Il vero spread è tra Stato e famiglia
(Nella foto mio padre con mio nipote – ©Marta D’Avenia)
Ci sono alcune parole che non appena le nomini ci si schiera, come se fossero la difesa di una certa posizione politica e ideologica. Una di queste parole è famiglia. Se la pronunci, subito sembra che tu debba schierarti tra i favorevoli e i contrari alla famiglia tradizionale. L’argomento famiglia non è un argomento di parte ma è un fatto, un fatto sociale e come tale va trattato. Ed è così sin dai tempi di Aristotele, che vi identificava il nucleo costitutivo della polis.
Il fatto che la famiglia sia la cellula fondamentale di ogni società è evidente. Lo dice chiaro la nostra Costituzione all’art. 29: «La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sulla eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare». Questo lo sanno i sostenitori di nuclei familiari alternativi alla famiglia fondata sul matrimonio, tanto che ne chiedono un riconoscimento parificato, per goderne gli stessi benefici (che poi non ho ancora capito quali siano oggi in Italia). Un dato che ci accomuna tutti è che veniamo da una famiglia, più o meno fortunata, come tutte le famiglie. Senza la mia famiglia io non avrei imparato a rispettare gli altri (cominciando dai miei fratelli e sorelle), non avrei imparato le regole e l’amore per le regole, non avrei scoperto chi sono, limiti e pregi, con la forza che questo conferisce alla mia vita quotidiana.
Non avrei avuto almeno un luogo in cui tornare e nel quale non mi si giudicava o accettava per quello che apparivo, facevo o avevo, ma per quello che ero. Tutto ciò è una risorsa, non dico in sé, ma quanto meno potenziale ed è una risorsa per la società, indipendentemente dalle proprie convinzioni. Sostenere la famiglia è a beneficio di tutta la società, in quanto luogo primario e privilegiato di incontro tra le generazioni. Dove si impara a rispettare e curare gli anziani se non in famiglia? Dove si impara a spendersi per i giovani se non in famiglia? Almeno potenzialmente può essere così e spesso è stato ed è così. Non bastano le famiglie dell’orrore per buttare la famiglia tout court, anche perché ce ne sono altrettante non dell’orrore. Il quadro attuale ci parla però di una famiglia in crisi. Ma non mi sembra che la società stia meglio.
La crisi che stiamo vivendo è soltanto una crisi economica o è la crisi di una politica economica senza un bene comune maturato nelle singole famiglie e allargato poi a tutta la società? Dove si forma un buon cittadino (la scuola da sola non basta) se non in famiglia? Se non comincio dai genitori e dai fratelli perché dovrei rispettare condomini e compagni di classe? Se la famiglia sta bene, la società sta bene. Difficile negarlo. Prendersi cura della famiglia forse è la vera azione di risanamento economico e sociale che serve adesso. Lo dimostrano i dati della recentissima ricerca internazionale sulla «Famiglia risorsa della società», appena pubblicata da il Mulino, che in più di 350 pagine lo rileva con dovizia di dati e ricerche.
In moltissimi Paesi emergono tendenze simili: le relazioni famigliari si indeboliscono, nascono molti più bambini fuori dal matrimonio, i giovani hanno molta più difficoltà a sposarsi, anche quelli che vorrebbero. Ma di fronte a questa novità, comparando i vantaggi dei diversi modi di far famiglia non risulta emergere un nucleo famigliare più produttivo o vantaggioso rispetto a quello sancito dalla nostra Costituzione. Viene allora da chiedersi se la famiglia sia un’istituzione del futuro, più che del passato, ancora da fare più che fatta e già ammuffita. A questo proposito l’art. 31 della Costituzione recita che «La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose.
Protegge la maternità, l’infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo»: la Costituzione lo afferma perché i suoi estensori erano consapevoli che la famiglia descritta era ed è quella che produce più capacità sociali, più capitale umano, migliori possibilità di successo nella vita grazie ad un equilibrio personale statisticamente più rilevante rispetto ad altre realtà. Però questo tipo di famiglia si sta restringendo, e così diminuisce la coesione sociale. Nelle città i quartieri diventano più insicuri, perché le famiglie non sono aperte le une alle altre, a differenza di quanto succede nei paesi o in provincia. Sono in aumento tra i giovani: sfiducia, incapacità di affrontare i fallimenti, personalità più vulnerabili o narcisistiche, e per questo poco propense all’impegno e al bene comune. E posso testimoniare in classe, da 12 anni, il progressivo cambiamento.
