Se il liceo non è più classico
Pubblico un articolo intervista uscito qualche giorno fa. Prima però guardate questo spezzone, tratto da un film che amo molto.
[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=cH-lfdkRbM0[/youtube]
Cambiano i ragazzi, ma non i ritornelli. Come «giro-girotondo» o «la bella lavanderina» anche l’adagio che accompagna il liceo classico è sempre quello: ti apre la mente, ti insegna a ragionare, ti dà le basi.
«E ti rompe le palle dalla mattina alla sera» aggiunge il protagonista del libro «Bianca come il latte, rossa come il sangue» di Alessandro D’Avenia scrittore e appassionato professore di liceo a Milano.
I ragazzi, però, cambiano e come dimostrano i dati delle nuove iscrizioni a quel ritornello non ci credono più neanche tanto. Forse credono di più alla rottura. In Lombardia il prossimo anno gli iscritti al Classico saranno solo 3.300. Pochi rispetto allo Scientifico dove si sono iscritti 17.500 studenti. Ma il Classico è il fanalino di coda. Linguistico, Scienze umane e Artistico hanno registrato più iscrizioni. Perché il Classico perde «pezzi»? Che cos’ha – se davvero ce l’ha – in più? E se ce l’ha perché lo vedono sempre in meno? Esiste un valore del classico che la nostra società non riconosce o stenta a riconoscere?
«I ragazzi fanno i ragazzi. Chi glielo fa fare a 13 anni di scegliere una scuola dove si deve studiare da zero latino e greco? Ci deve essere qualcuno che faccia vedere che ne vale la pena e quel qualcuno devono essere i professori». Parola di prof. Un esempio. In 5 anni di Classico non si riesce a leggere tutta l’Odissea. D’Avenia ha fatto due conti. Richiede 12 ore. Lui le ha spese tutte, con le sue classi di Classico ma anche di Scientifico. Lettura integrale, ventiquattro libri. Risultato? «All’inizio si annoiano, poi si appassionano e non potrebbe essere altrimenti. I ragazzi hanno fame di significati. È che noi per primi non crediamo più che i classici siano un’avventura meravigliosa. Ci sono professori che non fanno i Promessi Sposi perché sostengono che ai ragazzi non piacciono». I ragazzi invece «sono disposti a leggere i mattoni, è che ci vuole una scuola diversa «più adatta al loro modo di apprendere. Non sopportano più di fare nulla che sia dettato solo dal dovere».
L’autorità fine a se stessa sui banchi di scuola non funziona più. Non fa scattare i cervelli. Ci vuole passione. «I ragazzi non hanno smesso di cercare ma bisogna dare loro cose sensate, far capire perché vale la pena studiare… ad esempio Ulisse, la sua storia, è un’avventura meravigliosa proprio per chi si affaccia alla vita, in linea con quello che cercano proprio i ragazzi a quell’età».
C’è un libro «Non per profitto» di Marta Nussbaum che lo scrittore consiglia a professori e ministri in cui si spiega perché la democrazia oggi ha bisogno di studi umanistici. «Ci stiamo illudendo che insegnare la tecnica sia sufficiente a dare un significato alle cose. I ragazzi sono perfettamente capaci di usare gli strumenti ma non sanno cosa farsene. La stessa visione viene applicata anche alla vita come strumento di produzione di qualcosa», ma poi non si è capito davvero in fondo cosa farsene spesso di questa vita. Gli studi umanistici secondo lui vanno potenziati. A partire dalle medie. Per D’Avenia il latino dovrebbe essere inserito fin dalla prima media. «Lo studiavano 50 anni fa, gli studenti di oggi non sono diventati più scemi, siamo noi che abbiamo abbassato il tiro».
La sua scuola ideale è fatta di 6 anni di elementari, 3 di medie (col latino) e poi il triennio finale distinto e flessibile. In cui si può scegliere di studiare anche il greco, per chi vuole fare il classico. «Ci sono studi che dimostrano che non esiste nulla come lo studio della lingua greca per attivare insieme tante aree del cervello. Allena le sinapsi a connettersi più velocemente, è una grande palestra di problem-solving, e questo è solo il gradino più basso. ciò che importa è lo sguardo profondo sulla realtà, il non dare per scontato nulla, il desiderio di andare oltre la superficie delle cose. Andare a caccia dell’essere, delle cose e proprio. Quello che la gente desidera è quello che gli fai vedere: facciamo innamorare i ragazzi delle storie, dei miti, del mondo antico».
Così i giovani torneranno a essere più classici.
Serna Coppetti, Il Giornale, 1 marzo 2012
All’articolo aggiungerei, per chiarire la parte finale, che un triennio (o quadriennio se le elementari rimanessero di 5 anni) distinto e flessibile consente di impostare gli ultimi anni come vero e proprio trampolino per il futuro universitario o lavorativo. Non si tratta di abbassare il tiro, anzi di potenziare, e potenziare per tutti e non solo per pochi privilegiati.
