Ultimo banco 14. 2540 d.C.
«I bambini cresceranno con ciò che gli psicologi usavano chiamare un odio “istintivo” dei libri e dei fiori. Staranno lontani dai libri e dalla natura per tutta la vita». Aldous Huxley immaginava così i metodi educativi del Mondo Nuovo nel suo omonimo libro del 1932. Siamo nel 2540 d.C. e la famiglia non esiste più (porta solo sofferenza, spreco di tempo e forze); i bambini non vengono più procreati (le parole padre/madre sono insulti, non esiste più il parto, ognuno inventa il suo nome e cognome): gli embrioni sono prodotti da gameti selezionati e congelati, poi coltivati in incubatrici a rilascio di ossigeno differenziato (determinante per lo sviluppo del cervello) in base al tipo di individuo da produrre per la rigida gerarchia di ruoli sociali da ricoprire. Si è solo individui. Quando i bambini cominciano a gattonare vengono introdotti in stanze piene di rose e libri colorati, ma non appena li toccano sono investiti da scariche elettriche e acutissimi allarmi. E perché indurli all’odio istintivo di libri e fiori? Perché chi guida il Mondo Nuovo sa che per rimanere al potere deve garantire a tutti una costante felicità ed eliminare ogni ostacolo alla soddisfazione continua. Natura e libri sono perdite di tempo, fonte di inutili domande sul senso della vita: i piccoli non sfoglieranno (in italiano abbiamo il privilegio di un unico verbo per pagine e petali) mai più né rose né libri.
I recenti risultati dei test Ocse-Pisa, che hanno valutato le competenze di lettura di studenti di 80 Paesi, dicono che i nostri quindicenni faticano a comprendere un testo. I toni allarmistici di questi giorni, incolpando la scuola, non centrano il versante politico di un problema noto da almeno 40 anni. Che quasi l’80% dei ragazzi raggiunga solo il livello minimo richiesto per la comprensione di un testo è un risultato più o meno stabile da tempo. Siamo in «stagnazione culturale» (e quindi economica) da anni ma l’agenda politica sulla scuola non reagisce né cambia: la formazione incide poco sulle situazioni socio-culturali svantaggiate e conferma i divari di partenza. Peggiori sono i risultati degli adulti (Ocse-Piaac), tra i quali solo il 50% raggiunge il livello minimo: i ragazzi sono solo il nostro riflesso. L’intuizione di Huxley è attuale: la faticosa «presa» sulla realtà (osservazione della natura, riflessione sui libri) è l’unica resistenza alla dittatura del piacere apparente, il tutto-subito-e-facile a cui educhiamo «istintivamente» i giovani. La ricerca di sensazioni sostituisce la ricerca di senso: i libri hanno pagine impegnative, le rose hanno le spine, i cellulari no. E che cosa regaliamo a un bambino di 10 anni? Quanti libri ci sono in classe, a casa, sul comodino? Quanto tempo dedichiamo a osservare la natura e quanto lo schermo? La scuola fa amare la lettura a chi non sa cosa sia? Perché non inserire, lo dico da anni, almeno un’ora settimanale di lettura ben fatta?