La famiglia è la realtà che sembra poter relazionare le persone in maniera umana. Il matrimonio non è solo un patto, crea un valore aggiunto nella relazione sociale. Non è un’addizione 1+1, ma un moltiplicatore. Lo sa chiunque venga da una famiglia unita, seppur con tutte le sue imperfezioni. Basti pensare al valore sociale dei nonni e allo scambio tra generazioni, alla ricchezza potenziale di relazioni e apertura verso l’esterno in famiglie con due o più figli, alla capacità di connessione tra il privato e il pubblico. In questo momento però, a causa di una politica da troppo tempo poco attenta alla maggioranza del nostro tessuto sociale, la famiglia è più vittima che artefice, più bersaglio che risorsa. La famiglia è fonte di capitale sociale primario, ma se la famiglia è debole la responsabilità è dello Stato. I governi parlano spesso della famiglia come un rischio o un peso.
E non si tratta di fare la carità alle famiglie, ma di istituire un sistema equo, come accade per esempio nella laicissima Francia, dove avere due o tre figli significa quasi non pagare tasse. L’amore non è solo un bel sentimento, ma una relazione e la famiglia è luogo di relazioni capaci di sprigionare valore aggiunto. Anche se risolveremo lo spread non cureremo la ferita che indebolisce il nostro tessuto sociale. Non basta la ricchezza materiale a fare una società. Occorre ripensare le politiche famigliari, spesso attente soltanto alle situazioni più deboli. Questa però non è politica, ma carità. Non è giustizia sociale, ma elemosina. Solo da una famiglia forte può nascere una società civile forte. E non è questione di ideologie. Il nostro Paese è fatto soprattutto da famiglie così come la Costituzione le disegna, di certo nessuno Stato ci potrà mai costringere a costituire una famiglia così se non lo vogliamo, ma lo Stato va contro sé stesso e la sua Costituzione se non aiuta chi vuole farlo o lo ha già fatto.
D’Avenia, le pongo un quesito. Il recupero di una maggior tutela a favore delle famiglie sancite dal matrimonio (civile o religioso) deve tradursi anche in una limitazione delle tutele verso le “altre” famiglie? Perchè mi pare che il succo del problema stia qui.Le famiglie sono il nucleo sociale di base, questo non lo nega (credo) nessuno. Dato che una simile evidenza non potrà mai essere messa in dubbio, non vedo che male ci sia nel concedere diritti analoghi alle famiglie formate dai conviventi, o ancora meglio dalle famiglie LBGT. Cercare di recuperare il ruolo della famiglia come “propulsore” di una società che sia più marcatamente “comunità” mi pare sacrosanto. Se per farlo si debbono negare diritti altrui, no. Si andrebbe in conflitto non solo con le norme di quella Costituzione che lei ha abbondantemente citato, ma anche con le norme-base di qualsiasi comunità che sia davvero tale. PS “Questo lo sanno i sostenitori di nuclei familiari alternativi alla famiglia fondata sul matrimonio, tanto che ne chiedono un riconoscimento parificato, per goderne gli stessi benefici (che poi non ho ancora capito quali siano oggi in Italia).” Espressione decisamente infelice, me lo lasci dire. Pensi ai membri di coppie omosessuali che non hanno potuto neanche assistere l’amato morente in ospedale, perchè privi di un “ruolo” giuridicamente riconosciuto.
Caro Filippo, grazie per le tue parole. Forse le mie parole non sono chiare. Era una battuta ironica per ribadire quello che tutto l’articolo dice: le famiglie non hanno vantaggi particolari e chi ne chiede gli stessi benefici in questo momento non so quali riceverebbe. Non era discriminante rispetto ad altre realtà liberamente costituite ed eventualmente riconoscibili dallo Stato. Il problema è evidente, ma non è su questo l’articolo. Io non sono contro niente e nessuno, mi piace parlare in positivo. Io ho assistito malati da semplice amico, nessuno mi ha negato la possibilità di farlo.