Ciao Alessandro, ti leggo da poco in questo spazio ed è la prima volta che intervengo nelle tue discussioni. Oggi trovo questa riflessione, insieme alla bellissima esperienza del professionale dell’altro giorno. E l’incipit di questo post, nello spezzone del film, è straordinario! Insegno per ora in un classico, vengo fuori da un percorso classico, ho cominciato la mia avventura nella scuola, dopo averne sperimentate tante, con italiano e latino… ma SCELTO di continuare il viaggio insegnando ciò che vado studiando da anni: la storia dell’arte (spiegato perché mi piaceva lo spezzone scelto da te per aprire la discussione!). Insegnando questa materia ho sperimentato il ‘paradosso ghettizzante’ della scuola, mai come ora. Ho a che fare con tanti indirizzi scolastici, e quindi con ‘varia umanità’. Ho trovato ragazzi del classico ai quali veniva l’orticaria solo parlando delle fonti latine e greche, e ragazzi del professionale grafico che prendevano appunti sulla simbologia a partire dalle lingue classiche e dall’uso della lingua nella pubblicità. Ragazzi del classico che si sarebbero persi in un professionale inadeguato al loro carattere, inadeguati come sono tanti (e fortunati invece i ragazzi che hai incontrato tu!), ma che al classico facevano fatica e ragazzi del professionale che si sentivano ‘sprecati’ in quel tipo di scuola solo perché nessuno, a suo tempo, li aveva indirizzati altrove. Non voglio dire che dovrebbero equipararsi, visto che gli indirizzi servono, ma le nostre scuole sono ghetti. Ghetto il classico se non si sperimenta ‘l’odore’ di Michelangelo, se non si ‘naviga’ insieme ad Ulisse, se non si aprono i laboratori. Ghetti altri indirizzi se non si sperimenta con le parole, se non si vola con i libri, se non si viaggia con la testa, ‘perché tanto è inutile’ (l’ho sentito dire!). La vita non è mai a senso unico, e la scuola è la vita per gli adolescenti. Ci vuole la Passione, giusto, per unire testa e mani, sapere e vita. Vecchio e nuovo. Purtroppo sappiamo bene come la visione della realtà sia del tutto diversa e quanto mai disarmante. La testa da un po’ è altrove nel nostro Paese, e la scuola ne è lo specchio. Per anni ‘si sono prediletti’ a certi livelli solo indirizzi tecnici, svilendone però la natura, come se nei professionali o nei tecnici la testa non dovesse entrarci. E i classici, che chissà perché avevano solo loro la prerogativa della testa, si sono ridotti troppo spesso a sterili memorie. Ci sarebbe tanto da dire, intanto perdona la lunghezza provocata purtroppo, questo sì, dall’aver sperimentato giorno dopo giorno, il gap che opprime la scuola allontanandola dove dalla vita degli adolescenti, dove dalla possibilità di ‘incontri straordinari’ per arricchire la testa e migliorare il vissuto. Con stima: Maria Rita
Ottimo avvio per la discussione, Maria Rita. Ti ringrazio. Vediamo cosa viene fuori.
Professori non preoccupatevi….!Siate indulgenti con voi stessi..per amare un po’ di più quello che fate e per chi lo fate. Come dei veri genitori ricordatevi, o accorgetevi, che malgrado le apparenze i ragazzi scoppiano dalla voglia di amarvi e di seguirvi ovunque. Non dovete essere i migliori. Non dovete sapere tutto o avere i migliori programmi..Dovete amare e non vergognarvi di ciò che amate!
La scuola ha tanti problemi, certo, e avete ogni diritto di lamentarvi per le vessazioni che tutti subiscono. Tuttavia ricordatevi che l’amore, che viene con la conoscenza, veicolata dal semplice entusiasmo, è come l’acqua e passa, si insinua, striscia se deve, e prima o poi travolge e sale, sale.. “Sale” che è un verbo ma anche un sostantivo..
Ci vuole una gran pazienza, non ci piove!!!!!!! Insegno anch’io…eeehh…!
Riprendo un pezzo di ciò che è stato scritto da Maria Rita: “La vita non è mai a senso unico, e la scuola è la vita per gli adolescenti.”
non posso che essere assolutamente d’accordo. La scuola è il luogo dove i ragazzi si sperimentono, si innamorano e dove scoprono l’amicizia. Come tutti i luoghi vitali è anche quello più ricco di emozioni negative e di senso di frustrazione.
A 14 non sai quello che vuoi: ed è giusto così, non devi saperlo. L’adolescenza è fatta di emozioni che appaiono a volte indistinte e contemporanee e che vengono mediate dalle azioni prima che dai pensieri.
Ho visto ragazzi di 17 anni, dopo una serie di bocciature, arrivare al professionale e sbocciare: appassionati e ricettivi agli stimoli proposti e avidi.
Ho fatto da tutor in alcune classi di una scuola professionale e mi è stato chiesto un giorno di sostituire la docente di italiano su due piedi. C’è da fare una premessa: il livello viene “mantenuto” basso e i ragazzi nelle ore di italiano fanno comprensioni del testo, leggono racconti, scrivono temi ed esercizi di grammatica.
Era un’ora sola e ho fatto un’esperimento: avevo in macchina un libro di poesie di Neruda e ho letto loro “Lentamente muore”. Alla fine della lettura la classe, definita difficile, era ammutolita, commossa, in sospeso. E’ nata una discussione su ciò che li fa sentire vivi e su cosa invece li deprime. Hanno messo la faccia.
Al che mi sono posta una domanda: chi decide qual è il livello standard?
Si parla tanto della scuola delle competenze ma per ora in Italia abbiamo o quella delle conoscenze o quella delle abilità e, forse, occorre fare un pò di pensiero per avvicinarle o non fare noi stessi l’errore di creare stereotipi o come dice Maria Rita ghetti.
Accompagnare i ragazzi alla scelta può essere una soluzione, un’altra potrebbe essere guardare il singolo gruppo classe e vedere con loro quello che può e vuole dare, aiutandoli a dare parola al fiume di emozioni.
fantastico come al solito prof! Io però aggiungerei che spesso per un ragazzino come me di 14 anni, risulta difficile scegliere il classico perché esso viene considerato come la scuola più inutile in circolazione, ricettacolo di “malati dello studio”. Io credo sia importante fare in modo che la gente si accorga delle qualità che solo il classico possiede e la ringrazio infinitamente perché nel suo articolo le illustra molto bene. Fare riscoprire ai compagni della mia generazione l’importanza di preservare la cultura classica (che solo il classico permette di apprendere e soprattutto comprendere) è estremamente importante anche perché abbiamo tanto da imparare dalle antiche società greche e latine. Continua così prof!
