C’eri una volta tu
Ragazzo che ti abbatti sul banco come una balena spiaggiata, con quegli occhi annebbiati dalla noia e dalla forza ingabbiata in una stanza per cinque ore, che dobbiamo fare tu e io di quest’anno scolastico?
Ragazza tutta in fioritura assetata di essere vista, guardata, amata, dal cervello mai in pace, con le orecchie a caccia di qualcosa che possa servirti ad essere felice, che dobbiamo dare tu e io di quest’anno scolastico?
Che ne sapete voi due adesso dell’io di domani? Che ne sapete voi due dell’amore che cercate? Che ne sapete voi due del senso da dare alla vita se state scoprendo adesso che la vita ha un senso, si inarca, si stira, si tende dentro di voi come neanche voi sapete come, ma con tutto il dolore del caso.
Ragazzo dalla maschera inespressiva, incapace di raccontare i tuoi sentimenti se non nascondendoli dietro uno strato di spacciata sicurezza, che dobbiamo farne di queste lezioni di italiano?
Ragazza dalla maschera fin troppo espressiva, con quel trucco che dovrebbe segnalare quanto sei bella e segnala quanto hai paura di essere fragile, che dobbiamo farne di Catullo, Virgilio e Dante?
A che mai ci servirà passare centinaia di ore insieme a parlare di bellezza, dolore, amore, futuro, passato, presente, parole, terra, pelle, occhi, cervello, cuore, dita, occhi, orecchie e del che farci con tutte queste cose di cui la vita ci ha dotato senza il nostro permesso?
Come si fa, ragazzo, ragazza, a raggiungerti dove te ne stai rintanato? Come si fa a metterti sotto gli occhi quella bellezza unica e in costruzione che cerchi a tutti i costi di nascondere tanto fa male non esserle all’altezza? Come si fa a spiegarti che tra gli 80 miliardi di esseri umani che hanno calpestato il suolo non ce n’è uno o una come te? Come si fa a farti credere che sei la tua biografia, ma che sei sopratutto la tua autobiografia? Come posso io insegnante mostrarti sulla mappa geografica del desiderio che le terre di tua conquista sono ancora da scoprire? Come posso aiutarti a costruire il mezzo migliore per raggiungerle? Come faccio a sapere se sei fatto o fatta per una nave, per una bicicletta o per andare a piedi?
Ragazzo quanta unicità sprecata dietro a piccolissimi piaceri che rendono tutti uguali i ragazzi. Ragazza quanta unicità sprecata dietro a immagini illusorie del così fan e son tutte le ragazze. Eppure tu e tu avete occhi come nessuno e fiorite come mai è accaduto nella vostra vita, neanche da bambini. Perché adesso il vostro corpo si slancia verso il futuro con la tensione di chi può essere un giorno padre e un giorno madre. E così il vostro cervello si tende oltre ogni colonna d’ercole e il vostro cuore si inarca sino allo spasimo. E la pelle quasi non ce la fa a contenere la tensione di questa possibilità divina di creare.
Assisto a questa tensione e rimango alla finestra su questo panorama che muta di ora in ora di minuto in minuto cercando come un oracolo di indovinare chi sarai.
Ragazzo che cosa è questa tua unicità nella storia delle generazioni, questa tua forza, questa tua virilità e vitalità? Ragazza che cosa è questa tua alterità rispetto ad ogni altra donna, questa tua fecondità e attenzione?
Verso dove ti trascendi e ti superi? Verso un uomo e una donna mai compiuti del tutto, ma con una chiamata chiara nel dna: amare ed essere amato.
Questo io lo so. E su questo cammino impervio ti accompagno. Anche io ho lo stesso dna e quello che posso fare è raccontarti la storia di altri che hanno reso grande questo dna: con la parola, con l’arte, con la poesia, con gli occhi, con le orecchie, con le dita, col cuore, col cervello. Imparando a scolpire la copia migliore di se stessi in vista dell’ultimo giorno, che prima o poi arriva. E ti auguro di esserne soddisfatto.
Vorrei che fossi tu a scrivere la tua biografia. In fondo io solo questo posso insegnarti: come si scrive un’autobiografia.
C’eri una volta tu, ragazzo.
C’eri una volta tu, ragazza.
Io sono in quella storia, come tutti gli aiutanti delle storie, ma il protagonista sei tu, della gioia e del dolore di una vita e di quello che decidi di fare in mezzo a queste due sponde.
Caro Professore,
queste sono le parole che ogni studente vuole sentirsi dire, queste sono le speranze che si cercano negli occhi dei professori. Ma queste parole, sono le parole giuste anche per una studentessa universitaria, che tra poco inizia le sue prime lezioni e si sente così piccola rispetto a tutto ciò che l’aspetta. Tornerò a leggerle spesso queste sue parole. Grazie!
Alessandro, avrei voluto che un mio professore mi avesse posto queste domande ai tempi del liceo… E ora leggendo queste parole penso a quanto sarebbe stato bello averti come insegnante.
Mi piacerebbe assistere ad una tua lezione.
