Il ragazzo che dorme e il bambino di Dostoevskij
Vorrei che ognuno guardasse il presepe e ne scegliesse un personaggio. Che ci crediamo o no, il presepe è un po’ come siamo tutti noi quando nasce un bambino: trasformati, ammaestrati, stupiti. Qualsiasi sia la nostra condizione di partenza: stanchi, arrabbiati, svagati, disperati, sognanti, felici. Per questo, che ci crediamo o no, siamo tutti in vacanza a festeggiare il Natale e a scambiarci dei doni.
A me fa simpatia il ragazzo che dorme. Ha il volto compiaciuto di chi fa un bel sogno. Mentre gli altri pastori hanno ricevuto una strana notizia, lui continua a dormire tranquillo, come sanno dormire i ragazzi che lavorano sodo, di un sonno buono e pesante.
Tutti accorrono nel luogo segnalato da quelle voci apparse dal nulla. E lui dorme.
Sogna di un posto dove non c’è il freddo di quella notte.
Di un posto dove si lavora senza faticare.
Di un tempo in cui Miriam abiterà sotto lo stesso tetto con lui, che spera di averlo un tetto per allora.
La bella Miriam dagli occhi scuri e i capelli ancor più scuri.
Sogna un paradiso in terra, come tutti i ragazzi.
Sembra tutto così reale in quel sogno… e lo è quanto il dolore che segue a questi sogni, quando finiscono. Come se un altro mondo ci mandasse un’istantanea di qualcosa che un giorno sarà o – più semplicemente – vorremmo che fosse.
Poi il suo cane non riesce più a star buono con tutto quel movimento attorno e comincia a leccargli la faccia. Il ragazzo si alza e si stiracchia, ancora compiaciuto nel ricordo del suo sogno ma subito, il freddo, la notte, Miriam lontana, lo riportano alla ruvida realtà, resa ancora più ruvida dalle impressioni fugaci ma assai vive del sogno.
Il cane abbaia e corre via. É costretto a seguirlo. Lo porta dritto in una di quelle grotte in cui anche lui trova rifugio per le pecore e per se stesso, nelle notti troppo fredde. C’è gente raccolta lì intorno. Chissà cosa è mai accaduto. Quando entra trova un bambino piccolo in braccio ad una donna. Sono poveri come lui. Il padre sta dormendo, mentre la madre allatta il suo bambino. Niente di straordinario, anzi tutto come sempre nel suo mondo di pastori e greggi e cani e sogni.
Il ragazzo si avvicina in cerca del suo cane, che si è andato ad accucciare proprio là dentro, vicino a quella madre con quel bambino. Ogni bambino che nasce è una novità che costringe tutti ad accucciarsi là accanto. In fondo se nel mondo c’è una cosa che non va è perché ancora non è venuto al mondo chi la deve risolvere. Chissà quel bambino che cosa avrebbe fatto: il pastore, il rivoluzionario, il delinquente, il maestro?
Si siede anche lui e rimane lì, al caldo, a pensare che è ora di darsi una mossa e diventare qualcuno. Non si può aspettare che i sogni diventino realtà. E in quella notte gli sembra possibile.
***
PS. Questo racconto mi è stato ispirato da uno dei miei maestri di vita, che rileggevo in questi giorni. Dostoevskij era convinto che quello che è raccontato nel vangelo continua a ripetersi all’infinito nella vita di tutti i giorni. Per lui bastava avere gli occhi allenati dalla fede per rendersene conto. Per questo scrisse un racconto nel suo Diario di uno scrittore proprio in occasione del Natale 1875. Il bambino protagonista è una figura di Cristo e le persone che incontra lungo la sua odissea notturna siamo noi. Ad una lettura di superficie sembra che Dostoevskij stia semplicemente raccontando la condizione disgraziata di alcuni bambini orfani che aveva incontrato in quel Natale. Era un tema che gli graffiava l’anima, quello della sofferenza degli innocenti. Per questo ho deciso di farvi i miei più calorosi auguri di buon Natale, regalandovi la trascrizione di questo breve racconto di uno scrittore che diceva che il mondo lo salverà la bellezza e non era solito usare la retorica per consolare se stesso e gli altri.
