Figlio dello Scirocco
Era d’estate. Nell’antica casa di Palermo in cui abitavo c’era una stanza, la più interna e fresca: un’alcova di muri spessi. Quando spira lo Scirocco e l’aria diventa gialla, si bagna il pavimento di quella stanza e ci si stende per terra, in mutande, la guancia e i polsi incollati a terra, in croce. Non ci sono finestre, lì lo Scirocco non può trovarti, perché lo Scirocco fa impazzire, ti viene “un colpo” se ti trova. È una belva che scioglie le ginocchia e quando si avvicina c’è quel silenzio che hanno le cose in equilibrio subito prima di crollare: un palazzo incendiato, prima di precipitare; un bosco, prima del temporale; la terra, prima di un terremoto. I miei avi hanno imparato a difendersi dalla bestia che soffia, nascondendosi in questa stanza irraggiungibile, come il cuore. Infatti se quel vento ti entra nella testa vedi miraggi, sei uno “sciroccato” si dice, però passa. Ma se ti entra nel cuore, sei fottuto: ti brucia da dentro e ti inaridisce, come fa con gli alberi di arance.
Niente è più serio dello Scirocco nella mia terra. Nella stanza dello Scirocco non resta che fare i conti con quello che si ha e quello che non si ha. Non c’è altro. Quello che trovi in quella stanza, nudo, senza niente, ti salva. Forse per questo mia nonna diceva sempre: Tri sunnu li putenti: u papa, u re e cu’ nun havi nenti. Ricordo i discorsi sussurrati in quella stanza, anzi sono gli unici che ricordo. Un giorno, mentre lo Scirocco mordeva l’aria estiva, screpolava le persiane, abbatteva i cani, parlai con mio padre. Ero solo un bambino.
“Arriva”
“Chi?”
“Lo Scirocco”
“Come lo sai?”
“Il mare. Lo senti?”
“No”
“Appunto. Quando il mare rallenta e respira piano, le cicale impazziscono di paura e lo richiamano a fare il suo dovere. Lui arriva”
“Chi?”
“Te l’ho detto, scimunito. Lo Scirocco”
“E che si fa?”
“Come il mare. Respira piano. Appoggia la guancia al pavimento: aspetta e ascolta”
“Cosa?”
“Storie”
“Che storie?”
“Storie d’amore”
“E perché d’amore?”
“Ne esistono altre?”
“Che ne so, storie di avventura, di battaglie, di mistero…”
“E per cos’altro si va all’avventura, si soffre e si risolvono indovinelli?”
“E tu quali storie sai, papà’”
“Una sola”
“Solo una?”
“Basta e avanza”
“E come fa?”
“C’è un ragazzo. Suo padre dice che sarebbe ora che si sposasse. Sua madre dice che sarebbe bello piuttosto che si innamorasse. Suo padre dice che non c’è differenza. Sua madre dice che la differenza c’è. Suo padre non dice più nulla, tanto sua moglie ha sempre ragione”
“E poi?”
“E poi s’innamora”
“E finisce così?”
“Perché c’è altro?”
“Lei com’è? Cosa succede?”
“Lei è tua madre. Lui le dice ti amo. Non c’è altro. I dolori, le cadute, le avventure, i misteri, le gioie si dimenticano.”
“Ma di questo sono fatte le storie!”
“Non quando c’è lo Scirocco”
“Perché?”
“Quando c’è lo Scirocco bisogna andare all’osso”
“E qual è l’osso?”
“Quello che resta. Il mare. Il vento. Le stelle. La sabbia”
“E che fanno?”
“Lo sfondo”
“Lo sfondo?”
“Della commedia”
“Quale?”
“Quella di chi è innamorato”
“È una commedia?”
“Sì”
“Perché si ride?”
“No”
“E perché?”
“Perché finisce bene”
“E la tua storia come finisce?”
“Bene”
“E basta?”
“Sì”
“Neanche una lacrima?”
“Continuamente”
“Papà, ma che commedia è se si piange?”
“Figlio mio, che commedia è se non si piange?”
“Che cosa è questo rumore?”
“Quale?”
“Questo tum-tum. Sbattono le porte?”
“No. È il cuore, scimunito”
“Che ne so io che si sente il cuore nel pavimento…”
“Il giorno che non lo senti, vuol dire che lo Scirocco te l’ha bruciato. Quella è una tragedia…”
“Il mio è più veloce del tuo, papà, lo senti?”