Ogni volta che letto un tuo articolo, non faccio altro che condivderlo con i colleghi e stamparlo perché credo che tu sia uno dei pochi a riuscire a mettere per iscritto le sensazioni dei ragazzi ed entrare nelle loro menti!
Ricordo il mio primo giorno come se fosse ieri. Ricordo il mio ultimo giorno ancora meglio. Penso al mio percorso e a quante strade diverse avrei potuto intraprendere. Invece oggi sono qui al primo giorno senza rientrare in quelle mura grigie tanto bisfrattate ma che in cinque anni erano diventate una casa, e penso a quanto mi mancheranno. Leggo queste parole e le faccio mie per iniziare un nuovo percorso di più anni, quello universitario. Si cresce, ma la ragazza tutta in fioritura assetata di essere vista, guardata, amata, dal cervello mai in pace, con le orecchie a caccia di qualcosa che possa servire ad essere felice è solo cresciuta, ma il suo “tu” non è mai cambiato.
Grazie per queste righe, spero siano di buon auspicio anche per me.
Un grosso in bocca al lupo a tutti i primini!
Questo articolo è fantastico! Che dire… Dovrebbero leggerlo tutti gli insegnanti e adolescenti che girano a scuola in queste ore…. Io comincio con mia figlia….
Grazie!!!
Ecco un giovane prof. che non ha ancora figli (che non ha geneticamente generato) mettere in prosa la più bella ode che un genitore possa cantare al figlio\a. Grazie al cielo lui può farlo e può aiutare dei giovani ragazzi e ragazze a incontrare se stessi non nello specchio di Alice ma di fronte a se stessi. Un genitore ha maggior imbarazzo e per statuto gode di minor fiducia (è sempre quello che spesso ti ha detto no, ti ha invitato a). Che ognuno dei nostri figli possa incontrare sui banchi o in bottega un maestro così che gli canti quest’ode muta nel cuore di ogni genitore.
io ero a Sassuolo ieri sera per il Festival della Filosofia quando hai letto alla platea questa lettera. ero seduta tra mia figlia diciottenne e le sue amiche che mi hanno adottato per una sera in cambio del suggerimento di leggere “Bianca come il latte…” che avevo dato qualche anno fa a qualcuna di loro. Mi hanno impressionato le grida da concerto che hanno accompagnato il tuo ingresso. Mi piacerebbe tanto sapere cosa hai provato…
Quanto bisogno hanno i ragazzi di “innamorarsi” di qualcuno di irraggiungibile! forse è meno impegnativo di uno in carne e ossa…
Quanto bisogno hanno i ragazzi di sentirsi dire le cose che hai detto! Ma forse sono gli adulti accanto a loro, quelli reali, che dovrebbero essere in grado di dirgliele!!
grazie
Ogni anno durante i primi giorni di scuola racconto ai nuovi ragazzi di prima ( scuole superori) la storiella dell’aquila che si crede un pollo di Anthony de Mello , dicendo loro che negli anni che passeremo insieme il mio obiettivo sarà quello di dargli le ali giuste per volare alto e scegliere la rotta migliore per la propria vita…quest’anno potrei aggiungere anche queste parole. Buon anno prof. !
Una prof. 2.0 un po’ più grande di te ma che crede ci sia sempre da imparae da altri.
Recitato da lei, ieri sera al FestivalFilosofia, sembrava una poesia più che un testo, da tanto che è emozionante!
Sarebbe la fortuna di ogni ragazzo trovare sul proprio percorso di conoscenza un “maestro” come te.
Grazie perchè con questi tuoi pensieri aiuti a tener viva la speranza che possano esserci altri “maestri di vita”, come te.
Intelligenza, sensibilità, ascolto e comprensione, doti che ormai, ahimè, è difficile incontrare in un unico prof.!!!
Complimenti.
Antonella M.
Bellissima questa prospettiva: semplicemente quella di guardare e servire la vita che cresce davanti ai propri occhi. Buon inizio Alessandro!
Condivido la sua passione, il suo gusto della vita in questi tempi a volte grigi e senza speranza. Le persone continuano ad essere la grande scoperta , i ragazzi che incontrerò ogni giorno saranno il fascino dell’ignoto da scoprire. Insegnare penso significhi in assoluto essere colpiti dalla novità e unicità che ogni singolo ragazzo sa portare al di là di competenze e abilità…Grazie, Alessandro! E buon anno da una prof c ma non brava come te!
da prof a prof semplicemente GRAZIE, oggi come ieri gli adolescenti sono un universo di variabili , di domande a cui noi possiamo “risponder” con gli strumenti che abbiamo, come rendere i ragazzi consapevoli della loro unicità attraverso autori e testi, anche attraverso una reciprocità di rapporto tra persone unite da rispetto, sincerità e coraggio.
ma credo che se non siamo veri noi, ci faremo meno domande sul loro nebuloso presente e futuro (ma finiremo il programma senza intoppi)- 28 anni dopo, se loro non ci “sentono” ormai non ci stanno più ad ascoltare i ns bla bla bls! con stima e profonda ammirazione, nicol
…con gli occhi inchiodati ho letto qualcosa che non tramonterà mai…sentivo il fuoco e il guizzo del sangue nell’Amore verso l’età più bella della vita. grazie Alessandro.
