Lettera ai ragazzi che cominciano un nuovo anno scolastico
si ricomincia e la prima nota della sinfonia che aprirà quest’anno è l’appello. Chi lo pronuncia è il maestro di un’orchestra speciale, in cui ognuno suona secondo il suo timbro unico e personale. Lo spartito è la grande armonia che siete chiamati a diffondere nel mondo, come singoli e come gruppo. Verrà pronunciato il vostro nome, come una chiamata, a cui potete rispondere solo voi.
Ma “come si fa a vivere la modernità senza fare schifo?” si chiede prosaicamente l’incipit di una canzone, intuendo che una vita (e quindi una scuola) basata esclusivamente su risultati e procedure e non sulle persone genera stanchezza. Mi piacerebbe che a rispondere non fosse la noia che caratterizza la scuola, perché tra le cose capaci di riempire il cuore e la testa di una persona c’è proprio la conoscenza, e se la conoscenza diventa una noia e genera apatia, allora non è conoscenza, allora non è scuola. Diceva un classico antico che “nutre la mente soltanto ciò che la rallegra”, per questo sono convinto che non vi serva una scuola divertente, ma una scuola interessante, perché la mente e il cuore si rallegrano quando sono afferrati dalla bellezza. Un filosofo greco scrisse che la parola “bello” (kalòs) deriva dal verbo “chiamare” (kalèo). Si tratta di una falsa etimologia, ma l’intuizione di fondo è vera. La bellezza è una chiamata, perché la bellezza mostra l’unicità di qualcosa che è uscito dall’anonimato e ha raggiunto il suo compimento, la bellezza trasforma in volto ciò che è indistinto e senza identità. Per questo studierete Socrate, Dante, Colombo, Caravaggio, Newton, Darwin, Einstein… perché furono tutti rapiti dalla chiamata della realtà a penetrarne il segreto, ciascuno con il suo strumento nella grande orchestra della storia umana. Le loro vite si riempirono di senso, perché non rinunciarono a quella chiamata, per questo Dostoevskij faceva urlare a uno dei suoi personaggi che si può a fare a meno di quasi ogni cosa: “ma senza la bellezza no, perché allora non avrà assolutamente nulla da fare al mondo! Tutto il segreto è qui, tutta la storia è qui! Non inventerete nemmeno un chiodo!”
E non sono i limiti di una scuola spesso scalcinata e abbandonata a se stessa a costituire i confini della vostra chiamata alla pienezza, anzi spesso dovrete ribellarvi di fronte a muri e umani che non ricordano più il senso di quell’appello. Ma non nascondetevi dietro i facili alibi con i quali spesso giustificate la vostra mancanza di impegno e di passione, dipende soprattutto da voi: la libertà che tanto cercate negli anni di scuola non è solo quella di “liberarsi da” qualcuno che impone delle regole, ma è soprattutto diventare “liberi per” raggiungere la pienezza e l’altezza del nostro breve vivere.
Se non trovate bellezza a scuola siete per metà spacciati, perché passerete la metà delle vostre ore di veglia dietro a banchi e libri, e saranno ore sprecate, buttate via, nell’età vostra fatta per sperare oltre ogni speranza, con un eccesso che è tipico dell’adolescenza. Un ragazzo, stufo della noia a cui lo costringeva l’ambiente in cui era cresciuto, sentendosi chiamato a grandi cose, decise di scappare di casa e scrisse una lettera a suo padre in cui diceva: “Preferisco essere infelice che piccolo, e soffrire piuttosto che annoiarmi”. La fuga fallì, ma rimase la sostanza di quella ribellione che lo portò a diventare il nostro più grande poeta moderno: Giacomo Leopardi. Questo vi auguro per quest’anno, essere disposti a rispondere a quella chiamata al compimento piuttosto che annoiarvi, affrontando anche difficoltà e fatiche pur di non accontentarvi di una vita piccola, piena di alibi e vittimismo. Quando sentirete il vostro nome all’appello del primo giorno di scuola, ricordatevi che siete lo strumento indispensabile, qualsiasi esso sia, di un’orchestra chiamata a suonare lo spartito del futuro.
La Stampa, 12 settembre 2016 – Link all’articolo
PS. Qui trovate la lettera che scrissi qualche anno fa: Il primo giorno di scuola che vorrei se fossi uno studente tradotta in varie lingue
Salve Prof. che belle parole piene di luce, la scorgo tra le righe e la sento accendersi nei miei occhi mentre leggo. Vorrei che questa luce potesse accendere gli occhi del mio bambino che comincia la quarta elementare!
Grazie di cuore!
a te, cara Ilaria, e auguri al tuo bimbo!
Caro Alessandro,
Grazie per queste righe. Come ogni tuo pensiero arrivano dritte al cuore… Non voglio annoiarti, ma dirti semplicemente grazie. Grazie perché con le tue parole, l’inizio del liceo classico prenderà un’altra sfumatura: di serenità e gioia. Non mi sembra ancora vero che si è aperto uno dei capitoli più importanti della mia vita, piuttosto sento che mi sono distaccato dall’aspetto puerile dell’adolescenza. E, di nuovo, grazie. Perché è merito tuo e dei tanti autori che sto incontrando, che la parte più profonda del mio essere comincia a mutare. Affronterò questo percorso con intraprendenza, mettendomi in gioco, mostrando senza vergogna le mie passioni, inseguendo quei sogni che agli occhi di molti miei coetanei sono capricci o visioni evanescenti, lottando in tutti i modi per rendere realtà desideri profondi. Un abbraccio da un alunno, da un tuo fan, da un sognare, da un amante della scrittura, da un fissato (un po’ troppo) per la lettura. Ti saluto con questa frase che mi sta molto a cuore, parole del grande Seneca: “La vita è come una commedia: non importa quanto è lunga, ma come è recitata.” Spero di recitarla bene la mia vita e spero che tutti possano riuscirci, per rendere il mondo più libero, più autentico.
Buon anno scolastico anche a te Alessandro come insegnante.
Con tanto affetto,
Marco.
Con la speranza che quest’anno scolastico riesca a STUPIRCI! Grazie per le belle parole prof che mi daranno la carica per affrontare questo anno!
Vorrei tanto che nelle scuole si potesse trasmettere questa chiamata alla bellezza, questo senso della scuola che tanto manca sí ai ragazzi, ma anche agli adulti che sono stati a loro volta ragazzi imposti allo studio.
Ma seguo nello studio ragazzi che fanno le scuole professionali e se paragono le tue parole a ciò che vedo, il divario è così ampio e sconsolante da sembrarmi irrimediabilmente incolmabile.
Forse nei licei il panorama è meno triste…
[…] da: https://www.profduepuntozero.it/2016/09/12/lettera-ai-ragazzi-cominciano-un-anno-scolastico/ […]
Caro prof purtroppo non siederò ne dietro un banco ne dietro una cattedra…ma le tue parole sono un buon stimolo anche per chi sta riprendendo un nuovo anno lavorativo e “formativo”….anch’io come Marco volevo semplicemente dirti GRAZIE!
Ci siamo conosciuti alla Gran Guardia a Verona!!!
Continuo nel mio impegno preso allora per sostenerti nel tuo lavoro di “speciale” prof!!!
Grazie 😉