“Lo so”
“Perché?”
“Perché ama poco”
“Perché quando ama rallenta?”
“Certo”
“E perché?”
“Perché non ha fretta”
“E poi?”
“E poi si ferma”
“Quando?”
“Quando non ha più fretta per niente”
“E quand’è?”
“Quando finisce la commedia”
“E che succede?”
“Si ride”
“Che è sto silenzio?”
“È arrivato, se senti il silenzio…”
“Beddamatri, fa scantari!”
“Lascia stare mamma. E poi non è una disgrazia…”
“Ma se bisogna nascondersi, parlare piano… Fa paura lo Scirocco”
“Tu sei figlio dello Scirocco”
“Io?”
“Era un giorno di Scirocco terribile, i fiori e i cani fuori morivano, e tua madre e io eravamo qui per terra…”
“E allora?”
“Scimunito, a te lo Scirocco t’è rimasto in testa”
sembra quasi di sentire lo Scirocco!
Complimenti
ho comprato vanity fair e ho trovato il tuo racconto lo anche letto naturalmente,davvero curioso e comunicativo mi e piaciuto leggerlo.sai arrivare dritto all’anima di chi legge semplice diretto e allo stesso tempo poetico.
Grazie Francesca!
sembra anche di sentire la tua voce nel vento.
Mentre le parole scorrono sotto gli occhi, veloci come il vento, sembra che lo Scirocco sia arrivato anche qui e che soffi forte fuori dallo schermo del pc. E insieme ad esso, sembra di sentire il cuore di quel babbo e di quel ragazzo, che battono all’unisono. Perchè entrambi sono sulla stessa lunghezza d’onda. Perchè entrambi, adesso, sanno cos’è l’amore.
Bello… Ma il 20 agosto non è ancora arrivato… Ma chi sei Prof. 2.0? Lo scirocco, quanto mi manca lo scirocco della nostra Sicilia e i racconti dei nonni e la semplicità dei genitori e della vita di un giorno d’estate ascoltando lo scirocco e scongiurando le disgrazie che può portare. Complimenti!
E’ proprio grazioso questo racconto, nel senso che è proprio pieno di G/grazia (con la G maiuscola e minuscola insieme). L’ho letto la prima volta su Vanity e la pagina faceva fatica a girarsi perché, per quanto breve e da te definito “piccolo”, è talmente denso di vita! Denso e leggero insieme…come il vento. Grazie! P.s. lo “rubo” e lo farò leggere ai miei alunni, i miei “piccoletti” di seconda media, so che se ne innamoreranno subito, hanno un radar innato per la bellezza. 🙂
Grazie, è il caso di dirlo, Elisa.
io invece lo scirocco quasi non lo sento, sono tutta presa dalla storia, come se tutto dipendesse dalle parole del padre, che racconta l’amore come fosse la cosa più ovvia di questo mondo! lo scirocco è l’impeto con il quale ognuno di noi lo vive, può essere violento o leggero come una brezza…
Fuori e dentro di me lo scirocco… con gli occhi della mia anima vedo quel padre e quel figlio che parlano… quanta vita in questo soffio di vento caldo! grazie!
…bellissimo….mi sento pervasa anche io ora, dallo scirocco… 🙂
Bravo. Bello.
…WOW… Quel che si dice il caso(?): un improvvisato viaggio in treno, la compagnia di un iPod e di una rivista abbandonata da qualche passeggero. La noia mi spinge a prenderla, e nel momento in cui mi imbatto nel suo racconto risuonano nelle cuffie le prime note di “Scirocco”, per me capolavoro di Guccini.
Non so come raccontare il turbinio di sensazioni, pensieri, lacrime, contrasti e rivelazioni, di pochi minuti durati un’eternità…
Virginia Woolf lo descriverebbe come ‘moment of being’, purtroppo io non sono assolutamente in grado di esprimerlo a parole.
Ma posso ringraziarla di cuore per queste righe, per la sua capacità incredibile di parlare dell’anima delle cose… Grazie, grazie per la Bellezza.
Cara Elisa, bellissimo questo frammento di vita e di anime. Grazie per avermelo raccontato!