Grazie davvero Alessandro, le tue parole toccano il cuore e l’anima. E’ bellissimo leggere cio’ che scrivi perche’ e’ raro oggi che qualcuno voglia andare oltre a cio’ che riesce a vedere con i soli occhi. Un abbraccio da una mamma.
Spero che il “non C’E’ N’E’ uno o una come te?” sia un errore del correttore automatico!!
Detto questo, i suoi articoli, come sempre, sono bellissimi e pieni di significato ed emozioni. Avessi avuto anch’io un insegnante come lei! Spero che i suoi alunni si rendano conto della loro immensa fortuna, e riescano ad assorbire il più possibile da lei.
Grandeeeee!
ogni inizio è sempre un’avventura, piena di attrazioni e di incognite, sia per gli adulti che per i giovani: tutti sentiamo il bisogno di sentirci appoggiati e riconosciuti dagli altri, valorizzati per la nostra specificità. che bello pensare che noi docenti possiamo far fiorire le individualità dei nostri allievi: è un’iniezione di coraggio la tua contro l’assopimento della funzione educativa.
… e questi occhi, come tanti altri genitori, li abbiamo in casa, con le stesse domande, con le stesse difficoltà e le stesse potenzialità. E’ meraviglioso e coinvolgente, faticoso e divertente ma la strada che indichi è quella di ciascun educatore.
Grazie Alessandro per questa riflessione, sperando che anche molti studendi la leggano (oltre a tutti gli educatori, naturalmente! 🙂 )
Grazie Alessandro! Sabato sera ascoltarti a Sassuolo è proprio stata un’immersione di bellezza, di magia nella realtà di una piazza stracolma e incantata dalle tue parole!!!!
Grazie dalla “settima stanza del cuore”!!!!!
Sei un mito Feli!!!!!!!!
con questa scuola ministeriale c’e’ poco da fare purtroppo … e l’avevano capito gia’ in tanti con le scuole libere e democratiche:
http://bit.ly/summerhill-it
http://www.kapriole-freiburg.de/italiano/pagina-iniziale/
http://www.eudec.org
Caro Alessandro,
non sono insegnante e nemmeno adolescente, ma ti seguo sempre con immenso piacere ed interesse. Sarebbe fantastico se la scuola italiana avesse tanti professori come te. Buon anno scolastico!
Sono una ragazza di sedici anni e posso solo dire che tutto quello che scrivi è mozzafiato e corrisponde alla mia anima irrequieta e desiderosa di vivere
Com’è possibile che tutte le cose che scrivi mi tocchino nel profondo e mi facciano credere che sono scritte per me e che tu in realtà mi conosca?
Ultimamente sto capendo qualcosa del mio futuro, sto capendo che forse nella vita mi basta essere un semplice professore purchè io sia capace di comunicare qualcosa come fai tu.
Non smetterò mai di dirlo: grazie prof. D’Avenia, perchè infondo si sa, tu sei il professore di tutti quelli che hanno letto i tuoi libri!
Quello che scrivi è fantastico e se ci fossero più professori come te sicuramente i ragazzi avrebbero molta più passione, a suola e nella vita.. Perchè un vero professore ama quello che insegna, non insegna nomi e date ai suoi alunni, ma insegna loro a vivere, ad amarsi davvero e a crescere..è un maestro di vita e di cammino.. Putroppo molti dei professori che ho incontrato io erano assolutamente svogliati e non mi hanno trasmesso niente.. Ma quello che scrivi tu non vale solo per i ragazzini, ma per tutti noi!
Ancora grazie prof riesci a toccare delle corde in me che non rivordavo più neanche di avere
Ciao Prof,
sono una donna, una moglie, una madre di due quasi ragazze, 10 anni e 11 anni e mezzo. Lavoro nelle scuole con ragazzini e adolescenti…cerco di incontrarli e scoprire con loro cos’è l’affettività, l’amore, la vita!
Non scrivo mai pubblicamente, faccio fatica ad adattarmi a queste nuove forme di comunicazione.
Oggi però non riesco a trattenermi, troppo è il desiderio di condividere la mia gratitudine, avrei mille e più parole per dirti quanto mi toccano, e spesso mi guidano le tue parole, i tuoi scritti, i tuoi pensieri, i tuoi libri…,mi guidano e mi accompagnano, mi hanno aiutato a rileggere le mie fatiche di ragazza, mi aiutano e mi stimolano oggi, quarantenne nella mia vita personale e professionale. Riesci a comunicare la verità più profonda di ognuno di noi, grazie per la tua testimonianza, così unica e speciale, per me e per tutti. Auguro ad ogni uomo, donna, ragazzo e ragazza, bambino e bambina di incontrare anche loro il Prof.
Grazie!
Caro prof D’Avenia, ti ringrazio per questo articolo: è davvero meraviglioso. Ho sedici anni ed è davvero bello vedersi descritti tra queste righe!
