Bellezza di un Crocifisso?
Per la giornata di oggi condivido con voi una immagine che amo molto, accompagnata dalle parole di un libro che consiglio caldamente, grazie al quale ho scoperto questa immagine. L’autore è franco-cinese, non credente.
“Pensiamo a tutti coloro che, innocenti, sono costretti a subire terribili prove, fisiche o morali; per poco che, attraverso dolori e sofferenze, riescano a mantenere quella scintilla di luce che sorge dall’anima umana, avvertiamo questo straziante bagliore di bellezza che traspare dal loro volto emaciato, sfinito. Ebbene sì, la bellezza non può mai farci dimenticare del tutto della nostra condizione tragica. Esiste una bellezza propriamente umana, ed è questo fuoco dello spirito, che arde, se arde davvero, al di là di ogni tragicità.
Non tutti gli esseri umani sono costretti a passare attraverso le prove di cui ho parlato. Ma tutti possono prendere parte a quella grandezza che sorge dalla dignità interiore dell’essere umano che affronta il terribile in nome della vita. Forse pre questo tra i più grandi capolavori dell’arte occidentale ci sono dipinti che rappresentano la Pietà. Prendiamo la Pietà di Avignone del Louvre, uno dei più impressionanti. Questo quadro, dipinto da Enguerrand Quarton nel 1455 rappresenta il primo grande esempio in Francia di pittura su tavola. L’artista, senza lasciarsi influenzare dalla tradizione di scuola e da preziosismi tecnici, ha racchiuso in quest’opera tutta la forza della sua anima. Il corpo del Cristo è disposto in orizzontale lungo il quadro, un corpo irrigidito e spezzato, con le gambe penzoloni, il braccio destro abbandonato con al fondo le dita della mano contratte. Attorno al corpo morto sono disposti tre personaggi. A sinistra, Giovanni si sporge in avanti in direzione della testa del Cristo, mentre con le mani, in un gesto di devozione che lascia trasparire un amore filiale infinito, cerca di togliere le spine conficcate nel cranio del crocifisso. Dalla parte dei piedi di Cristo, e cioè a destra, c’è Maria Maddalena. Anche lei si sporge in avanti, mentre con la destra regge un vaso di profumo. Il suo abito rosso ricopre metà del corpo del Cristo, quasi come un riflusso di sangue. Il lembo della fodera rivoltata della veste in cui si asciuga le lacrime è di colore giallo, e richiama i raggi dorati che emanano dal capo di Cristo. Dal volto pallido della donna, si riconosce la guancia ancora vibrante di passione e le labbra dischiuse, come se continuasse a chiamare l’uomo, mormorandogli quelle parole d’amore mai pronunciate, e mai interrotte. Al centro sta la Vergine. Sulle sue ginocchia è posato il corpo del figlio. E’ vestita di un abito color notte che fa risaltare ancora più violentemente il colorito cereo del suo volto, con le palpebre abbassate e la bocca chiusa. Sembra quasi di udire il suo grido muto di dolore e insieme di stupore. Con il busto eretto, è l’unica figura verticale del dipinto, mentre le altre due si trovano in posizione orizzontale o obliqua. Così, diritta, Maria sembra attendere, nel profondo del suo dolore, una risposta che giunga dall’alto.
Il nostro sguardo ritorna ora di nuovo al Cristo e si fissa sul suo corpo scheletrito che struttura tutto il quadro e ne costituisce, per così dire, l’ossatura e quasi, paradossalmente, la linea di forza. Vediamo che è lui che riunisce e collega gli altri personaggi, coinvolgendoli in un movimento di convergenza e condivisione. E’ lui che, dopo aver causato in tutti lacrime di disperazione, sembra ora l’unico in grado di asciugarle. Questo corpo mortalmente irrigidito e spezzato diventa improvvisamente l’immagine di una nobile intransigenza, perché ci ricorda la terribile decisione che il detentore di quel corpo ha preso di morire, cioè di provare che l’amore assoluto può esistere e che nessun male è in grado di alterarlo o infangarlo.
Qualcosa allora comincia ad animare tutto il dipinto: un soffio tenue, come di un’altra natura, sorge dalle piaghe venate di sangue secco. Un’evidenza si impone ora ai nostri occhi: questo corpo disteso è il risultato di un ‘bel gesto’ che ha saputo suscitare tutti gli altri – quelli di Giovanni, di Maria Maddalena e di Maria. E’ stato necessario che questo corpo fosse ridotto quasi a nulla, spogliato in un denudamento totale, depurato da tutte le scorie e le pesantezze, perché potesse divenire il consolatore. Lui solo, ora, è in grado di consolare. E’ questo il trionfo sulla morte.
