Lasciare tutto per trovare tutto
Qualche tempo fa uno studente mi ha scritto:
“Volevo chiederti se avessi una cura per una malattia che devo ancora scoprire cosa sia; ecco la diagnosi: non riesco a leggere un libro da prima di Natale. Ne avevo cominciato uno proprio nei giorni di Natale, poi all’inizio di marzo me ne hanno regalato un altro e ho lasciato perdere il primo. Però sento che mi manca fermarmi, lasciare tutto per un po’ e leggere un bel romanzo… Hai qualche consiglio?”
Malattia. Mi manca fermarmi. Lasciare tutto. Leggere.
Uno dei modi che abbiamo per “origliare” noi stessi è leggere la grande letteratura. Senza letture perdiamo l’orecchio interiore. E chi non si ascolta prima o poi sente nostalgia di sé. Paradossi della lettura: lasciare tutto per trovare tutto.
***
“Io scrivo. Il mondo non mi si chiude addosso, non diventa più angusto. Mi si apre davanti,verso un futuro, verso altre possibilità. Io immagino. L’atto stesso di immaginare mi ridà vita. Creo personaggi. Talora ho l’impressione di trarli dal ghiaccio in cui li ha imprigionati la realtà. Ma forse, più di tutto, sto estraendo me stesso da quel ghiaccio”
D.Grossman, Con gli occhi del nemico, (Saggi sulla scrittura) p. 48
Leale il tuo alunno, e leale tu con te stesso (Grossman sei proprio tu!). L’ho pensato anche ieri, seguendo “in differita” la tua presentazione del romanzo a Saronno, il 27 maggio scorso. Mi ha colpito l’idea fissata in quell’occasione: si scrive per arrivare a prendere coscienza di cose che non si saprebbe guardare in altro modo (penso di aver capito questo).
Anche io credo sia così. Fare quel che si fa, cercando di “guadagnare se stessi”, scendendo fino alla radice di sè, è davvero la possibilità di arrivare a ciò che unisce agli altri; e, per questo, uno dei gesti d’amicizia tra i più preziosi!
negli ultimi 4-5 anni ho avuto la stessa “malattia” di questo ragazzo, così ho iniziato molti libri senza finire di leggerli e li ho ammucchiati tutti nel cassetto del mio comodino fino a riempirlo. mi sono sempre detta “non sono pronta, non so perchè, ma non voglio forzare”. in verità ero in una fase in cui provavo fastidio ad ascoltare me stessa. il tempo è passato, ho fatto un bel pezzo di strada, alcuni nodi della mia storia personale si sono sciolti, altri sono sicuramente meno ingarbugliati ed è come se ora ci vedessi meglio. la lettura di “bianca come il latte, rossa come il sangue” è stato l’ultimo input per decidere di riprendere in mano i libri lasciati nel comodino e terminarli (primo fra tutti “delitto e castigo”) e ho scoperto quello che non immaginavo: ho avuto paura che l’esito delle storie che leggevo fosse diverso da come lo desideravo, che non potesse succedere niente di veramente interessante nelle pagine successive e che non valesse la pena affrontare i tratti del libro più faticosi per arrivare alla fine. c’è veramente un legame molto profondo tra il guardare se stessi, la propria storia, la realtà e leggere la grande letteratura.
A volte.
Anche io ho voglia di fermarmi e recuperare tutto.
Ho voglia di immergermi nel profumo delle pagine, nella ruvidezza della carta e nelle armonie delle parole. Piano, dolcemente, come se il mio cuore fosse un bebè e dovessi cullarlo. Per ritrovare pezzi e ricomporre il disegno della mia anima. Perché i libri, spesso, ci mostrano strade…
Ma questo è quello che penso io. Magari sbaglierò.
Di Grossman non ho mai letto nulla, ma penso che inizierò.
Sento che potremmo diventare “amici”.
Ciao, ciao professore. 🙂
[…] Cultura digitale: non basta un mouse 2) Lasciare tutto per trovare tutto 3) Vorrei che non fosse vero 4) 1X1, la scuola del futuro parte da Crema 5) La formazione dopo […]
Volevo chiederti quali libri consiglieresti ad un ragazzo che legge poco, ma al quale è piaciuto tantissimo il tuo libro “Bianca come il latte…..”
forse tu che conosci il loro cuore puoi indicarmi quali. Grazie sei veramente un bella persona!
In attesa tua gentile risposta ti saluto e ti benedico!
Annamaria
Comincerei da “Qualcuno con cui correre” e “LE dodici domande”
“Io scrivo. Il mondo non mi si chiude addosso, non diventa più angusto. Mi si apre davanti,verso un futuro, verso altre possibilità. Io immagino. L’atto stesso di immaginare mi ridà vita. Creo personaggi. Talora ho l’impressione di trarli dal ghiaccio in cui li ha imprigionati la realtà. Ma forse, più di tutto, sto estraendo me stesso da quel ghiaccio.”
Come mi ritrovo in queste parole. E’ straordinario!