Grazie per aver pubblicato questo video.
Vale la pena vederlo tutto.
La poesia letta ad alta voce ha un significato ancor più profondo. Per quanto riguarda il tuo intervento…beh, conferma che tu, quando entri in campo, dai sempre il meglio.
“Si conosce solo ciò che si ama” per dare del Tu (T maiuscola) alle cose…è quello che avrei voluto scrivere giorni fa nel post, ma ho solo rubato e riscritto una frase che mi è piaciuta e che confermo: “Il silenzio è il tu delle cose”.
A parte la bellezza di ciò che è stato letto, e naturalmente,detto; ho notato uno dei pochi uomini che non beve “a canna” ma si versa l’acqua nel bicchiere.
Quindi, a parte la poesia, viva le buone maniere che ancora non sono definitivamente morte…..come la poesia!
Prof, buona sera.
Bello.
E’ stato bello davvero quella sera al Dal verme.
In realtà era già da un po’ che avrei voluto scriverle ma poi il tempo passa inesorabile come nient’altro e trascinandosi dietro lo scorrere dei suoi minuti accoantona negli angoli più nascosti di quell’IO aristotelico tutte quelle cose che “vorremmo” fare. (:
Ho rifletuto molto su come avete tenuto, lei e Calabresi l’incontro di quella sera e come l’avete concluso.
Rifogliando tra i miei appunti ho ritrovato alla fine questa frase, dopo la quale leggo solo il bianco, rotto dal tratto azzurro dei quadratini di un foglio strappato da un quaderno di matematica: Dramma dell’uomo di oggi = Inappartenenza.
“Quando non siamo più di nessuno, non siamo più Nessuno.”
Non ci sentiamo più nemmeno di appartenere a noi stessi.
Ed il tutto porta inevitabilemnte ad un senso di inappartenenza al mondo, e ancora di più a quella che dovrebbe essere la TUA vita e per finire a TE STESSO.
E in un’attimo mi ritrovo con la testa a Roma. A quello che è successo nei giorni scorsi.
E come canta Max Pezzali nela canzone “Ci sono anch’io”: “Io di risposte non ne ho, ma di domande ne ho quante ne vuoii..” (:
Se non la conosce…la ascolti, è bella. 😀
Grazie, perchè sono uscita da quel teatro quella sera e le mie pupille erano dilatate. (Ma giuro che non avevo fumato niente.)
Buona serata, Caterina.
Sento le parole di questo incontro e mi alzo in piedi. Mi agito come agitare le mani nel buio, e percepire per la prima volta dopo tanto tempo un filo di ragnatela che prima non c’era. Non voglio esaltarmi, mi sono autoeducato scaramanticamente a smorzare il sentimento di speranza, ma sento queste parole vere e sento tante domande confuse, disperate salire a galla. Avere trovato QUALCOSA.
Vorrei tanto vivificare questa esperienza che mi capita una volta ogni mille anni…
Ripensandoci con i miei amici non c’è molta“comprensione”.
Ho paura di guardarli negli occhi. Non riesco più a guardare le persone come farebbe un bambino. Libero. Ora il più delle volte le guardo con la coda degli occhi. E quel che mi duole è di non riuscire a comprenderle (faccio molte insinuazioni senza sapere)e mi sento solo. Sarò patologico, morboso forse, e accetto dei consigli, ma in fondo forse, era solo un desiderio di intimità che non si è potuto realizzare.
Le chiedo aiuto! E come fa lei a impastarsi con un amico che è come il compagno di squadra di Leo? Lei che cosa farebbe?
Grazie per aver pubblicato questo video.
Vale la pena vederlo tutto.
La poesia letta ad alta voce ha un significato ancor più profondo. Per quanto riguarda il tuo intervento…beh, conferma che tu, quando entri in campo, dai sempre il meglio.
“Si conosce solo ciò che si ama” per dare del Tu (T maiuscola) alle cose…è quello che avrei voluto scrivere giorni fa nel post, ma ho solo rubato e riscritto una frase che mi è piaciuta e che confermo: “Il silenzio è il tu delle cose”.
A parte la bellezza di ciò che è stato letto, e naturalmente,detto; ho notato uno dei pochi uomini che non beve “a canna” ma si versa l’acqua nel bicchiere.
Quindi, a parte la poesia, viva le buone maniere che ancora non sono definitivamente morte…..come la poesia!
Prof, buona sera.
Bello.
E’ stato bello davvero quella sera al Dal verme.
In realtà era già da un po’ che avrei voluto scriverle ma poi il tempo passa inesorabile come nient’altro e trascinandosi dietro lo scorrere dei suoi minuti accoantona negli angoli più nascosti di quell’IO aristotelico tutte quelle cose che “vorremmo” fare. (:
Ho rifletuto molto su come avete tenuto, lei e Calabresi l’incontro di quella sera e come l’avete concluso.
Rifogliando tra i miei appunti ho ritrovato alla fine questa frase, dopo la quale leggo solo il bianco, rotto dal tratto azzurro dei quadratini di un foglio strappato da un quaderno di matematica: Dramma dell’uomo di oggi = Inappartenenza.
“Quando non siamo più di nessuno, non siamo più Nessuno.”
Non ci sentiamo più nemmeno di appartenere a noi stessi.
Ed il tutto porta inevitabilemnte ad un senso di inappartenenza al mondo, e ancora di più a quella che dovrebbe essere la TUA vita e per finire a TE STESSO.
E in un’attimo mi ritrovo con la testa a Roma. A quello che è successo nei giorni scorsi.
E come canta Max Pezzali nela canzone “Ci sono anch’io”: “Io di risposte non ne ho, ma di domande ne ho quante ne vuoii..” (:
Se non la conosce…la ascolti, è bella. 😀
Grazie, perchè sono uscita da quel teatro quella sera e le mie pupille erano dilatate. (Ma giuro che non avevo fumato niente.)
Buona serata, Caterina.
Sento le parole di questo incontro e mi alzo in piedi. Mi agito come agitare le mani nel buio, e percepire per la prima volta dopo tanto tempo un filo di ragnatela che prima non c’era. Non voglio esaltarmi, mi sono autoeducato scaramanticamente a smorzare il sentimento di speranza, ma sento queste parole vere e sento tante domande confuse, disperate salire a galla. Avere trovato QUALCOSA.
Vorrei tanto vivificare questa esperienza che mi capita una volta ogni mille anni…
Ripensandoci con i miei amici non c’è molta“comprensione”.
Ho paura di guardarli negli occhi. Non riesco più a guardare le persone come farebbe un bambino. Libero. Ora il più delle volte le guardo con la coda degli occhi. E quel che mi duole è di non riuscire a comprenderle (faccio molte insinuazioni senza sapere)e mi sento solo. Sarò patologico, morboso forse, e accetto dei consigli, ma in fondo forse, era solo un desiderio di intimità che non si è potuto realizzare.
Le chiedo aiuto! E come fa lei a impastarsi con un amico che è come il compagno di squadra di Leo? Lei che cosa farebbe?
Cordialmente,
Fabio