La bellezza come forma di redenzione, è forse questo il vero senso della frase di Dostoevskij ‘La bellezza salverà il mondo’? A queste parole fanno eco quelle di un contemporaneo, Romain Gary: ‘Non credo che possa esistere un’etica degna dell’uomo che sia altro da un’estetica della vita accettata consapevolmente, e ciò fino a giungere al sacrificio della vita stessa. Bisogna riscattare il mondo con la bellezza – bellezza del gesto, dell’innocenza, del sacrificio, dell’ideale’.”
Francois Cheng, Cinque meditazioni sulla bellezza, pp.55-8
Credo fermamente che una bellezza incapace di abbracciare anche l’aspetto violento, drammatico, brutto della vita sia estetismo, decorazione, emozione passeggera. La vera bellezza trova l’armonia, anche nelle tenebre e le supera. La vera bellezza è amore che si realizza, perché si dona, e che per questo ci attrae, anche quando “non ha apparenza né bellezza / per attirare i nostri sguardi, / non splendore per potercene compiacere. / Disprezzato e reietto dagli uomini, / uomo dei dolori che ben conosce il patire, / come uno davanti al quale ci si copre la faccia”, come dice Isaia secoli prima del venerdì che oggi ricordiamo.
La vera bellezza è la telefonata che non ti va di fare, è il sorriso all’ennesimo ambulante, la preghiera per chi ti offende, insulta, attacca, chiedere scusa anche quando hai ragione, dare tempo a qualcuno pur sapendo che poi dovremo fare tardi per finire ciò che l’indomani va consegnato, parlare quando non ti va…
La vera bellezza è una mano che accarezza chi l’ha ferita. Questo oggi chiedo: quello che non so fare.
“una mano che accarezza chi l’ha ferita (…) questo oggi chiedo quello che non so fare”
mi sono lasciata commuovere.
bellissimo, Alessandro. grazie.
buon Triduo, ormai quasi finito, e buona Pasqua.
è incredibile professore, appena tornata dal triduo pasquale dell’oratorio, a noi ragazzi hanno detto le stesse cose… domani porterò il suo articolo e ne proporrò la lettura…sono queste stesse parole che hanno fatto piangere davvero un gruppo di sedicenni davanti ad un crocifisso, se non è questa la bellezza di un miracolo…
Lo scandalo della croce: Colui che era morto ha vinto il mondo. Una volta una suora mi ha detto che “vince chi perde”…E SO CHE HA RAGIONE.Non le so fare tutte quelle cose, ma mi hai fatto venir voglia di provare proprio in quella che mi è più difficile! Grazie Alessandro e buona Pasqua di Risurrezione
Lena
Grazie Alessandro…
Quale bellezza e consolazione avere un Dio che non muore solo ma lo fa tra due uomini per poterci dare la certezza che quando siamo nel dolore LUI com-patisce con noi
Condivido questo pensiero sulla bellezza e sulla dignità umana…anche quando è profondamente ferita dal dolore e dalla malattia.
E’ piena umanità. Sempre.
”…Tutti allora, abbandonandolo, fuggirono.
Un giovanetto però lo seguiva, rivestito soltanto di un lenzuolo, e lo fermarono.
Ma egli, lasciato il lenzuolo, fuggì via nudo.”
(Mc 14, 50-52)
Non posso non commentare…
Venerdì scorso come ogni anno abbiamo vissuto l’adorazione in parrocchia divisa per fasce d’età. Io ho proposto ai miei ragazzi (15-17 anni) una veglia basata sul brano del Getsemani.
Per anni mi son detto: “Ma che insensibili sti apostoli che si addormentano proprio quando Gesù chiede loro di stargli vicino”. Poi invece con il tempo ho capito.
E quest’anno ho proposto nella veglia il brano di “Bianca come il latte…” in cui Leo scappa di fronte a Beatrice in ospedale.
La sofferenza, soprattutto quella altrui fa male e spesso le nostre reazioni sono come quelle degli apostoli e di Leo: non sappiamo cosa fare, non riusciamo a fare niente, addirittura come Leo e come Pietro scappiamo.
Invece come dici tu Alessandro: “Una bellezza incapace di abbracciare anche l’aspetto violento, drammatico, brutto della vita è estetismo, decorazione, emozione passeggera. La vera bellezza trova l’armonia, anche nelle tenebre e le supera.” Come fa Leo. Come siamo chiamati a fare noi nella nostra vita di fronte al grande mistero del venerdì santo.
E riprendendo Guccini: “Perché se Dio muore è per tre giorni e poi risorge”.
Grazie, Manuel. Le tue parole mi hanno fatto bene.