La ringrazio per la risposta. Non avevo colto l’ironia nella sua battuta, da qui l’incomprensione. Poichè il problema della famiglia e delle sue tutele, in Italia, si lega inestricabilmente all'”altro” problema (l’esistenza di famiglie “altre”, misconosciute, per non dire osteggiate), mi piacerebbe leggere sempre un richiamo alla questione. Anche in articoli che la trattano solo incidentalmente. Chi dispone della preziosa possibilità di essere pubblicato su quotidiani a tiratura nazionale, potrebbe sfruttarla per ricordare entrambe le questioni (che d’altronde sono, come già detto, fortemente collegate). Probabilmente, in questo modo sto uscendo fuori tema (rispetto a quanto trattato nel suo articolo), ma considero le difficili condizioni delle famiglie “altre” un problema grave, tale da dover essere ricordato in ogni occasione. Questioni di (criticabilissima) sensibilità personale.
PS ci tengo a dirlo: con il precedente commento non intendevo accusarla di essere “contro” determinati gruppi. Purtroppo, il problema delle politiche familiari deve passare per il nodo gordiano del riconoscimento di questi “altri modi” di essere famiglia. Ergo, con la mia prima frase non mi riferivo a lei, ma al problema generale.
PPS: sul tema (e problema) dell’assistenza, recuperi se può una bella inchiesta de l’Espresso di alcune settimane fa, “Famiglie anche noi”.
Grazie, Filippo. Mi procurerò l’inchiesta che mi segnali. Buona festa della Repubblica!
Il grande problema di oggi è la responsabilità! Si vuole tutto e subito e troppo spesso si cerca di essere amati piuttosto che amare, ci si innamora … ma non si riesce a dire “Ti amo”! La famiglia non è semplicemente un’istituzione ma un’ingranaggio, uno scrigno d’amore, materno, paterno filiale, fraterno…. La famiglia ha inizio con quel ” Ti amo” e prosegue con “per sempre” una parola oggi forse troppo impegnativa … fuori moda …fuori senso!
In una famiglia è necessario il perdono, il saper ricominciare! La famiglia nasce con un’unico scopo diventare perla! Tesoro prezioso per i coniugi, i figli, la società! Noi siamo sposati da 16 anni e abbiamo quattro figli! E’ difficile arrivare a fine mese! Ogni giorno sappiamo di dover fare dei tagli basta scegliere quali fare! Così non possiamo “dare tutto” ai nostri figli, ma cos’è tutto? Sappiamo che i no fanno crescere più di tanti si messi insieme! E se non possiamo offrire ai nostri figli capi firmati e originali a loro non mancherà mai “la famiglia” che sarà il loro punto di riferimento e il loro guscio, il loro capo firmato e originale che non soffrirà l’usura del tempo ma piuttosto dal tempo sarà rinvigorito e rafforzato! Ci sentiamo abbandonati dallo stato che ci asciuga e paradossalmente sembra volerci spegnere! Ma noi andremo avanti!Nonostante lo stato, nonostante questo pazzo mondo! Andremo avanti con il nostro sforzo silenzioso, con i nostri dolori profondi e ripetuti, andremo avanti fino al buio più profondo dove tutto sembra morte e desolazione e attraverseremo quel buio tenendoci per mano fino alla luce!Fino a scoprirci ancora perla! Sono tante le famiglie che hanno intrapreso questo cammino! Forse la famiglia, così come la intende la costituzione,oggi non la si vede quasi più ma, in silenzio, sta portando sulle spalle tutta la società, attraverso questa crisi e questo momento storico… la famiglia salverà l’italia, salverà il futuro e continuerà a stringere i denti per formre, nonostante tutto veri uomini … i cittadini di domani!
Grazie di cuore per le vostre parole. Coraggio!
