Una parola da salvare: futuro
Carissimi lettori, dopo un po’ di sano digiuno mediatico, riprendo volentieri il bel dialogo che le pagine di questo blog mi permettono di intrattenere con voi.
Vorrei cominciare con un articolo apparso durante il mese di agosto, scritto mentre il mare della mia Sicilia mi levigava la pelle il cuore e i pensieri. E scrivevo il mio nuovo romanzo.
Un grazie perché avete la pazienza di seguirmi. Voglio augurarvi un buon inizio di attività ordinarie che io ricomincerò con un segreto che mi ha insegnato Giulio, il mio nipotino di quasi 5 anni. Quest’estate disegnava continuamente mappe del tesoro, tesoro che puntualmente andavamo a nascondere nel posto segnalato da una X. Tutto questo era preceduto da una richiesta: “Zio, andiamo a fare una esplorazione?”. Si trattava di passeggiate in zone più o meno selvagge vicino al mare o nella campagna, esplorazioni costellate di domande e di perché. Come una spugna Giulio divora ogni cosa e scopre un tesoro in ogni dove. Così voglio fare anche io, quest’anno. Esplorare ancora. Cose e persone. E scovare un tesoro, in ogni dove.
Buona lettura e praticate l’allegria per far tacere chi mormora sempre.
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Nella città in cui vivo, alla velocità di una bicicletta, su un muro costellato da sfoghi, ho letto: “il futuro non è più quello di una volta”. Ho immaginato chi, complice la notte, ha verniciato quel tormento, lo stesso racchiuso nelle migliaia di lettere che ricevo dai lettori dei miei romanzi.
La parola che vorrei salvare è proprio “futuro”. Ripetiamo ossessivamente le parole di quel che perdiamo. La parola futuro è sulla bocca di tutti, proprio perché forse tra un po’ ce ne resterà solo il suono. E senza questa parola ne sparisce un’altra che ci illudiamo sia più al sicuro: presente.
Il presente è in realtà il luogo e il tempo in cui si realizza ciò che ci rappresentiamo come futuro. Se il futuro sparisce, evapora anche il presente. Un bambino senza l’abbraccio e la cura dei genitori non interiorizza mai la vita come promessa: il mondo sarà labirinto, il tempo sicario. I ragazzi con i quali sto in classe, solo se percepiscono su se stessi lo sguardo promettente di qualcuno che fa da mediatore tra futuro e presente, si mettono in gioco sulle rotte difficili della vita e navigheranno lontano dagli attracchi sicuri delle mura casalinghe, alla ricerca di un porto segnalato sulle carte geografiche del desiderio: il futuro. Ma se il futuro non ha immagine, si prosciugano immaginazione, creatività e coraggio, e con essi il carburante necessario a percorrere le fatiche del quotidiano.
Non sto parlando delle illusioni in cui ci rifugiamo per lenire la frustrazione dei nostri limiti e salutari fallimenti, ma di quella reale possibilità di sognare per il semplice fatto che ognuno di noi c’è ed è il possibile compiersi di qualcosa di nuovo, mai visto tra gli 80 miliardi di uomini che hanno calpestato il mondo.
La libertà è la fiducia di essere un nuovo inizio, che consumismo e potere inibiscono. La parola futuro infatti viene dal participio “futuro” latino del verbo essere: ciò che è sul punto di essere, che sta per essere. Ogni seme è sul punto di essere. Ogni seme è il suo futuro. Ma solo se so che sono già adesso il nuovo inizio di qualcosa che avverrà domani, tirerò fuori le risorse che l’avvenire sa evocare e provocare al presente. Altrimenti mi accontenterò di una vita impaurita, in cerca di sicurezze individualistiche e narcisistiche. Capolinea: solitudine e cinismo.
Cronos, nel racconto mitico, divora i suoi figli perché sa che uno di loro lo spodesterà. Si mangia il futuro per paura del futuro. Cronos è un padre cannibale.
La favola purtroppo è attuale. Il futuro non esiste più per una diffusa sindrome di Cronos. Il padre è l’immagine del futuro, colui che è capace di provocare la nostalgia di futuro di cui ogni giovane ha bisogno per affrontare il presente. Padri sono i padri di famiglia, spesso assenti; padri sono i maestri a scuola e all’università, spesso padrini; padri sono i politici, spesso padroni; padri sono gli uomini delle agenzie educative (dalla chiesa alla tv), spesso patrigni. Padri sono tutti coloro a cui sono affidate le vite di altri, che padri diventano se si pongono al servizio di quella vita che non è loro e di cui dovranno rendere conto alla storia. Se i padri non servono le vite dei figli, ma le divorano, niente è più sul punto di essere. L’Italia del dopoguerra era di padri. Lo sarà quella di questa crisi, che non è sicuramente peggio di una guerra?
Ogni uomo può sperare perché è atteso nello sguardo di un altro. Non controllato, non divorato.
