1 aprile 2025
Ultimo banco 239. Abolescenza

Come il re dell’apologo di Borges che nel suo delirio di potenza costringe i cartografi a disegnare una mappa dell’impero sempre più precisa, sino alla scala 1 a 1, con il risultato che la carta copre il regno che va in rovina. Anche noi immersi nel flusso continuo di immagini e informazioni non riusciamo più a comprendere e comprenderci, non abbiamo una mappa utile a leggere il territorio. Mai come oggi abbiamo tanti strumenti educativi quanto poco riusciamo a educare efficacemente. Che fare?
L’identità umana è narrativa, la continuità del sé è una storia che raccontiamo prima a noi e poi agli altri, ma che cosa accade se un io in formazione perde il senso del tempo, cioè annega nel flusso? Si aggrapperà a qualsiasi relitto pur di restare a galla, costruirà un sé sintetico, non un soggetto (ciò che sta sotto, il protagonista della storia, la continuità del sé) ma un deep-fake-self, un sé in apparenza reale ma vuoto, debole e impaurito. L’online ci abitua a un corpo pensato, come fosse contenuto nella mente, un burattino da muovere a comando di desideri o aspettative. Ma la vita resiste al sintetico, perché la vita è tempo fatto carne. Ed è dalla carne (l’esserci in modo irripetibile in un tempo limitato) che dobbiamo partire per ricominciare a dare un senso al tempo e quindi al sé. E qui la natura detta il ritmo senza mentire.
Da un punto di vista evolutivo infatti la lunghezza dell’accudimento è un fenomeno umano (il cucciolo di animale diventa presto adulto): un tempo di crescita ampio allo scopo di permettere al giovane di lasciare casa per farne una nuova. Le fasi che portano all’esito, da 0 a 18, sono grossomodo tre: da 0 a 6 il corpo (che è il nostro cervello) è massimamente plastico, il bambino vuole e deve provare ogni cosa e il compito degli educatori è segnalare i limiti. L’età del dito nella presa elettrica.
Dai 6 ai 10 anni il corpo-cervello rallenta allo scopo di stabilizzare le capacità utili a sopravvivere: si parla infatti di «bambino competente». L’età di aste, tabelline e collezioni, delle elementari, come amo ancora chiamarle per il loro fine: acquisire gli «elementi» indispensabili per vivere nel contesto in cui si è nati. Oggi tanti bambini con disturbi di attenzione e iperattività ci ricordano del bisogno di un rapporto con la realtà a tutto corpo e meno sintetico.
Poi il corpo-cervello torna alla plasticità dei 0-6 (l’adolescente «rimbambisce»), ma con una novità: la spinta all’esperienza si erotizza, il corpo diventa capace di dare la vita. L’obiettivo di questa energia è infatti andarsene di casa e farne una nuova, perché la vita umana si compie quando si scopre il proprio modo di darla. In questa fase il senso della vita si precisa sia a livello biologico sia esistenziale: quale è il mio compito nel mondo? E all’educazione affettiva e relazionale deve infatti affiancarsi quella generativa e vocazionale.
Dai 6 ai 10 anni il corpo-cervello rallenta allo scopo di stabilizzare le capacità utili a sopravvivere: si parla infatti di «bambino competente». L’età di aste, tabelline e collezioni, delle elementari, come amo ancora chiamarle per il loro fine: acquisire gli «elementi» indispensabili per vivere nel contesto in cui si è nati. Oggi tanti bambini con disturbi di attenzione e iperattività ci ricordano del bisogno di un rapporto con la realtà a tutto corpo e meno sintetico.
Poi il corpo-cervello torna alla plasticità dei 0-6 (l’adolescente «rimbambisce»), ma con una novità: la spinta all’esperienza si erotizza, il corpo diventa capace di dare la vita. L’obiettivo di questa energia è infatti andarsene di casa e farne una nuova, perché la vita umana si compie quando si scopre il proprio modo di darla. In questa fase il senso della vita si precisa sia a livello biologico sia esistenziale: quale è il mio compito nel mondo? E all’educazione affettiva e relazionale deve infatti affiancarsi quella generativa e vocazionale.
Rispetto agli animali dotati di istinti noi dobbiamo «imparare» a stare al mondo in modo unico. Per questo ogni civiltà, se vuole sopravvivere, struttura forme educative efficaci per i propri scopi: per semplificare con esempi classici, a Sparta diventare buoni soldati, ad Atene buoni cittadini. Noi? Diventare chi? Se non c’è una risposta chiara e quindi forme educative precise, allora a educare sarà lo «scorrere» del tempo che però non è mai neutro, perché scorre secondo la «corrente» dominante (il potere), che oggi è l’online, che ci vuole consumatori docili e isolati.
