La poesia è ringraziamento
Venerdì scorso ho avuto la fortuna di ascoltare Derek Walcott, premio Nobel per la poesia nel 1992, autore di libri abbaglianti come Mappa del Nuovo Mondo e Omeros. Eravamo lì seduti ad aspettare le parole dell’oracolo come accade nei confronti degli scrittori nel nostro tempo post-romantico e secolarizzato, che li evoca come custodi del sacro. E chi ci ha parlato è invece un ottantenne che tiene vivo lo sguardo del bambino sul mondo e che ti dice con semplicità: “la poesia è la ricerca della gioia, non della risata, non della felicità, ma della gioia, un’innocenza perduta, da conquistare e riconquistare. La poesia non è altro che testimonianza del visibile e ringraziamento”.
Lo testimonia uno stralcio di questo articolo di L.Sampietro:
“Quando la Musa decide di strizzargli l’occhio, il grand’uomo pianta in asso chiunque e qualunque cosa per onorare quello che lui chiama «my gift»: il talento che ha avuto in dono e che la madre gli ha insegnato a rispettare come sacro fin da quandoera un ragazzo. Il lavoro come vocazione. Il lavoro come preghiera. Walcott è tutt’altro che un poeta religioso, ma se gli si chiede che cosa intenda dire quando afferma che «lo scopo della poesia, – ultimately: dopo tutto e al di là di tutto – è di glorificare Dio», questa è la sua risposta: «Se in luogo della parola “Dio” usi la parola “luce”, cosa che succede di continuo in Dante, puoi capire come la poesia non sia altro che un atto celebrativo. Un gesto di gratitudine. Forse, talora, un gesto di sconcertato stupore. La grande poesia riguarda qualcosa che si trova al di là della nozione di mortalità. Al di là di ciò che è effimero. La poesia è ritmo, incanto. È un’articolazione della parola che si può addirittura pensare come fondamento della religione, perché viene “prima”, per così dire, della religione stessa».
Walcott dice con candore in una intervista a La Stampa, pur essendo caraibico, che i suoi antenati sono Omero e Dante (e noi Dante abbiamo proposto recentemente di epurarlo dagli studi perché troppo scorretto):
«Ma voglio sottolineare l’importanza di quei due grandi non solo per la poesia in generale, ma anche per la mia poesia, per la poesia che nasce nelle nostre isole. Anche se siamo caraibici, per quanto riguarda la poesia Omero e Dante sono i nostri antenati, i nostri veri antenati»
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Riporto una poesia che fa di questo banchetto di ringraziamento – dell’essere al mondo e dell’essere se stessi – il suo centro.
Sembra di assistere ad una “eucarestia”, che non a caso vuol dire “ringraziamento”.
LOVE AFTER LOVE
The time will come
When, with elation,
You will greet yourself arriving
At your own door, in your own mirror,
And each will smile at the other’s welcome,
And say, sit here. Eat.
You will love again the stranger who was your self.
Give wine. Give bread. Give back your heart
To itself, to the stranger who has loved you.
All your life, whom you ignored
For another, who knows you by heart.
Take down the love letters from the bookshelf,
The photographs, the desperate notes,
Peel your own image from the mirror.
Sit. Feast on your life.
AMORE DOPO AMORE
Tempo verrà
in cui, con esultanza,
saluterai te stesso arrivato
alla tua porta, nel tuo proprio specchio,
e ognun sorriderà al benvenuto dell’altro,
e dirà: Siedi qui. Mangia.
amerai di nuovo lo straniero che era il tuo Io.
Offri vino. Offri pane. Rendi il cuore
a se stesso, allo straniero che ti ha amato
per tutta la tua vita, che hai ignorato
per un altro e che ti sa a memoria.
Dallo scaffale tira giù le lettere d’amore,
le fotografie, le note disperate,
sbuccia via dallo specchio la tua immagine.
Siediti. E’ festa: la tua vita è in tavola.
Quello che provo leggendo questo post è commozione tanto da rendere ineffabile qualsiasi commento, perché si vede la bellezza che è dentro la poesia stessa.
Io so solo una cosa: la poesia se ce l’hai dentro non puoi che tirarla fuori. Non sei tu che scegli, è lei che ha bisogno di te per vivere e te lo chiede disperatamente. Ma quando sei a terra, quando non hai conforto, le parole che qualcuno ha scritto, andando a capo qua e là, dicendo cose che magari neanche capiva, sono parole che ti entrano dentro. Parlano meglio di tante altre.
A volte mi fanno ridere alcuni commenti alle poesie, perchè penso che magari chi le ha scritte ha solo ascoltato la voce della sua anima, senza voler mettere significati nascosti da nessuna parte; poi penso che se ti dice qualcosa, anche se non era quello per cui è stata scritta, lo dice per te. La poesia è di chi la legge, non di chi la scrive.
Ed è un ottimo modo per dire grazie, sì, decisamente uno dei migliori.
Hai proprio ragione: ognuno dà un suo personale significato alla poesia che legge e ne è colpito in modo del tutto particolare rispetto ad ogni altro individuo. Io ad esempio ho dato a questa bellissima poesia un significato che magari è molto diverso da quello che intendeva dare il suo autore. Quando l’ho letta mi sono venuti i brividi per l’emozione. Sembra proprio la risposta che aspettavo in relazione ad un problema di natura sentimentale che si è presentato recentemente nella mia vita. Ancora una volta la poesia ha sprigionato il suo potere conoscitivo, mostrando di essere in grado di dare voce e luce a quelle verità che stavano lì nascoste in un luogo buio e recondito del tuo cuore e attendevano solo di essere rivelate. Grazie Alessandro per avermi fatto conoscere questo poeta!