Anche a me il vento fa paura…anzi ad essere sincera la sua potenza mi terrorizza…ed anche il suo rumore, la sua incertezza e la sua spaventosa imprevedibilità…invisibile e inafferabile, rimani tu in balia dei suoi sbalzi d’umore….a volte ti trascina in cielo, quasi ti sembra di volare un minuto dopo ti ritrovi sbattuto violentemente per terra, come i sacchetti di plastica che svolazzano qua e là davanti alle finestre in un giorno di vento furioso…
Ora “È arrivato, se senti il silenzio…”
“Beddamatri, fa scantari!”
“Lascia stare mamma. E poi non è una disgrazia…”
“Ma se bisogna nascondersi, parlare piano… Fa paura lo Scirocco”
“Tu sei figlio dello Scirocco”
“Io?”
…“Scimunito, a te lo Scirocco t’è rimasto in testa”
Bello ahah…
E così un’altra scimunita proverà ad avere meno paura del vento…
Grazie 🙂
Qui, nella mia città, è tutto il pomeriggio che soffia senza tregua. Non so se è scirocco, anche se l’aria forse si, un pò gialla lo è. E caldo, caldissimo, mi ricorda le terre d’africa che non ho mai visto, o forse anche quelle di sicilia che ho solo velocemente attraversato molti anni fà. Non c’è rifugio qui, nella mia casa. Nessuna alcova dai muri spessi. L’alternativa potrebbe essere il garaga che trovo poco romantico e poco poetico. Meglio restare qui, e sperare che non arrivi a seccarmi il cuore. Al mio cuore ci tengo, anche se è da un po’ che non batte per qualcosa di autentico.
PS: prof2.0 sai solo rispondere “grazie” ai commenti che lasciano le persone 🙂 ?
Hai ragione Silvia, il tempo è tiranno e ci tengo a dare almeno un cenno di aver letto e un grazie è la formula più semplice e ricca. Ma cercherò di migliorare…
Bravo prof ! 🙂
Grazie mille… le sue parole hanno invaso il mio cuore e la mia mente… mi sembra di sentire lo scirocco dentro la mia anima.
Un po’ di Scirocco ci entra sempre nell’anima… Ciao Ele!
Bellissimissimo!!!! Sono rimasta con il fiato sospeso leggendolo e dopo aver finito la lettura ho come la sensazione che mi abbia insegnato qualcosa, che mi abbia lasciato qualcosa su cui riflettere…ma non so ancora dire di preciso cosa…! Grazie per questo regalo!!
Aspetto con ansia un altro racconto e, magari, anche un altro romanzo!! 🙂
Arriva presto il romanzo…
🙂 che belle le storie d’amore. Anzi no, che belle le storie e basta, perchè, è vero, non esistono storie senza amore.
Grazie ancora una volta.
Si sente il vento e questo dialogo a tratti intenerisce… I personaggi sorridono ma non è un sorriso vuoto, mi sembra un sorriso che mira a coprire l’imbarazzo per uno scambio di battute con un pizzico d’intimità. Bello!
Beh, parto dalla fine, quando mi sono trovata a digitare l’indirizzo del blog mi sono accorta che è simile al nome del bar dove vado a prendere il caffè, il bar si chiama “tre punto zero”!Il racconto mi ha emozionata… tante emozioni diverse, ho riso, ho pianto mi ha incuriosita e sorpresa nel finale…. e per questo Alessandro ti faccio, accetta il tu anche se non ci conosciamo, tanti tanti tanti complimenti, appena possibile leggerò il tuo libro.
Ciao e buona giornata
Luisa
Il bar però è oltre il 2.0!
Emozionante. Bravo!
Ciao,
ho letto su Vanity il tuo racconto e volevo farti i complimenti. Mi hai trasmesso dolcezza e voglia di vedere la splendida isola da cui arrivi, che per il momento ho visto solo attraverso immagini e racconti..
Grazie
Allora ti aspetto da queste parti, anche se io ora abito a Milano…
Quanta poesia! Quanta realtà! Grazie mi hai fatto ricordare alcuni dialoghi tra la mia saggia nonna e me, tanti anni fa…e il caldo nel cuore che ne scaturiva…che ne scaturisce…
Grande Prof come sempre!
…“E tu quali storie sai, papà’”
“Una sola”
“Solo una?”
“Basta e avanza”…
“Il mio è più veloce del tuo, papà, lo senti?”
“Lo so”
“Perché?”
