5 marzo 2019

Letti da rifare 50. L’Amore o l’amore?

Nel quotidiano vivere di rado l’Amore si mostra apertamente, come un dio. È accaduto nella cerimonia dei moderni immortali premiati con auree statuette. Quando il glaucopide Cooper e Lady Gaga Circe hanno cantato Shallow, tutti hanno visto, saputo, desiderato: Amore. Era lì, sotto gli occhi dei mortali, nell’aria che divideva e univa i due. L’amore ha nel fuoco la sua metafora prediletta: si sprigiona quando i pezzi a bruciare sono due, proprio nello spazio di contatto-distanza passa l’aria che alimenta la fiamma. E tutti, quella sera, hanno visto la Fiamma dell’Amore. Uno di quei momenti in cui il sacro si mostra apertamente, quel sacro la cui assenza è la tristezza del nostro cuore e la cui distanza è la sua malinconia. Noi liberiamo e impegniamo le nostre energie solo per ciò che è sacro, perché la vita diventa viva solo quando supera se stessa e abbandona la superficialità e le acque basse (shallow) della sicurezza. Il nostro istinto di sopravvivenza è istinto di sopra-vivere, cioè di vivere oltre, in altezza e profondità: cerchiamo l’estasi che ci dimostri che possiamo non morire, perché non siamo solo materia mortale. Cerchiamo di sopra-vivere nel lavoro, nel divertimento, nella religione, nella natura, nella cultura, nei figli, nel successo, nel potere, nei soldi… e in tutto ciò che sembra soddisfare la sete di trascendenza (da trans-scandere: salire oltre), la scala per la sopra-vita: la vita che con il tempo non si rovina, anzi si rinnova e cresce. Dov’è questa vita? Ovunque ci sembri di poter non morire. Così ci sono apparsi Gaga-Cooper: immortali, avvolti nella Fiamma d’Amore.

Nel 2018 Gad3 ha elaborato una ricerca globale sui gusti dei ragazzi tra i 18 e i 29 anni, e il film più visto (88%) è risultato Titanic. La pellicola del 1997, più di 2 miliardi di incassi (seconda solo ad Avatar), domina l’immaginario amoroso giovanile da vent’anni. L’amore tormentato tra Rose e Jack, ostacolato dalle marcate differenze sociali tra i due, è l’Amore: l’abbraccio, sulla prua e sulle note di Celine Dion, è diventato l’icona contemporanea del desiderio. Ma perché proprio questo Amore è oggi l’amore? Il cristianesimo diceva che Dio è amore. Titanic mostra invece che Amore è dio: l’unico che può salvarci dalla nostra relatività e senza il quale non possiamo ritenerci «vivi». «Ho bisogno di sentirmi vivo» è infatti diventato sinonimo di «voglio innamorarmi». In questo quadro non è più il legame di coppia che realizza (cioè rende reale) l’amore, ma l’Amore che realizza la coppia. Le persone sono i suoi felici «burattini»: si uniscono, si lasciano, cambiano, non importa, ciò che deve rimanere sempre vivo e rinnovarsi non è il legame, ma il Sentimento Amoroso. Se il bisogno di sentirsi amati è il rimedio alla precarietà della vita, se nulla dà consistenza all’io, l’Amore rimane la sola sicurezza in un mare di insicurezze: a questo Sentimento i giovani chiedono la loro sopra-vivenza. É il dio che libera dai nemici di dentro e di fuori: l’altro è il tramite dell’Amore che ci fa sentire degni di esistere, bellissimi e liberi dal male. A cercare l’Amore sono, per paradosso, i giovani: proprio nel momento in cui lottano per rendersi autonomi, affermando la loro identità, cercano un legame che di fatto va contro quella fame di autonomia. Desiderano protezione, sicurezza, riconoscimento per quell’io che stanno ancora provando ad accettare e affermare. Si sentono inadeguati e instabili, e chiedono a un altro, idealizzato come un dio, di renderli «adorabili». Non cercano l’altro perché è un altro, diverso da loro, ma perché li adori. Fin qui tutto bene, è una tappa dell’adolescenza, ma l’Amore sembra coinvolgere non solo l’età dei primi e sconvolgenti turbamenti del cuore. Però l’Amore non è «tutto» l’amore, infatti quello tra Rose e Jack, di fatto, non diventa mai reale: resta un amore sognato, un miraggio. Perché?