Grazie per le tue splendide parole.
Sono una studentessa del Liceo Classico Empedocle di Agrigento,ho 17 anni.
La mia professoressa mi ha fatto leggere quest’articolo oggi ed io ho sentito i brividi.
Ho solo una cosa da dire:Ringrazio entrambi.
Salve prof! Sono una ragazza di sedici anni e ogni volta che leggo ciò che scrive rimango senza parole! Ci tenevo a dirle che l’ammiro molto proprio perchè un giorno vorrei diventare come lei, ma soprattutto perchè lei è una delle poche persone che crescendo non si è dimenticato come ci si sente alla nostra età e continua a capire noi ragazzi. Grazie!
Bello partire da qui.L’incipit del mio anno scolastico 2013-2014 sarà targato D’Avenia. Per i miei alunni desidero tutto il bene possibile!
A parte l’articolo che è bellissimo, lei va ai colloqui fiorentini?
No, il prossimo anno no.
Caro Professore, dopo aver letto questo augurio bellissimo, questo invito che hai regalato ai tuoi ragazzi per affrontare in un modo più consapevole l’ inizio dell’anno scolastico, ti invio una parte di un pizzico di autobiografia….. e visto che sono fresca fresca di Cose che nessuno sa…..
C’era una volta un tempo magico, in cui una ragazza “tutta in fioritura e dal cervello mai in pace” stava seduta nell’anonimato davanti al suo banco di scuola. Sento ancora il profumo di quelle aule, sapevano di chiuso, di nuovo, di fogli di carta, di gessi e di lavagna. Alla fine della mattinata, sapevano anche di noi. Questa ragazza non sapeva ancora bene cosa fare della sua vita, era tutta una leggera nebbiolina, tutto pareva sospeso tra casa, scuola, amicizia, sport, amore scintillante dell’età che sboccia. “5000 ore, 1000 giorni, 5 anni”, sono passati. …… Tutta quella concentrazione alla mia vita che invece oggi riesco a dare non c’era. Ma a quei tempi, non c’erano, a dir la verità, professori talmente autentici da lasciare quella traccia dentro di me, quella scia sull’acqua in grado almeno di indicarmi la via migliore…… Ero fragile anche io, semplicemente ero acqua e sapone…………E’ vero, non ero mai in pace con il cervello, quello sì, ma con una gran voglia di stare fra le pagine dei libri. L’unica cosa che mi faceva dimenticare anche di questi, era l’amore…… Però, a quell’età, non sapevo ancora bene dare i giusti aggettivi neppure alla passione……
Non ho mai avuto un professore che mi ha fatto le domande che tu Professore, hai posto ai tuoi studenti, quelle domande che presuppongono la partecipazione comune ed emotiva e coinvolgente che non ti fa mai sentire da sola. Ed a quell’età, purtroppo molto spesso ci si sente sole. Mi manca tanto, non avere avuto qualcuno che mi ha preso la mano guidandomi verso il punto invisibile in cui volevo andare. Perché il cuore, l’altro grande centro dell’anima, insieme agli occhi, tende ad andare, si apre come archi e come l’alba verso il suo desiderio celato dall’adolescenza. Io non ero in grado di capirlo bene. ……… Scoprire la mia storia non è semplice, non è come leggere qualcosa.………….. Mi sentivo una piccola barca senza vela e senza timone. Annaspavo con i remi con le mie sole braccia…….Non posso dire cosa sia giusto o sbagliato, nelle scelte della vita, ma sicuramente, quella guida autentica e presente che rivedo in te, Professore, a me è mancata, e proprio nel momento più decisivo ed importante. Quello in cui l’ora scade, quello della scelta, dalla quale prenderanno il via altre scelte future…………………..Poi un bel giorno, magico come quel tempo passato, si è risvegliato, chissà dov’era nascosto. E’ sempre stato lì e ribolle come lava dentro di me, come una passione.. ..mi riviene ora incontro, a cercarmi di nuovo………….Io ho ascoltato poche storie, per trovare poi la mia. E Quale “unicità sprecata dentro ai piccoli piaceri che rendono uguali tutti”!. Lo sto scoprendo ora, io che,donna, credo alle parole, alle storie, alla poesia. E’ la poesia della vita che mi fa creare e mi rende libera….