F.Dostoevskij – Il bambino sull’albero di Natale di Cristo, 1875-6
Il ragazzo addormentato è affiancato sul presepe da una miriade di personaggi che raccontano i nostri stati d’animo e le fasi della nostra vita: gli stessi Magi, il bue e l’asino, il pastorello meravigliato, la stella … Caro Alessandro, Dostoevskij non era lontano dallo spirito napoletano di contemplazione del presepe. Il Signore non ci tolga lo spirito di contemplazione su noi stessi: il rischio è quello di perdere di vista la nostra vera bellezza! Fr. Alfredo (da Napoli…)
I migliori auguri di Buon Natale! Bellissimo questo modo di interpretare il presepe!
Meraviglioso… in questo Natale che ancora non mi dice molto, che mi rattrista, nelle sue vetrine scintillanti, nelle persone che soffrono a pochi metri dal mondo che festeggia… E cosa si festeggia allora? Perchè si festeggia ancora? Perchè alla fine della notte ci si sveglia, si crede ancora nel mistero, nonostante tutto.
Buon Natale 😀
Bellissima storia grazie mille per condividerla,auguri di un splendido e sereno Natale
Quando ero piccola io e te,papà ci mettevamo insieme a fare il presepe. Con delicatezza sistemavamo i pastori,il laghetto con le papere,il bue e l’asinello,il bambino Gesù,le luce dentro la grotta.Da qualche giorno mi hai lasciata qui da sola,sei volato sotto le ali di Dio,ma se la tristezza è del diavolo come dice papa Francesco,ho rifatto il presepe senza di te,ho aggiunto un pastore in più,le luci sono le stesse.Un bacio a te,papà e sinceri e delicati auguri a te,Alessandro.
Grazie di tutto Alessandro…
Madre Teresa diceva che i migliori insegnanti sono i bambini…
Un Sereno Natale
…che quel sogno ci accompagni anche nella veglia, che la voglia di buono e di pace ci avvolga e ci riscaldi, e se un giorno sentiremo freddo, il ricordo del respiro lieve e tiepido di quel Bambino, ci nutrirà…
Auguri di buon Natale e grazie per le tue parole.
“Una signora lo raggiunge in gran fretta e gli ficca in mano una copeca, poi
gli apre lei stessa la porta e lo sospinge fuori.”
A volte è una conversazione noiosa, una visita veloce, una telefonata obbligata;
altre volte un’elemosina frettolosa od anche una messa di precetto.
La buona azione fatta perchè si deve: quante volte anch’io mi sono lavata la coscienza in questo modo!
La si fa in fretta, senza curarsi di nulla: un attimo e via, avvolti da una pace apparente.
Guai a prestare attenzione.
Fissare occhi, contemplare volti, conoscere storie potrebbe risvegliare domande sopite.
Potrebbe rimandarci al mistero di chi non si stanca mai di venirci a cercare.
Di chi ci ama perchè siamo esattamente così.
Di chi di nuovo ci viene a salvare.
E questo davvero, potrebbe far troppo male.
Buon Natale!
Davvero bello il ragazzo addormentato! Mi fa pensare ai miei figli, quando con una carezza gli ravviavo i capelli. E ancora lo faccio qualche volta anche se sono grandi. Chi dorme appare indifeso e ispira senso di protezione e tenerezza. Nel mondo ci vorrebbe più tenerezza. Non sarebbe migliore per tutti?!
Che bello questo racconto, è toccante,sa di cuore. Grazie per questa interpretazione in questo giorno atteso, ognuno a suo modo attende. Ricordo bene quanto era magico comporre ogni pezzo del Presepe vivendo un pò di quell’attesa, anche inconsapevolmente. E mi piaceva inventarlo, ascoltando la musica, forse ci credevo anche più di quanto ci credo ora. Cercavo per ogni personaggio il suo posto giusto, affacciato al grande cielo della notte stellata. Tutte le figure avevano una ragione per stare lì. Mi piaceva molto il portatore di acqua, l’abbeveratore, con un gesto del suo lavoro, un gesto umile, come tanti, dei più semplici.Forse perchè l’acqua mi dà un senso, e per la sua trasparenza, forse perchè essa può voler dire anche qualcosa di più grande, come la vita. E nell’attesa di un evento unico e raro (che si ripete ad ogni nascita), non può non mancare chi disseta e rifocilla il prossimo.