L’innamoramento ha una carica di idealizzazione fortissima, e l’Amore vuole fermarsi a questa fase, cristallizzare l’esaltazione di sentirsi unici e soli al mondo. Scoprire di avere un valore, sentirsi importanti o addirittura indispensabili per qualcuno fa «impazzire», manda «fuori di testa», ma al tempo stesso fa dipendere dall’altro, dando origine a una contraddizione: per avere valore ho bisogno di un altro senza il quale scompaio. L’Amore è una prigione con tutti i comfort. Eppure quella carica di idealizzazione, nonostante non sia una meta in sé, ha una funzione positiva, di spinta nel futuro: per «rischiare il futuro» con qualcuno ci vuole un’energia «folle», che a poco a poco si trasforma in nutrimento per un legame che rende se stessi, senza imprigionare, che dà valore, senza far dipendere. L’idealizzazione dell’altro («lui/lei è perfetto/a!») dà il coraggio di aprirgli il proprio mondo, ma per chi ancora non conosce il suo valore e non ha un mondo interiore autonomo — per l’appunto gli adolescenti — la sete può accecare e creare il miraggio: io non esisto se non nell’altro, che «voglio» vedere perfetto perché non si rompa l’incantesimo della sicurezza. Si capisce quindi perché l’Amore, l’amore-adolescenziale (e, ripeto, non è questione di età) cerca contatto e rassicurazioni costanti, perché è il Sentimento stesso a costituire e sostituire il legame. Ma proprio questo, a lungo andare, impedisce di lavorare sulla relazione, parola che viene da re-fero, portare qualcosa in uno spazio che separa: dove c’è fusione non c’è spazio per dare e ricevere. Un legame è la corrente che passa tra i due poli, il fuoco che si sprigiona tra i due ciocchi. La fusione invece teme la distanza, la differenza, la negatività della vita… l’altro non è mai altro da me, ma una proiezione di me. L’Amore, tra idealizzazione e fusione, non libera le risorse creative ma le blocca, rassicura ma non fa crescere, come invece accade nei legami profondi che maturano tra dolore e perdono: «Perdonami se ti cerco cosi / goffamente, dentro / di te. /Perdonami il dolore, qualche volta. / E che da te voglio estrarre / il tuo migliore tu», dice Pedro Salinas all’amata.