Ciao Professore,a presto,
Adua
Salve prof 2.0,
volevo ringraziarti per la passione contagiosa per il cuore delle cose e soprattutto delle persone che emanano le tue parole…
oso darti del tu da collega che condivide la stessa passione ma senza gli stessi strumenti comunicativi per parteciparla ai ragazzi… mi piace molto però sentirmi raccontare le mie idee meglio di quanto riesca a pensarle!
credo che intorno alle parole non possano che esserci esperienze di vita che traducano il senso profondo delle cose intuite in realtà sperimentabile e alla posrtata del poco che credo di essere…
mi piacerebbe conoscere più a fondo, attraverso ma anche oltrre la tua affascinante e convincente letteratura, le tue esperienze di condivisione con ragazzi cercatori di senso… io ho imparato dalla vita che vun’autenca condivisione non è trovare risposte ai bisogni ma non esser lasciati soli nelle domande, perchè quello è il bisogno più profondo e più vero.
adesso che ho scoperto questo sito proverò spizzicare tra i tuoi scritti…
per concludere vorrei segnalarti un convegno che mi pare in sintonia con quanto scrivi e col desiderio di una scuola capace di incontrare e coltivare il cuore…:
http://www.apg23.org/ambiti-dintervento/scuola/convegno-2013
mi piacerebbe sapere che ne pensi di una scuola fondata sulla gratuità, non gratuita ma centrata su cose che valgono e quindi costano, magari escludendo la parola profitto dai termini educativi….
un saluto e un grazie perchè ci sei e sei così…
buon tutto
giorgio
Grazie per queste parole, Alessandro. Ogni tanto è bello sapere che c’è ancora qualcuno in grado di percepire la bellezza di dare un aiuto e di accompagnare qualcuno lungo il proprio cammino.
Alla fine della prima vera settimana di scuola di quello che sarà (purtroppo) il mio penultimo anno di liceo, posso dire che queste bellissime parole mi hanno lasciato con l’amaro in bocca perchè ad un certo punto tu dici “che dobbiamo farne di Catullo, Virgilio e Dante?” e mi rendo conto che la sola risposta che molti prof darebbero è “la PARAFRASI”. Abbiamo iniziato Ariosto l’altro giorno e ancora prima di iniziare, subito, “per casa vi leggete anche il riassunto in fondo alla pagina”; ma io mi chiedo solo una cosa: l’Orlando Furioso Ariosto l’ha scritto perchè noi ne leggessimo i riassunti?
Sono stufa di una scuola che corre dietro ai programmi anzichè alla cultura.
Scusa per lo sfogo, ogni tuo articolo mi regala qualcosa, anche solo un’emozione che mi fa capire quanto la scuola potrebbe essere bella.
Grazie prof! 😉
Hai ragione da vendere !!!!
Ma sappi una cosa…..e che ti sia ben chiara….
se quello che hai scritto qua
non trovi il coraggio di dirlo in classe ai tuoi prof.
allora non avrà senso nemmeno averlo pensato !!!
Non fare come a suo tempo ho fatto io.
Avrei voluto metterli all’angolo e spiazzarli….
ma la mancanza di maturità me l’ha impedito.
Alla fine ci ho rimesso soltanto io…..
e mi rimane anche il rammarico
di non avere mai detto loro…………
che probabilmente hanno perso il senso
della loro professione.
Ormai sono soltanto degli impiegati ad ore…..
Certamente dovrei trovare il coraggio di dirlo in classe ai miei prof, ma credo che altrettanto certamente molti di loro non accetterebbero il fatto di essere messi con le spalle al muro da un/a alunno/a e forse anch’io come te per mancanza di maturità non sarei in grado di farlo. Un altro esempio di quello che scrivevo ieri: l’anno scorso durante una lezione di fisica è saltata fuori la questione della sezione aurea e dopo averne parlato per quasi tutta l’ora (ne avevamo già parlato in filosofia in relazione al pitagorismo) il prof ci ha suggerito di parlarne anche con la professoressa di matematica. Il giorno dopo, ora di matematica, qualcuno chiede “Prof parliamo della sezione aurea?” e lei “Io non ho tempo da perdere dietro queste cose, devo andare avanti col programma”. Sul rapporto aureo è costruita la natura, di esso hanno parlato i pitagorici, con esso i greci hanno costruito l’armonia… e tu, prof, non hai tempo da perdere per parlarne? Ma cosa ci stiamo a fare a scuola? a raccontarci come risolvere un’equazione di secondo grado? a parafrasare Ariosto? E oltre a fare questo non si potrebbe spiegare che il numero aureo è anche la soluzione di un’equazione di secondo grado? e che di Ariosto forse, oltre che parafrasarlo, sarebbe interessante capire cosa voleva dirci? Burattini e marionette nelle mani di questi programmi che a fine anno saranno carta straccia, ecco cosa siamo. A questo proposito voglio ricordare questa frase di “Cose che nessuno sa”: «Noi non leggiamo l’Odissea perché bisogna conoscerla, perché è scritto nel programma, perché un ministro lo ha deciso… No! No! No! Noi la leggiamo per amare di più il mondo.» Credo che il segreto per una scuola con la “S” maiuscola sia tutto in questa frase.
Scrivi con la consapevolezza di un padre e sembri aver studiato ogni atteggiamento dei tuoi alunni. Certe cose si colgono soltanto dopo aver guardato tanto e mi stupisce leggere “con le orecchie a caccia di qualcosa che possa servirti ad essere felice”. Se non avessi un personaggio che scrive come te nella mia storia e due genitori che mi accendono candele giù nel tunnel, penso che nella mia storia mancherebbe il protagonista, ci mancherei io
Buonasera prof!
Ho diciassette anni e ho da poco iniziato il penultimo anno del linguistico.