Ciao sono arrivata per caso su questa pagina,proprio ieri sera parlavo con alcune ragazze della mia vecchia scuola,liceo classico appunto su questa questione.Non posso non scrivere due righe,premetto che la mia è un esperienza forse particolare,io sono dislessica quindi ho vissuto in maniera piu pesante questa scuola.In piu si inserisce un problema molto più grande e particolare,che voglio affrontare.Arrivo al punto: faccendo un bilancio,essendo iscritta al secondo anno di giurisprudenza,non sono molto contenta della mia vecchia scelta,tornassi indietro farei il linguistico o anzi un tecnico con due lingue straniere.Il motivo?siamo in un mondo in cui bisogna sapere almeno un altra lingua oltre all’italiano,bisgona avere esperieza nel campo informatico,salde basi di matematica e fisica..tutto cose che il classico non offre!Qualcuno mi dica spendere soldi su soldi per ripetizioni,(inutili se ho difficoltà in italiano le avrò anche in latino e greco)qualcuno mi spieghi che è valsa la pena studiare notte e giorno e ricevere isulti gratuiti dagli insegnanti,qualcuno mi speghi perche ho sprecato 5 anni della mia vita…quello che ho imparato di cultura personale non lo metto in dubbio,io ho amato e continuo ad amare ogni tipo di letteratura,io AMO la letteratura greca e latina e ho amato molto il fatto di aver imparato in questi 5 anni che ciò che non uccide fortifica!però penso che il liceo classico sia una scuola destinata a finire,ma non per le materie,per il modo con cui le si insegna!il 70% dei ragazzi non riuscirà mai a tradurre il latino e greco in maniera perfetta,inutile istaurare regimi di dittatura per imparare i verbi greci a memoria,per favore aprite gli occhi siamo nel 2012,il mondo è cambiato gia da un bel pò!
Che bello leggere nelle parole del Prof un’ideuzza che ho coltivato anch’io… Da vecchia maestra delle elementari, sono pienamente d’accordo per i sei anni di scuola elementare, ora la chiamano primaria e, invece, quanto è importante dire “elementare”, perchè con grande fatica è questo che un bravo insegnante cerca di offrire ai bambini, gli elementi per crescere, imparare, imparare ad imparare, intravedere sin da piccoli le proprie passioni e abbinarle ai talenti personali. In una VERA RIVOLUZIONE DELLA SCUOLA, bisognerebbe avere l’onestà di riconoscere l’importanza della scuola materna e della scuola elementare e intraprendere proprio a questi livelli un percorso di preparazione pedagogica ad alto livello: non certo i corsi di aggiornamento, squallidi espedienti senza senso…
Il discorso è molto complesso, qui nel tuo blog, l’ho già ventilato, sta nascendo un movimento di pensiero.E visto che le gemme rompono la dura scorza dei rami, aumentano le vendite dei gelati(dettaglio: ad Acireale e provincia oggi le scuole sono state chiuse per allarme meteo e qui sta diluviando e i vetri tremano per il vento ciclonico che ci investe)se queste belle idee che diffondi sono come rose… se son rose fioriranno! Grazie per lo spezzone video:OK come sempre!
Ciao Alessandro e grazie per lo spunto!
Il mio pensiero è che la molteplicità di indirizzi proposti crei confusione e frammentazione e, parallelamente, si sta facendo strada una mentalità per cui gli studi umanistici non servono, perchè non producono(e già su questo concetto potremmo discutere a lungo)e il risultato è che non educhiamo a pensare, a porsi domande, a valutare le strategie migliori e, in questo modo, si annulla invece che alimentare quella caratteristica che dovrebbe contraddistinguere l’uomo come essere superiore, quanto ci sarebbe invece bisogno di pensatori, di filosofi! Io vengo da un liceo scientifico e assistere alla creazione di pseudoscientifici dove manca questo, ma c’è quest’altro ecc..ecc..mi sembra un assassinio, come fare a pezzi un cadavere e ricostruire un uomo con i pezzi di altri!!!
La prima necessità mi sembra quindi riportare chiarezza, in seconda battuta, restituire ad ogni scuola la sua dignità, affinchè la formazione tecnica/professionale non sia vista come la scelta di chi non riesce.
Infine, vorrei comunque sottolineare un’atteggiamento, con cui sono quotidianamente a contatto, che mi sembra uno degli ostacoli ad una scelta libera e consapevole: mi capita spesso di confrontarmi con genitori che impongono ai figli il liceo, soprattutto classico, giustificando la preferenza con il dire che, frequentando persone di un certo livello, non possono permettere che vengano fatte altre scelte!!
Sono semplicemente allibita.
Posso essere sincera? è vero che gli studi umanistici sono importanti ma il mio accordo con l’articolo si ferma a questa affermazione.
Intanto non sono affatto sicura che la semplice passione di un professore possa conquistare l’attenzione degli studenti. Ho avuto qualche insegnante (non molti, ma qualcuno sì) che aveva un vero e proprio amore per la materia che insegnava e ugualmente è stato deriso, snobbato, insultato e non tenuto in nessuna considerazione da molti dei miei compagni di classe (ho frequentato un liceo scientifico!), al contrario, ho avuto nel triennio un’insegnante di italiano e latino che, secondo me, detestava insegnare e non riusciva a trasmettere nulla, nè umanamente nè scolasticamente, eppure la letteratura italiana mi ha appassionato come poche cose nella vita. Insomma, un bravo insegnante aiuta ma, secondo me, non basta.
Passando poi alla disputa classico-scientifico non posso che difendere il liceo che ho frequentato: quando ho dovuto scegliere tra i due (ormai sette anni or sono!!) il liceo classico offriva lo studio del greco ma non dell’inglese e dell’informatica e, dai racconti degli studenti, sembrava di essere in una scuola pre ’68 per atteggiamento degli insegnanti. Ora, va bene che per formare una persona occorrono sopratutto materie umanistiche etc. ma alla società attuale occorrono sopratutto persone che costruiscano ponti e case e amministrino aziende e progettino cellulari etc. e potrei continuare all’infinito e (almeno nella mia città, qualche anno fa) il liceo classico non permette poi di frequentare università che portino a questi sbocchi professionali.