“Perché ama poco”
“Perché quando ama rallenta?”
“Certo”
“E perché?”
“Perché non ha fretta”…
…sono i miei passaggi preferiti…mi piace il valore che viene restituito alle parole, la testimonianza di come sia bello e sano esplicitare pensieri ed emozioni nella vita quotidiana. E di quanta misura, cercata e voluta, questo “esplicito” si nutra. Una misura che lascia all’altro lo spazio per tracciare una sua strada di senso, tenendolo per mano.
Leggevo e pensavo, per contrasto, ai bimbi e agli adolescenti che incontro per lavoro. Giocano partite dure con il dolore: dure non già perché fronteggiare la sofferenza sia una partita normalmente facile, ma perché si trovano a scendere in campo o senza strumenti o, quand’è peggio, con gli strumenti sbagliati. Ripercorrendo gran parte delle loro storie, mi accorgo della presenza di una variabile pesante: come viene giocato l’ “esplicito” nelle relazioni che vivono. Passano dall’esplicito più brutale, quello che non lascia spazio neanche al respiro, che li inchioda ad una realtà che investe con la velocità e la violenza di un tir, all’implicito più impenetrabile e illeggibile, che, dal reale, rischia di sganciarli completamente.
Pensavo a loro mentre assaporavo questo dialogo, così leggero e così denso. Mi piace tanto questo papà che si lascia raggiungere dalle domande del figlio, costruendo senso insieme a lui, fin dove lui è in grado di arrivare…
…appena partita dalla mia isoletta (l’Elba)…completamente invasa dalla Scirocco…di una cosa sono certa: il vento che si abbatte sul mare lo comprende veramente solo chi del mare è figlio. Un saluto…felice di aver scoperto questo blog!
Grazie, Elena. Si vede che tu sai riconoscere i segni giusti…
Che meraviglia! Grazie da una scrittrice esordiente per aver portato la brezza estiva nell’anima.Fa bene al rosso nel cuore leggere un racconto ben scritto.
Grazie, Vanessa. Sono contento ti abbia accarezzato l’anima.
Sfogliando Vanity Fair in riva al mare mi sono imbattuta nel tuo racconto … bellissimo! Mi ha catturato e mi ha emozionato tantissimo. Sotto il sole che bruciava, per qualche minuto ero anche io, lì, in quella stanza ad ascoltare i sussurri delle parole. Dopo qualche giorno ho dovuto rileggerlo. Complimenti!
Perché hai dovuto?
Non so risponderti con precisione … forse per riprovare le emozioni che avevo provato nel leggerlo la prima volta, o per provarne di nuove o per assaporare qualcosa che mi ero persa nella prima lettura, cmq mi ha emozionato anche la seconda volta … sono una “bulimica” di emozioni
I venti portano sempre parole lontane, mi piacciono tutti i nomi dei venti:tramontana e già rabbrividisci,maestrale un vento da pescatori e marinai e lo scirocco, così caldo che più che un vento è il respiro del Mare nostrum e delle terre calde del sud. Bisogna scrivere anche dei venti per capire la nostra terra. Grazie per un momento pieno di memorie e pensieri sparsi … al vento.
Lo scirocco, con la sua potenza, deve averLe portato via tutte le scarpe Professore.
Sarà sicuramente questo,il motivo delle infradito nere da spiaggia, con le quali si è lasciato intervistare.
Che fighe che sono!
Passo spesso a trovarti e non ti ho mai lasciato neanche un bigliettino. Lo faccio ora di fronte a questo bambino con il suo papà sul pavimento…
Ti seguo con stima affetto ma soprattutto gratitudine.
Simona
Ti ringrazio, Simona!
Racconto dolcissimo.
Mi sembra di sentire vermanete lo scirocco…
che nostalgia della Sicilia! Grazie Prof.
Ogni volta che la leggo rimango senza fiato, lei è un poeta!
L’ho adorato questo piccolo pezzo di storia che ci hai raccontato!
E mi si è appiccicato addosso quello scirocco di cui parli. Accidenti
Questo è un bel complimento! Grazie SoFia!
Bellisssimo!!! Del resto si capiva che venivi da una grande storia d’amore…
Grazie per aver usato qualche parola sicula…musica! Terra meravigliosa, ci ho lasciato il cuore quest’estate!