Lo so perché ho la fortuna di avere un padre: mio padre. Ho avuto la fortuna di conoscere grandi padri: M.Franchina e Padre Puglisi, rispettivamente professore di lettere e di religione del mio liceo, e poi Paolo Borsellino, vicino di casa. Da loro ho ricevuto il futuro e quindi il presente.
E se oggi posso provare ad essere l’inizio di qualcosa, magari un buon padre, è perché quei padri con i loro sguardi mi hanno reso un buon figlio. A loro devo il mio futuro, cioè il mio presente.
Il Fatto Quotidiano, 19 agosto 2013
E` difficile guardare al futuro di questi tempi, ma grazie ai tuoi libri ho imparato a guardarlo con altri occhi. Grazie Ale!!!
Caro Alessandro,
ogni scritto che ci proponi è ricco di riflessioni che sono sempre utili per il futuro, e quindi per l’oggi. Le tue parole mi hanno fatto tornare in mente Leopardi quando, nei “Pensieri”, riguardo gli educatori e l’educazione dei giovani scriveva
“Della vostra sorte e di ogni cosa importante lasciate la cura a noi, che indirizzeremo il tutto all’utile nostro. Tutto il contrario di queste cose ha fatto ognuno di noi alla vostra età, e ritornerebbe a fare se ringiovanisse: ma voi guardate alle nostre parole, e non ai nostri fatti passati, nè alle nostre intenzioni. Così facendo, credete a noi conoscenti ed esperti delle cose umane, che voi sarete felici. Io non so che cosa sia inganno e fraude, se non è il promettere felicità agl’inesperti sotto tali condizioni.”
Grazie per essere genitori di noi giovani. Buon inizio d’anno scolastico e in bocca al lupo per la scrittura del nuovo romanzo!
Quanto mi sei mancato 🙂
Caro Prof,
mi sei mancato! Ogni tuo articolo è sempre fonte di riflessione, pensieri, speranze.
La parola “futuro” è quella che più mi riecheggia in testa nell’ultimo periodo. E’ arrivato per me il momento della scelta: per cosa mi gioco la vita? Ho scelto, con tutte le conseguenze del caso e la paura di sbagliare e di aver fatto castelli in aria. Martedì mi gioco tutto, con un bel test da 60 domande. Ce la farò? Non so!
Incrocio le dita.
Grazie sempre, Alessandro.
Un abbraccio da una nuvolosa Palermo.
Grazie….
Delle volte il suo modo di scrivere è un po’ arzigogolato! Alcuni passaggi li ho dovuti rileggerli per capirli (e non so nemmeno se ci sono riuscita davvero!) bisogna avere la mente sgombra per riuscire a leggere i suoi pezzi
ho dovuto rileggerli, scusi!
Bellissime le parole lette, ma se vogliamo che ci sia un FUTURO,dovremmo in questo momento dare la priorità alla parola ” PACEEEEE” !
“Se il chicco di grano non cade in terra e non muore, rimane solo; se invece muore, porta molto frutto”.
Grazie!
Rilancio …. 🙂
Il futuro è adesso, guardando avanti con fiducia. Voglio vivere con amore l’oggi che ho a disposizione affinché non mi succeda, parafrasando Nicolás Gómez Dávila, che il più banale dei momenti presenti diventi in futuro un paradiso perduto.
Caro prof,
trova sempre le parole giuste per ciò che accade nelle nostre vite. “Futuro” è la parola a cui penso costantemente in questo periodo. Mercoledì sarà il giorno in cui avrò la possibilità di realizzare quel sogno che conservo nel cuore da tempo, con un bel test per psicologia. E mi chiedo spesso come reagire nel caso in cui quel sogno non avrà la forza di realizzarsi ,e come reagire dinnanzi alla mia vita, nel caso in cui non proceda come ho sempre sperato. E ho paura. Già. Paura del futuro. Esiste una soluzione a questo sentimento che mi logora a tal punto da perdere il controllo ed essere quasi convinta di non farcela?
Un ringraziamento speciale a ciò che scrive. Le sue parole sono ogni giorno uno spunto per proseguire nel percorso della vita. Con affetto,
Stefania.
Sono passata dalla serenità, al fastidio e finalmente al sorriso nel giro di tre periodi, questi:
“Buona lettura e praticate l’allegria per far tacere chi mormora sempre.”
“Padri sono i padri di famiglia, spesso assenti;
padri sono i maestri a scuola e all’università, spesso padrini;
padri sono i politici, spesso padroni;
padri sono gli uomini delle agenzie educative (dalla chiesa alla tv), spesso patrigni.”
“Ogni uomo può sperare perché è atteso nello sguardo di un altro.
Non controllato, non divorato.
Lo so perché ho la fortuna di avere un padre: mio padre.”
Bentornato Alessandro con la tua sete di verità, le provocazioni e lo sguardo meravigliato sul mondo.
Ciao prof!!
