Senza titolo
Non ho guardato il video della morte di Morosini.
Non ho guardato il video della morte di Bovolenta.
Non ho guardato il video della morte di Simoncelli.
Non ho guardato neanche il video della morte di Gheddafi.
Non ci riesco proprio, non per ragioni morali, ma perché mi si ribella il sangue. Starei male, come mangiare un cibo avvelenato: puro istinto di sopravvivenza.
Niente è più osceno della morte, perché niente è più sacro della morte.
Perché spegnere le partite anziché le telecamere?
Perché guardare la morte di un ragazzo alla moviola, come si guarda un goal?
Se ci riprendessimo il potere che abbiamo, basterebbe poco a fare la rivoluzione: basterebbe spegnere la tv per una sera, riducendo il dio share a una nullità.
Ma noi che cosa vogliamo?
Vogliamo ancora dare degli ordini alla mano che regge il telecomando o che clicca sul video?
O vogliamo vedere tutto, fino all’anestesia di non sentire più il dolore di chi muore?
Cavolo, ragazzi, ditemi che non sto esagerando…
forse un po’ si sta esagerando con questo share, sì. Ma è anche vero che un fotografo o un cameraman ha il compito di riprendere per comunicare e trasmettere, è il suo mestiere. E non è così banale: se non ci fossero stati i fotografi di guerra, se i nazisti (per fare un esempio) non avessero documentato tutto, quanto sarebbe andato cancellato dalle nostre memorie? Queste cose, a mio parere, si devono guardare per far sì che non si ripetano.
No , è proprio vero! Spesso rimaniamo indifferenti alla morte solo perchè la vediamo da dietro uno schermo e nn ci rendiamo conto che quella persona ha perso la vita per sempre!!
Non esageri: spegnerla ci aiuterebbe a preservare la nostra intimità dall’arroganza delle immagini che ci invadono senza accorgercene. E ci strappano umanità e decoro. Abbiamo chiuso gli occhi sulla morte: si vieta ai ragazzini di vedere il nonno sofferente o moribondo e si nega il contatto con quella “vita” interpellata davanti al volto di ciò che sta alla fine della vita. E chissà: e se per una sera davvero tutti spegnessimo la tele e provassimo a fare semplicemente silenzio?
Non stai esagerando … Neanche io riesco a capire come tutto faccia parte dello spettacolo…
La morte non e’ spettacolo, ma purtroppo questa societa’ e’ esasperata dal sapere/vedere anche le cose che dovrebbero essere private.
Non sei solo, neanche io ho visto le morti in tv delle persone che hai citato…
Spero sempre che qualcosa cambi e si risveglino i sentimenti buoni in questa umanita’ …
Francesca
Bella, Dav.
non sta esagerando…io stesso ho fatto la stessa cosa,ho girato canale… non capisco perchè tutto diventa spettacolo…anche la sofferenza, la violenza, diventa naturale stare li a guardare, si a guardare e facciamo solo quello…io che ho sofferto per la morte crudele del dittatore di Tripoli…incredibile vero? ma come non si può non soffrire vedendo il dolore di un essere umano!!! …anche se è stato quello che è stato ed io ero contro il suo modo di governare…davanti alla sofferenza il cuore si deve commuovere…ed avere compassione!!! senza compassione il mondo non avrà futuro….
Io sono tra quelli che ha guardato il video di Morosini, ma non l’ho fatto con la leggerezza con cui guardo se un’azione era o non era fuorigioco. Ho guardato quel video perchè mi sembra assurdo che un ragazzo di soli 25 anni possa morire così, su un prato, durante una partita di calcio, mentre sta correndo dietro al pallone che era la sua passione. Ho guardato quel video basita, perchè talvolta mi domando come possano succedere cose del genere. Mi domando perchè Morosini abbia avuto una vita che gli ha tolto gli affetti, uno ad uno, e quando sembrava poter vedere la luce, la vita gli ha tolto se stesso.
Ho guardato quel video per rendermi conto di quanto non il destino ti chiami all’improvviso e di quanto l’uomo sia impotente a ciò. Ho guardato quel video per conoscere il dolore.
Il dolore lo si conosce quando lo si prova, quando sono tue le carni che vacillano, le lacrime che scorrono, la fatica di rialzarti, quando la prospettiva cambia e il dolore ti trasforma.
