva che essere affermativa.
Mi toccherà venire a ripetizione da te,
grazie Papà
Prof2.0, tu alle domande di fine incontro hai risposto benissimo. Non intendevo certo dire che avrei risposto meglio di te, bensì che c’era qualcosa di innaturale in quelle domande e quell’ansia: testimonianze da famiglie isolate, lontane da ogni altra esperienza familiare nel tempo e nello spazio, così che ogni problema incontrato diventa enorme, assoluto.
Inoltre non ti conviene farmi partecipare con te agli incontri, perchè quando qualcuno dice che i computer sono odiosi e inutili divento stranamente aggressiva e manesca.
E poi, io voglio fare solo la doppiatrice ufficiale di Calvin
;o)
Beh a quell’incontro c’ero anche io.
E anche se con il Prof ci conosciamo da un pò di tempo solo superficialmente anche io devo dire che mi sono portato il mio “bottino” a casa: quella sera ho raccontato molto dettagliatamente ciò che Prof aveva detto a quell’incontro nel cuor del mediterraneo, quella sera mi ero inventato “la mia cena”.
Genitori, dovete sapere che anche ai figli certe volte scoccia vedere i propri genitori incollati alla TV, mangiando la minestra come se fossimo tutti quanti degli automi programmati per cenare magari alla stessa ora: si finisce la cena, si sparecchia e poi tutti per i fatti propri.
E anche adesso, molto lontano da casa, i “pranzi” e le “cene” bisogna inventarseli (come anche i “dopopranzi” e le “dopocene”)
Baffo: credo che più che l’orientamento familiare si erediti la vita di una famiglia unita e il desiderio di propagarla. Quindi il grazie va a te.
pokankuni: è vero, bisogna ripartire dalla amicizia con le persone e fra le famiglie. Per quanto riguarda Calvin siamo d’accordo!
me: grazie. sai una cosa noi figli dovremmo obbligare i genitori rimanere giovani mettendoli in crisi in modo garbato…