Non c’è dubbio che la famiglia (tutte le famiglie… mi riferisco a quanto scritto sotto) sia l’espressione sociale meno tutelata dallo Stato, ci vorrebbero politiche diverse, come ad esempio quelle citate da te per la Francia. Se la famiglia è garantita dallo Stato, la famiglia si fa garante dello stesso diventandone la vera forza. Ma da tempo ormai chi ci governa si è dimenticato di questo nesso. In Italia è diventato quasi un peccato mettere al mondo dei figli, un modo per affossarsi e darsi la zappa sui piedi. Poi però si stilano le statistiche sulla natalità e ci si scopre più vecchi! Nei Paesi del nord Europa le famiglie (e qui mi ripeto… tutte le famiglie, avevo colto invece la tua ironia a proposito) se mettono al mondo dei figli vengono sostenute nell’accudimento degli stessi, nei costi, nel lavoro. Altrove ho avuto modo di dire che lo Stato dovrebbe avere a modello quello famigliare per funzionare, ma quello vero. La polis, quella che citavi tu, un tempo guardava alla famiglia come modello di buona governabilità, e la tutelava; ora per assurdo, rispetto al passato, siamo indubbiamente più ‘arretrati’, nessuno ci tutela se perdiamo il lavoro, se arranchiamo per dare un futuro ai nostri figli, se ancora insegniamo la legge del più giusto e non quella del più forte. Normale se abbiamo da tempo governi che per superare le crisi economiche tagliano su istruzione, sanità e pensioni (senza dimenticare la ricerca) che dovrebbero essere la base della tutela della famiglia e dei cittadini, anziché patrimoni, spese di Stato inutili, armamenti e investimenti che hanno del ridicolo. A fare il punto cala la tristezza, tanta……..
Dimenticavo… molto bella e tenera la foto…
Caro Alessandro, apprezzo le tue parole però mi permetto di osservare che in tutte le famiglie – comprese quelle di conviventi o sposati solo civilmente – si trasmettono dei valori, si educano i figli e si «crea un valore aggiunto nella relazione sociale», in quanto le relazioni far consanguinei e tra parenti acquisiti sono le stesse. Io sono sposata in Chiesa da quasi 27 anni e so quale valore abbia il matrimonio. Ma non credo che, nel caso in cui dei giovani (anche fossero i miei figli) decidessero di non sposarsi (almeno non subito), sarebbero più esposti al rischio fallimento. Di per sé il matrimonio non è un vaccino contro il divorzio. Purtroppo.
Sono d’accordo con te, Marisa. Il matrimonio deve essere frutto di una scelta. Credo solo che il matrimonio – religioso o no, non è questo in ballo – sia una forma di maggiore impegno assunto da chi lo contrae. Rafforza il legame, ma è chiaro che non basta.
“La famiglia non è un’addizione, ma un moltiplicatore”: è proprio così.
Moltiplicatore di ciascuno che vi appartenga, nella sua irripetibilità.
Perciò amo così tanto questa frase di Chesterton:
“Uno più uno non fa due, ma duemila volte uno”.
Spesso quando si chiede a uno dei membri di una “coppia di fatto” il motivo per cui hanno deciso di non sposarsi la risposta è: “Perchè preferiamo scegliere di amarci ogni giorno, senza sentirci obbligati a farlo da un contratto.” Appunto per questo, io credo che chi si sposa, invece, sia da ammirare ancora di più, perchè fa una scelta più coraggiosa decidendo di promettere di amare l’altro “fin che morte non vi separi”. Non è facile scommettere così su un rapporto, bisogna essere sicuri, ma anche molto molto CORAGGIOSI. E’ questo che ci serve, avere il coraggio di amare, con la firma e la controfirma.
Silvia permettimi di dirti che c’è il divorzio, la scelta in se e per se di sposarsi ha ben poco di coraggioso, il coraggio c’è quando dopo il matrimonio non si smonta tutto al primo intoppo, ma questo avviene dopo… Non c’è coraggio nel matrimonio come non c’è “vigliaccheria” nella convivenza, se davvero si ha la voglia intima e sincera di costruire una famiglia, non è necessario firmare un contratto (che tra le altre cose persino la chiesa, pagando, è disposta ad “annullare”)…
Una piccola precisazione, per non entrare in una discussione senza fine: nemmeno la Chiesa può annullare il Sacramento del Matrimonio (ma nell’articolo di Alessandro non si è mai parlato di Sacramento!), nemmeno dietro “lauti compensi”, quello che può fare, attraverso gli ordinari tribunali ecclesiastici, è stabilire se il Sacramento ci sia stato fin dall’inizio oppure no; per quanto riguarda gli aspetti civilistici, beh, ci sono i tribunali civili …
Ma tutto questo non ha nulla a che vedere con la famiglia di cui si sta parlando (e mi spiace che si sia sempre un’onda polemica su tutto ) e sulle infinite risorse che questa può donare a tutta la comunità, come ben scritto nell’articolo.
