Linea d’ombra
Da una delle presentazioni di libri di un alunno durante “La sagra del libro”, una parte del compito consisteva nello scegliere un passo del libro letto e commentarlo:
Uno chiude dietro di sé il cancelletto della fanciullezza ed entra in un giardino incantato. Là persino le ombre rilucono di promesse. Ogni svolta del sentiero ha un suo fascino. E non perché sia una terra tutta da scoprire. Si sa bene che l’umanità tutta l’ha percorsa in folla. E’ la seduzione della esperienza universale, da cui ci si attende una sensazione singolare o personale: un po’ di se stessi. Si procede riconoscendo i traguardi raggiunti dai nostri predecessori, eccitati e divertiti, accettando la buona e la cattiva fortuna insieme – le rose e le spine, come si dice – la variopinta sorte comune che tiene in serbo tante possibilità per chi le merita o, forse, per chi è fortunato. Sì. Si procede. E il tempo pure procede – finché si scorge di fronte a sé una linea d’ombra, che ci avverte che bisogna lasciare alle spalle anche la regione della prima gioventù.
J.Conrad, La linea d’ombra
“Ho scelto questo passo perché molto esemplificativo di quello che è l’adolescenza (fascia d’età alla quale appartengo): l’accidentato e meraviglioso anello di congiunzione tra l’infanzia, durante la quale si vive come trasognati in un giardino incantato, e l’età adulta, nel corso della quale si vive con piena consapevolezza di sé e del mondo circostante. Questo percorso avviene sulla scia di un lunga serie di consapevolezze, che si acquisiscono con la fermissima convinzione di essere i primi ad averle sperimentate nel corso della storia dell’Universo (da quelle inerenti le proprie azioni a quelle riguardanti la propria personalità, passando per alcune come quella dell’esistenza del Grande Mondo e della considerazione che la realtà esiste secondo molteplici punti di vista, fino alla consapevolezza di sapere cosa fare della propria vita) e che culminano con quel momento di suprema crisi, durante il quale ci si guarda indietro e non si vede che inutilità in tutto quanto fatto sino ad allora, in quella vita che ci appariva così normale e perfetta e si capisce che solo allontanandoci da quella vita si può proseguire in direzione della ricerca della felicità, ma al contempo si capisce anche che solo rompendo definitivamente con questa vita che ci è così comoda, solo oltrepassando il punto di non ritorno ci si può staccare da questo senso di vacuità per tentare di raggiungere la vera vita. Proprio perché ha saputo rendermi visibile ciò ho scelto questo passo”. (L.B.)
La letteratura, indubbiamente, è un mezzo straordinario per imparare ad ascoltarsi.
A ciascuno la sua “linea d’ombra” da valicare…
Le linee d’ombra sono passaggi necessari, benchè spesso dolorosi.
Ma “se il chicco di grano non muore non dà frutto”.
Abbiamo bisogno di vederle, di capire che dobbiamo attraversarle e poi finalmente fare i nostri passi.
Tra le età della vita.
Nella quotidianità di ogni età.
In noi stessi, nelle pagine della nostra storia.
Carmen
Imparare a riflettere , ad ascoltarsi , ad andare nel profondo delle cose ci aiuta a superare quelle linee che alcune volte non sono proprio cosi’ visibili.
Nel passaggio dell’eta adolescenziale , è molto importante il ruolo guida dei genitori , ci vuole molto tempo per osservare , capire, per agire nell’aiuto con delicatezza , discrezione , senso pratico, razionalizzando spesso un’emotivita’ eccessiva , tipica di quell’età.
E poi questi passaggi non finiscono neanche per noi, abbiamo sempre da imparare , qualche volta si puo morire, ma per poi rinascere !!
La vita è un ‘ avventura ed un’occasione che non ci dobbiamo perdere, abbiamo sempre da imparare in ogni momento della nostra vita!
Bentornato Prof !
Ma Ale
Ogni giorno andiamo “oltre” con le parole, con i gesti, ma non si riesce ad andare oltre questa linea, proprio perchè è “d’ombra” e tutto ciò che è ombra genera paura, paura dell’ignoto, paura di non saper essere all’altezza.
Credo però che bisognerebbe più prendere consapevolezza di sapere cosa fare per “sapere essere”, di trovare un senso alle domande, figlie delle tempeste interne di ciascuno, adolescenti e non.