Nel 1941 Terezin, cittadina vicino Praga, fu trasformata dai nazisti per metà in ghetto per metà in campo di concentramento, e ribattezzata Theresienstadt. Un sopravvissuto, lo psichiatra Viktor Frankl, che lì perse il padre, racconta che venne annunciato il rastrellamento casa per casa dei giovani, se non si fossero consegnati l’indomani. Al mattino i ragazzi si presentarono, ma la libreria di Terezin era stata svuotata: nottetempo avevano preso un paio di libri a testa, per metterli nel solo bagaglio concesso. Le parole di uno scrittore, un filosofo, uno scienziato… erano per quei giovani beni di prima necessità: questione di sopravvivenza. Nella stessa nazione, a inizio secolo, è stata approvata una legge per ridurre l’inquinamento luminoso notturno e restituire il cielo stellato ai cittadini: luci schermate da una certa ora. Il cielo stellato è in estinzione: un terzo della popolazione mondiale non vede più la Via Lattea, un europeo su due scorge una manciata di stelle delle tremila visibili a occhio nudo (l’Italia è tra i Paesi con il maggiore inquinamento luminoso). La decisione politica mirava a strappare la notte al consumismo esasperato e restituire la gioia quotidiana del cielo stellato a persone di tutte le condizioni sociali. I due esempi mostrano che da natura (osservazione) e cultura (riflessione) dipende la presa sulla realtà, senza la quale si è prigionieri dell’illusione consumistica secondo cui per essere felici bisogna comprare anziché comprendere, godere anziché gioire, arraffare anziché impegnarsi… salvo poi scoprirsi sempre insoddisfatti. Infatti nel Mondo Nuovo di Huxley per eliminare questo inevitabile disagio dell’anima c’è il soma, droga distribuita gratuitamente dallo Stato sin dall’infanzia e vaporizzata nell’aria nei momenti di crisi e disordine sociale. Non credo sia un caso che da noi il consumo di droga sia in crescita. Il 2540 è ora e fare «resistenza», in casa e in classe, significa dare rose e libri, a cominciare da questo Natale.
Corriere della Sera, 9 dicembre 2019 – Link all’articolo e ai precedenti
Grazie, Alessandro, per questo articolo ricco di spunti pedagogici.
Condivido pienamente tutto quanto.
Purtroppo la nostra società è basata sulla seduzione e sulla persuasione del tutto – subito – facile. Abbiamo spianato troppo la strada dei nostri ragazzi così che, appena vedono una montagna da scalare, si impressionano. Abbiamo paura della loro vulnerabilità e per questo proponiamo per-corsi facili, ma facendo così li rendiamo ancora più deboli.
I libri scolastici adottati dalle scuole si sono inesorabilmente rimpiccioliti e oggi le scuole sono concordi per la “promozione facile”. Con la scusa della lotta alla dispersione scolastica si promuovono tutti, anche ragazzi che avrebbero bisogno di più anni per formarsi e acquisire competenze, invece la bocciatura è diventata una vergogna per la scuola e per l’alunno. Oggi si cerca di “garantire il successo formativo a tutti gli alunni “, ma in questo ritrovo un criterio aziendalistico, non scolastico. L’azienda infatti si occupa di customer satisfation e cerca numeri, non persone da educare.
Penso che la scuola debba essere controcorrente rispetto alla società, non seguire ed eseguire il suo diktat. Sono, in questo, più d’accordo con le teorie sociologiche del conflitto che con quelle funzionaliste. Quanto costa alla scuola essere sempre al passo con i tempi e poi è sempre giusto?
Perché abbiamo eliminato la parola “fatica” dal nostro vocabolario e dalle vite dei nostri ragazzi?
Perché?
Perché abbiamo adottato un modello di scuola e di società che, forse, neanche ci appartiene fino in fondo?
La società ha abbassato l’asticella della cultura e della fatica, ma i risultati sono nefasti.
È inquietante la società futura preconizzata nel libro “Mondo nuovo”. Una società basata sull’eutanasia e la selezione delle persone migliori è una società che rischia di andare incontro alla dittatura sia dal punto di vista politico che consumistico. E molti psicologi sociali hanno paventato questo rischio. Sono stati condotti numerosi esperimenti per verificare il grado di suggestionabilita ‘ delle persone con esisti sbalorditivi…
Penso anche al libro “1984”di Orwell e mi viene in mente il controllo sociale associato a tutti i tipi di dittatura. Cerchiamo di correre ai ripari!
Cerchiamo di pensare, di meditare.
Cerchiamo di tornare alle rose e ai libri perché se non diamo spazio alla natura essa se lo riprenderà e se non offriamo libri ai nostri ragazzi essi rischieranno di essere schiavi della dittatura del tutto – subito.
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