Grazie anche per l’incontro al Meeting con Calabresi (siete due grandi!)…e anche per l’articolo sulla GMG (di aiuto in un momento di ribellione e di fatica) …ecc., …ecc.
Per favore, non smettere mai di contribuire a rendere vere ed eterne le cose che ascolti e vedi imbattendoti nel mondo, vero compagno/maestro di cammino! Grazie ancora e buon lavoro!
Sembra quasi di sentire lo Scirocco e il cuore che palpita se si legge questo articolo in silenzio.
Se invece lo si legge con il sottofondo della canzone “New soul” che c’è sul tuo i-pod, si riesce a cogliere un’ironia leggera che ti lascia serenità per tutta una giornata.
I suoi articoli son un’emozione dopo l’altra prof. Grazie.
Buonasera Professore, volevo dirle che ho letto il suo racconto è mi è piaciuto molto. valentina
Grazie!
ciao alessandro…grazie anche da parte mia per questo splendido racconto…
mi ha davvero emozionata e fatto desiderare un viaggio nella tua terra…io vivo in liguria, ma il mio mare non mi emoziona tanto…il turismo estivo caotico toglie ogni poesia…
hai letto il libro :Mangia, prega e ama” di E. Gilbert? lo sto leggendo adesso..la parte su Roma è suggestiva quanto i tuoi scritti…se hai tempo, leggilo.
p.s. ho adorato Icaro…con il video e le cuffie sembra davvero di volare…
Non ho letto il libro di cui parli. Vediamo se trovo il tempo. Grazie per il suggerimento. La prossima estate vai in Sicilia…
STO RACCOGLIENDO I FONDI PER LA PROSSIMA GMG…PRIMA CHE SIA TROPPO VECCHIA VORREI AVERE LA GRAZIA DI ACCOMPAGNARCI I MIEI RAGAZZI…MA, A DIO PIACENDO…SICILIA, ARRIVOOOOO
PACE E FORZA, IVY
Il tuo racconto è davvero bello; l’ho riletto e l’ho trovato ancora più significativo e profondo, tanto che l’ho inviato a parecchi amici. Hai un grande dono, ma non lo tieni solo per te, lo condividi con tutti noi.
Grazie!
…l’ho riletto per l’ennesima volta…però, come ci starebbe bene un bel film, magari un cortometraggio!
Perché è vero che si sente tutto il calore e la poesia delle voci, il silenzio e, dopo, il vento. Ma anche l’immagine: sembra che non stia ferma, si vede tutto l’agitarsi della chioma della palma e delle onde del mare!
Mi chiamo Cecilia, ho tredici anni, devo andare in terza media. Ti scrivo perchè ho paura, quest’anno avremo una nuova prof di lettere e questo mi spaventa, perchè mi ero innamorata della vecchia prof.. Mi spaventa l’esame, mi spaventa la morte.
Una nostra cara amica stamattina è morta. Non la conoscevo benissimo, solo di vista, lei come i suoi figli. E sto male per la sua famiglia, quindi non voglio neanche immaginare come possano stare loro..Tutti dicono “non ti preoccupare, lei starà benissimo, perchè la morte non è la fine di qualcosa, ma il vero inizio!”, non dico che per me sia sbagliato, anzi! ..Ma inizio di che? “E l’esistenza diventa una immensa certezza”. Certezza di che?
Ti scrivo perchè voglio dare un senso a questa vita.
Come racchiudere l’essenza della vita in semplici parole che arrivano dritte al cuore…ops senza volerlo è venuta anche la rima! Grazie Prof.
Come scrive lei,non scrive nessuno!!!
Grazie Prof.:)
è incantevole ! resto sempre senza parole prof. l’amore quello vero sinonimo di” ogni 24 ore ” come lei stesso afferma ci spaventa eppure qundo ci si innamora lo vorresti essere tutta la vita , io non mi riferisco soltanto all’amore di coppia anche, alla ‘amore per la propria patria, per la vita , per la realtà tutti siamo nati per amare siamo come fiori e ognuno sboccia in tempi diversi ma prima o poi sbocciamo tutti , ci innamoriamo tutti altrimenti che senso avrebbe un cavaliere, ulisse, renzo, noi, attraversare mari, montagne continenti , essere qui se non per amare? non avrebbe senso dovremmo essere folli! questo amore a volte ci reca stanchezza perchè è reale ! ci fa paura perchè ci mettiamo in gioco perchè è la nostra vita e amiamola . grazie a lei gentile prof.