Purtroppo non sempre i professorisono motivati.
Sarebbe bello se leggessero questo sito.
Grazie per le bellissime parole.
Mi saranno d’aiuto per questo nuovo anno scolastico.
infatti anche a me
che bell’articolo molto affascinante mi piacerebbe molto conoscerti
prof perchè nel suo libro si definisce vampiro che agisce di giorno, succhiasangue che non aspetta altro che fare un’altra povera vittima?
l’articolo comunque è bellissimo e vorrei che in fondo anche solo mezzo dei miei professori riuscisse a capire le nostre emozioni di tutti i giorni.
Una specie di “giuramento d’Ippocrate” 2.0 per tutti gli insegnanti. Molto bello!
Ognuno al mondo è diverso.
Essere se stessi è difficile perché siamo spesso condizionati dalle scelte degli altri fino a farle diventare parti della nostra vita perché può capitare che qualcuno ci prenda in giro per come siamo facendoci provare un grande imbarazzo,che ci porta a vestire maschere
Grazie per l’articolo, sono parole utili anche per me, che inizio gli studi universitari. Una scelta autonoma -lettere classiche- a cui gli stessi genitori hanno risposto con un “la societá non ha bisogno di insegnanti di greco e di latino.” Ma nell’incredulitá generale (e anche snervante) io rimango tranquilla e decisa. E tant’è.
Nonostante siano passate due settimane dall’inizio della scuola, continuo ogni giorno a rileggere questo articolo. La mia professoressa di Italiano ha avuto la brillante idea di leggercelo il primo giorno di scuola, inutile dire che ci siamo sentiti motivati come non mai, desiderosi di intraprendere questo nuovo anno scolastico e impazienti di imparare ogni giorno qualcosa di nuovo. Grazie perchè ha saputo cogliere la vera essenza di ogni studente, grazie perchè, con le sue parole, ho riscoperto il piacere di imparare e infine grazie perchè, finalmente, ho imparato a scrivere la mia autobiografia. Grazie di cuore!
Questa lettera ha suscitato in noi la voglia di vivere la vita fino in fondo senza pensare se andrà bene o male superando ostacoli che possono essere facili o difficili perché questa è la vita. Alessandro D’ Avenia sottolinea l’ unicità di ognuno di noi anche se alla nostra età tendiamo sempre ad uniformarci, a copiare il modo di comportarsi degli altri. Inoltre c’ è la ricerca del senso da dare alla vita ma anche il bisogno di un proprio spazio nel mondo. Una cosa importante che risalta nella lettera è che noi scriviamo la nostra autobiografia ovvero che noi scriviamo la nostra storia, vivendola perché nel ragazzo di oggi c’ è il seme per quello che sarà l’ adulto di domani.
Grazie per averlo scritto.
“Ragazzo che ti abbatti sul banco come una balena spiaggiata”… questi sono i ragazzi della nostra classe!
noi femmine usiamo la maschera per apparire diverse da come siamo.
in questo modo tutti pensano e vedono delle persone che in realtà non siamo : grintose e sicure fuori, sensibili e timide dentro.
è difficile essere noi stessi e non dei prototipi.
tante le scelte che dobbiamo fare nel prossimo futuro… e questo ci provoca un milione di insicurezze
Iris, Andrea, Andrea, Sara, Eleonora
Ma se invece che aiutanti in questa nostra storia abbiamo dei nemici che ci ostacolano? Come si fa ad amare Dante quando il tuo professore te lo fa odiare? A carpire la pluralità della bellezza quando la visione che ti offrono sul mondo é unidirezionale?
Arricchisci il tuo percorso con altre letture, rivolgiti ad altri insegnanti, cambia scuola. Dipende dal livello di sopportazione…
Alessandro D’Avenia, ci hai colpito nel profondo del cuore, parlando del nostro futuro.
Hai evidenziato comportamenti e caratteristiche di ognuno dei ragazzi e delle ragazze di oggi, descrivendo difetti e pregi di ognuno di noi.
Se chiudiamo gli occhi e immaginiamo il nostro futuro vediamo noi, “noi siamo il futuro”, la nostra vita dipende tutta da noi.
Ogni nostra azione, ogni nostro respiro, ogni minuto, ogni ora.
Ma chi sono i protagonisti della storia che sarà?
NOI, Alice, Alessia, Giulia, Dennis e Maria Laura, ragazzi in cerca di un futuro che diventerà passato, sempre NOI, il nostro futuro, la nostra storia!
Abbiamo letto la tua lettera uno dei primi giorni di scuola, in classe.
I nostri volti sono rimasti a bocca aperta: un prof. che descrive il mondo degli adolescenti, che noi rappresentiamo, dal di dentro, sentendosi uno di noi.
I punti di vista e i sentimenti maschili e femminili sono del tutto azzeccati! Quanti maschietti spiaggiati sui banchi e quante maschere fra le ragazze anche nella nostra classe!
Il tema più sentito in questo periodo è quello legato alla scelta del nostro futuro…ma il futuro siamo noi!
