Ultimo banco 82. Le “pienanze”
Vorrei diventare più altruista, lasciar andare ciò che mi fa male, trovare il vero senso della vita, studiare analisi 1, mettere i miei desideri e non quelli degli altri al primo posto, rendere le cose più semplici, avere un rapporto migliore con il mio corpo, essere più sicura di me stessa (non solo esteticamente), migliorare a scuola, trovare un punto di accordo con i miei genitori, migliorare la mia vita sociale, essere più sicuro di me… Sono solo alcune delle risposte di alcuni studenti alla prima domanda di un questionario che sottopongo loro, tra altri, nell’ultima parte dell’anno, per una esplorazione approfondita delle loro attitudini, progetti e punti di crescita. Il «questionario dei desideri» cerca di anticipare e rendere serio il gioco effimero della notte di san Lorenzo: la caccia alle stelle cadenti. Quella notte vogliamo credere che ci sia una connessione tra il movimento di un corpo celeste e quello di un corpo umano. Desiderio, lo sappiamo, viene dal latino de- (distanza) e -sidera (stelle). Si manifesta infatti come inquietudine, mancanza (non assenza) di una stella-guida, tanto che il suo contrario è «disastro», una stella (-astro) avversa (dis-). Il desiderio è il motore della vita, tensione verso la pienezza, tanto che chi non lo rispetta o non lo coltiva, si spegne nell’abitudine o nella menzogna. Ma avere un desiderio non basta, bisogna passare dal «de-siderare» al «con-siderare» (stare con le stelle), cioè trasformare la distanza in frequentazione, come faceva nell’antichità chi doveva orientarsi per mare o voleva indagare il cielo per capire se gli dei fossero favorevoli a un’impresa. E questo richiede silenzio, tempo e attenzione, vita interiore e azione.
Per questo motivo all’inizio del questionario chiedo ai ragazzi di esprimere con un «vorrei» il loro «de-siderio» più urgente, per poi approfondirlo con «con-siderazioni» precise, cioè una serie di domande mirate a capire che cosa li muove in quella direzione: il desiderio è autentico? Quali sono gli ostacoli (interni ed esterni)? Quale piano hai per iniziare a realizzarlo in estate? Anche per questo non amo chiamarle vacanze (vacanza viene dal latino «vacuus»: vuoto), che tradisce un modo di pensare senza libertà: tempo pieno (studio) – tempo vuoto (non studio). Il tempo è invece pieno o vuoto in base al senso che gli diamo. Io «vorrei» che i miei studenti vivessero l’estate come tempo «pieno», non perché lo riempiano di mille cose (ci può essere «vuoto» anche nella frenesia), ma perché lo «co-stellino» (stiano con le stelle) di pienezza di senso grazie all’impegno quotidiano nei loro desideri più importanti. Per questo chiedo loro di compilare il questionario per ognuno dei loro «vorrei». Se per esempio il «vorrei» fosse «scrivere un libro» basterebbe scrivere una pagina (carattere 12, interlinea singolo) al giorno (5000 battute circa), più o meno la lunghezza del pezzo che state leggendo: dal 10 giugno al 10 settembre, 90 pagine, cioè un libro di quasi 200 pagine. Se il «vorrei» fosse «imparare una lingua» e la leggessi ogni giorno per un’ora per 90 giorni, alla fine, ne imparerei almeno le basi, come decisi di fare nell’estate dei miei 16 anni con lo spagnolo. Solo così la «vacanza» diventa «pienanza»: pienezza di senso (desiderio, azione, impegno, gioia).
Perché le «vacanze« diventino «pienanze», bisogna quindi scegliere i desideri più importanti, quelli che la notte di san Lorenzo ammettiamo a noi stessi solo per gioco, per poi metterci in viaggio con quella stella-guida. Ma non è un gioco, perché prendere i propri desideri più autentici sul serio è la strada della felicità. Per questo vorrei che in questo ultimo o penultimo giorno di scuola, ogni ragazzo uscisse con uno, due, tre… «de-sideri» da «con-siderare», perché sia un’estate «co-stellata» e non «dis-astrata». Lo dice bene ai suoi studenti Frank McCourt, professore, alla fine del suo divertente libro Ehi, Prof!: «L’insegnante si fa serio e pone il Grande Quesito: che cos’è l’istruzione? Cosa si fa in questa scuola? Voi potreste rispondere che volete diplomarvi per andare all’università e prepararvi a una professione. Ma non è tutto qui, cari colleghi studenti. Io stesso ho dovuto chiedermi che cavolo ci faccio in quest’aula. E sono arrivato a formulare un’equazione: alla lavagna scrivo a sinistra una P maiuscola, a destra una L, poi disegno una freccia che va da sinistra a destra, da PAURA a LIBERTÀ. Non credo che sia possibile raggiungere la libertà assoluta. Ma quello che sto tentando di fare io con voi è mettere la paura alle strette». Solo così l’estate diventa il prolungamento e il compimento, in altri modi, del lavoro fatto a scuola: l’accensione di un fuoco che rende vivi nel divertente e serissimo gioco della vita. Io quest’estate «voglio» scrivere un libro, tornare a viaggiare e liberarmi dalla tristezza che questo periodo mi ha seminato dentro. E voi?
Corriere della Sera, 7 giugno 2021 – Link all’articolo e ai precedenti
Molto bello devo dire…una bella idea
Il compimento di un desiderio…con l’energia giusta, la costanza e la perseveranza che contraddistingue uno che vuole liberamente…grazie Prof. per tutto, grazie di esserci
“Pienezza” è una parola che continua a inseguirmi, non come assenza di vuoto , ma come qualcosa che già ci è stata donata e di cui abbiamo bisogno per vivere. Bisogna tradurla nella nostra vita per gustarla a pieno e non è sempre facile. La “pienanza” così descritta lo fa in maniera sublime…e allora buone pienanze e grazie !
