Lo steddazzu
L’uomo solo si leva che il mare è ancor buio
e le stelle vacillano. Un tepore di fiato
sale su dalla riva, dov’è il letto del mare,
e addolcisce il respiro. Quest’è l’ora in cui nulla
può accadere. Perfino la pipa tra i denti
pende spenta. Notturno è il sommesso sciacquìo.
L’uomo solo ha già acceso un gran fuoco di rami
e lo guarda arrossare il terreno. Anche il mare
tra non molto sarà come il fuoco, avvampante.
Non c’è cosa più amara che l’alba di un giorno
in cui nulla accadrà. Non c’è cosa più amara
che l’inutilità. Pende stanca nel cielo
una stella verdognola, sorpresa dall’alba.
Vede il mare ancor buio e la macchia di fuoco
a cui l’uomo, per fare qualcosa, si scalda;
vede, e cade dal sonno tra le fosche montagne
dov’è un letto di neve. La lentezza dell’ora
è spietata, per chi non aspetta più nulla.
Val la pena che il sole si levi dal mare
e la lunga giornata cominci? Domani
tornerà l’alba tiepida con la diafana luce
e sarà come ieri e mai nulla accadrà.
L’uomo solo vorrebbe soltanto dormire.
Quando l’ultima stella si spegne nel cielo,
l’uomo adagio prepara la pipa e l’accende.
C.Pavese, Lavorare stanca, sezione ‘Paternità’ (da leggere ad alta voce)
Steddazzu (o meglio stiddazzu) in dialetto meridionale è la stella di Venere, che brilla per ultima, prima dell’alba.
La poesia che chiude la raccolta è dedicata ad una stella, una stella ormai stanca e verdognola. Ancora una volta una stella interpella l’uomo solo. Lo provoca: lo chiama all’appello (pro-vocare). Gli chiede di pronunciare il suo nome, ma quel nome non vale molto. Vorrebbe solo dormire, nel tempo che scorre uguale a sè stesso e nulla accade e nulla può accadere.
Solo il calore di un fuoco sulla spiaggia, solo il calore della pipa accesa di nuovo come in un rito sacro lo difende dal freddo gelido della solitudine.
Val la pena che il sole si levi dal mare / e la lunga giornata cominci?
La risposta a questa domanda è l’unica risposta che dobbiamo a noi stessi.
…”appena riuscirai a lanciare il tuo desiderio, là fuori una stella si illuminerà d’oro” ( “L’ultima riga delle favole” )
La vita è un bene prezioso, bisogna prendersene cura, nutrirla e amarla costantemente.
Le pipe accese saranno più numerose e con loro anche i cuori riscaldati…vale sempre la pena veder sorgere il sole.
“Forse qualcuno ci ha promesso qualcosa? E allora perché attendiamo?” (dal Mestiere di vivere di Pavese).
Eh sì, questa è la domanda più interessante a cui rispondere nella vita. Non penso fra l’altro che la letteratura parli di altro: della felicità e dell’attesa di vederla, nonostante tutto. Per questo di Pavese amo tanto le poesie, per esempio “Passerò per piazza di Spagna”; la conosci anche tu? Ciao!
io la cerco quella stella, invano ormai. Gli anni trascinano un corpo ormai stanco, stanco di sperare…..
Hai letto il Diario di Etty Hillesum (Adelphi)?
Se non puoi essere il pino che si erge sulla cima del monte, sii la betulla nella pianura. Ma, nel tuo essere betulla, sii la più bella della valle.
Paura di morire… paura di rovinar la vita vivendo… si lascia scorrere tutto per continuare a vivere