Insomma, in conclusione: va bene lo studio delle materie umanistiche ma, se resta uno studio sterile e ancorato al passato come quello del liceo classico diventa fondamentalmente inutile e non aiuta affatto a formare i cittadini di domani.
p.s. Che bello il video, anche se quel film non l’ho (ancora) mai visto!
Vorrei rispondere ad Annachì che ha scritto questo: “alla società attuale occorrono sopratutto persone che costruiscano ponti e case e amministrino aziende e progettino cellulari e il liceo classico non permette poi di frequentare università che portino a questi sbocchi professionali.”
Mi sembra un discorso fatto da chi non ha compreso le capacità che il classico fa sviluppare! Non si può dire che non prepari a università scientifiche, tant’è che metà dei miei compagni, per esempio, andrà a fare farmacia/veterinaria/medicina ecc…
conosco persone che frequentando ingegneria si sono accorti che chi veniva dal classico era comunque un “gradino più in su” di loro, che comprendeva le cose prima..
Io sto frequentando ora il classico, sono al 4 anno, e solo adesso inizio ad amare questa scuola…i classici, la letteratura, le discussioni su quanto una tragedia di euripide o una poesia di Saffo possa essere attuale, sono cose che amo!
molto spesso tuttavia ho momenti di “crisi”: non sopporto le materie scientifiche(anche se so che sono utili non mi sono mai piaciute), non sono un cima a tradurre il greco, e inoltre mi chiedo: verrò mai ripagata di tutte le volte in cui mi chiedono “esci oggi?” e io “no,devo studiare..” ??
Molto spesso ho l’impressione che a parità di sforzi i voti siano maggiori in altre scuole, dove viene richiesto meno, mentre a noi per piccole cose non si dà la soddisfazione di vedere un nove o un otto.
Ma queste sono sciocchezze, in fondo.
Io so che nulla fa attivare il cervello come quello che sto studiando ora, come la curiosità che mi rode dentro, di sapere sapere sapere!
E sul fatto che il classico non aiuti a formare i cittadini di domani….aiuto!! sono troppo scioccata per rispondere!
Come si dovrebbero formare? Senza nemmeno indagare un po’ se stessi o il mondo? senza pensare alle cose? conoscere la storia?
Un applauso a Cassandra!Condivido!
Caro Alessandro, la cosa triste è che i ragazzi sono strumenti di sfogo di adulti delusi dalle proprie aspettative giovanili. Ho una figlia che non voleva fare altra scuola se non il classico. La ragazza non è brillante, è incostante nello studio, è vero, ma socievole, orgogliosa,piena di vita, ma sopratutto con un sogno chiaro: fare il liceo classico. Andai a parlare con l’insegnante di italiano, mi consigliava il Liceo Psico Pedagogico, dove sarebbe andata con un filo di gas..Non ero il solo caso, all’amico di mia figlia, un ragazzo bravo, con i voti ancora meglio di mia figlia, avevano consigliato Ragioneria, neanche un Liceo qualsiasi….. e capii immediatamente che la loro preoccupazione principale era tenere basso il tiro…così ci facevano una gran bella figura come scuola!!! Una pena, una scuola cattolica che non insegna ad amare i propri sogni, ad andarci dietro, a stupirsi della realtà, che tarpa le ali ad un giovane pieno di energie. Ho un’altra figlia che è dislessica,una piccola stella alla quale bisogna “starci dietro”, affichè ne emerga il talento… non potevo farla cadere in depressione ancora. Al momento della scelta delle medie, l’ho tolta da quell’ambiente, privo di creatività, di amore, di rispetto per la famiglia, bigotto. Grazie per il tuo lavoro, di apertura deglio occhi e del cuore! Angela , Lugo (ra)
“Medicina, legge, economia, ingegneria sono nobili professioni, necessarie al nostro sostentamento; ma la poesia, la bellezza, il romanticismo, l’amore, sono queste le cose che ci tengono in vita.”
Cito il tuo film, Prof.
Da ex studentessa del liceo classico a studentessa di medicina.
Anni di odio per il liceo, per il greco, il latino e anche le materie scientifiche (per nulla trascurate). Ad un anno dalla maturità duramente conquistata, penso che rifarei tutto da capo.
Anche se non ho avuto professori comprensivi o anche vagamente umani, ricorderò sempre la luce che brillava negli occhi della professoressa mentre spiegava Foscolo o mentre ci tormentava con le Metamorfosi di Ovidio.
E ringrazio il liceo classico, ora, per averci insegnato ad amare la letteratura, a cercare di più nelle nostre letture, a ragionare (eh sì, è proprio vero che il classico mette le basi!) e soprattutto per avermi offerto un trampolino incredibile per l’università… alla fine dopo essere sopravvissuti a 5 anni di liceo, dopo pomeriggi di studio (mentre puntualmente gli amici escono a divertirsi) ed esserne usciti quasi indenni (grazie Rocci…) anche un test di ammissione e i primi esami universitari sembrano una passeggiata 🙂
(… quanto avrei voluto avere un Prof come lei, però! 😀 )
Eccoci qua, io ex studentessa del classico, e mio marito, ex studente di liceo scientifico.
Lui sostiene che il classico è superato e che bisogna guardare avanti nel formare le nuove generazioni.
Io da sempre cerco di spiegargli quello che l’articolo citato esprime così bene (appena finito di scrivere glielo faccio leggere!)…ma una cosa non potrà mai comprendere: quello che neppure Will Hunting riesce a capire e cioè il valore dell’esperienza.
