Elettori prima che lettori – Ad alta voce
La verità sulla lettura degli adolescenti non è da cercare lontano, giace sul vostro comodino. Chiediamo alla scuola di renderli “lettori”, come se gli insegnanti avessero la capacità di far fiorire ciò che non è stato neanche seminato. Dobbiamo prima renderli “e-lettori”, capaci di scegliere, in modo che la lettura sia un incontro e non uno scontro. Einstein diceva che per avere figli intelligenti basterebbe legger loro le fiabe ad alta voce: intelligenza è intus-legere (leggere dentro), per penetrare il mondo e abitarlo bisogna prima leggerlo. Un bambino senza fiabe è privo della mappa per la sua esplorazione autonoma della vita, la fiaba è infatti – direbbe Vico – “metafisica fantasticata”. A quell’età la comprensione del mondo non passa dal concetto astratto, ma dalla vita in azione, forma capace di nominare – e quindi rendere vivibili – paure e sogni. La fame di storie resta anche negli adolescenti, anzi si acuisce, perché più specifiche si fanno le domande: abbandonato il pensiero magico, per abitare il mondo occorre, ora più di prima, dargli forma ri-conoscibile. Pavese si rammaricava di non leggere più i libri come, da adolescente, “con quella viva ed ansiosa speranza di cose spirituali”, l’adolescenza è infatti l’età in cui l’informe cerca la forma, e non possiamo stupirci se le forme proposte o imposte dalla scuola siano oggetto di sospetto, tanto più se sono lontane dalle domande vive in quel momento.
D’altro canto non mi sono stupito, di ritorno dalle vacanze estive, nello scoprire i quattro libri scelti dai miei ragazzi di prima superiore da quattro liste con caratteristiche diverse: i più e-letti sono stati Open di Agassi, due romanzi di Jane Austen, Fahrenheit 451. Se in quell’elenco non ci fosse stato nulla che nutrisse la fame di cui parla Pavese, sarebbero andati giustamente a rovistare al mercato della tribù. Quando racconto Le notti bianche di Dostoevskij ai quindicenni so benissimo come andrà a finire: lo ameranno. Per arrivare a Delitto e Castigo occorre passare prima per un racconto di Dostoevskij (14 anni), poi un racconto lungo (15), poi un romanzo breve (16), per approdare al romanzo (17) e al grande romanzo (18). A volte dimentichiamo che l’uomo non è un cervello, ma una storia, che ha bisogno di gradualità, relativa non solo alle difficoltà linguistiche del testo, ma alla possibilità di condividere le domande e la ricerca del protagonista.
Al primo anno di superiori, alla fine della lettura integrale ad alta voce dell’Odissea, durata un anno, i miei alunni hanno tirato fuori pizzette e dolci per festeggiare il compimento di un’avventura, che credevano noiosa e indigesta, e che si era invece rivelata settimana dopo settimana ricca e sfamante. Avevano eletto ciò che non avrebbero mai letto, e letto ciò che non avrebbero eletto.
Non è solo questione di gradualità, ma anche di bellezza sul nostro comodino. Il comodino dei genitori ospita libri? Quali? Capita mai di parlarne a tavola? In camera dei figli piccoli ci sono libri o c’è già un computer? E in tasca uno smartphone prima di una tascabile? Perché non impegnare una sera in lettura ad alta voce di qualche bel libro come rito familiare?
Scriveva Leopardi con gran sincerità, lui che nei libri aveva cercato salvezza e ci aveva perso la salute: “la lettura dei libri non ha veramente prodotto in me effetti o sentimenti che non avessi e non c’è effetto che senza lettura non avesse dovuto nascere da sé: ma pure ha accelerato e fatto sviluppare più presto”. Quando i nostri ragazzi leggono voracemente un libro, stanno nutrendo qualcosa che in loro cerca di farsi strada (forma) come può, magari in modo superficiale e per contagio della moda. Da lì bisogna partire, per far loro gustare forme sempre più adeguate e ricche: chi torna agli omogeneizzati,se ha età e denti per un piatto di spaghetti? È già tutto dentro di loro, ma siamo noi capaci di nutrire quella fame che li porta a dire di un libro: l’ho divorato? Che cosa c’è sul nostro comodino a nutrire la nostra?
La Stampa, 4 ottobre 2015 – link all’articolo
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Una pillola (il video completo a breve) dell’iniziativa ad Alta Voce per promuovere la lettura.
Sante parole! Devo dire però che sul mio comodino ci sono sempre libri (Bianca abita lì ormai fissa…) in camera dei figli (ventenni maschi, e non aggiungo altro!!) ce ne sono stati, ma solo fino ai 16 anni, quando sono stati sostituiti dalla PlayStation, mio malgrado….
Hola Alessandro, me ha encantado el artículo y el vídeo. Voy a hablar de ti y de este artículo y vídeo en una conferencia sobre la lectura que voy a dar en breve: “Mejores lectores, mejores personas, mejores familias” ¡Un abrazo!
AD ALTA VOCE
Grazie prof.,
Da quando ho letto questo articolo ho iniziato a leggere tutti i testi che mi vengono proposti ad alta voce ed è diverso, assaporo di più le parole, le vivo e le faccio diventare mie e allo stesso tempo restituisco la vita a ciò che leggo.
Ringrazio anche la mia negligenza: per l’estate mi era stata assegnata la lettura de “Il sentiero dei nidi di ragno” insieme a quella di molti altri libri a cui ho dato la precedenza. Qualche settimana fa mi è stata comunicata l’imminente verifica proprio sul romanzo di Calvino, così mi sono ritrovata a leggerlo in un giorno. L’ho letto tutto. Ad alta voce. È stata un’esperienza bellissima.
Grazie ancora mi ha fatto scoprire un mondo