Mi auguro, anche attraverso questo bellissimo blog, che pian piano tutti capiscano che ci sono valori, scopi, ideali… che sono più grandi del singolo individuo o persino dello stato, che possono veramente illuminare la strada della nostra vita dandole senso e gioia.
Grazie Alessandro per tutte queste provocazioni.
Grazie a te, Giovanni, che cogli l’aspetto positivo. Basta con le polarità che hanno ingabbiato le risorse, per semplice partigianeria.
E’ vero, alla base di questa crisi, non solo economica, ma anche politica, ideologica e morale, c’è la famiglia. Il problema è che se tutte le altre crisi – o quasi tutte – verranno risanate, non si riuscirà ad intervenire facilmente alla radice. Non è un caso che poi, negli anni ’60, all’indomani del Dopoguerra, poiché la famiglia veniva prima di tutto, si respiravano benessere e tranquillità. Ma cos’è accaduto dopo? E, soprattutto, come si può far capire che bisogna cominciare ad agire a partire proprio da questo valore?
Starei a guardare la foto per ore…dice così tante parole! Grazie
Credo che la famiglia sia uno di quei discorsi su cui ognuno resterà sempre della sua opinione… io sono fiera della mia famiglia, le voglio bene, so che è grandiosa, con i suoi alti e bassi, e so che è perfetta così, con le sue imperfezioni. Ma vai a dire a un ragazzo che ha i genitori separati o divorziati quanto sia bella e importante, ti riderà in faccia amareggiato. Noi vediamo la famiglia, in senso istituzionale, come vediamo la nostra, nel bene e nel male.
Io credo nel matrimonio, ma ci crederei se i miei genitori non mi avessero dimostrato con la loro vita come possa essere bello vivere da sposi?
Faccio un passo ulteriore: la famiglia è composta di persone, se le persone (noi) non siamo in grado di prenderci delle responsabilità, di dire sì per sempre, allora siamo noi che la stiamo facendo crollare. E coloro che noi cresceremo senza insegnare questi valori.
So che per me è difficile immaginarlo (ho 17 anni) ma è una bella domanda da porci: insegnerò la famiglia ai miei figli?
A me è stata insegnata.
Ora sono bi-nonno, ma prima sono padre, e prima ancora sono figlio. E tutto ciò grazie alla famiglia che me lo ha insegnato.
Grazie per le tue parole semplici e chiare.
Grazie per questo articolo! Spero servirà a sensibilizzare chi guarda alle famiglie numerose come a uno strano fenomeno… ho quattro bambine e ci sono persone che ci guardano con emozione a volte, un signore un giorno ci ha fermate con un viso illuminato da uno spettacolo per lui meraviglioso..le voleva guardare bene tutte e ha detto.. ‘Questo nonno ha ottant’anni e non avrà mai nipoti’e si è commosso…Spesso mi dicono con una faccia strana.. ‘Coraggiosa!’ rispondo che non sempre quello che vorremmo dare ai figli è in realtà indispensabile e, anzi, si gioisce più facilmente delle piccole cose.. a volte spiego che anche Piero Angela, che non mi risulta essere un gran cattolico, ha scritto un libro che suona così più o meno ‘Perchè bisogna avere tanti figli in Italia’. Oppure mi dicono.. ‘Cercavate il maschio,eh?’ (come dire ‘Fregàti’) No, in realtà a noi piacciono i bambini, e mio marito ne voleva prendere qualcuno in affido! Il nostro sogno da ragazzi, prima ancora di conoscerci, era di avere cinque figli e adottarne! (mai letto: ‘Piccole donne, Piccole donne crescono, I ragazzi di Jo e Piccoli uomini’?) Alcuni mi guardano con uno strano sorriso che non so descrivere.. ‘Ma prima erano altri tempi..’ a volte se sei in un attimo di difficoltà sembra ti dicano No è solo a farli, i figli’ ‘Ne hai voluti tanti? E ora vedi cosa vuol dire, incosciente, arrangiati.’ Questo mi è capitato anche quando cercavo di attraversare la strada, spingevo un passeggino tenendo una bambina in braccio e le altre due una da un lato una dall’altro che tranquille tenevano con me il passeggino, ma le auto non si fermavano per lasciarci attraversare la strada (sulle strisce pedonali).. oppure al supermercato o alla Posta, in luoghi dove c’era da fare la fila e la piccolina si innervosiva.. o nello spiazzo di S. Pietro quando pazientemente aspettavamo il nostro turno per entrare per poi vederne solo dieci minuti perchè la piccolina aveva fame, ormai era ora della pappa per lei e così sono dovuta uscire dalla Cattedrale .. avevamo fatto la fila, quel giorno incredibilmente lunga, pazientemente sotto la pioggia e invece di farci passare avanti addirittura è sopraggiunto un gruppo di turisti italiani che si è infilato davanti a noi alle mie proteste qualcuno si è girato a gurdarmi di traverso! Chiacchierando con una persona commentavo questo episodio e sul fatto che avevo avuto vergogna della pessima impressione che quel gruppo avesse dato sul comportamento scorretto degli italiani e su come non abbiamo rispetto per i più deboli in questo senso, e questa persona mi ha risposto: ‘Siamo appena tornati da un viaggio in Francia, e non ho fatto UNA FILA: vedevano i nostri due bambini e ci facevano passare avanti! Lì hanno diritto di precedenza’.. Che meraviglioso Paese civile!(Qui dobbiamo ancora imparare a rispettare le persone straniere, figurarsi quanto siamo indietro ancora…una mia amica sposata con un Ivoriano, che ha studiato al classico nella sua città d’origine e per dei lutti in famiglia si è ritrovato a Rimini, dopo vent’anni se n’è dovuto andare, non aveva voglia di fare il Martin-Luther King-parole sue, e son partiti con le figlie per Parigi..) Qui in Italia, dopo aver vissuto tanti anni a Londra a volte hanno fatto finta di non vedere il mio pancione, ed ero in gravidanza a rischio ma sembrava volessi fare la furba a voler passare avanti o sedermi ..’Non è mica una malattia la gravidanza’. Quando mi si guarda con stupore con così tante bambine intorno ( a me sembrano poche! mi piacerebbe averne altri ma, oltre a tre in Cielo non ne arrivano facilmente altri/e!) a volte rispondo con una battuta scherzosa, a volte lo penso soltanto: ‘Dovete ringraziare queste bambine, perchè pagheranno la vostra pensione!’ Io credo molto nei giovani, perchè noi genitori possiamo contribuire a insegnare i grandi valori dimenticati, l’onestà a tutti i costi, il bene comune, il rispetto, il non conformarsi.. è bellissimo pensare che NOI possiamo davvero dare un contributo per creare una società di domani migliore!
E se poi troviamo che ESISTONO insegnanti e scrittori come D’Avenia, e dai commenti ai suoi articoli si può vedere come ESISTONO persone che la pensano così e lavorano silenziosi e sconosciuti in tutta Italia e oltre.. Questo mi incoraggia, e rende il mio compito più facile e più bello!
Grazie Alessandro per l’articolo!
Mi domando…ma se la famiglia non è un addizione ma una moltiplicazione, cosa mai potrà essere la “famiglia di famiglie” che siamo chiamati a vivere continuamente nelle nostre comunità?
Elena
ps: è stata una gioia conoscerti in Duomo venerdì 🙂
appena ho letto questo scritto mi è subito venuto in mente un tuo precendente articolo “il libro che mi ha cambiato la vita non l’ho mai letto”…la famiglia come luogo dell’anima. PS: che tenerezza la foto!!
La famiglia prima di tutto. Io ho un bimbo di 5 anni che frequenta la Scuola dell’Infanzia. Sai quanti siamo alle riunioni di classe? 2-3 genitori su 25 bambini.
Dove sono gli altri genitori? Perchè non si interessano all’ambiente che il loro figlio frequenta per 6-7 ore al giorno? Perchè non collaborano attivamente proponendo idee e soluzioni? Tocca a noi dimostrare ai nostri piccoli il senso delle cose. Dietro ogni bambino c’è una famiglia che spesso manca sia fisicamente ma soprattutto manca in affettività e partecipazione alla quotidianità.
Complimenti, come sempre articolo bellissimo e VERO.