La paura, cara Francesca, è la nostra migliore alleata. Segnala dove è la vita perché noi abbiamo paura di vivere…
L’afa oggi non molla. Hanno messo pioggia ma non si decide e il divano in pelle assieme alla batteria del pc appoggiato sulle gambe non aiuta. Ci metto in mezzo un cuscino, faccio cose mentre cerco qualcosa da fare. Appare un tuo link e tra le cose che potrei fare decido di fare proprio quella: lo sbircio e leggo il tuo racconto. Mi vorrei sdraiare anche io sul pavimento perchè il fresco salva la vita. Sono mesi ormai che quando un pensiero triste arriva subdolo si alza un alito di vento quasi come a volerlo scacciare.
Leggevo questo passaggio, il più bello:
“Come il mare. Respira piano. Appoggia la guancia al pavimento: aspetta e ascolta”
“Cosa?”
“Storie”
“Che storie?”
“Storie d’amore”
“E perché d’amore?”
“Ne esistono altre?”
“Che ne so, storie di avventura, di battaglie, di mistero…”
“E per cos’altro si va all’avventura, si soffre e si risolvono indovinelli?”
“E tu quali storie sai, papà’”
“Una sola”
“Solo una?”
“Basta e avanza”
perchè è vero che ogni storia è una storia d’amore e proprio ora una leggera fresca brezza entra dalla finestra spalancata e finalmente inizia a piovere. Non è scirocco, è il fresco che salva.
Grazie Alessandro !!!
Bello il rapporto con tuo padre…
Semplicemente un capolavoro. Grazie di averlo regalato al mondo.
Un gioiellino narrativo.Questa la prima sensazione che ho avvertito leggendo il racconto dove i personaggi, l’atmosfera, gli affetti, l’amore, l’ambiente, i ricordi sembrano trasfigurare la loro dimensione, reale, per assumere una nuova forma,misteriosa e magica,quella voluta da un dio terribile e affascinante, Scirocco…
In ritardo ho letto il tuo racconto su “LO SCIROCCO”…l’ho letto questa sera dopo averti visto ieri a Torino al Sermig…e come ieri sera mi sei arrivato…anzi in questo caso è arrivato LO SCIROCCO…continuerò a leggerti…qui sul blog e ovunque capiti…quello che hai trasmesso ieri sera è stata la tua PASSIONE…hai un gran dono:COMUNICHI in modo diretto e sai arrivare alla gente…ACCENDI IL CERVELLO di chi ti ascolta…
Questo è un bellissimo complimento, grazie Maria!
Ciao Alessandro, ho avuto un po’ di problemi ultimamente. Comunque. Ho letto il tuo post e mi è venuto in mente un libro che spero tu legga: “Ricordi di scuola” di Giovanni Mosca. Tu hai una sensibilità “speciale”,credo che insegnare per te, sia veramente importante. Vorrei tanto tu esprimessi poi un giudizio su questo tesoro prezioso e delicato che il libro è. Grazie.
**Caro Alessandrino*,
Voglio che tu sappia che sei l’Amato Figlio di Dio. Sei prezioso agli occhi di Dio. Il tuo bel sorriso, la tua gentilezza verso gli altri e tutte le cose buone che fai, ci mostrano che bella creatura che sei. Voglio ricordarti chi sei: sei una Persona Speciale, sei profondamente amato da Dio e da tutte le persone che sono con te. Tu sei l’Amato Fiflio di Dio. La tua presenza è una gioia per tutti noi. Quando le cose sono difficili e la vita è pesante, ricordati sempre che tu sei Amato di un Amore Infinito**. Sono le parole scritte da Henri Nouwen in una sua Benedizione di cui ti faccio dono nel giorno del tuo Compleanno. Sii felice e sereno. Tantissimi Auguroni con tutto il Cuore. Margherita*.
Grazie di cuore per il pensiero, Margherita.
Ne farò tesoro.
Questo racconto breve è una perla, è splendido. Grazie, complimenti
Professore…. che dire!!! Il suo racconto e’ cosi’ intriso di vita che trasmette profumi, colori, rumori del mare, voci di casa…. si avverte il fresco del pavimento dove vi stendavate e appoggiavate la guancia….. Lei e’ un POETA!!!!! Grazie di tutto e ….ci coccoli ancora con i suoi racconti. Maria grazia.