Bene, cara Marta, è bello che tu abbia visto quel video per renderti conto di tutte quelle terribili cose delle quali certamente, senza quel video, non avresti mai sospettato l’esistenza.
Sono sicuro anche che quel povero ragazzo avrebbe davvero desiderato che una come te se ne stesse comodamente davanti allo schermo (magari tra un boccone in bocca ed un sorso di birra) ad ammirarlo agonizzare in punto di morte.
Bel rispetto.
Non esageri, è la bestialità umana ad essere esagerata.
Se avessimo un sacro rispetto della Vita la tratteremmo come merita, non con l’occhio invadente e morboso con cui spesso si spettacolarizza tutto. Avremmo cura della sua fragilità, ne contempleremmo in silenzio il miracolo e sapremmo accogliere anche la morte come una sorella, unita alla vita da un legame profondo.
Sono d’accordo, non si può gettare lo strazio in prima pagina e sentirsi traditi, quando siamo proprio noi i primi a maltrattare la vita violandone l’intimità. Mi rincuora constatare che ci siano ancora persone come te, dotate dell’umana “pietas”.
Curiosa coincidenza: ho appena postato sul mio blog un inno alla vita, per onorare il giorno del mio compleanno.
Io la penso esattamente come te, Alessandro, e tutte queste morti le ho “vissute” ma non viste. Soprattutto quella di Morosini che ha avuto nella vita le stesse disgrazie che ho avuto io.
Non so se stai esagerando. Certo, credo di capire un po’ quel che provi. Io non conoscevo nè questo calciatore, nè Bovolenta e ho visto solo qualche immagine alla Tv. Mi aveva toccato molto la morte di Simoncelli, perchè era un ragazzo simpaticissimo, un campione con il cuore buono e quella domenica ricordo la tristezza che mi avvinghiò quando vidi in diretta quelle immagini terribili.Mi ricordò il maggio del 1994 e la morte di Senna, un campione e uomo straordinario.
Sicuramente è difficile per i media, non addentrarsi nel mistero della morte in questi casi.C’è chi lo fa con tatto, chi esagera, chi disgusta. Come dici tu, il telecomando lo abbiamo in mano noi e possiamo fare delle scelte.E spesso, la scelta migliore e quella di rispettare in silenzio, commuovendoci, il destino di ciascuno.
purtroppo il NON rispetto per la vita, porta a questo.
La VITA và sempre rispettata, in ogni momento e quindi anche nel momento della morte. Sì, è vero, altrimenti si arriva davvero a non sentire più il dolore per chi muore
Ti dico che non stai esagerando perchè anche io la penso allo stesso modo,sento così osceno ed insostenibile lo spettacolo della morte.
Cosa danno stasera su canale cinque?? Un nuovo reality…dal titolo “La morte in diretta…minuto per minuto” esagero??? No, purtroppo.Bastano un video, un telecomando, qualcuno che guarda. Fortuna che quel telecomando sono ancora io a gestirlo. E allora io spengo. E prego.
Rossana
Hai ragione: “Ma noi che cosa vogliamo?”
Ecco la questione sta qui: cosa vogliamo davvero? per fortuna c’è ancora chi non guarda la morte con bramosia, ma la rispetta e solo così possiamo parlare di “sorella morte” . Aver paura della morte è umano, compiacersene è meno che bestiale. No, non esageri; chi guarda alla morte con rispetto, riservatezza, serietà, sensibilità, non esagera: è capace di amare!
No..non esageri.Io non ce la faccio più a sentire talk show che cercano in ogni puntata di tirare fuori particolari sempre più raccapriccianti su morti misteriose…tutti vogliono fare i medici,gli investigatori..la morte diventa argomento di pettegolezzo..al bar,in autobus,al supermercato.Certo..il giornalista deve fare il suo dovere,ma tra il comunicare una notizia tragica e il ricamarci sopra tutta una serie di ipotesi,polemiche e chissà cos’altro c’è una bella differenza.Nessuno guarda più alla morte con rispetto perchè forse ognuno di noi ha smesso di interrogarsi a tal proposito.E allora ben venga il tentativo di esorcizzarla con filmati e moviole.E non credo che non guardare certe immagini significhi necessariamente trasformarsi in struzzi e far finta di niente.A volte basterebbe il silenzio e una preghiera detta con il cuore per chi non c’è più.