Ehi Prof. che idea esilarante, avventurosa,scrivere alla lavagna P L e tirare una freccia.
Pure io, Federica, insegnante avventurosa, provocatoria che ha seguito il più possibile le proposte di Amore per il sapere, Bologna, per scovare pratiche educative non scontate, mi sono chiesta che ci facevo in aula, quando andavo.
Desiderio vero ,autentico, non fatuo, vacuo, anch’io rigetto vacanza, allusiva a vacuus, vuotaggine, rappresenta una costellazione da considerare.
Ed io con i miei minuti gruppi di scolari, non una classe, go dialogato sul e con il desiderio, scrutando sidera per trovare pienanza ossia il significato della vita in promesse, attese verso il futuro.
Studio la Filosofia, anche dopo la la Laurea con la Bottega della Filosofia, Prof.Marco Ferrari e poi, con altre esperienze universitarie che da qui, scaturiscono come Università Cattolica di Milano dove ho appreso arte di narrare sé come propria Musa,storiografia greca e latina e, da ultimo, Summer school di Udine Paideia filosofica con ancora Amore per il sapere.
Questa è Federica, un po’ Federica, in una vita complicata,inquieta con un taccuino dei desideri essenziali che si chiamano felicità e stupore per la vita e per la bellezza.
Il contributo precedente narrai le reticenze verso di me dalle sfere alte scolastiche, non insegnanti, allievi, per la malattia che include la necessità di appoggio monolaterale e non so se siano scomparse: qualcuno decide il mio destino.
Tuttavia, caro Alessandro, la risposta a chi sono io?La fornisco io con il mio valore,la mia pienanza, come la chiami.
Durante l’ Estate andrò a Rimini, al Meeting dove sono anche volontaria speciale, chissà,se venissi anche tu,poi, studiero’ Filosofia, scrivero’ i testi per la Università e cercherò verità piena, contemplando la stella- guida.
Magari, senza tedio, invio , sono breve nello stile, in allegato e-mail.
Forse, aggiungero’ un po’ la montagna in meditazione, vedremo.
Grazie, per la preziosa parola ispiratrice che doni nella pace con un lavorio laborioso e meticoloso; se segui l’ esame, il vero esame, nel vero desiderio è esame come prova e ricerca di sé. In cammino, vicina, Federica, Rovigo, nata a Bassano del Grappa filein.
Buon sabato a te, Alessandro, e a tutti.
Quante suggestioni in ciò che hai scritto. Ho senz’altro bisogno di rileggere con calma le tue parole. Ci dedicherò del tempo che così riempirò in modo buono. Vorrei contraccambiare e, se non ne hai ancora avuto l’occasione, ti invito ad ascoltare le parole della prof.ssa Lucangeli che, in questo breve ed illuminato contributo, parla di pienezza come antidoto alla saturazione. Ho ascoltato, rapita, lei, e letto, rapita, te, intravedendo connessioni ed intrecci che mi hanno nutrito l’anima.
https://www.youtube.com/watch?v=8raEjP_zTO8&ab_channel=DanielaLucangeli
Buon ascolto, con gratitudine.
Martina
Grazie!
Ciao Alessandro,
mi chiamo Salvatore Farina, ho deciso finalmente di scriverti perché… Perché? Innanzitutto, perché abbiamo un bel po’ di cose in comune: siamo conterranei (con il nome che porto, l’avrai subito intuito); facciamo lo stesso doppio mestiere e nutriamo entrambi una passione per l’etimologia. La differenza tra noi è che tu sei un insegnante e uno scrittore famoso ancora giovane, mentre io sono conosciuto solo nel mio territorio e sono molto più avanti con gli anni. E poi, tu sei parecchio più talentuoso di me. E la prova che il mio complimento è sincero risiede anche nella gratitudine che ho il piacere di manifestarti: grazie Alessandro per le belle ed interessanti letture che faccio il lunedì attraverso la tua rubrica sul Corriere. Sappi che molto spesso porto il tuo “Ultimo banco” nelle mie classi: ed è sempre un successo. Semplice captatio benevolentiae questa mia introduzione? No, caro Alessandro, la richiesta che ti sto per sottoporre è così palesemente giusta che non ho bisogno di accattivarmi la tua simpatia. Ti chiedo di leggere il testo della petizione che ho lanciato e di aiutarmi a perorare la causa. Perché lo sto chiedendo proprio a te? Perché tu ami veramente la Scuola e quindi ami la Giustizia e la ricerca della Verità.
A metà marzo, in occasione della nomina di Enrico Letta a segretario del Partito Democratico, si parlò di estendere il diritto di voto ai sedicenni. La proposta cadde nel vuoto, così come era già avvenuto negli anni precedenti. Ma quello che mi ha colpito questa volta, è stato un sondaggio che ha rilevato l’enorme percentuale di giovani contrari all’ innovazione: più del 75% ha detto “no” al voto ai sedicenni. Il risultato di questa indagine è un indicatore lampante che dice tante cose allarmanti sui nostri giovani: e la Scuola è immediatamente coinvolta. E la Scuola siamo soprattutto noi, caro Alessandro. Siamo noi insegnanti che continuiamo ad accettare passivamente tutto quello che fa – e soprattutto quello che non fa – il Ministro della Pubblica Istruzione di turno.
Questo è il link della petizione che ho lanciato:
https://www.change.org/SOS-Ci-Vuole-Una-Altra-Scuola
Un caro saluto.
Salvatore Farina
P.S.
Cfr. email del 4 giugno 2021 indirizzata a alessandrodavenia@profduepuntozero.it