27 aprile 2009

Ascoltare (e non sentire)

Un’altra mail che è bello condividere, nata anch’essa dopo il cineforum con i ragazzi. Così come mi è arrivata (senza correggere nulla…).

“…Tornando al discorso che avevi fatto sulla vita noiosa e sul fatto che bisogna trovare qualcosa per cui stupirsi, volevo dirti che è stato proprio il tuo discorso a farmi dire: “oh cacchio!”. Il fatto è che per anni ho cercato di indossare una maschera che mi si addiceva poco, perché non ho mai avuto il coraggio di dimostrare quello che ero veramente, e quindi, tutto ciò che facevano gli altri, pensavo fosse giusto anche per me.
Spesso penso che il mondo avrebbe bisogno di professori in grado di dire le cose come stanno, in grado di cambiare le opinioni della gente, che per anni ha pensato che fosse giusto seguire gli altri, senza tirare fuori le cosiddette “palle”. Penso anche che tu abbia un gran coraggio nel provare a parlare ad una generazione difficile come la nostra, di argomenti importanti come l'”essere fedeli a sé stessi”. La mia opinione comunque rimarrà sempre la stessa, ovvero che purtroppo riuscirai a farti ascoltare (e non sentire) solo da pochi, perché tutti gli altri hanno paura che tu abbia veramente ragione. Grazie

PS. Dato il polverone (positivo perché sta sollevando una discussione interessantissima) suscitato dalla forma della mail pubblicata nel post precedente, ci tengo a sottolineare che prima di giudicare occorre conoscere. In questo blog non si avalla quel modo di scrivere (basterebbe aver letto anche questo post in cui si parla della pignoleria nella scrittura di cui mi accusano gli alunni o tutti gli altri post dedicati all’amore per la punteggiatura, per le parole). Basterebbe aver letto post precedenti (come questo o questo) che riportano mail di alunni, ricopiate così come mi sono state inviate (non ho cambiato nulla).
In questo blog si cerca di prendere le cose come vengono per ragionarci su, lavorarci su, per cercare vie nuove, strade non ancora battute o tornare a strade note e già ben battute. Prima o poi affronteremo il tema sollevato dalla forma della mail del post precedente, ma chi legge il blog – per intero o seguendo le tag relative al tema “scrittura” – sa bene come la penso.
Come sempre, per amor di verità.

4 risposte a “Ascoltare (e non sentire)”

  1. Anonymous ha detto:

    Giudicare è la cosa più facile da fare, non ci vuole un titolo di studio..ma dietro ad ogni giudizio si nasconde un’inquietudine, quella di non riuscire a prendersi cura dei propri difetti e che inconsapevolmente condanna all’altro. In psicologia questo fenomeno si chiama proiezione, nel senso che proiettiamo sugli altri le nostre zone d’ombra, i desideri e i bisogni che abbiamo represso.

    Prof, io non ti conosco, ma quel poco che vedo tra queste pagine è che sei un uomo di grande sensibilità e umanità…e i grandi uomini sono tali anche nelle piccole cose. Se un albero è buono produce frutti buoni!!
    Dato che tu hai il coraggio di dire ciò che hai dentro il cuore, allora è lì che scatta il giudizio…anche per me è così.
    Ma col metro con cui misureremo saremo misurati, no?

    Ho avuto la fortuna di ascoltarti solo una volta, adesso posso solo leggere…ma chi ascolta deve essere intenzionato a comprendere il messaggio di chi gli parla, altrimenti rimarrà un semplice sentire.
    Credo che bisognerebbe ascoltare un pò di più con il cuore, solo così ognuno di noi saprà cosa è giusto fare o no.

  2. Prof 2.0 ha detto:

    Anonimo, grazie per il tuo commento, ricco di spunti che farò miei. Il tema della proiezione mi sembra veramente interessante. Che bisogno abbiamo di proiettare i nostri difetti sugli altri?

    Grazi per quello che dici. Ho deciso di fare questo blog dopo lunga riflessione relativa proprio a quello che dici tu: sapevo di espormi e che avrei dovuto soffrire per questo. Posso dirti che fino ad adesso ne è valsa la pena.

    Ascoltare con il cuore: con tutta la persona.

  3. Anonymous ha detto:

    Non abbiamo un vero e proprio bisogno di proiettare perchè è un meccanismo inconscio che ha origine nel non saper ammettere i nostri difetti. Ad esempio, se rimproveriamo qualcuno di un determinato comportamento, sveliamo solo ciò che c’è in noi ma che non vogliamo assolutamente “vedere”, rendendoci ciechi.

    E’ più facile guardare la pagliuzza che è nell’occhio dell’altro ma non ci accorgiamo della trave che è nel nostro…
    Dipende da noi correggere, se non abbattere la nostra trave.
    Come?
    Nel conoscerci veramente, incontrando se stessi…solo in questo modo sapremo restare in silenzio e non fare così tanto rumore nel giudicare gli altri, perché in fondo noi abbiamo colpe e capiremo che nessuno di noi è senza difetti.

    E’ una strada difficile, ma non impossibile. Soffro anch’io del giudizio degli altri, penso però che bisogna eliminare questa paura.

    Tu hai un cuore buono e chi ha un cuore buono soffre inevitabilmente.
    Per fortuna non tutti vedono e pensano di noi allo stesso modo.

    Se sapessimo ascoltare con il cuore eviteremmo di puntare il dito contro l’altro, perché non ci si accorge che le altre tre dita sono rivolte verso di noi (fai la prova).

    Hai anche un buon metodo d’insegnamento: sarai pure “pignolo” nella scrittura, ma riesci a far aprire il cuore dei tuoi alunni…a far azionare la mente, offrendo loro un senso di fiducia: la base di qualsiasi rapporto umano.

    Caro prof, hai la parola giusta al momento giusto…continua sempre così!!!Spero non ti sia addormentato dopo aver letto questo poema…e spero non ci siano “orrori” ortografici…
    un 4 non lo voglio!
    Ciao prof

  4. Prof 2.0 ha detto:

    Davvero interessante. Mi hai obbligato a fare un po’ di esame di coscienza. Fa una certa paura scoprire che in alcuni casi i difetti che vediamo sono proprio quelli nostri.
    Io non credo di avere la parola giusta, quello che posso dirti è che ho sete di verità. Mi rende libero. Così cerco di trasmettere questo amore che rende liberi anche ai miei alunni.

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