Ogni volta che si ha l’oppotunità di vivere esperienze del genere, anche in prima persona, risuona forte in noi la domanda di senso, di significato esaustivo. La vita è un dono che rimanda ad un donatore. Si guardi o non si guardi, non è questo il punto. Buona notte. P.S. Se ti capita, leggi Bruno Cantarini, un tuo collega. Buona notte.
Grazie, Maurizio!
Mi piacerebbe dire che esageri, ma concordo con te. Il guaio è che in troppi cercano di staccarci dalla realtà, di farcela percepire come distante o peggiore di ciò che ci viene proposto. Se mi disinteresso del mondo, anche la morte non è scandalo. Purtroppo però nemmeno la vita dà più gioia.
Grazie, bel post.
Grazie a te, Giuseppe. Il post è nato dal “ribollire” del sangue. Scrivendo mi sono dato una calmata…
Pienamente d’accordo! Aggiungo che è un’usanza tutta italiana: quando è avvenuto in Inghilterra un evento praticamente uguale, le telecamere hanno inquadrato i tifosi mentre i medici rianimavano lo sfortunato.
Ho scritto un articolo in proposito sul mio blog: se hai tempo leggilo e scrivi che ne pensi. Ecco il link: http://solosapere.com/2012/04/14/morte-morosini-tutti-i-campionati-sospesi-decisione-assurda/
Grazie.
Grazie, Igor. Ti leggo.
La morte esige rispetto e dignita’. Siamo così anestetizzati dal “grande fratello”, il potente diotelevisore da esserci abituati al peggio senza neppure renderci conto dell’orrore, dell’assurdità di quelle scene di morte in diretta, un essere umano che vive gli spasmi che precedono la morte, la stessa scena trasmetta ad ogni tg, perché tutto quanto fa spettacolo. Il limite e’ stato oltrepassato da tempo. ci sono momenti in cui le telecamere andrebbero spente, il volume azzerato. Solo il silenzio e l’assenza di immagini e’ il modo giusto per rispettare la morte.
A me ha impressionato molto anche scoprire che delle persone hanno speso tempo e denaro per andare all’isola del Giglio a vedere la Concordia. Capisco la curiosità per quella che è stata una tragedia del tutto inattesa e scioccante, ma addirittura pagare e mettersi in viaggio per assistere al luogo dell’incidente e magari farsi una foto davanti alla nave allo stesso modo in cui si farebbe davanti alla Torre di Pisa o al Colosseo, è qualcosa che va al di là di ogni mia comprensione. Così come non concepisco la morbosa ossessione verso il macabro che ha spinto certe persone ad andare a Cogne, a Perugia e ad Avetrana a visitare i luoghi del delitto. Avvenimenti di questo tipo suscitano interesse perché ci ricordano quanto sia fragile l’uomo, quanto ognuno possa in fondo essere vittima di una simile ineluttabile tragedia, quanto sia importante non dimenticarsi mai che esiste la morte per non sprecare tutti i preziosi minuti che ci vengono concessi qui e ora, ma quando la curiosità diventa morbosità è davvero avvilente per ogni essere umano.
..non stai esagerando proprio per niente. Purtroppo i media ci fanno vedere ciò che fa loro “comodo”, ciò che per loro è fonte di guadagno perchè crea odience. Anch’io mi sono sempre rifiutata di guardare le morti in diretta come pure le varie vicende delle povere Sara, Yara, la Concordia, ecc. Perchè vogliono convincerci e abituarci alla morbosità e che il mondo sia una schifezza? Perchè le belle notizie non fanno odience? Purtroppo neppure la “Bella Notizia” per eccellenza crea più odience…per noi genitori e per voi educatori, che ci aiutate a rendere liberi i nostri figli, è una bella sfida quella di insegnare loro a guardare con occhio critico ciò che viene proposto dal “Grande Fratello”, ma soprattutto a essere consapevoli che c’è tanta tanta bellezza e tante tante notizie che ci farebbero riflettere sul valore della vita e, come dici tu, sulla sacralità della morte che ci viengono nascoste e non raccontate. GRAZIE Alessandro
w la rivolta dei telecomandi!
Ci siamo negati la vita, l’unica vita che viviamo è quella degli altri che vediamo in televisione.