La Poesia è uno sguardo alla vita lanciato dall’alto. Prima guardi giù e vedi le gioie e gli affanni, l’allegria e il dolore del quotidiano vivere.
Poi guardi in alto e ringrazi, comunque e sempre, per tanta grazia e bellezza.
Grazie di cuore, carissimo Prof. Sognatore, per farci conoscere questo grande poeta! La descrizione del modo in cui attendavate che il poeta parlasse ricorda il modo in cui attendiamo che parli tu agli incontri di presentazione dei tuoi libri o quando parli in pubblico. Così immagino le tue lezioni: come un ringraziamento, una “eucarestia” per il dono di insegnare che il Signore ti ha elargito. Stupenda poesia: “Siediti.E’ festa. La tua vita è in tavola”.
Grazie, perchè la poesia, è vero, è qualcosa di “religioso”, ma anche tu, col tuo lavoro, come Walcott con la sua poesia, celebri Dio.
w OMERO, W DANTE, W WALCOTT.
“Death shall have no dominion” (D.T.)…
Caro Alessandro, che bello incontrarsi, per caso, entrambi di fronte all’ “oracolo del nostro tempo”!
Nella mia tesi su di lui ho analizzato anche Islands, A Sea-Chantey e Missing the sea, bellissime poesie che ti consiglio di leggere, come anche il saggio “Il suono della marea” scritto da Iosif Brodskij che apre la raccolta “Mappa del nuovo mondo”.
Walcott scrive di sé da un angolo (a noi) remoto di mondo, ma parla ad ognuno perché canta la luce, l’amore, la vita, come ogni grande poeta della storia, nell’intensità di un verso che non si risparmia, ma esplode invece grazie al rigore del ritmo, all’esattezza della metafora e alla precisione dei suoni.
E citando un bel verso di Derek lascio un invito:
“Hold hard then, heart. This way at least you live” (The Fist)
Cara Vale, grazie. Sto rileggendo Mappa del Nuovo Mondo. Presto mi imbarcherò, è il caso di dirlo, tra i flutti di Omeros…
Caro prof,
se avessi tempo e se sentissi che la musa ti strizza l’occhio, potresti dedicare qualche riflessione alla differenza tra gioia e felicità?
Buona vita! 🙂
L’ho fatto in Cose che nessuno sa…
Anche per Zanzotto! Da un’intervista ad Avvenire del 15 febbraio 2011: «La poesia? È come una preghiera. Per dire grazie». “Grazie di che cosa?” «Di essere arrivato a novant’anni con lo stesso desiderio di quando ne avevo sette: quello di scrivere». […]
Da sempre i Poeti sono i profeti del cambiamento, coloro che proprio attraverso quello sguardo di gioia innocente guardano al mondo col distacco necessario per afferrarne le sorti. E ce le dicono, le manifestano in forma poetica, visibile (come dici), per rendere partecipe l’umanità di una luce possibile.
Grazie per questa bella riflessione Alessandro.
Grazie prof per questo post , non ho mai amato tanto la poesia , forse perché se ti obbligano a fare qualcosa non la puoi amare …
Ieri sera ho acquistato mappa del nuovo mondo e ne ho cominciato a leggere un po’ mentre aspettavo un hamburger e ne sono rimasta estasiata ..
Ho incontrato Derek a Urbino nel luglio del 2006, in occasione della consegna della Laurea ad honorem. Io parlavo in creolo francofono, lui invece mi rispondeva in creolo anglofono. Capivamo l’uno la lingua dell’altro eppure parlevamo due lingue lontane centinaia di miglia marine.
Ciao Alessandro,sono Alessia.
Scusami se ti do del tu ma ogni volta che leggo le tue parole mi sembra di parlare con un vecchio amico…sai,ho sempre pensato che la poesia fosse la chiave i se stessi,un percorso che solo pochi possono affrontare attraverso sottili fili di parole e tuoi libri hanno suscitato in me la voglia di scrivere poesie. Certo,non poesie da Pablo Neruda,Eugenio Montale e Saba ma è un bel modo per trascrivere i miei pensieri su un foglio di carta e inventare un mondo tutto mio. E poi i tuoi libri hanno un non so che di unico,tutti i personaggi in qualche modo sanno leggere tra le righe da Leo a Margherita,dal sognatore a Giulio,dalla nonna a Beatrice…e forse è questo quello che io sogno ma non ho:qualcuno che non si basa sull’apparenza ma sa andare oltre.Tutti mi credono quella forte,quella che conosce molta gente e che è indistruttibile ma nessuno,nemmeno quello che io chiamo migliore amico ha saputo capirmi veramente. Solo una ce l’ha fatta ed è quella da cui me lo aspettavo di meno:la professoressa di italiano. Eh si,io penso che un professore che una professoressa che deve insegnare lettere e che spreca i suoi minuti,i suoi secondi e le sue ore a spiegare letteratura,epica,storia e tante belle materie debba saper leggere tra le righe perché sennò non sarebbe degna del suo lavoro. Con questo chiudo perchè ho parlato abbastanza. Ti dò i miei saluti. Ciao e grazie per aver acceso una speranza in me!!! 🙂
Conservala, Alessia. Un abbraccio
Grazie,ne terrò conto.
che bello quando i romanzi e le poesie vengono a ricordarti cose che stavi rischiando di dimenticare!
‘Remember’,
mi ripeteva sempre una suorina che mi ha aiutato tanto, ricorda quello che eri e quello che la Vita ha fatto per te e con te! Il ringraziamento sgorgherà spontaneo come un canto dal cuore, e ne trarrai nuova forza per creare cose ancora più belle, Giuliana, ringraziando per tutto quello che hai ricevuto gratuitamente e che gratuitamente ora puoi dare!