Il tuo poetico articolo, caro Alessandro, chiarisce molto bene perchè, in ebraico “vento” e “Spirito” si traducono con la stessa parola.
Lo Spirito come il vento ti investe, sconvolge e riordina l’ambiente in cui ti trovi, il suo suono all’inizio è debole ma poi fa tremare mari, montagne e foreste.
Lo Scirocco t’è rimasto in testa…
Lo Spirito t’è rimasto nel cuore!
Auguri!
Sono sarda e conosco quello scirocco di cui parli: sono figlia, come te, di un pomeriggio d’estate in cui il caldo era troppo per uscire, e allora bastava una storia, la storia per eccellenza, una storia d’amore. Non sbagli un colpo, prof.
grazie per aver messo questo racconto, lo cercavo e non sapevo dove ritroverlo dopo quest’estate quando lo lessi per caso su un vanity fair trovato nel baretto della spiaggia. Lo lessi tutto di un fiato col vento che mi scompigliava le pagine e alla fine avevo le guancie bagnate di lacrime. Grazie.
L’ho sempre saputo il vento è meraviglioso=)
Grazie di tutto=) per ogni parola=)
buongiorno, figlio dello scirocco e’il capitolo di un libro che ho letto ma di cui al momento non ricordo il titolo.susy
salve
il racconto è molto bello, si legge d’un fiato.
Lo scirocco lo abbiamo anche in Liguria ma io non lo sopporto, mi schianta la testa e mi fare stare male per giorni.
Amo la tramontana che mi scorre sul viso quando vado a correre nei sentieri in collina dove pascolano ancora le pecore, gli agnelli, i cavalli e qualche mucca.
Mi accarezza e mi infonde energia, così fresca, mi porta l’odore dei monti, dei fiori…
saluti
Piero e famiglia
Senza parlare del ‘mio’ di vento: ‘lu jentu’ salentino! C’è sempre, anzi è raro che non ci sia, ci siamo abituati. Io lo adoro! Meno lo scirocco devo dire; ma qui abbiamo quello forte, balcanico, la ‘bora salentina’ che quando soffia arrivando da nord fin giù al canale d’Otranto… potrebbe arrotolare la Puglia come un cannolo! E per ogni vento c’è uno stato d’animo diverso, una diversa stagione interiore. Ciao.
Arrivo in ritardo, ma con affetto ti faccio tanti auguri!
“A te lo Scirocco t’è rimasto in testa…”
Ciao!!
Alessandro scuuuuuusaaaaa!!!!!!
AUGURIIIIIIII!!!!!!!!!!
Da poco fa sto leggendo un tuo libro, e poco fa mi è stato fatto notare che eri ‘nato oggi’!!! Cavoli mi sono detto… Oggi ho letto, ho pensato alla storia bellissima, la tua, ma non sapevo la data. E dire che mi ero persa tra i commenti scorrendo quelli dell’anno scorso…
Ehhh… oggi è scirocco qui… e ‘sciroccatello’ non sei solo tu!
INFINITI AUGURI CARO POETA, CHE IL VENTO POSSA SEMPRE PORTARTI LONTANO, SENZA SMETTERE DI ABITARE IL CUORE DELLE COSE… COME QUELLA STANZA. UN FORTE ABBRACCIO. MRita
il rapporto con tuo padre quando eri bambino é stupendo, spero che negli anni non si sia indebolito. Mio padre invece non é sato mai un tipo di molte parole e credo che dopo 16 anni sappia molto poco di me. vorrei tanto che tutte le coppie e tutti genitori potessero ricordare la propria storia d’amore, far di nuovo battere lentamente il cuore, dimenticando la frenesia quotidiana per un momento.
Grazie per le tue parole.
Ciao Alessandro sono abbonata a vanity fair e ho ritrovato il tuo articolo sullo scirocco, non e’un libro.io pero’sono proprio “sciroccata”!susy
” Suo padre dice che sarebbe ora che si sposasse. Sua madre dice che sarebbe bello piuttosto che si innamorasse. Suo padre dice che non c’è differenza. Sua madre dice che la differenza c’è.”
E la differenza davvero c’è, eccome!…
Storie d’amore: inizio e fine di tutto ciò che cerchiamo.