La sofferenza degli altri in un qualche macabro modo ci “tira su” perchè in fondo noi siamo più “fortunati”.
Non abbiamo ancora capito, ma caspita ci arriveremo prima o poi, che la felicità degli altri è il riflesso della nostra e lo stesso vale per l’infelicità degli altri.
Cosa vogliamo? Noi vogliamo solo essere felici.
Ci siamo convinti che la felicità la troveremo nelle cose che possediamo o nella convinzione di essere migliori di qualcun altro, ce lo insegnano da piccoli, a scuola…
Dobbiamo rieducarci da soli e sì sono convinta che spegnere la televisione sia il primo passo, uscire di casa, cercare gli altri, cercare la felicità negli occhi degli altri, se la troviamo avremo trovato la nostra. Se siamo felici lo saranno anche gli altri, cercare la nostra felicità non è egosimo è esattamente il contrario deve essere una “missione umanitaria” questi sono concetti che qualcuno ha cercato di banalizzare etichettandoli come new age, in realtà è l’insegnamento di Cristo, di Buddha e di tutti quegli esseri umani illuminati che hanno vissuto su questa terra. A volte penso che le cose brutte nel mondo accadono perchè in un certo qual modo noi le cerchiamo, ce le fanno cercare, ci siamo abituati a quel senso di sgomento e di orrore che ci provocano le mille disgrazie che succedono nel mondo e a cui tramite i mass media tutti possiamo assistere in diretta.
E quando torniamo alla nostra “piatta” vita abbiamo bisogno di uno stimolo che ci tiri fuori dal grigiore e non ci importa più niente se è la sofferenza questo stimolo, qualsiasi cosa, basta uscire dalla … noia.
Peccato che la noia non esiste, esiste la quiete, quel momento in cui la nostra mente malata cessa di oscurare la nostra consapevolezza. Non sappiamo riconoscerla e non sappiamo come trarne giovamento, la chiamiamo noia e la rifuggiamo come la peste. La consapevolezza è la nostra unica salvezza, dobbiamo cominciare a renderci conto di quello che siamo, e di quello che facciamo, dobbiamo essere presenti. Ora.
Ma che speranza abbiamo? una nota positiva la voglio trovare: o siamo tutti sportivi (tifosi) o finalmente davanti a quelle immagini, si è aperto uno spiraglio nella durezza dei cuori. Davanti a queste morti, ho visto tante lacrime intanto che le immagini scorrevano. Lacrime che non vedo mai davanti alle immagini che arrivano da Kabul o Damasco per citare gli ultimi due episodi, dove tanti giovani muoiono quotidianamente davanti alle telecamere,in guerre vere!!! Sarà chenon sipercepisce più quando è un video gioco o la realtà??
No Alessandro, non esageri affatto. Anche morire ormai è fatto pubblico e poco intimo, privato. Soprattutto per personaggi pubblici. L’errore non è in chi ha ripreso, per lo meno non solo. Purtroppo la ripresa ‘tira’ perchè c’è chi guarda… e sono in tanti, mica pochi!
La cosa più vergognosa per me è stato trovare nel mio giornale on-line, appena aperta la pagina, il titolone e tutti i link per andarsi a vedere le foto. Che brutta cosa!
La morte in passato era un fatto naturale, ma allo stesso tempo intimo e, come parte della vita, rispettato. Purtroppo il voyeurismo ora si applica anche al trapasso, forse perchè abbiamo pensato per troppo tempo di essere immortali che guardare chi muore ci stupisce quanto ‘il morire’. Chissà.
Grazie, Alessandro, di aver dato voce ai miei pensieri.
non stai esagerando, Alessandro
anche io non sono riuscito a guardare il video di Morosini: non mi va di essere spettatore della morte di un ragazzo poco più giovane di me. Ho un groppo al solo pensiero.
questa è pornografia, la vera pornografia dei nostri tempi, che dopo aver snaturato il sesso, avergli fatto perdere il suo posto nell’ordine delle cose, ora vuole snaturare la morte.
ma snaturare la morte vuol dire snaturare la vita, con tutto il buio fitto che ne consegue
No, non stai esagerando. Ma il problema è profondo e ha origini lontane.