Fare il classico è un’esperienza di vita, è entrare nella matrice stessa della cultura occidentale, nella culla delle arti e della filosofia; è sacrificare i pomeriggi di sole e di amici, perchè tra versione di latino e di greco e le materie di studio si fa sempre sera; è sentirsi in cima al mondo quando quel testo da tradurre, che ha attraversato secoli di storia, ormai ti appartiene; è sfogliare il Rocci con agili dita di pianista esperto o, a volte, aggrapparsi alle sue pagine come un naufrago allo scoglio cercando il senso misterioso di un passaggio inesplicabile…
Ancora oggi, che insegno “alle medie”, gongolo al privilegio di possedere il segreto dell’etimologia della nostra lingua o di poter sfogliare il testo greco dei Vangeli e sentire che a me parla…
E a proposito di “scuola media”: molta della responsabilità l’hanno i professori che danno il giudizio orientativo, perchè il classico viene consigliato solo ai fenomeni… e non ne passano molti. Spesso i miei colleghi credono che per fare il classico servano i super poteri…si vede che non l’hanno fatto, saprebbero che l’intelligenza certo non guasta…ma ben più vale la passione.
Spesso sento dire che il classico è inutile perché è incentrato sullo studio di due lingue morte, che nessuno più usa per scrivere né tantomeno per parlare. Allora meglio scegliere il linguistico se proprio non si vuole fare lo scientifico perché non si è portati per la matematica… questo è il ragionamento che hanno fatto anche i miei genitori quando si è dovuto scegliere la scuola per mia sorella, che in matematica non è una cima! Io ero l’unica in famiglia che difendeva il classico, perché in esso non si studiano solo due lingue morte, ma anche la loro letteratura, che è l’origine di tutta la cultura occidentale. Senza i classici non ci sarebbero stati Dante, Shakespeare, né tutti gli altri poeti e scrittori che vedevano in essi un modello a cui ispirarsi e da cui attingere idee per le loro nuove creazioni. Io ho fatto il classico e non me ne pento, perché ho potuto incontrare Omero, Saffo, Erodoto, Euripide, Demostene… Uno dello scientifico invece non starà mai in compagnia di questi Signori. Certo studierà meglio tutte quelle materie scientifiche, che comunque si fanno approfonditamente anche al classico. In fondo per diventare tecnici c’è tempo anche dopo le superiori! Ho due compagne del liceo che si sono iscritte a Medicina e a Ingegneria, naturalmente dopo aver superato il test di ammissione. E se diventeranno un medico ed un ingegnere competenti sarà anche merito di quella cultura umanistica capace di formarti la mente che solo il classico è in grado di dare!
Condivido quello che dici, ma, da ex studentessa di liceo scientifico, mi permetto di dirti che anche qui ne ho ben visti passare di autori classici, filosofi e letterati, per cui attenzione a definire lo scientifico come una semplice scuola tecnica…
Del resto, anche la matematica apre la mente…
Con simpatia!
Per quanto riguarda la matematica, mi trovi pienamente d’accordo! Tra l’altro è la materia scientifica che preferisco e in cui al liceo andavo meglio! Concordo con te sul fatto che il liceo scientifico non sia una semplice scuola tecnica. Lo so che si studiano anche lì la letteratura italiana, il latino, la storia e la filosofia. Io intendevo solo dire che mentre al classico la matematica, la fisica, la chimica, la biologia, la geologia e l’astronomia si fanno, peggio che allo scientifico, ma si fanno, invece la letteratura greca la si può studiare solo e unicamente al classico. Se ci fai caso ho infatti citato solo autori greci tra quelli che uno studente dello scientifico non conoscerà mai se non attraverso la traduzione italiana, che è un’altra cosa, come il mio bravissimo professore di latino e di greco del liceo non si stancava mai di ricordarci. E la letteratura greca è l’origine di tutto, il modello imprescindibile per tutti gli autori successivi, autori latini in primis: Catullo si ispira alla poetessa Saffo, Virgilio ad Omero, Terenzio e Plauto a Menandro e così via… Secondo me una cultura umanistica completa comprende lo studio della letteratura greca… Con questo non voglio dire che tutti gli altri licei siano pessimi o che non garantiscano una formazione adeguata agli alunni… Penso semplicemente che ognuno debba seguire le proprie inclinazioni ed aspirazioni… quindi se uno adora la matematica e le scienze fa benissimo a scegliere un liceo che prediliga lo studio di tali materie, come è lo scientifico… Ma quando uno non sceglie il classico perché dice che insegna materie inutili e che non gli permetterebbe di iscriversi alla facoltà di medicina o di ingegneria o di economia, secondo me perde una preziosa ed irripetibile opportunità di arricchirsi culturalmente. “Siamo nani sulle spalle di giganti”: i classici sono alla base di tutto.
Il rapporto degli studenti con il liceo classico è un odio-amore. Mentre lo frequentiamo odiamo tutto e tutti, perché la scuola ci massacra di lavoro, compiti e studio. Ma una volta usciti da lì, siamo orgogliosi di avercela fatta. Di essere riusciti a superare ostacoli che parevano insormontabili. È una scuola di vita. Come una palestra, dove ogni giorno i professori alzano sempre di più l’asticella che noi atleti-studenti dobbiamo saltare.
Forse, mi permetto presuntuosamente di dire, l’unica scuola in cui l’asticella viene ancora tenuta ragionevolmente alta. Nelle altre, è il disinteresse degli studenti (il cosiddetto menefreghismo) a non fare funzionare l’intero sistema-scuola. Gli insegnanti sono impotenti di fronte a gente che se ne frega. In fondo non possono sbattere i libri in testa alle persone perchè questi imparino qualcosa.