Adolescenza viene da ad- (teso verso…) unito all’antica radice ol-(…il compimento) che significa intero, totale, compiuto. Adolescenteè infatti il participio presente del verbo latino adolescere di cui adulto è il participio passato, l’effetto, adolescere è quindi scoprirsi dotati di un’unicità che da dote ricevuta può diventare compito, cioè una storia completa che va dal «c’era una volta» al «visse felice e contento», da generato a generativo. L’adolescente vuole infatti «le chiavi» di casa: della vita per fare altra vita. Ma è sempre all’autorità (da augeo: far crescere) che le chiede, ma se l’autorità non le ha o le ha smarrite, allora è il potere (la corrente) a offrirle: oggi l’online, creato dagli adulti per ragioni economiche e non educative. Per entrare nell’online un pre-adolescente apre un profilo, la prima narrazione pubblica di sé, quando in realtà per l’età che ha non potrebbe. Il suo modo di cominciare a narrarsi è quindi mentire: prima di conoscere la propria unicità, accetta la maschera che ne è l’abolizione e ne diventa dipendente. A questo si aggiunge il continuo flusso di immagini e informazioni fuorvianti, emotivamente non gestibili o false (come quelle a cui crede il tredicenne protagonista della serie), la mente si separa dal corpo, e il destino invece di diventare destinazione verso (ad-) il tutto (-ol) se ne allontana, diventa «ab-olescenza», ab- al contrario di ad-, indica separazione, allontanamento, isolamento da quel tutto, da quel compimento. L’io diventa obl-io, si dimentica di vivere e si lascia vivere. Senza carne non «c’è storia», perché non c’è il senso del tempo ma solo il flusso. Se la vita è tempo incarnato si educa solo nella carne (per questo stiamo ancora in classe con gli studenti o mangiamo a tavola insieme), mentre l’online, che occupa gran parte delle vite, disincarna. Il sintetico non sente la vita: alla domanda su come eliminare in poco tempo il cancro l’IA risponde: eliminando il genere umano. Risposta efficiente ma «senza senso», senza carne. Bambini e adolescenti invece chiedono a noi un tempo sensato, incarnato e non sintetico; chiedono la restituzione del corpo, del limite, della realtà; chiedono di tirarli fuori dal flusso per respirare un po’. Chiedono di far scoprire loro la terraferma: la buona vecchia faticosa entusiasmante realtà.
Corriere della Sera, 31 marzo 2025 – Link all’articolo e ai precedenti
https://www.farodiroma.it/larte-di-essere-fragili-di-alessandro-davenia-un-viaggio-alla-scoperta-di-giacomo-leopardi-uomo-affamato-di-vita-e-infinito-l-lucarelli/
Letizia Lucarelli
Ciao Alessandro,
mi permetto di darti del tu, ma non per la mia “anzianità” essendo un “ragazzo” classe ’68, ma perché è da tempo che ti seguo e con la tua “sensibilità” alla vita, stai rappresentando per me un “fraterno” punto di riferimento fondamentale, in quanto oltre alla mia vocazione di marito ed alla mia professione di contabile, mi dedico da molti anni come educatore e catechista alla pastorale giovanile iniziata tanti anni fa nel mondo Francescano ed oggi proseguita nelle Parrocchie Diocesane e nelle associazioni per ragazzi.
Ti premetto che leggendo i tuoi libri ed i tuoi articoli ho potuto per cosi dire “donare qualche perla” che ho ricevuto da te anche ai ragazzi che ho incontrato; l’ho fatto sempre con tanta delicatezza, costanza e rispetto forse anche perché il nostro Buon (Bello) Dio mi ha pensato “solo” come zio visto che io e mia moglie non abbiamo potuto avere figli ma tantissimi “nipoti”, quindi in un modo o nell’altro abbiamo maggior tempo “esserci” li dove può servire.
Ecco, nel mio piccolo cerco di attualizzare e contestualizzare il messaggio e le parole d’Amore di Gesù anche attraverso qualche tua “dritta” ri-scoperta sui tuoi testi (vedasi “Resisti cuore” – “L’arte di essere fragili” – “L’appello” – “Ciò che inferno non è”) affiancati sempre dai Vangeli ( “Marco” il mio preferito) e dalle lettere di Saulo (il più prossimo a Gesù in senso temporale).
In questo tempo, dove tutto e tutti veniamo attaccati dalla così detta Intelligenza Artificiale, noi ci difenderemo con la Vera Intelligenza, l’ Intelligenza Spirituale…
Nel ringraziarti per tutto quello che fai e per come sei, ti saluto dicendoti che userò anche questo articolo n. 239 per i nostri ragazzi.
Grazie ancora.
Francesco da Terracina.
Grazie a te, Francesco, buon lavoro educativo. Questo rimarrà.