Questo favoloso frammento di vita familiare contrasta con il tema che hai affrontato. Si capisce, però, che la vita quotidiana ha a che fare con lo s(S)tato. Un abbraccio sincero.
Credo che la crisi della famiglia sia prima di tutto la crisi del singolo. Scegliere di impegnarsi con/per un altro, costruire qualcosa di solido, vero, bello, testimoniare e trasmettere valori e buoni comportamenti è impresa affascinante, ma faticosa. Non è roba per deboli, indecisi, egoisti, o capricciosi, richiede equilibrio, coraggio, passione! E per quante sovvenzioni ci possano essere, se manca la volontà e la scelta del singolo non se ne fa nulla. Forse, prima delle sovvenzioni, bisognerebbe educare ad una scelta consapevole di famiglia.
Probabilmente in questo paese le famiglie fanno così poco rumore per vedersi riconosciuti aiuto e sostegno. Dopotutto le famiglie non scendono in piazza a protestare, non incendiano auto, non spaccano vetrine.
In questo paese le famiglie al massimo si ritrovano a discutere, organizzano incontri e forum, al limite pregano insieme. Sono così comode le famiglie: una rete sociale che ancora funziona (nonostante i buchi sempre più larghi) e una base sicura quando si tratta di fare cassa senza dover usare troppa fantasia.
Se le cose non vanno poi così bene, sarà senz’altro colpa della famiglia! Le famiglie di oggi non hanno più valori.
Sì, glieli hanno già portati via tutti…!
Quale miglior commento delle parole di oggi dell’ennesimo ministro:”Sono favorevole al fattore famiglia, ma purtroppo è incompatibile con gli impegni di spesa.” E perché la presa in giro sia ancora più chiara Monti dichiara:”Ci ispiriamo al principio enunciato dal Papa, per cui i politici non devono promettere cose che non possono realizzare”. Più chiaro di così…
hai talmente tanto ragione che mi chiedo come sia possibile che non sia evidente per tutti!
Grazie prof. Mi è piaciuto davvero molto. =)
Sai qual è stato il modo di festeggiare la fine della scuola per i miei tre ragazzi di 15 12 e 7 anni? Preparare, ieri primo giorno di vacanza, un ottimo pranzo per tutta la famiglia. Famiglia è condividere la gioia e la fatica e ragalarsi a vicenda il tempo. La prima palestra per la vita!
Continuiamo a chiedere maggiore considerazione per il fattore famiglia ma non abbattiamoci: noi pssediamola più grande delle ricchezze la gioia e la gioventù.
Grazie !
ho inoltrato il tuo articolo e alcuni commenti direttamente al Ministero della Cooperazione internazionale ed integrazione (ministro Andrea Riccardi) – Dipartimento per le politiche della famiglia (PCM)( se poi mi spiegano perchè le politiche della famiglia sono state assegnate a questo ministero….): non si sa mai !
io non sono bravo a trascrivere i sentimenti, le emozioni e tutto quello che stiamo vivendo ma mi sento molto vicino alla famiglia di stefano daniele & co.
noi siamo in quattro e le fatiche non mancano. a volte però dentro di me primeggia la rabbia più che la speranza e mi rendo conto di sottrarre risorse positive da donare ai miei figli..
Coraggio ! Coraggio !
ciao, mi chiamo gemma e ho 38 anni, sposata con Oliver da 17 anni e mamma di 5 splendidi figli: Benedetta, Angela, Isabella, Emanuele ed Elia.
Grazie per come sei riuscito a spiegare il grande valore che ha la famiglia al giorno d’oggi. Certe volte mi sento una incosciente ad avere realizzato il nostro sogno, andando contro alla mentalità comune (troppi figli!! siete matti!!). Altre volte mi chiedo se il futuro che aspetta i nostri figli potrà loro renderli felici. Ma io credo nella speranza, credo nella gioia, credo nella vita e queste certezze mi danno la forza di spendermi per la vita, per i miei figli per il loro futuro. Spero solo che voci come la tua si facciano più forti e che lo stato veramente si accorga che la famiglia è il miglior investimento sul quale puntare in questo momento. Ancora grazie .
gemma
Cara Gemma, lunga è questa strada e faticosa. Però noi intanto godiamoci il bello di una famiglia unita e numerosa!