Le porta il vento, come questo tuo racconto e a volte il vento se le porta anche via, strappandoti lacrime amare dagli occhi … e l’unica cosa che riesce realmente a consolarti è un’altra storia d’amore che ti asciuga le lacrime con le sue mani … perchè sempre su di noi c’è amore.
Sono una figlia, una moglie innamorata, prima una non mamma e oggi una mamma felice. L’amore mi ha reso immensamente felice e anche tremendamente triste. Ha costruito pezzo per pezzo la mia vita e ha modellato come creta la mia anima, e mi ha dato la gioia di vivere ogni soffio di vento intorno a me, ed oggi che ho letto le tue parole sul sorriso delle madri e sul vento di scirocco so di aver sempre conosciuto e cercato questo tipo di amore nella vita.
Grazie prof 2.0
in effetti, felicità e tristezza differiscono solo per il nome, dopotutto si piange con entrambe!è sempre l’amore il minimo comun denominatore delle sensazioni del mondo..
in effetti, felicità e tristezza differiscono solo per il nome, dopotutto si piange con entrambe!è sempre l’amore il minimo comun denominatore delle sensazioni del mondo..
ed è lei che riesce a trasmettere il risultato di questa frazione…grazie
L’Amore un dio che ti trasporta, “nella vita si ride, ma soprattutto si piange” diceva la mia bisnonna dopo 60 anni di matrimonio “e io con tuo nonno rido ancora”….. già l’Amore, quanto vorrei che colei che amo mi abbracciasse e mi dicesse solo ti voglio bene. Perché vivere con il suo amore farebbe finire la mia storia in una bellissima commedia.
Ciao prof,
anch’io sono una ragazza di Palermo e conosco bene lo scirocco… quelle lunghe giornate estive afose chiusi in casa con gli amici per evitare di sciogliersi sotto quel forte vento.
Sono una quattordicenne terrorizzata al pensiero di andare incontro alla fine dell’anno scolastico, e che spera di riuscire a scampare un forte scirocco o quanto meno a placarlo. Ti scrivo perché la nostra professoressa ci ha indotto a leggere i tuoi libri e dopo avere iniziato “bianca come il latte, rossa come il sangue” li ho letti entrambi innamorandomene. Sei riuscito a esprimere tutti i sentimenti che proviamo noi ragazzi e che spesso gli adulti non comprendono fino in fondo.
Un pò di scirocco ci entra sempre nell’anima e ci trasporta in luoghi di cui abbiamo perso le memorie. Profumi colori e nostalgie si fondono per farci ritrovare i volti dei nostri cari ormai troppo lontani e pezzi di vita che avevamo resettato, mortificando il fanciullino che è in ognuno di noi e che rappresenta la parte migliore della nostra essenza. Grazie a te Alessandro D’avenia che col tuo breve racconto e con i tuoi 2 libri hai risvegliato in me una nuova sensibilità e un amore più profondo per la lettura.
… se il frinire delle cicale impazzisce nell’aria umida e luminosa, se lo stormire delle piccole foglie degli ulivi canta nenie lontane, se l’Adriatico gonfio di azzurro lambisce la sabbia e se lo Jonio solo al tramonto si placa… lo scirocco d’estate sta soffiando sul Salento, sospirando tra i flutti e le terra rossa…
Grazie per aver risvegliato in me l’antica suggestione!
I tuoi scritti,come i tuoi romanzi,fanno riemergere l’amore dal profondo dell’anima,donando dolcezza dopo che il dolore ha sparso lacrime.E questo amore si desidera riversarlo intorno a noi,su chi ci è vicino,su chi incontriamo,riconciliati anche con le cose intorno a noi,con il mondo intorno a noi.
Mi hai fatto innamorare della tua Sicilia.Perchè non scrivi un romanzo su di lei,svelandoci la sua vera anima,racchiusa nei suoi eroi e nei suoi martiri?
Ottima idea…
Riesci sempre a sorprendermi!!!
Rido e piango! Bello!!! Baaria! Bello!! Bello tu, figlio dello scirocco!!
Ho già vissuto tanto (per età ed esperienze) ma le tue parole mi hanno fatto piangere mentre sorridevo e sorridere mentre piangevo. Proprio bello essere figlio di un amore sciroccato. Grazie e complimenti a te e ai tuoi genitori.