Grazie Alessandro, e ancora tanti auguri di cuore a te,
Adua
Caro Alessandro,
grazie per questa bella storia e grazie anche per le cose che mi insegni, mio giovane amico, buon Natale!
Sandro
Auguri caro Sandro.
Siccome il mio presepe è composto solamente dalla Sacra Famiglia col bue e l’asinello, allora, se ti dico che scelgo l’asinello è deludente? 😉
“Ciatu di lu me ciatu” si dice qui in Sicily.
Buon Natale Alessandro!
ho regalato il suo libro a mia nipote per Natale, lo ho letto un mesetto fa emi ha stupito il fatto che un adulto reputi gli adolescenti in grado di pensare e dialogare con altri adulti. Spero lo legga anche se dice di non saper leggere (ha 14 anni)
Oggi sono al lavoro ma lavoro non ce n’è quindi posso scrivere lettere d’auguri per Natale e sfruttare un po’ internet, sono caduta nel suo sito e la ringrazio per gli auguri di Natale, il pastore che dorme era la statuetta preferita di un nostro caro amico che hanno ucciso tre anni fa, ci sono persone importanti che non si sono mai conosciute ma che Dio unisce perché parlano di Lui perché Gesù Bambino porta doni che non si vedono ma che sono i più importanti. Auguri
Un padre e un figlio se ne stanno appena fuori dalla capanna a suonare le loro zampogne. Non possono essere che loro il mio personaggio preferito; forse perché come loro aspetto l’alba suonando per le vie della città quelle musiche che da sempre amiamo ascoltare nella notte del Santo Natale, forse perché come loro non ho cosa più bella da portare che la mia musica, ma soprattutto perché mi piace pensare che la piccola folla radunata per vedere il piccolo si sia fatta da parte per far passare i suonatori affinché il bimbo li vedesse e potesse dimenticare il freddo per un po’. Da lì hanno potuto vedere bene, hanno potuto fissare gli occhi nei suoi e anche a noi avvolti nei tabarri, con i nostri strumenti è dato il privilegio di avvicinarci lì dove nasce: vicino ai bimbi sorpresi, agli anziani con gli occhi colmi di lacrime, alle famiglie dove pesano le assenze, a chi lavora in questa notte, agli ammalati..e lì finalmente possiamo vedere davvero, dimenticare le fiabe, fissare i Suoi occhi e suonare per raccontare di un mondo che non è solo freddo e porte chiuse, ma può esser dolce e caldo come una musica.
Le sue parole mi riaprono il tendone dei ricordi di infanzia. La statuetta del pastorello con una pecorella sulle spalle era la mia preferita. Ricordo anche che la sera lo portavo a letto con me ed osservavo ogni particolare. Aveva il viso affaticato di chi conosce il fardello della vita,di chi è abituato a non fare troppe domande,ad abbassare lo sguardo e a sorridere poco. Al contrario la pecorella aveva una sorta di espressione sorridente. Beh esattamente non so se le pecore sorridono, ma quella era soddisfatta e felice di essere trasportata. Mi richiamava alla metafora della vita. Il senso del presepe stava tutto lì.
NON SI PUO’ ASPETTARE CHE I SOGNI DIVENTINO REALTA’. Questo e’ l’augurio migliore per il 2014: che ognuno diventi attore della propria vita senza aspettare che nasca qualcuno e faccia il miracolo di cambiarla. Dare un nome ai sogni, conoscere i propri desideri, trovare forma alle speranze vuol dire vivere. Don Tonino Bello diceva ai giovani: MORDETE LA VITA!
Grazie Alessandro per gli spunti che ci offri. Buon Anno!
Grazie.