1 ottobre 2011
Imparare ad ascoltare
Troppo spesso diamo per scontato che gli studenti ci ascoltino. Uno dei cinque sensi, quello più legato alla comprensione del mondo, è invece in crisi. E quando un senso si usa male, si perde anche il senso delle cose. Mi piace il fatto che in italiano usiamo la stessa parola per indicare i 5 sensi e il senso della vita, della realtà, delle cose… Solo chi usa bene i sensi trova un senso, perché la realtà parla forte e chiaro. Ma se i sensi sono chiusi prenderemo il senso a prestito da ciò che magari sensato non è: l’idea dominante, il così fan tutti, il così mi dicono di fare (conformismi e totalitarismi nascono da qui).
Ecco qualche spunto su cui riflettere in questo video.
è importante non dare per scontato che tutti i professori ascoltino i loro alunni.Ieri per la prima volta alla domanda”prof.posso rubarle due minuti?” un’insegnante mi ha risposto:”anche dieci se vuoi!”.Sono stata felice del fatto che un professore mi abbia concesso il suo tempo libero e mi sono sorpresa di come un’azione all’apparenza banale mi abbia cambiato la giornata,sorrido ancora se ci penso.Aristotele diceva”i giovani non sono vasi da riempire ma fiaccole da accendere”,oggi ho sentito una scintilla.E’ proprio questo il compito di un insegnante,seminare sorrisi non solo con le proprie parole ma anche con i propri gesti e lanciare scintille che un giorno diventeranno fuochi 🙂
Bellissimo…
come si fa ad accendere patate
Come si fanno diventare delle fiaccole quelle che per adesso sono patate? Assenti,sconfitti in partenza non credono in se stessi,non sanno esprimersi in un italiano dignitoso,non interagiscono neanche con lo sguardo,chiusi in un silenzio che è un bozzolo dal quale non so se e quando potrà uscire una farfalla.Questa è la desolante realtà di una classe dalla quale volevano fuggire dei ragazzi in altra sezione.Mi hanno detto che non avevano mai avuto un docente temono che sia troppo tardi per recuperare il tempo perduto.
C’è un passaggio non chiaro nel tuo intervento, Gabriella:nella penultima riga scrivi ‘Mi hanno detto che non avevano mai avuto un docente’, e penso intendi dire un docente nel senso citato ad esempio da Marta. Devo dire, Gabriella, che posso capirti; anch’io ho avuto classi di patate, ma ho pensato che con le patate si può anche preparare il purè, il sufflè, lo sformato, le crocchette…intendo dire, scherzando ma non tanto, che forse qualcosa di buono si potrebbe sempre trovare. Certo, e sono d’accordo con te, il lavoro oggi è improbo perché studenti- e genitori- sono dispersi, confusi, e tale atteggiamento porta a bizzarri risultati, come nel caso capitato a me di una classe del biennio che mi ha fatto ammattire per due anni, e ora che non mi hanno più come docente mi vengono sempre dietro nei corridoi a dire che gli manco, quando non me lo scrivono coi cuoricini sulla lavagna di altre classi in cui insegno (neanche Moccia…). Io non so come rispondere ad un simile atteggiamento, e a volte li tratto male, soprattutto quando me li vedo in classe durante le lezioni, però ragionando un momentino dovrei vedere il bisogno di appartenenza a qualcuno che provano questi ragazzi. Che sia questa la risposta?
P.S.: mi scuso per aver sbagliato il nome; ovviamente intendevo Graziella, non Gabriella (questo era il nome di una signora con cui mi ero sentito al telefono ieri sera, e pertanto ho fatto confusione; scusa ancora).
“Solo chi usa bene i sensi trova un senso, perché la realtà parla forte e chiaro”.
Alessandro ti ringrazio per questo video molto interessante. Mi ha ricordato l’esperienza vissuta con la mia famiglia alla mostra/percorso “Dialogo nel Buio” presso l’Istituto dei Ciechi di Milano. Grazie a Samuele, un ragazzo non vedente che ci faceva da guida, abbiamo esplorato nell’arco di un’ora ed in assenza totale di luce diversi ambienti che riproducevano situazioni reali (come trovarsi in un mercato, nella sala di un’abitazione, in un bosco, su di un motoscafo! Ed infine, seduti attorno ad un tavolo di un bar, ci siamo scambiati le nostre impressioni, dopo aver ordinato una bevanda). Durante la visita, ci siamo affidati esclusivamente ai quattro sensi rimastici. Ci é stato anche chiesto di leggere frasi, grazie all’aiuto del tatto. Come esposto nel video, il riverbero dei suoni ci ha aiutato nella valutazione di ciò che stavamo facendo e della dimensione dei luoghi dove Samuele ci conduceva. Per quanto possa sembrare difficile da comprendere, abbiamo avuto la prova di come i suoni collocano nel tempo e non solo nello spazio. Stupenda la citazione “Il suono é tempo e significato”… Scambiarci le nostre impressioni durante il percorso ed alla fine dello stesso, sempre immersi nel buio totale, ci ha veramente aiutati a valorizzare l’arte dell’ascolto reciproco, sacrificata perchè abituati da sempre a fare affidamento sulla vista (internet ci porta all’isolamento). Anche le altre esperienze sensoriali, come sentire il profumo di un fiore, gustare una bevanda, riconoscere una moneta piuttosto che un’altra per pagarla al bar, camminare su di un prato piuttosto che sulla ghiaia, ci hanno regalato lo stupore di percezioni differenti, complete, forse più intense.