Se ai bambini propiniamo, fin da piccoli, la televisione come unico mezzo di relax, come l’unica possibilità di stare bene spegnendo il cervello, li abituiamo a vivere una vita da sedati. La televisione ci ha talmente abituato ad immagini di tutti i tipi che ci passano davanti indistintamente a tutte le ore che rischiamo di non riuscire più a coglierne le differenze, i piccoli dettagli che distinguono la ‘notiziona’ dell’ultima pettinatura di Lady Gaga dalla morte di giovani ragazzi uccisi dai loro stessi sogni, come Morosini, Bovolenta e Simoncelli.
Basterebbe così poco, per ritrovare la dimensione reale delle cose.
Per disintossicarsi dalla droga-televisione basterebbe leggere un libro, fare due chiacchiere tra amici o addirittura fare qualcosa di rivoluzionario: ascoltare il silenzio!
Ieri mi ha sorpreso un articolo apparso sul Corriere della Sera che parlava della stanza più insonorizzata al mondo, in cui gli scienziati sono riusciti a riprodurre quasi il silenzio totale, al 99,99% e la cosa sconcertante è che in questa stanza nessuno è riuscito a resistere più di quarantacinque minuti. Tutto questo per dire che viviamo ormai in una società frastornata da immagini, suoni, immersa nel caos, abbiamo perso l’abitudine alla riflessione e al silenzio. Tutto questo, in parte, è anche colpa della televisione o meglio dell’uso che della televisione viene fatto. Tuttavia, vorrei porre l’attenzione sul fatto che le mie parole non vogliono accusare tout court questo mezzo di comunicazione, che invece ha anche lati positivi, basti pensare che ha contribuito ad unire la nostra nazione che fino a mezzo secolo fa era unita solo sulla carta e non sostanzialmente non aveva una diffusa e conosciuta lingua comune.
Io ho vent’anni e di televisione ne ho vista e ne vedo tuttora, ma cerco di farlo sempre ragionando, non voglio diventare schiava di un mezzo, la televisione è come la macchina: serve, va usata, ma non può (e non DEVE!) sostituire il nostro raziocinio.
E magari un giorno ci stancheremo di vedere persone che recitano la vita in tv o che ce la raccontano dal loro punto di vista e, riscoprendo la voglia di vivere in prima persona e di fare ricerche per costruirci una nostra personale opinione, decideremo di risparmiare un po’ di corrente e premere il tasto OFF.
Martina
No, hai perfettamente ragione, anche se penso sia la perfetta conseguenza dei tempi che ci troviamo a vivere. Studio la morte e la sua espressione poetica nelle iscrizione latine. Niente di più vicino alla vita.
Anche allora si cercava di annullare l’effetto annichilente della fine ultima con un media,
la tomba-epitaffio, un richiamo alla vita che passa, che sfiora la tomba, una voce che grida “io esisto”!
Ma quale delicatezza nel timido o insistente appello al passante, quanta vivacità nella formulazione.
La fine un semplice ritorno alla terra, il cadavere un fiore che risorge. Oggi abbiamo bisogno d’esagerazione, di spionaggio, secoli di Six Feet Under ci hanno abituati…Dixi, Abei.
Hai completamente ragione. Ricordo ancora quante volte, dappertutto,hanno fatto vedere il video del povero Simoncelli, morte del quale mi ha colpito particolarmente tra le tante. Purtroppo l’episodio di Morosini ho avuto la terribile esperienza di vederla in diretta… Ho detto no, non morirà, riusciranno a salvarlo, è ancora vivo. Avevo le mani che tremavano e mi dicevo dai, non puoi permetterti questo, pensa a come si sentono i suoi familiari: la sua mamma, il suo papà… Poi mio fratello che seguiva le ultime notizie mi ha detto che era in coma farmacologico, io ho immaginato che ormai fosse fuori pericolo. Poi, mentre stavo uscendo mia mamma mi ha detto che era morto. Sono rimasta senza parole, mi sentivo gli occhi lucidi, poi ho sentito la sua storia ma non ero più sollevata perchè ormai molte delle persone a lui care non c’erano più, ma avevo molta stima e rispetto nel come nonostante tutto stesse affrontando la vita con gioia pensando alla sorella che gli era rimasta. Mi ha dato qualcosa in più per affrontare la mia vita, quindi: grazie di cuore Piermario, per la fantastica testimonianza che, se siamo tesi verso Qualcuno di più grande di noi, ci accorgiamo che le cose apparentemente impossibili si possono affrontare con un sorriso.