L’Amore invece teme la vita quotidiana, si cristallizza nell’esaltazione, cercando momenti assoluti (come il naufragio nel film). Alla prova del tempo, se non matura in legame, diventa il suo contrario: l’Odio. Per rompere la fusione serve infatti un sentimento di pari intensità: se valgo solo perché c’è l’altro ne divento schiavo e, se non è più come mi aspettavo, me ne devo liberare. Col tempo emerge che l’unicità dell’altro non è perfezione ma fragilità, difetti, errori, che dissolvono l’illusione che possa garantirmi il valore che non trovo in me. L’idealizzazione, solo se usata come energia per con-dividere, si trasforma in reciprocità, uno scatolone in cui ciascuno trova il coraggio di mettere ciò che ha di più proprio e lo fa diventare comune: quello scatolone è la relazione e più è pieno e pesante più la relazione è forte. Invece è vuoto lo scatolone e debole la relazione basata sul «sento» o «non sento più nulla», in balia degli alti e bassi del Sentimento riferito al proprio ego: non è cresciuto invece il «sentire» il valore dell’altro proprio perché si ama il suo modo “altro” di essere. La coppia non cresce in funzione del Sentimento, ma è il Sentimento a crescere in funzione del legame, che si approfondisce quando si apre lo spazio in cui interessi, ideali, storie, ferite, sogni, difetti e progetti personali, diventano comuni. L’Amore adolescenziale esclude il mondo: tutti siamo stati distrutti da quell’ossessione, abbiamo smesso di dormire e studiare, trascurato amici e interessi. L’Amore non attiva le risorse interiori per dare valore all’altro per quello che è, non ha il coraggio di fare lo scatolone della reciprocità, in cui le cose non sono più solo mie. Le coppie più belle che conosco hanno un amore che va oltre loro e trabocca sul mondo, anziché escluderlo: hanno figli, tanti amici, la loro casa è aperta e le loro personalità, sempre più spiccate e compiute, si illuminano a vicenda. L’intimità non è nella idealizzazione-fusione, illusione di sconfiggere la paura della solitudine o del vuoto interiore, ma in una faticosa e appagante reciprocità, che porta l’altro «al suo migliore tu» attraverso il dono di sé: «al mio amore risponda / la creatura nuova che tu eri», conclude Salinas. L’amato trova il coraggio di superarsi e diventare se stesso proprio grazie all’azione dell’amante: sopra-vive per amore.

Il letto da rifare oggi è Titanic. Immaginate di far naufragio, domandatevi se sapete che oggetto salverebbe la persona che amate? Quale ricordo della sua vita vorrebbe ascoltare? Quali sono la sua ferita e la sua gioia più grandi? Per cosa dovreste soprattuto chiedere perdono o dire grazie? In cosa è diventato migliore o peggiore grazie a voi? Scrivete le risposte e mettetele dentro la Scatola della reciprocità: leggetevele ad alta voce, in un a tu per tu calmo, senza distrazioni. Allora sarà evidente che amare non è una reazione, ma un’azione: è il legame a fare l’amore e non l’amore a fare il legame. L’Amore affonda come il Titanic, che colò a picco proprio per la sua pretesa invincibilità, l’eccesso dei sistemi di sicurezza aveva reso l’equipaggio superficiale nel controllo della rotta di navigazione: non videro o non «vollero» vedere l’iceberg che spezzò il cuore alla nave. Solo l’amore con la minuscola — quotidiano, faticoso, bellissimo, difficile, creativo, stanco, sorridente, aperto alla vita — è una nave guidata da due capitani attenti l’uno all’altro, senza paura dell’alto mare e delle sue sorprese, una nave che arriva in porto perché è in porto ovunque.

Corriere della Sera, 4 marzo 2019 – Link all’articolo e ai precedenti

3 risposte a “Letti da rifare 50. L’Amore o l’amore?”