Il classico invece è una sorta di isola “felice”, quasi utopica. Incomprensibile per le persone che non l’hanno frequentata. Non si può capire la sensazione (a volte di panico) provata di fronte ad una versione di greco. Non si possono capire le notti insonni passate a studiare interi secoli di storia. Non si può capire l’emozione sentita mentre si legge il Canto del Conte Ugolino e ti viene da commuoverti mentre senti le spiegazioni della prof. Non si può. Se non l’hai vissuto.
Quando leggo i tuoi articoli, li leggo pensando a me e ai miei figli, di 6 e 5 anni.
Il mio primo approccio con i classici è stato graduale. Leggevo a 10-11 anni le vicende di Ulisse, Enea, ma anche vicende storiche grazie a testi per bambini che trovavo in biblioteca. Penso che quelle letture abbiano aperto la strada all’interesse per la letteratura e la storia che successivamente mi sono state proposte. Esistono ancora collane del genere? Possono essere utili per un primo approccio?
Un pensiero anche sul mondo della scuola. Mia figlia è in prima e alcuni genitori si lamentano perchè il programma va avanti a rilento. Io invece sto apprezzando la calma ed il metodo del team di insegnanti il cui obiettivo dichiarato, per la fine dell’anno, è di insegnare a leggere e scrivere, in stampato grande,a TUTTI gli alunni. Ciò non toglie che si vada in biblioteca, che alcuni bambini (come la mia) già leggano anche in stampato piccolo. Ciò mi dà speranza perchè vedo un’attenzione per tutti e ciascuno, anche per il singolo, e spero che anche il mio piccolo, con serie difficoltà di concentrazione e “produzione”, sarà stimolato con obiettivi non troppo alti e per lui irraggiungibili.
Insomma, sogno una scuola, sì, che punti in alto, ma che sia anche attenta alle peculiarità di ciascuno.
E sono contenta, perchè mi pare che esista, grazie alla buona volontà e competenza di molti insegnanti
Il liceo classico è una di quelle cose che rifarei con certezza se potessi tornare indietro nel tempo…e dopo aver letto il tuo articolo ne sono ancora più convinta! 🙂
Grazie, Prof. Sognatore, per questo spunto di riflessione. Ho frequentato il Liceo Classico e, nonostante la fatica e benchè tante volte al liceo-triennio avessi il timore di non farcela, lo rifarei subito. La passione è davvero fondamentale, come quella che tramsetti tu, coi tuoi libri, coi sogni che inviti a coltivare. E il greco: una lingua stupenda, difficile, certamente, ma che ti dà quanto nessun altra.
Sono in terza media, mi sono da poco iscritta al classico, tuttavia l’iniziale certezza della scelta ha incominciato a scemare e ad affievolirsi. Non so perchè. Non ne ho idea. Vorrei tanto saperlo. Credo di non essere in grado, però, ragionando, capisco che non è vero… e ho paura. Tanta. E non capisco.
condivido al 1000 per 1000 , specie il concetto che siamo noi ad aver abbassato il tiro !e chi più di me potrebbe condividere ? insegno lettere, sono laureata in lettere classiche e mio figlio si è iscritto al classico !:-)
Purtroppo a settembre, nel mio liceo non partirà la prima classico. Questo liceo è riunisce vari indirizzi, tra cui lo scientifico, il linguistico, quello delle scienze umane e infine il classico, formato generalmente da una sola sezione, composta in media da meno di venti persone.
Anche l’anno scorso era stato molto difficile far partire la classe, ma ce l’eravamo cavata…
Il lavoro di motivazione al classico va fatto alle medie. Ormai sono le famiglie a non crederci più, occorre ripartire dai ragazzi.
Al di la’ di alcuni anacronismi e di alcuni difetti strutturali dovuti ad un ostinato e forse eccessivo conservatorismo, credo profondamente che la palestra del liceo classico sia unica ed inimitabile. voglio dire al triennio studiamo la letteratura di greco e latino insieme a tre ore di chimica e 4 fra matematica e fisica…per non parlare di italiano e filosofia…abbiamo praticamente un test al giorno, quando va bene, fra interrogazioni e scritti… si studia molto e con costanza…ormai sono al 4 anno e posso dirlo senza alzare troppo la cresta… ma il classico e’ un percorso di studio per fegati forti… poi ci saranno mille difetti e alcune cose da modificare urgentemente ma da qui a sminuire del tutto, come si fa ultimamente, il valore di questo indirizzo che vanta i nomi piu importanti ed illustri della cultura italiana(dalle scienze alle materie umanistiche) mi sembra proprio eccessivo.
posso sapere il titolo di questo film? grazie mille, per tutto
Will Hunting, genio ribelle.
Avete ragione, i classici… veri, da leggere direttamente. Lo faccio con i ragazzi e scopro anche io qualcosa di me e di loro. E mi piace vedere nei loro occhi l’espressione perplessa e sorpresa quando si accorgono di aver scoperto qualcosa di importante dalle parole su cui ci fermiamo, una ad una, discutendo di come risuonano in noi… comincerò a seguirti
Grazie, Margherita!
Da docente un po’ delle medie e un po’ delle superiori (anche del classico) posso dire che una gran parte di colpa nella “decadenza” del classico lo hanno anche le scuole medie. Infatti in terza media al momento dell’orientamento il classico viene fatto passare come una scuola difficilissima, dove occorre sgobbare da mattina a sera e perciò solo i più bravi possono prenderla in considerazione. Perciò quando i genitori chiedono consigli ai docenti, si consiglia il classico solo a quei ragazzi più “sgobboni” che si presuppone saranno capaci di reggere il carico di compiti, non quelli che potrebbero essere appassionati alle discipline. La passione o l’interesse del ragazzo contano ZERO nella scelta, conta solo se fa sempre i compiti e ha voti alti. Anni fa in un corso propedeutico di latino in terza mdia avevo una ragazzina che si era appassionata moltissimo, era brava e faceva anche delle cose in più da sola. Dal latino era nata poi una curiosità epr le altre materie che avrebbe incontrato se avesse scelto quella scuola, e alla fine pensava proprio di iscriversi. Altre colleghe hanno remato contro, dicendo che non ce l’avrebbe mai fatta. Quindi convinsero la famiglia a iscriverla a un tecnico…
Parole sante! Alle medie si valuta lo status quo, non le potenzialità…Senza tenere conto dell’età che è così particolare e ricca di contraddizioni!