Hai proprio ragione, non stai esagerando… Ma a quanto pare c’è qualcosa di mostruoso che regola la nostra mente. Siamo attratti dal dolore, siamo attratti dalla sofferenza, proviamo quasi piacere nel vedere determinate scene. Potremmo definirci quasi masochisti: il piacere nel dolore. Il problema è che non siamo più padroni della nostra vita e la cosa ancora più grave è che forse, quasi quasi, ci fa comodo questa situazione! Riprendo le tue parole: ” Vogliamo ancora dare degli ordini alla mano che regge il telecomando o che clicca sul video?” … credo sia proprio su questo che dobbiamo riflettere…
Sì, bisogna ricordare, forse il ricordare aiuta ad elaborare.. Ma ormai è tutta una strumentalizzazione… Ho provato a riassumere un po’ in breve i miei pensieri… Cerchiamo di cambiare questo mondo… Anche per le future generazioni…
Sono cresciuta dove la morte è un fatto collettivo e l’umana partecipazione abbraccia il dolore. Ma mettere in scena la morte è raccapricciante e inumano, tanto quanto riteniamo oggi i giochi del circo di un tempo.
Seneca, in una lettera a Lucilio, diceva dei gladiatori: “Al mattino sono gettati in pasto a leoni e orsi, al pomeriggio ai loro spettatori”, che forse (o sicuramente?) erano -e sono- le belve più feroci.
Guardare la morte in faccia non fa certo piacere, ma ci sono persone che invece avrebbero dovuto farlo: basti pensare alla strage di piazza Loggia a Brescia, dove i colpevoli sono rimasti impuniti perchè “qualcuno” si è rifiutato di vedere la relatà dei fatti…
Caro Alessandro,
accade proprio ciò che tu dici. Ne ho la conferma nelle mattine che seguono questi avvenimenti, quando, entrando nelle mie classi di un istituto professionale (quelle delle “cose che nessuno vuol sapere”, ricordi?),trovo i miei ragazzi tutti intenti a ricostrire attimo per attimo queste morti, nello stesso modo ossessivo con il quale sono state riproposte loro in tv per tutta la serata precedente. E l’anestesia ha tragicamente fatto il suo effetto!
Grazie, sempre
Non stai esagerando… è il mondo in cui viviamo che è diventato esagerato. Tu ti chiedi “ma noi che cosa vogliamo?” Purtroppo questo: sapere tutto di tutti, i più intimi particolari, la cronaca ogni attimo della vita altrui fino alla morte; i nuovi media, purtroppo, ci stanno aiutando molto, fino all’esagerazione. I 15 minutes of fame che profetizzava Andy Warhol sono diventati il reality di un vita intera. Bisognerebbe svegliare la nostra coscienza e il nostro buonsenso per abbassare il limite e farci dire basta. E tu come stai? Dopo lo sfogo ti è passata?
Condivido questa forma di autoprotezione .
Cambio canale o cancello file che qualche “diligente” ti invia come fossero porno… e mi son sempre chiesta se non voler vedere fosse “normale”. Ora so che c’è qualcun altro che pensa che sì, è… umano; che fra il sapere e il vedere con lo zoom fino a sgranare e deformare la l’immagine c’è una bella differenza; che alla fruizione ossessiva di un dettaglio non segue necessariamente la messa in moto della riflessione; che fra i “telespettatori” di quella immagine mandata in onda ancora e ancora ci sono i parenti, le fidanzate, gli amici.
Simo
Caro Alessandro, non stai esagerando, hai ragione su tutto!
Nel gennaio del 2002, proprio mentre io stavo aspettando il primo figlio, si è iniziato e non si è mai smesso di parlare di morte (di piccoli bimbi indifesi).
Da quel momento, a casa nostra, la tv, per la maggiorparte del tempo, è SPENTA!
Elena
E’ proprio vero e sono pienamente d’accordo… perchè si preferisce concentrarsi su come è avvenuta la morte invece di stare in silenzio per vivere il dolore insieme alla famiglia di chi ha perso la vita?