“Solo chi usa bene i sensi trova un senso, perché la realtà parla forte e chiaro”…
Dialogo nel Buio non è una simulazione della cecità, ma l’invito a sperimentare come la percezione della realtà e la comunicazione possano essere molto più profonde e intense in assenza della luce.
Un’esperienza da non perdere, per scoprire che la vita anche per chi non vede non è vuota né triste.
È, per alcuni aspetti, semplicemente diversa.
“Non si vede bene che col cuore” (S.-E.).
E non si ascolta bene che col cuore…
Caro prof.insegno matematica,scienze e musica in una scuola elementare e da sempre cerco di spiegare ai miei piccoli la differenza che passa tra sentire e ascoltare,tra guardare ed osservare.L’ascolto attento e l’osservazione implicano una maggiore attenzione,un cuore e una mente più attenti.e a me basta guardarli in viso quando parlo per capire se sono solo i loro occhi rivolti a me o anche la loro mente.ascoltare è entrare in sintonia con l’altro,èdare l’attenzione ed avere l’atteggiamento giusto per ogni cosa.ma com’è difficile dare e spiegare valori giusti im un mondo che giusto non lo è più!
Grazie anche per avermi trasmesso la conoscenza dell’organizzazione no profit TED-ideas worth spreading, da cui è tratto il video. L’idea di condividere le idee del mondo: è esplosiva!
Mi associo con entusiasmo!
A fianco dei Minori
Sarebbe una gran bella cosa se, nell’ambito del Progetto A piu’ voci: una rete per la prevenzione”, che stiamo portando avanti a sostehgno di minori ed adolescenti, potessimo avere il privilegio di ospitarla in Calabria. Le abbiamo postato un messaggio e-mail e confidiamo in questa possibilità. Carlo Crucitti, presidente di USABILE – volontariato e solidarietà internazionale. http://www.usabile.org
Grazie 1000.
Anche questo è stupendo, Daniel Tammet : “words can have colors and emotions, numbers, shapes and personalities. The world is richer, vaster than it too often seems to be.” http://www.ted.com/talks/daniel_tammet_different_ways_of_knowing.html?ga_source=embed&ga_medium=embed&ga_campaign=embed
Quanta ricchezza non riconosciuta, non valorizzata porta con sè l’umanità…
Ma si possono davvero modicare le attitudini delle persone?
E’ come dire che possiamo cambiare.
Chi non ascolta, ascolterà se guidato?
E’ una vita che mi sento ripetere ” non mi stai ascoltando?” oppure “tu non ascolti mai,vero?”.
E hanno tutti ragione e va bene così e la vita di un altro non la vorrei.
Tutto questo darsi da fare per migliorare le generazioni future,certe volte è ingannevole.
Alla fine , svilupperanno ciò che hanno dentro e saranno quelli che sono sempre stati, con qualche miglioramento in più.
Dai il buon selvaggio è morto da un pezzo…
Ho imparato che uno riesce ad amare solo se per primo è stato amato.
Io ho un sogno. Ben preciso e basta. Lo so perchè è scritto nel mio e nel suo DNA. Annego nei suoi occhi (non che io lo abbia mai visto piangere, ma.. io mi perdo – letteralmente – nei suoi occhi verdi, come quelli di Beatrice).
Ora, come si fa se lui però non ne vuole sapere di quello che c’è nel suo DNA?
Più vado avanti e più mi convinco che insieme saremmo perfetti, anche con tutti i difetti di ‘sto mondo. Ne sono sicura perchè noi siamo fatti per le cose grandi. E una cosa più grande di questa non c’è, perchè abbiamo due anni di differenza e abitiamo a due ore di distanza.
E io ho una paura fottuta di farmi avanti per prima. Che ne so, magari mi dice che possiamo “solo” essere amici (perchè siamo molto molto amici), ma se è una cosa grande questa – e ne sono certa-, sono sicura che non possiamo “solo” essere amici.
Grazie di cuore. Io vivo di questi momenti imprevedibili e basta.
Auguri per l’uscita del libro.
Gentilissimo D’Avenia,
sono favorevolemte sorpresa da questo video.Wow!!!
Sono un’insegnante di scuola media e liceo di materie leterarie di Parma. Quante volte pensiamo che i ns. ragazzi ci ascoltino, solo perché stanno zitti e parliamo solo noi.
E’ vero noe nostri obiettivi c’? la capacità di saper ascoltare. Ma cosa valutiamo? No il vero ascolto è quello che ci richiamava questo video.
Vorrei che anche i miei ragazzi lo conoscessero e insieme capissimo cosa fare.
Un grazie
Angela Martelli.
Ognuno deve cercare e trovare soluzioni adeguate alle proprie classi e poi magari condividerle. Facciamo circolare le idee, cara Angela.