GIACOMO,JESSICA,IRENE,FRANCESCA e MATTEO
Grazie, ragazzi.
Ti ammiro, sai, per quanto ci credi in questi adolescenti! Non nego, però, che quando ti sento parlare o leggo i commenti di alcuni adolescenti sul tuo blog mi sembra che questa sia l’atmosfera che si respira in una galassia molto lontana dalla mia, da quella delle scuole medie statali del nostro paese. Certe volte è deprimente trovarseli davanti, perchè tu entri animato dalle migliori intenzioni, dopo esserti preparato, dopo aver cercato quella cosa che ti aiuta a presentare la lezione sotto un’altra luce e li può appassionare, dopo esserti fatto in quattro per favorire l’apprendimento di chi ha problemi e ti trovi di fronte persone disinteressate al massimo. Non ci mettono davvero niente del loro, rifiutano l’impegno, l’aiuto, la novità, il sapere, non hanno desiderio di imparare. Aggiungiamoci molta arroganza e maleducazione e mi chiedo dove andranno a finire questi ragazzi e se ha ancora un senso questo mestiere.
Questi momenti di scoraggiamento sono parte del nostro mestiere, Monica. Lasciali andare. Alla fine sono fatti loro. Tu semina. E se di quel seminare ti stanchi prendi una pausa.
“Lasciali andare”…ecco dove sta il nodo, vorrei che nessuno si perdesse, ma naturalmente questo non è in mio potere, almeno non solo.
Grazie!
Il video “Il circo della farfalla”…su you tube da non perdere e da mostrare a scuola. Un saluto sall’isola. Giulia
Siamo 4 ragazzi di terza media e leggendo la tua lettera abbiamo pensato che essa rispecchi tutto quello che gli adolescenti sono. Sono parole perfette per far capire a tutti i problemi che hanno i ragazzi della nostra età. Con questa lettera ci dici quello che non riusciamo e vogliamo esprimere/ammettere le nostre debolezze e insicurezze. Grazie a te abbiamo capito che siamo unici e speciali anche nei nostri difetti. Abbiamo compreso inoltre, che ognuno di noi è capace di costruirsi da solo la propria storia e il proprio futuro, nel nostro caso ancora incerti.In questo periodo stiamo riflettendo su come iniziare a costruirlo, scegliendo la strada perfetta per noi.
Sono bastate poche righe per farci capire che ci aspetta un cambiamento totale. Queste parole sono il risultato di tutti i nostri pensieri: Irene, Veronica, Chiara, Andrea. Speriamo che i nostri genitori e in genere gli adulti che ci circondano possano capire, come hai fatto tu, come ci sentiamo!
Caro Signor D’avenia..
Le scrivo questo commento perchè vorrei un suo consiglio. Io sto scrivendo un libro e sono già a metà e vorrei tanto pubblicarlo, ma non so se farlo o meno. Lei cosa mi consiglia?
Comunque lei è un bravo scrittore. E non vedo l’ora di leggere il suo prossimo libro.
Cordiali Saluti
Angela <3
Ti consiglio di portarlo a termine.
Grazie mille!
Mi lacera il cuore, come ogni quotidiana impresa nelle mie classi…come faccio io a farti capire la tua unicità, ragazzo?
Ciao prof!
Come le ho già scritto, la seguo dal suo primo libro e sono una sua grande fan. Ho appena finito di leggere questo articolo e ancora una volta mi ritrovo senza parole davanti alla sua bravura. Ho più volte pensato che vorrei che il mio professore di italiano fosse come lui: un uomo che ama il suo mestiere e che cerca di trasmettere la sua passione ai suoi studenti. Le sue parole mi ispirano ogni giorno, tanto che, (nonostante io abbia 18 anni), ho già scritto 100 pagine di quello che vorrei che fosse il mio romanzo. Il suo modo di scrivere mi fa sorridere e correre coi pensieri.
Complimenti!
Beh, per me è la prima volta trovarmi a scrivere un commento su questo sito.
Devo dire che ho amato, solo il cielo sa quanto, il libro “Bianca come il latte, rossa come il sangue” e stamattina ho comprato anche “Cose che nessuno sa” perché lei, Alessandro, ha veramente molto talento.
Sono fermamente convinta di questo perché, secondo me, lei riesce a toccare le corde del cuore di noi ragazzi, che spesso nell’adolescenza ci sentiamo soli, indifesi ed indossiamo maschere perché abbiamo una paura folle di essere feriti o di non essere accettati.
Questo suo articolo mi ha colpito veramente tanto perché mi ha fatto riflettere su cosa vorrei fare non solo del mio futuro, ma anche del mio presente, come viverlo, come affrontarlo giorno per giorno.
La ringrazio infinitamente.
Con affetto, Letizia.
Lei é tutto ciò che sogno di diventare. 🙂
Cerca di diventare te stessa, giocando tutti i tuoi talenti.