Siamo troppo condizionati dalla tv…fortunatamente io preferisco tenerla spenta da quando è morto mio nonno…
Non stai esagerando, assolutamente! La morte è un fatto privato, sia per quelle naturali e ineluttabili che per quelle crudeli e inattese, di persone giovani che vediamo improvvisamente sparire da questo palcoscenico. Credo che ci sia morbosità nella gestione di questi eventi perché la maggior parte delle persone non riesce ad accettare come naturale quello che in realtà è insito nella nostra stessa natura: nascere e morire sono le due faccie della medaglia della vita. Se riusciamo a capire questo, se accettiamo questa realtà per quanto dolorosa e ingiusta possa sembrarci la perdita, se superiamo l’egoismo del dolore,solo allora la morbosità non avrà più ragione di esistere.
E’ comunque giusto ribellarsi a questo modo di fare brutta televisione, possiamo fermare gli scempi di immagini, in questo caso come in quello del delitto di Avetrana, in fin dei conti basta spingere il bottone OFF. Qualcuno se ne accorgerà, prima o poi!
sara’ che il dominio di se’ e’ molto difficile,ma di fatto cambiare canale,pigiare uno stupido bottone non e’ automatico,puo’ essere piu’ facile buttare via la tv che dominarla..comunque ho imparato a guardare sempre con spirito critico la tv,specialmente oggi..
La verità non è mai “esagerata” e tu quindi non esageri mai. Ciao!
Caro Alessandro,
non stai esagerando affatto!
Condivido pienamente il tuo pensiero. Neppure io sono mai riuscito a vedere quelle immagini.
E’ drammatico pensare a quanta gente, invece, riesce a digerire la morte in diretta, magari mentre è a tavola a mangiarsi degli spaghetti fumanti.
La Tv d’oggi proprio non mi piace. Mi annoia, mi delude e m’infastidisce.
Ho centinaia di canali a disposizione ma poi… finisco per vedermi vecchi programmi su Youtube; quando la Tv era innanzitutto educazione, informazione e intrattenimento.
La tua voce è un gran conforto!
non stai esagerando affatto!
ti porto una mia riflessione.
L’altro giorno ho ascoltato alla televisione una testimonianza di due genitori. Avevano perso una figlia della mia età, 15 anni, a causa di una malattia.
Hanno detto che a loro non era rimasto affatto un vuoto, ma tutti i ricordi e i momenti passati assieme, i suoi occhi, i suoi movimenti, il suo respiro, i suoi modi dolci di esprimersi.
Dal mio punto di vista questo è un immenso amore. Questi due genitori sono sicuri che lei, ora è al sicuro lassù, protetta da un grandissimo papà che si prende e prenderà cura di lei.
grazie mille,
con affetto Elena 🙂
Guardare il video non vuol dire non provare più dolore, magari invece si vuole vedere la realtà così com’è e guardando le immagini ci si strugge per ciò che è successo e ci si incomincia a fare una serie di domande….
No prof. non esagera, ha totalmente ragione! Purtroppo ormai c’è gente che guadagna facendo vedere in diretta la morte di una persona. E ormai i media ce lo propinano, mettendolo davanti senza che noi vogliamo.E se veramente una cosa dobbiamo ricordarcela non possiamo tenerci il video perché nel nostro cuore rimarrà per sempre…….
Gloria.
No, prof… tu non esageri mai. E scrivi quello che molti di noi provano, ma non riescono a scrivere.
Per questo ti ringrazio, perchè le tue esagerazioni sono le mie, il tuo stupore è il mio, il tuo disappunto è il mio.
Leggerti mi restituisce la speranza ogni giorno.
Manuela
salve
condivido al 100%, sono anni che ho spento la tv…si vive lo stesso, anzi si vive meglio.
saluti
Piero e famiglia
No caro Alessandro, non stai esagerando.Ho quasi 28 anni e sono innamorata della vita, tanto innamorata della vita da provare profondo rispetto per la morte perchè come dici tu, niente è più sacro. Lara
no,non sta esagerando. oramai al giorno d’oggi ci viene sbattuto in faccia di tutto di più,pur di aumentare gli ascolti. si riduce tutto a una gara tra telegiornali per guadagnare più audience.così facendo si perde la concezione di ogni cosa e anche i fatti più tragici vengono minimizzati e volti solo a quello scopo.
che schifo.
Cavolo hai proprio ragione… adesso si guarda con gusto la morte… quasi come una cosa emozionate!!!!! Cavolo non si pensa mai che sono morti non è un telefilm!!!!