Sono sicura che FUTURO sia una delle maggiori parole da salvare, davvero. Tutti dicono che il futuro siamo noi ragazzi, tutti ci insegnano l’educazione, le buone maniere, come non perderci nelle metropoli e come pagare le bollette, il valore del denaro… Ma nessuno ci insegna davvero come e cosa scegliere. Quando, in FUTURO, ci troveremo dacanti a una scelta, come faremo se nessuno ci ha insegnato a valutare tutto, a riflettere…? La vita di oggi è tuttalpiù frenesia, non c’è più molta gente che si ferma a rifletytere molto… Ora: non so ancora di che cisa parli l’articolo, perchè io sono così. Prima scrivo che cosa mi dice il titolo e poi leggo, perchè se scrivo dopo finisce che mi faccio influenzare dalle idee altrui e non riesco più a trovare le mie. Questa è una cosa che ho imparato in questi 13 che sono al mondo…
Grazie dei tuoi libri, rispondimi.
Cristina <3
P.S.io come hobby scrivo un libro. Quando sarà finito te lo manderò!
Ultimamente ho pensato tanto al futuro, e ogni volte mi assaliva la stessa strana sana paura dell’incognita. Non so cosa farò dopo il liceo. Non so CHI sarò quando la mia vita sarà davvero piena. Sono domande a cui non potevo rispondere, ma domande che mi spingevano a guardare il presente per costruire quel futuro “io”. Parli di padri e suoi derivati. Io credo che i padri,siano necessari ma per spronare un figlio / figliastro /alunno a diventare ciò che è, e non ciò che vorrebbero essere loro. Ho amici che hanno il padre in giri grossi che potrebbero garantirgli un futuro eccezionale e loro non ne sono grati ma li odiano. Credo che questo possa essere sintetizzato nelle tue righe” i padri non servono le vite dei figli, ma le divorano, niente è più sul punto di essere”. E’ così che i padri sbagliano quando vogliono preparare la vita, il futuro ai propri figli, la divorano. Non lasciano che il figlio abbia mai l’iniziativa (alias libertà di essere se stessi).
Io invece sono così fiero di avere padri che mi lasciano correre da solo ma che so presenti nel caso in cui mi facessi male.
Queste sono poche considerazioni che mi sono venute in mente leggendoti,
grazie per essere tornato.
Anch’io lo sento, è dentro di me questa sensazione. Il futuro sembra diverso oggi, da quello in cui credevo, da quello che i miei occhi vedevano a quindici/sedici anni. Pure io ho avuto un grande padre, il mio, che ha fatto del suo meglio per evocare in me quella promessa di futuro. Stava arrivando quel futuro. Ho avuto pure io quell’abbraccio e quello sguardo trasparente che mi sembrava e che voleva dire tutto, a quell’età. Mi dava spazio ed ossigeno per muovermi nella libertà del presente, offertomi come dono per il domani.
Non sapevo che oggi, avrei avuto timore dell’ancora futuro che ‘sta per venire’. Quello in cui credevo, aveva un che di sano, di pulito, di puro, pareva già di esserci. Pareva immobile e mi ci proiettavo con tutte le speranze più azzurre. La speranza non muore, quella resta sempre, non voglio permettere che venga scalfita, è luce. Solo che è difficile mantenere tutto questo verbe bellissimo. Non è più tutto dentro quello sguardo carezzevole e paterno, quasi culla, che faceva sentire tranquillo il mio essere, il mio mondo. Sento ora, che tanto di questo futuro è nelle mani di qualcuno che non sa e che non vuole più guardare a fondo, che non si vuol prendere più cura. Gli sguardi che intravedo sembrano stranieri nella mia terra. E devo fare tutto il possibile affinchè in quella promessa intatta, viva ancora Tutto quel resto di futuro ‘che sta per venire’. E spero che sia altrettanto verde, che sia mare, che sia fresco prato. Ho paura, lo confesso, di tutti quei Cronos che non sono mai stanchi di divorare. Siamo all’orlo non si sa di cosa, e non sono ancora stanchi di non senso. Lo ammetto, questo timore è una mia femminea debolezza, o malinconia. Può darsi solo che sia semplicemente il troppo amore per una parola, “Futuro”, in cui sta dentro anche il mio presente.
Ciao Alessandro,
da Adua (6/9/2013)
Buon inizio!(per tutto)
Salve Alessandro,
penso che il compito dell’educatore sia proprio quello di favorire la “costruzione” del futuro: quel “momento” che non si piega su se stesso… è quell’educere che porta a riconoscere un talento in ciascuno di noi.
Un saluto,
Dany
Grazie di tutto quanto…
Agnsese
“IL FUTURO NON è PIU’ QUELLO DI UNA VOLTA” è una delle tante frasi che si trovano per Milano, scritte da un uomo meraviglioso che è Ivan Tresoldi,poeta di strada, che ammiro dal profondo del cuore e che invito tutti a scoprire! Grazie mille Alessandro per la forza che riesci a mettere nelle tue parole.