Agostino, uomo molto colto, molto razionale, molto intelligente, trova Dio nella Bellezza. Io oggi scorgo l’Amore sulla Croce.
… nella mia vita ho visto tanti venerdì, spesso poco santi o santificati: nei ragazzi mortificati o strafatti di droga, in famiglie distrutte quando le parole che avevi usato per anni diventavano di colpo inutili, nei bambini senza casa, quella dell’anima. Poi, esattamente 5 anni fa come domani, di venerdì santo, ero in posto sperduto dell’est, in una sperduta chiesa ortodossa, tra gente che non conoscevo e con cui mi capivo a stento o per nulla. Lì è cambiata davvero la mia visione del mondo. Insegnavo già, pensa, storia dell’arte… ma la Bellezza incontrata in quei volti, in quei semplice gesti, in quei doni (piccole uova dipinte)… la Bellezza delle rughe di alcune vecchie donne, la sollennità nelle loro mani… la Bellezza dei visi dei bambini, il loro stupore per tutto ciò che per me era scontato… Ecco tutto ciò farà sempre parte di me come la Bellezza salvifica, sperimentata, l’arte più elevata, che redime, l’inno di lode più profondo.
Grazie per questa riflessione. Maria Rita
bell’articolo alessandro!!! molto bella la parte finale in cui parli della vera bellezza… cosa che molto spesso noi dimentichiamo… tutti noi oggi dovremmo chiedere quello che ancora non sappiamo fare!!! poi la bellezza di un Dio che è vicino a noi perché ha sofferto come noi.e ha vinto la morte per noi, per salvarci
Le tue riflessioni sono sempre cariche di quel pathos che anima il tuo lavoro, i tuoi libri e immagino tutta la tua vita. E quindi sono belle, fanno bene all’anima, ci aiutano a riprendrere in mano il significato di rituali a volte un po’ abitudinari e ripetitivi. Grazie per le scintille di bellezza che ci regali e auguri a te e alla tua famiglia per una Santa Pasqua!
Grazie Alessandro per le tue bellissime riflessioni. Vedo che non tralasci mai di abbracciare la vita in tutta la sua totalità. Vita e morte, sofferenza e gioia, luci e ombre. Ho ancora negli occhi, nella mente e nel cuore l’incontro che hai tenuto a Palermo qualche giorno fa al cinema Rouge et Noir, in occasione della presentazione del tuo ultimo romanzo. Alcuni miei alunni sono venuti spontaneamente nel loro giorno libero (facciamo la settimana corta) e sono rimasti veramente affascinati per il modo in cui hai saputo parlar loro. Anche a me prof over 50 hai dato molto. Anch’io voglio essere “adultum” conservando la freschezza dell’adulescens. Non ho nessuna intenzione di divenire un vecchio cinico ed egoista e la tua compagnia mi aiuta in questo sogno possibile. Ancora grazie e Buona Pasqua “la vera fonte della perenne giovinezza e della vita.
Bellezza di un Crocifisso? Restarne affascinati a tal punto da volergLi somigliare…e possiamo essere come Lui: basta saperci donare gratuitamente. (Anche se..anche tra noi, che ci professiamo in Lui credenti, e’ piu’ facile a dirsi, che esserlo, e tutti gli alibi sono buoni….)
Alleluia, domani Cristo sarà ancora tra noi. Pace e Serenità
Sono d’accordo con te: sono le piccole cose che rendono bella la nostra vita! Grazie davvero!
Caro Alessandro, ti ringrazio per la bellezza di questo testo-preghiera e per tutta la bellezza che hai il coraggio di esprimere in quello che scrivi e fai.
E’ la bellezza che ti fa andare oltre te stesso, aderendo alla vita,rendendoti fedele al tuo compito. Voglio così, come ad un fratello più giovane e più avanti, condividere con te la mia preghiera, che rinnovo ogni volta che leggo le tue parole: Mio Dio aiutami a diventare profondamente me stessa,quello che hai desiderato creandomi.
Come insegnante mi trovo silenziosamente a soffrire di inadeguatezza e di ricerca come tanti adolescenti; potrei essere loro madre. Con il Suo aiuto vado avanti e trovo grammi di bellezza e luce ogni giorno insieme alla fatica,al non senso e all’incapacità. Grazie per quello che sei e per la speranza che lavori e semini. Grazie per la luce a cui permetti di essere nel tuo sguardo, scavandoti coltivandoti e perdendoti. Anna
Grazie Anna, le tue parole oggi mi sono di grande conforto.
Grazie per questo bellissimo articolo…una lettura stupenda sulla bellezza e sulla bellezza del dare la vita per i propri amici!!! un bello spunto di riflessione…grazie di cuore!!!