La scuola vista da un alieno
Questo articolo appartiene alla fantascienza, quindi è da prendersi sul serio.
Prima ipotesi: per giornalisti.
Un alieno per conto del suo sistema solare deve studiare il sistema educativo del pianeta Terra e il caso vuole vuole che scelga l’Italia. Si documenta attraverso i media. Crederà che la scuola sia fatta di precari, ministri e sindacalisti. Quasi nessuno racconta l’essenza della scuola: le cose semplici non ci piacciono, perchè sono le più difficili da vedere e vivere. A noi piacciono le grandi trasformazioni, le gesta conclamate. Il grande assente nel racconto della scuola è la scuola, il triangolo amoroso più interessante e burrascoso della scena umana: studenti, docenti e genitori. Tutte le volte che si parla di scuola e non risponde all’appello uno dei tre attori della relazione educativa, chiudo e passo avanti. Parole di esperti che non entrano in classe, di ideologi che non vanno a colloquio con i genitori. Parole senza carne e ossa. La scuola è la grande assente nel parlare di scuola: un sistema vuoto, una relazione senza relazioni, un triangolo amoroso senza amanti…
C’è stata una riforma. Dopo quasi un secolo sono cambiati programmi e percorsi formativi. Era l’occasione per parlare della scuola: persa. Si è parlato di precari (giustamente) e ministri. Di strutture, e basta. E la scuola? I genitori che collaborano con i professori, i docenti che amano materie e ragazzi (“insegnare è meraviglioso” mi ha scritto ieri in un sms un amico, precario), gli studenti che amano conoscere se ben guidati (quanti ne ho incontrati tra Palermo, Roma e Milano…)? L’assenza dei ragazzi è quella più preoccupante. L’alieno crederà che la scuola in Italia riguardi solo gli adulti: i ragazzi non ci sono e se ci sono è perchè scioperano, cioè non stanno a scuola. Non si sa cosa pensino della scuola di tutti i giorni. Non fa notizia.
Vorrei pubblicare un libro di lettere di ragazzi che, dopo la lettura del mio romanzo, chiedono una scuola dove ci siano professori come il Sognatore o raccontano di un professore così, uno che “professa” la sua materia, come una fede. Nessuno racconta la scuola di tutti i giorni, perchè la vita di tutti i giorni ci annoia ed è invece l’unica cosa capace di darci ogni 24 ore il materiale per essere felici.
Il nostro alieno farà la scuola con scioperanti, sindacalisti, burocrati: cioè non farà la scuola.
Seconda ipotesi: per i miei colleghi.
Immaginate di entrare in classe. Durante la vostra lezione il mondo viene devastato da un’apocalisse del tipo che preferite. Per una serie di fortunate (!) congiunture siete rimasti vivi solo voi, con la vostra classe (la fantascienza è fantascienza). Che mondo sarà quello ricostruito dai ragazzi? Adesso dipende tutto da voi. Rimboccatevi le maniche, prendetevi cura di quei 20-30 come fosse il mondo intero. Che mondo sarà? Dipende da te, caro collega. Non ti lamentare dei politici, delle strutture, del riscaldamento globale, adesso ci sei solo tu e loro. Non ci sono ministri, riforme, mura. C’è la scuola nella sua essenza: le persone. Tu e loro. Non c’è lo stipendio, perchè non c’è lo Stato o il privato: sono loro il tuo stipendio. Ti è rimasto solo un libro: quello della tua materia. Da lì devi partire per costruire un mondo nuovo, il punto di appoggio con cui sollevarlo, il mondo.
Se vedranno in te il fuoco ti ripagheranno con uno stipendio che nessun altro mestiere dà: saranno innamorati della bellezza, del bene, della verità. Non furbi che devono fregare un adulto, ma innamorati della vita con le sue luci e ombre. Forse ti manderanno ugualmente all’inferno come Dante ha fatto – per altri motivi – col suo maestro Brunetto, ma sapranno riconoscerti di avere insegnato loro “come l’uom s’etterna”: come l’uomo trova la felicità.
Quello che tutti vogliono su questa terra: un maestro può insegnarlo, nella sua ora. L’unità di misura della scuola è l’ora di lezione: in quei sessanta minuti può avvenire il miracolo ordinario della scuola. Tutti vogliono un piatto buono al ristorante e poi non pretendiamo una lezione ben preparata? Scioperate per questo, ragazzi: mandate a casa i professori che non fanno lezione, così accade in qualsiasi altra professione, altrimenti sono loro a mandare a casa voi, senza futuro.
La fantascienza è un genere serio. Mette alla prova la realtà, risvegliando i sensi e le responsabilità. Giornalisti raccontate la scuola che c’è ma non volete vedere. Professori – alleati con i genitori – cambiate il mondo attraverso la vostra ora di lezione. In Italia siamo un milione: la rivoluzione è dietro l’angolo, Chesterton diceva: “l’evoluzione è ciò che accade mentre dormiamo, la rivoluzione è ciò che accade mentre siamo svegli”.
Una rivoluzione possibile, perchè alla portata di chiunque sia immerso – da sveglio – nella impegnativa estasi della vita quotidiana.