Fare un viaggio introspettivo di cui non sappiamo l’orario di partenza (l’età) nè la mèta (perchè non sappiamo dove arriveremo). E in questo viaggio ci si aspetta, si resta con se stessi, ci si ascolta per riconoscere i propri limiti, i propri punti deboli e forti, anche “toccando il fondo”.
Solo dopo aver preso questa consapevolezza si può riuscire a risalire e avere il coraggio di oltrepassare questo confine, guardando avanti senza voltarsi indietro.
Mi chiedo: è possibile dire “non è mai troppo tardi per valicare la linea” e vivere bene il qui e ora?Io credo di si…correggimi se sbaglio. Oppure si deve fare i conti anche con il tempo, perchè anche quello è un limite ignoto?
Questo post sarà una coincidenza…ho voluto rivedere un film pochi giorni fa.
Ciao prof
Bhè…la linea d’ombra è quella che incontriamo quando meno ce l’aspettiamo, quando arriva il momento di dire: ok, ora che faccio?
Ma è qui che entra il gioco il nostro vero essere, quello di cui davvero siamo capaci.
Ciao prof
Caro Prof, non sono un tuo alunno, ma un giovane sì, ho soltanto 65 anni.Da poco ho valicato la mia ennesima “linea d’ombra”, e sono felice di essemela lasciata alle spalle,ritrovandomi ancora più maturo e pronto alla prossime sfide.
Quindi mi sento di dire ai tuoi giovani lettori di andare avanti con
tanto coraggio e molta speranza.
Un caro saluto, (nonno)Baffo
Carmen: vederle, accettarle, affrontarle, valicarle. Ma la paura ci blocca.
Ma Ale: è vero, le linee d’ombra nons i valicano senza amici. Solo con gli amici si vince la paura di cui sopra.
Anonimo: quale film? Credo che quello che ci allontana dalla linee d’ombra sia la paura. Occorre sentire talmente tanto dolore per la vita incompleta che si fa da trovare il coraggio di affrontare l’ombra. C’è però chi si accontenta di sopportare il dolore per non affrontarne uno ignoto, che ingigantisce per paura. Ma che libertà dopo… E per questo, sì, ci vuole tempo!
Baffo: insomma le linee d’ombra si ripresentano nel corso di tutta la vita. Grazie della tua giovane e speranzosa testimonianza!
Solo se vogliamo lasciarci bloccare prof.
Carmen
Ho rivisto per mia volontà il film “Into the wild”, ho trovato alcune analogie con le linee d’ombra. Ovviamente tralascio le mie opinioni, specialmente sul finale…
Prof, non è tanto la paura ad allontanarci dalla linea d’ombra, perché quella linea c’è ed è lì ad un passo da noi (oppure ci sei dentro) ma è al “limite” di questa linea, come quando si è in riva di un fiume in piena, che la persona inizia a sentirsi “mancare la terra sotto i piedi” e ad avere paura di attraversarlo: non sa cosa c’è dopo sull’altra sponda. Non credo nemmeno che si tratti di accontentarsi di sopportare il dolore e guardare ciò che è davanti senza far nulla per paura, ma credo che l’uomo riconoscendo con umiltà le sue incapacità dovrebbe sedersi sulla riva di questo immaginario fiume a osservare la paura e il dolore che ne deriva, deve starci dentro, interiorizzarlo, e soprattutto aspettare e sperare che il flusso dell’acqua calmi…solo così riscopre qualcosa in più di se stesso che cambierà il suo modo di affrontare e valicare l’ostacolo, rialzandosi lentamente e attraversarlo con coraggio. Ma come dici tu ci vuole tempo, sia per guardarsi, sia per raggiungere la vera vita…ma superata una linea d'ombra sicuramente ce ne sarà un'altra e il giro ricomincia.
Un cerchio perfetto.
Forse esiste l’ombra per farci comprendere la Luce e solo riscoprendo questa Luce interiore sarà possibile affrontare bene l’ombra.
Non lo so, ma ne sto facendo esperienza.
Ps.Scusa se ho ribadito il mio punto di vista
Un lento percorso di morti e rinascite. Dal basso, ma soprattutto dall'alto.