  1. Alba ha detto:

    Con l’ultimo letti da rifare ti sei veramente superato… Meraviglia!
    Alba

  2. “Il cuore di una donna è un profondo oceano di segreti”- le coeur de la mer.
    Rivela Rose nell’ultima scena del film.
    Anche io sono stata fra quelle ragazze che hanno tifato e perfino pianto, per quell’Amore raccontato dal Titanic. Un amore che non si è potuto concretizzare, eppure con quell’amore, qualcuno ha potuto avere salva la vita.
    Professore, quando scrive sull’amore, lei è un’eccellenza, le sue riflessioni trovano tutti d’accordo, anche me.
    Eppure l’amore non dovrebbe avere minuscole o maiuscole, forse mi sbaglio, ma io credo che possa essere fatto di entrambe le cose. Scegliere, non comporta prendersi tutto, di una persona, pregi e difetti, forza e fragilità, sogno e realtà? L’amore di cui parlo, penso che non tema niente, neppure le distanze, eppure insieme le teme, proprio perché non si è perfetti, ma umanamente fragili. Non per questo chi teme di più vuol dire che non sappia amare. L’amore che non ha bisogno di essere rassicurato, si verifica quando spontaneamente, avviene che la coppia si rassicura vicendevolmente.
    Un amore liberante, quel legame forte, non si incasella in niente, ha già tutto dentro, la A maiuscola e la “a” minuscola. E solo il tempo può dare torto o ragione.
    Anche i legami forti, credo, per il fatto che sono umani, possano non essere infallibili. Conosco coppie che si sono amate tantissimo, c’è stata reciprocità fra loro, ma nel tempo non sono andate avanti insieme. Le relazioni sono complicate. I versi di Salinas rivelano la ricerca dell’amore. Eppure anche Salinas verso l’amata, non se n’è uscito così bene alla fine.
    La bellezza della poesia è l’estrapolazione dell’essenza nella sintesi del verso. Eppure, a volte non bastano mille versi o parole, sembra non bastare l’amore, se ci caliamo nel reale fuori poesia.
    Come a volte, invece, mettendo da parte paure, orgogli, pregiudizi ecc. basterebbe così poco per vedere nell’altra/o, quello splendore che vorremmo tutta la vita e tutte le ventiquattro ore dei giorni.
    Così, una piccola riflessione..

    Buona serata e buona giornata domani, ai Colloqui Fiorentini.

    Per motivi di lavoro non potrò esserci. Mi accontentero’ di sognare la bellezza che sarebbe stata, quella di ascoltare te.

    Adua B.

  3. Allebasi ha detto:

    “Lo spazio della libertà personale è racchiuso da due iniziative, quella di un amore che precede l’uomo e quella che egli stesso avvia, in vista dell’amore per l’essere in tutte le sue forme. Si può asserire che l’amore muove la libertà e che da essa nasce nuovo amore. Questa reciprocità, e il conseguente dinamismo, esprimono una verità profonda dell’uomo: la sua vocazione al compimento di se stesso, la sua tensione a realizzare l’essere che ha ricevuto, testimonianza di un amore originario, ossia di un bene, una positività o pienezza, vera condizione di possibilità dell’esercizio della libertà e suo significato profondo” da Alessandra Modugno –
    “Filosofia e didattica”.

    Questa citazione esprime, per me, il significato della distinzione dell’Amore (con la A maiuscola) dall’amore.
    L’Amore con la A maiuscola implica una realtà originaria, che ci precede e ci abbraccia.
    La a minuscola implica l’amore creaturale, cioè quello che possiamo offrire, con i nostri difetti, le nostre fragilità e potenzialità, agli altri e quello che gli altri offrono a noi.
    Un’altra questione che per me è fondamentale è il saper riconoscere e discernere quando un amore è liberante e quando non lo è.
    Mi vengono in mente le sirene omeriche e le prigioni dell’anima. Temi affrontati al Carnevale di Viareggio sotto forma di carri (molto suggestivi).
    Quale connessione possono avere le gabbie e le sirene?
    Lo esprimo con un elenco:
    1) Un amore eclatante non è detto che sia autentico, può non essere liberante, ma condizionante.
    2) Risulta essenziale frequentare persone liberanti e non condizionanti (parlo in generale, non solo dell’amore).
    Questo può essere più difficile: a volte accade che facciamo degli errori e non ri-conosciamo una persona liberante oppure che non ri-conosciamo un pericolo: una persona che ci rende schiavi, che imprigiona la nostra personalità. Ecco le sirene omeriche: il loro canto è delizioso, ma poi ghermiscono le profondità dell’animo. All’inizio non si vedono le insidie, sembra tutto stupendo, strabiliante.
    3) L’amore come gabbia, anzi, come voliera dorata: non sei più libero di esprimere la tua personalità, sei dipendente dall’altro che ti soffoca, ti controlla, ti fa “terra bruciata” intorno. Sono tre punti interconnessi tra di loro, quasi una premessa e una conseguenza logica.
    Urge saper pensare e riflettere : su QUALI BASI SI FONDA questo o quell’AMORE?

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