Io farei un liceo unico (classico), eliminando tutti gli altri. Per specializzarsi si può aspettare l’università e accrescerei lo spazio per la formazione professionale post-liceale per chi non vuole seguire un percorso universitario.
Per la costituzione la scuola serve a dare a tutti le conoscenze per essere cittadini consapevoli e liberi, capaci di orientarsi nel mondo in maniera autonoma, non a creare lavoratori utili a produrre o studenti universitari in fasce. Certamente c’è sovrapposizione tra queste cose, ma non si può separare e non è accettabile quello che succede.
PS: non ho fatto il classico
Io ho fatto il liceo classico e devo dire che è stata la scelta più azzeccata che ho fatto nella mia vita. La frase che tutti dicono, il classico ti apre la mente, ti insegna a ragionare, non è solo un modo di dire, è la verità. Mi ha aperto un mondo tutto nuovo che prima non conoscevo, fatto di eroi ed avventure meravigliose. Capisco che a 13 anni sia difficile pensare di intraprendere una scuola che ti mette davanti greco, latino e filosofia, ma proprio non comprendo il motivo per il quale più si va aventi e meno sono gli iscritti ogni anno. Io ero in una classe di 11 alunni che si è formata soltanto perchè ci hanno unito ad uno scientifico, separandoci nelle ore di lezione con programmi diversi. Dopo la mia classe, solo l’anno successivo se ne è formata una nuova, poi nella mia scuola il classico è sparito. Questa cosa mi ha fatto proprio male. I ragazzi che iniziano le scuole superiori in questi anni non sanno che meraviglia si perdono.
Stupendo!!! anch’io ho scelto da poco il liceo classico e sono felicissima!!! grazie prof per questa sua nuova perla di saggezza, nata dalle lacrime dovute all’attacco di quel temibile predatore che è la perentorietà di persone che credono di aver sempre ragione, anche quando parlano del senso e dell’utilità delle cose, seppur conoscendole poco e male…
Spero ti leggano in molti…
[…] Tempo fa, in un’intervista in cui si chiedeva di commentare il drastico calo di iscrizioni al liceo classico, D’Avenia aveva dichiarato la sua convinzione che gli studi umanistici sono ancora in grado di appassionare gli allievi e che il liceo classico merita un rilancio. Anzi, gli studi umanistici secondo lui vanno potenziati. A partire dalle medie. Per D’Avenia il latino dovrebbe essere inserito fin dalla prima media. «Lo studiavano 50 anni fa, gli studenti di oggi non sono diventati più scemi, siamo noi che abbiamo abbassato il tiro». (LINK) […]
Prof, sa cosa manca, secondo me, al liceo classico (e anche a gli altri licei)?
Il contatto con la società moderna! Quanto è frustrante passare ore e ore a tradurre versioni e poi non fare storia del novecento fino all’ultimo anno (quando si fa tutto in fretta e furia per l’esame)? Inoltre più di una persona che conosco vorrebbe fare diritto alle superiori, parlare di politica internazionale, di cose “attuali”…mi sento fuori dal mondo! Vorrei avere spazio per discussioni sulla crisi, sulla storia recente…invece si passa tanto, troppo tempo, su cose come il medioevo (è terribile, mi spiace) su date e nomi e luoghi che si dimenticano il giorno dopo…
cosa ne pensa?
P.S. ovviamente se ci fossero altre materie oltre a quelle che già ci sono diventeremmo pazzi, ma la mia è una considerazione in generale!
Ma per favore… qualunque giudice può dirti che un’infarinatura di diritto, come la danno i tecnici, è assolutamente inutile, i test dimostrano che se non si fanno programmi intensivi l’informatica insegnata a scuola diventa una burla… Se si vuole contatto con la realtà si va a un tecnico, il liceo deve dare formazione mentale. Al limite, sarei favorevole all’introduzione di economia POLITICA, materia molto più astratta ed umanistica di ciò che si può pensare
Il liceo classico… fin da quando ero alle elementari dicevo “da grande voglio fare il classico”. Poi, arrivata a l liceo, dopo lo scalino iniziale del ragionare con rosa-rosae e con l’alfa-beta-gamma, è stata sempre una conferma positiva. Sì, conferma. E dirò dopo perché.
A differenza di scuole dalle quali si esce preparati, dal liceo classico si esce formati. Non c’è scampo! Anche se capitano coloriti professori, ed esistono fra i letterati alcuni soggetti stravaganti, la lettura dei classici, l’apprendimento di lingue che ci appartengono in maniera quanto mai viva, il confrontarsi con tematiche ataviche e attuali… insomma, tutto ciò che si fa al classico… parla di noi, di chi siamo. E nell’età adolescenziale non c’è niente di meglio del guardare tanta bellezza, per poi saperla riconoscere quando si viene “sparati” nel mondo.
Perché quindi prima ho scritto “conferma”? Perché il criterio per discernere la verità su noi stessi è il riconoscere, fra i pensieri/emozioni, l’adesione o meno alle singole parti della molteplice realtà, e queste parti al classico si affrontano tutte.
Se s’inizia a scuola, sai che vita poi!!!