Come sempre mi ha lasciato senza parole! Ciò che scrive risulta essere per me un qualcosa di speciale. Colgo l’occasione per complimentarmi vivamente con lei perchè attraverso i suoi romanzi, così come in questo articolo, trasmette numerosi insegnamenti, apre gli occhi alla “vita vera” ma soprattutto infonde in noi giovani la forza di coltivare tutti i nostri sogni così da trovare un giorno il nostro posto nel mondo.
Grazie!!
Buonasera prof. D’Avenia. Sono una mamma che da più di tre anni vive un incubo! Ho trovato per caso questa Sua bellissima lettera e l’ho subito stampata. Questa sera la farò leggere a mio figlio … un figlio che non sappiamo più come aiutare. Un figlio sicuramente “poco ispierato” verso la scuola e lo studio, ma un figlio confuso, scoraggiato, spaventato. Quest’anno “lascerà le penne” in terza liceo. Un liceo scientifico scelto invece del classiso per l'”abilità persuasiva” di un professore all’ultimo “orientamento”. Peccato che quell'”attenzione” ai ragazzi non sia mai stata la stessa nella quotidianità della scuola. Professori come Lei sono la fortuna degli alunni … peccato che siano veramente pochi. Grazie a nome dei Suoi alummi, ma grazie anche per il Suo impegno verso tutti i ragazzi per i quali scrive e ai quali cerca di trasmettere la fiducia in loro stessi e nel futuro.
Forza, cara Marina. I ragazzi attraversano periodi a volte incomprensibili e magari un anno “fallimentare” è la scossa necessaria.
Prof, mi ha fatto venire le lacrime! Ogni cosa che scrive mi fa vibrare l’ anima. Nutro una profonda ammirazione nei suoi confronti, spero vivamente un giorno di essere come lei, di diffondere buoni ideali ai giovani come me e di trasmettere vitalità e speranza. Le sue parole per me sono vita. Buonanotte, e grazie di tutto.
Giulia, 16 anni e il cuore smarrito chissà dove.
Ho un groppo alla gola. Ho 22 anni, e non ho mai, mai incontrato tra i banchi di scuola qualcuno che mi comunicasse un qualcosa di così potente. Penso che i suoi alunni siano davvero fortunati, io la meravigliosa e potente esperienza del crescere l’ho in parte compresa – perché in fondo, può essere capita completamente? – ma di certo non grazie alla scuola, anzi.
Però, lei oggi mi ha davvero commosso, e non credevo fosse possibile, in quanto io abbia una visione piuttosto cinica della scuola di oggi, visione che è stata il risultato di esperienze piuttosto negative. Insomma, oggi un po’ di speranza la provo: grazie. .
Vorrei dire tante cose dopo aver letto quest’articolo, ma l’unica cosa che riesco a dire è Grazie. Grazie, Grazie, Grazie. Dal profondo del cuore.
Con questo articolo il professore é riuscito al meglio a dare voce a quello che i ragazzi non dicono ma che fronteggiano ogni giorno, dentro e fuori da scuola. Ed é interessante perché di solito l’immagine che i giovani di questa generazione danno di sé é solo una facciata e nasconde le difficoltà e le insicurezze che ci sono dietro.. A volte basterebbe solo andare oltre le apparenze per comprenderle! Rimpiango gli anni delle superiori e mi emoziono ancora leggendo queste cose 🙂
Come si fa?
Bellissimo articolo. Io tutto sommato e per grande fortuna ho avuto degli insegnanti che hanno saputo tirare in fuori il meglio di me. Per questo io li ringrazio a vita. Invece la generazione di oggi ha bisogno di queste stesse cose. Di insegnanti che creda a loro e li incoraggi ad andare avanti.
Che meraviglia, amico mio, sto vivendo il tuo stesso amore e turbamento per i nostri ragazzi di scuola. Oggi un bagno di emozioni da togliere il respiro: un alunno mi blocca davanti alla porta della classe per un forte dramma personale, un’ alunna mi comunica di avere trovato l’amore per le mie materie, il Greco e il Latino. Entro in quarta e ringrazio i ragazzi per i meravigliosi commenti sui primi tre Canti del Purgatorio; uno di loro si ferma a parlare alla fine dell’ora di quanto lui ami scrivere ricercando la bellezza nel suo stile. Su Instagram oggi tu esorti i ragazzi a ribellarsi alla noia delle lezioni che ammorbano il pensiero. Sento che qualcosa o qualcuno ti ha provocato questo turbamento…Non mollare, non molliamo! L’ora di lezione è vitale per i nostri ragazzi e lo è anche per noi: lo vediamo ogni giorno. Sono stanca, dormo poco la notte per prepararmi le ore di lezione, la mattina alle 5 sono già in piedi. I miei alunni lo sanno, forse mi apprezzano anche per la mia fragilità! Prima di andare via mi salutano uno alla volta passando dalla cattedra e aspettano che ricambi con un sorriso. È questo che mi fa sopportare tutto, penso di essere nata per sorridere a questi ragazzi! Chissà se leggerai mai i miei pensieri…Io ho letto i tuoi e ho trovato in essi la mia stessa poesia, la mia stessa tensione interiore. Carica e buon lavoro, amico!