Una cartolina dalla Grecia
Sull’anta a vetri che chiude la mia libreria appendo alcuni oggetti che mi aiutano a ricordar quello che voglio avere a cuore (scordare infatti significa “uscire dal cuore”). Così accanto ad un piccolo dipinto di mare e barche che mi riporta ad Itaca e in particolare al mio neo-nipotino, accanto agli auguri di qualche natale fa di un vecchio amico e al simbolo della metropolitana di Londra (a memoria del recente soggiorno inglese), ho aggiunto la cartolina che i miei alunni mi hanno portato dalla Grecia. La cartolina non è un capolavoro estetico, ma non importa, non è quello il verso visibile dalla mia scrivania, ma quello delle loro firme accompagnate da simboli come cuori, stelle, sbuffi…
Oggi in classe parlavo loro di responsabilità a partire dall’origine della parola: dal latino respondere. Essere responsabili è rispondere personalmente, dicendo “io”, in questa precisa circostanza, senza scappare, senza accampare scuse. Per questo non salto mai l’appello in classe, perché più che una verifica militaresca dei presenti è una richiesta di responsabilità. Pronuncio solennemente il nome e guardo negli occhi l’alunno e aspetto che mi dica qualsiasi cosa, purché dichiari la sua presenza responsabile, il suo voler rispondere e farsi carico di quelle ore. E così colleziono, insieme ai loro sguardi sgomenti, tutta la gamma di dichiarazioni di responsabilità: ci sono, esisto, qui, presente, eccomi… Senza questi attestati più o meno convinti di accettazione del presente sarebbe impossibile iniziare la lezione, anzi inizia così.
Quei nomi sono scritti sulla cartolina greca e tutte le volte che la guardo, fitta di nomi, mi sento interpellare, come fosse un appello: E tu prof? e rispondo: Eccomi! Presente! Perché sono in parte responsabile di quei nomi e voglio rispondere per ciascuno di essi: eccomi, ci sono, farò il possibile per te, nonostante i miei limiti.
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“Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa…”
“Io sono responsabile della mia rosa…” ripetè il piccolo principe per ricordarselo.
A. de Saint.Exupéry, Il piccolo principe
La cosa che più mi è rimasta del corso di diritto pubblico del mio primo anno di università è proprio il concetto di responsabilità che ci espose il Professore.Ci spiegò,infatti,che mentre comunemente si prende in considerazione l’accezione negativa del termine,quasi ad intendere una certa colpevolezza,in diritto rileva anche e soprattutto l’altra faccia,quella positiva del termine;alla responsabiltà corrisponde sempre un compito di rilievo,per cui una persona è tenuta a rispondere,sia per riceverne un elogio sia per esserne ripreso qualora non vi adempia in modo soddisfacente.E così,credo,sia per ciascuna situazione che ci vede “responsabili”.
p.s. La citazione è la mia preferita dal famigerato libro a me tanto inviso fino a qualche tempo fa.
Ciao,Claire.
Caro Prof , Papa Giovanni Paolo I°
durante una catechesi del suo breve pontificato raccontava , a proposito di responsabilità, un aneddoto su di un professore responsabile, commentando che era uno di quelli che poteva dire: “Per insegnare il latino a John, non basta conoscere il latino, ma è necessario conoscere e amare John”.
Penso che anche tu sei uno di quelli che possa dire la stessa cosa,
ciao Baffo
claire: bella precisazione, mi sa che quello che spieghi è molto legato al mondo romano antico. Ma oggi il termine, come dici tu, sa più di fregatura…
baffo: una bella sintesi, grazie!
d’accordo con baffo, non posso che aggiungere una cosa:
il piccolo principe è un libro straordinario, anzi STRAORDINARIO. Tutti dovrebbero rileggerlo più volte durante la vita.
giovanni: d’accordo con te, ma la prima volta non prima dei 16-17 anni.