Io ho frequentato un liceo artistico e anch’io mi sono commosso leggendo in classe le vicende del conte Ugolino,sorpreso dalla modernità che possono avere autori come Machiavelli e Cesare Beccaria e di quanto possa essere utile studiare il pensiero di filosofi come Kant per affrontare le vicissitudini della vita.Nonostante ciò ho frequentato un liceo artistico e non un classico.Con questo voglio dire che la vera differenza la fanno i PROFESSORI e non i tipi di scuola. Se un professore non è “tirchio” e cerca di trasmettere tutto il suo sapere e anche di far maturare ai propri studenti la passione per la letteratura che a mio avviso è intrinseca in ognuno di noi,allora lo studente potrà essere considerato “formato” indipendentemente dal tipo di scuola che ha scelto.
Io ho frequentato un liceo artistico e anch’io mi sono commosso leggendo le vicende del conte Ugolino,sorpreso dalla modernità che possono avere autori come Machiavelli e Cesare Beccaria o capire quanto possa essere utile studiare il pensiero di un filosofo come Kant per affrontare le vicissitudini della vita.Nonostante ciò ho frequentato un liceo artistico e non un classico.Con questo voglio dire che la vera differenza nella formazione dei ragazzi la fanno i PROFESSORI e non necessariamente i tipi di scuola.
Sono vecchio ufficialmente perché sono nato nel 1929, comunque non ho ancora smesso di lavorare né di fare sport, da 13 faccio anche Thai Chi.
Ho cominciato la scuola nel 1935 ed ho avuto un’ottima maestra nei primi tre anni ed un maestro altrettanto bravo negli ultimi due anni, con cui ho imparato una quantità di di materie e dati molto utili allora ed anche negli anni dopo, nel 1940 ho finito le elementari.
Ho poi iniziato le media ed ho subito apprezzato il latino, finita la terza media avrei voluto fare lo scientifico ma, dato che a casus della guerra in corso, avevamo dovuto sfollare ad Alassio dove c’era solo il classico ho fatto la 4a Ginnasio, in cui mi mancava un po’ di matematica ed ho cominciato a studiare anche greco e francese. Mi è subito piaciuto il greco ma, dato che ho sempre amato la scienza piuttosto che la letteratura, quando ho potuto tornare a Milano sono rientrato alla mia scuola con il liceo scientifico e nel 1948 ho avuto la licenza liceale.
Ho sempre amato il latino ed anche il poco greco che avevo studiato per un solo anno. Ho sempre ritenuto il latino una lingua di uso comune ed in Chiesa le Messe erano in latino che veniva letto e pronunciato bene dai sacerdoti non solo in Italia ma anche in altri paesi per cui potevo seguire le celebrazioni in latino: lingua universale, che veniva usata anche come lingua in Vaticano per l’elezione del Papa. Recentemente sono andato ad una Messa in Latino a Milano ma purtroppo non riuscivo a capire quello che veniva letto perché evidentemente, nemmeno i preti sanno più leggere il latino!
La stessa ignoranza c’é per l’aritmetica perché la capacita di calcoli elementari mentali è diventata ridicola ! Si imparava di più una volta !
Caro prof,
Io ho iniziato il liceo delle scienze umane da poco, mi trovo bene. Mi piace il liceo classico, ma ho deciso di non farlo (sono brava, sono uscita dall’esame di terza media con 10) però i miei genitori non me l’hanno consigliato perché io potrei non trovarmi bene dal momento che sono troppo competitiva, infatti lo fa la mia ex migliore amica con cui ho litigato. Non so se leggerà questo messaggio perché ho visto che molti risalgono al 2012.
P.S. io sono Maddalena quella che ha scritto nelle mail e il mio cognome inizia con la P (magari così capisce chi sono)
P.P.S. io amo l’attimo fuggente (è il mio film preferito) e credo che la mia vocazione sia rivolta all’insegnamento. L’attimo fuggente l’ho visto per la prima volta a 9 anni e me ne sono innamorata, inoltre il mio attore preferito è Robin Williams (infatti ho visto anche Patch Adams, Risvegli, il genio ribelle e miss doubfire). Io adoro l’odissea , la letteratura in particolare. Io adoro lei. Adoro la mia prof di lettere delle medie, brava quasi come lei. Adoro leopardi. Adoro Stephen Hawking. Non vedo l’ora di vederla di persona.
A presto,
Maddalena P. ( d’ora in poi firmo così)
P.P.P.S. anche mio padre è un professore, ma ripeto lei è il mio preferito Caro prof sognatore. Io non sono una sua fan, io l’adoro.
Buon inizio, cara Maddalena P. 😉
Grazie mille!
Tutto molto bello e condivisibile, tranne la parte dove si parla di sinapsi. Quella la trovo una frase abbastanza priva di senso.
Ad ogni modo, credo che per quanto la cultura non debba sottostare alle leggi del profitto, gli studi umanistici siano utili anche “per profitto”. Negli ultimi anni sta rinascendo (per lo meno all’estero) l’interesse per le materie umanistiche proprio perché sembra che migliorino proprio quelle abilità trasversali che servono nel mondo del lavoro, quelle che all’estero chiamano soft-skills, parola che nei prossimi anni sentirete ripetere come pappagalli dagli stessi (o da persone con simile mentalità) che per anni hanno detto che il classico non serve a niente, che dovevamo fare come all’estero, dove i corsi di studi hanno un taglio più pratico e son più produttivi noi… peccato che, nel frattempo, all’estero si sono resi conto che stavano formando generazioni di tecnici ottusi, buoni solo a far cose che oggi servono e domani no.
A proposito, visto che sono finito qui mentre spulciavo la rete in cerca di consigli su come trovare testi di letteratura più orientati ad autodidatti, vi chiedo se per caso qualcuno ne conoscesse. I manuali dei licei solitamente hanno (oltre alla parte di inquadramento storico e culturale) degli estratti, seguiti da note e poi domande per lo studente stimolare la riflessione e la comprensione, ma per quanto sia utile quest’approccio mancando di un confronto sarà sempre qualcosa fatto a metà.